In punto di morte sarò comunque felice di andare via

“Ma io volevo andare altrove, una voglia che mi è sempre rimasta: sono convinta che in punto di morte, se ancora cosciente, sarò comunque felice di andare via, trasportarmi da un’altra parte”: Adriana Asti al “Corriere della Sera” del 22 aprile. Lodo ogni parola libera sull’andare via.

2 Comments

  1. Clodine-Claudia.F.Leo

    E’ la mia riflessione quotidiana: tutte le sere prima che arrivi il sonno e al mattino, quando apro gli occhi,penso a quando salirò sul veliero azzurro e trasportata sull’oceano cosmico approderò in quella dimensione sconosciuta, “sospirata” e agognata. Un ritorno in quel punto dal quale tutto iniziò, prima di “partire”, al quale si resta legati da un filo invisibile. In realtà se ci ascoltiamo, c’è sempre un gemito dentro di noi, un afflato di indicibile nostalgia. Un “sentire” inspiegabile e misterioso….
    Non ho paura della morte, intanto perché quando arriverà peserò 21 grammi di meno (il peso dell’anima) e dunque non ci sarò. Ma sopratutto perché non ho mai pensato veramente a me stessa, alla mia vita voglio dire, se non in funzione di quanto mi è stato affidato. Quando gli eventi mi han gettata giù, nella palude, l’unica salvezza è stata aggrapparmi a quel “filo”:mi ci aggrappo ogni volta che sento di dover “recuperare” l’anima mia, me stessa.
    Ecco, è giusto pregare per i vivi e per i morti, ma anche per la propria anima. Mai lasciarla “vuota”di preghiera o mortificarla non accettando il destino, il percorso che, volente o nolente, ci è toccato di sorte; ” benedire il Signore in ogni tempo…” è tutto ciò che conta, veramente!

    26 Aprile, 2016 - 12:38
  2. Clodine-Claudia.F.Leo

    « To be, or not to be, that is the question”

    Essere o non essere, questo è il problema…]
    Morire, dormire.
    Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
    perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
    dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale…]
    Chi porterebbe fardelli,
    grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
    se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
    il paese inesplorato dalla cui frontiera
    nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
    e ci fa sopportare i mali che abbiamo
    piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?

    Così la coscienza ci rende tutti codardi,
    e così il colore naturale della risolutezza
    è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
    e imprese di grande altezza e momento
    per questa ragione deviano dal loro corso
    e perdono il nome di azione. »

    Shakespeare
    (Amleto, atto terzo, scena prima)

    26 Aprile, 2016 - 20:02

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