Sono in Polonia con il papa. Ci sono venuto sei volte con Wojtyla ed eccomi qui, per la settima volta, con Ratzinger. Primo fuoco dell’attenzione: il senso della successione di un papa tedesco a uno polacco. Forse in questi giorni ci verrà mostrato qualcosa che attiene al segno offerto al mondo con quella successione. Il segreto – io credo – della figura papale è che vi sia nel mondo un cristiano che possa parlare a nome di tutti. Eccolo qui, questo cristiano, che torna in Polonia e stavolta è tedesco e parla di perdono, come il predecessore e dice di Auschwitz che è “una cosa tremenda”. Ecco a che cosa io vorrei prestare attenzione in queste quattro giornate: non alla “politica” del nuovo papa, se va avanti o indietro rispetto a Wojtyla, ma che cosa dice quest’uomo chiamato a essere cristiano davanti al mondo, essendo segnato dalla propria origine tedesca e parlando a un popolo che tanto ha sofferto per mano tedesca. A risentirci.