Il viaggio più bello

“Il mio viaggio più bello sei tu. Forever”: letto sulla recinzione in lamiera di un cantiere in piazza Cittadella, a Verona. Questa scritta, copiata lo scorso novembre e conservata in un foglietto nella tasca sinistra della giacca, mi è tornata alla vista domenica mattina ascoltando in chiesa il salmo responsoriale: “Dica Israele: il suo amore è per sempre”. Ecco da dove vengono tutti i “forever”, “for ever”, “4 ever” che troviamo sui muri delle città: vengono dal Salmo 117 e non lo sanno.

54 Comments

  1. Creati in Cristo ed in vista di Cristo!

    21 Aprile, 2009 - 8:51
  2. Luigi! domenica ho celebrato un matrimonio.
    Avevo pronta l’omelia, ma durante la liturgia, mentre ascoltavo il salmo mi è venuta in mente la stessa cosa, e l’ho detta agli sposi!

    Mi pare che Gabriel Marcel abbia scritto in Homo Viator (dunque la strada è fondamentale): “Amare è dire all’altro: tu non morirai!”.

    Buona giornata

    21 Aprile, 2009 - 8:58
  3. Francesco73

    For ever non deriva da amore, ovvero a-morte, senza morte, senza fine, per sempre?
    🙂

    21 Aprile, 2009 - 9:16
  4. Leonardo

    Lo confesso: la frase di Marcel da giovane colpì molto anche me. Poi me la sono immaginata scritta nella cartina dei baci Perugina, e mi sono sentito subito meglio.

    21 Aprile, 2009 - 10:36
  5. Ma perchè, quando tu eri giovane, c’erano già i baci Perugina? 😛

    21 Aprile, 2009 - 11:57
  6. Tutto ciò che è profondamente umano è profondamente divino. Nessuno è così umano come Dio.

    21 Aprile, 2009 - 14:57
  7. Clara

    Il mio viaggio più bello sei tu: ognuno può indirizzare questa frase a chi ritiene indispensabile nella sua vita; io, appropriandomi indebitamente di una lettera di Dostojevsky, che riporto integralmente, la rivolgo a chi è mio compagno di vita, scoperto, dimenticato e ritrovato: l’Uomo di Nazareth, come amo definirlo:
    “Non perché siate religiosa ma perché io stesso l’ho vissuto e provato, vi dirò che in simili minuti (in cui si ricorda la sofferenza passata), come “l’erba disseccata” si è assetati di fede e la si trova appunto perché nella sventura la verità si fa più chiara. Quante terribili sofferenze mi è costata e mi costa ora questa sete di fede, la quale è tanto più forte nell’anima mia, quanto più sogno gli argomenti contrari. E tuttavia Dio mi manda talvolta dei minuti, nei quali io sono del tutto sereno; in questi minuti io amo e trovo di essere amato e in questi minuti io ho cercato in me stesso il simbolo della fede, nel quale tutto mi è caro e sacro. Questo simbolo è molto semplice; eccolo: credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, di più virile e perfetto di Cristo (…). E non basta; se mi si dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo anziché con la verità”.

    21 Aprile, 2009 - 15:18
  8. fiorenza

    Non solo tutti i “forever” vengono dal Salmo 117, ma tutto, tutto quello che diciamo -o scriviamo sui muri- quando siamo innamorati, viene – ed è davvero “il viaggio più bello”- da un Salmo o da una Parola: è là che ha le sue sorgenti. Tutti, là sono nati. Anche quelli che “non lo sanno”.

    Però: avessi avuto anch’io “un foglietto nella tasca sinistra della giacca” mentre ascoltavo il Salmo responsoriale! Forse -dico “forse”- il ricordo di una qualche altra scritta indelebile avrebbe reso meno traumatico il “viaggio più brutto” che ho fatto quando, invece di quel
    “La destra del Signore si è alzata,
    la destra del Signore ha fatto meraviglie”
    che splendeva “nel libro della mia memoria” e dimorava “nella secretissima camera del cuore”, è arrivato un
    “La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze”.
    “Prodezze”!
    Il Signore li perdoni.

    21 Aprile, 2009 - 17:04
  9. Gerry

    Cara Fiorenza,
    tu riaccendi il mio dolore! Durante la veglia di Pasqua ho avuto un autentico attacco di bile cercando di capire perché “prodigi” è divenuto “prodezze”. Dati i tempi (nessuno si cura delle virtù militari, delle prodezze guerresche) ho pensato alle prodezze calcistiche di un Totti o di un Del Piero!
    Non so se il Signore li perdonerà, ma chi ama la lingua italiana non li può perdonare, e non solo per l’impoverimento della ricchezza linguistica. Prodigio è parola evocativa del mistero. O forse è proprio questo quello che si voleva?

    21 Aprile, 2009 - 18:27
  10. Leonardo

    “La destra del Signore ha fatto prodezze” Questa mi era sfuggita! (Probabilmente sarà stato un provvidenziale momento di assopimento che alla mia età – come direbbe il reverendo don Maioba – interviene facilmente a fare da antidoto alle funzioni troppo lunghe).

    Più che a Totti o Del Piero, comunque, fa pensare a Maradona.

    21 Aprile, 2009 - 19:44
  11. secondo me, Leonardo, è perchè hai mangiato un agnello troppo grasso prima di andare alla Veglia…
    L’anno prossimo ti consiglio solo le erbe amare… così recuperi un po’ di amarognolo, ché questo dolciastro mi fa venire il diabete… 😉

    21 Aprile, 2009 - 20:25
  12. lycopodium

    Secondo me quella tremenda traduzione l’ha suggerita Bertone, noto calciofilo.

    22 Aprile, 2009 - 7:40
  13. marta09

    Addolorati alla Veglia di Pasqua per una sola parola?
    1) Ma se foste stati da me vi sarebbe venuto un colpo!!! 😀
    2) Come è possibile? Come è possibile addolorarsi per una sola parola (sbagliattissima) quando si era immersi un un mare di Parola, quando SIAMO STATI MMERSI IN questa Parola da uno splendido Preconio?
    3) Come è possibile? Vedere con i propri occhi la MERAVIGLIA DEL SIGNORE e nello stesso tempo essere distratti da una sola parola? 🙂
    4) Ma quanti se ne sono accorti? La maggior parte della gente, molto semplicemente, è rimasta ancorata all’essenziale della Veglia…. e anche questo “tenere la gente nell’essenziale della Pasqua” è una meraviglia del Signore.

    Ma è vero comunque che – al momento – mi ha infastidito questa traduzione (che ho sentito il giorno dopo), ma poi mi sono detta che:
    è vero che PRODIGI evoca azioni di Dio, mentre PRODEZZE evoca azioni di uomini … ma – tutto sommato – Gesù come uomo queste “prodezze” se le ha compiute totalmente; tutto sommato è anche possibile che il prodigio di Dio dentro un uomo fa in modo che questo uomo compia prodezze … Tutto sommato, mi sta bene anche così! 😉

    Ma adesso spero che nessuno dica che “prodezze” evocano “le gesta di Prodi” 😀

    P.S. per Luigi … ho dovuto mettere i tag … e spero di non aver fatto casini!!!
    E comunque concordo con te che tutte le fantastiche scritte sui muri sono un moderno Salmo 117

    22 Aprile, 2009 - 7:50
  14. @ lyco: t’ho beccato… t’è scappata la cattiveria su Bertone… 🙂

    OT: sto preparando – su calda richiesta dell’autore – una breve recensione “laica e illetterata” al manuale di teologia morale che tu sai… potrai sopportarmi?

    22 Aprile, 2009 - 10:00
  15. fiorenza

    E, sempre nella veglia di Pasqua, che dire dello scempio del Salmo 103?
    Quel “Signore mio Dio, quanto sei grande!” che esplodeva come un ricorrente grido dal cuore, divenuto una constatazione: “Sei tanto grande, Signore, mio Dio”. Per non dire del contemplativo “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere” ridotto a “Quante sono le tue opere, Signore!”. La qualità che diventa quantità. E la poesia del “Fai scaturire le sorgenti nelle valli/ e scorrono tra i monti”? Perduta: “Tu mandi nelle valli acque sorgive/ perché scorrano…” Geograficante più corretto.
    Ma niente ripetto al Salmo 15, che era pronto, quella notte, a sgorgare come una sorgente: “Non posso vacillare”. No, ho dovuto dire “Non potrò vacillare”, e proprio mentre vacillavo. E, invece del “Né lascerai che il tuo santo veda la corruzione”, ripetuto le infinite volte quasi a mia insaputa, giorno e notte, e sempre con le lacrime agli occhi, dover ascoltare (perché io non l’ho voluto o, meglio, non l’ho potuto dire) un “né lascerai che il tuo fedele veda la fossa”. No, non l’ho potuto dire. Come non ho detto, dopo, “Ti esalterò, Signore,/ perché mi hai risollevato” al posto di “Ti esalto, Signore, perché mi hai liberato”. Non l’ho detto perché Egli mi ha liberato: non mi ha “risollevato”. E perché è nel presente, non domani, che Lo voglio esaltare. Chiedo ai preti del pianerottolo: è grave conservare questo pezzo di cuore inviolato dal collettivo, quando si prega tutti insieme? Temo che mi diranno di sì. Comunque, anche se mi diranno di no, il dolore rimarrà.
    Ma i dolori erano già cominciati alla Messa “in Coena Domini”…
    Marta 09, non sono in grado di spiegarti che “è possibile addolorarsi per una sola parola (sbagliatissima) quando siamo immersi in un mare di Parola”, e anzi, che è possibile solo allora.

    22 Aprile, 2009 - 10:10
  16. Gerry

    Cara Fiorenza, concordo in pieno: sembra che l’intenzione dei neo-traduttori sia stata quella di volare basso, non su ali d’aquila, ma di passero.
    Cara Marta 09, che devo dirti, non sono proprio serafico e l’attacco di bile (metaforico!) durante la veglia mi è venuto: potrei dirti che mi divora lo zelo per la Sua casa… ma mi farei bello con penne di pavone che non sono mie (continuo con l’ornitologia). Quando diventerò un cristiano migliore raggiungerò l’ atarassia e l’aponia!

    22 Aprile, 2009 - 11:29
  17. ora lasciamo stare i casi specifici… ma perché mi sembrate “studiatamente” critici verso la nuova traduzione? Può essere che le nuove traduzioni “liberino” significati della Parola che davano per cristallizzati? Magari, toccando corde che a ciascuno un po’, dolgono o che neghiamo?
    Io mi sono già imbattuto in due casi che invece mi hanno convinto… e fatto meditare.

    Di converso, qualcuno mi dice che la nuova traduzione, in specie l’applicazione ai libri liturgici, ha portato diversi errori. Non so di che natura. Ma relata refero.

    22 Aprile, 2009 - 11:47
  18. EC: “davamo” non “davano” in terza riga

    22 Aprile, 2009 - 11:47
  19. fiorenza

    per favore, Moralista, quali sono quei ” due casi” ?

    22 Aprile, 2009 - 12:00
  20. marta09

    A tutti gli “addolorati” …
    tranquilli … io lo ero molto più di voi perchè lo scempio era totale … tanto totale che … altro che accessi di bile!!!

    Ho scritto quelle righe solo per … ehm! … consolarvi perchè davvero nel Triduo c’è di più, molto di più … l’ho scoperto sulla mia pelle e, posso dire, “grazie a quelle colpe di incuria, superficialità e poco rispetto ecc. ecc.” … insomma il Preconio ha esultato ancora una volta quando pareva che da “esultare” non c’era proprio niente.

    Ed è per questo che posso tranquillamente e veramente pregare con tutti i salmi dell’ …. “evento”.
    E, giusto per essere quella che va sempre fuori onda, confesso che quello che mi ha sostenuto in questo “calvario” (perchè lo è stato) è stato il Magnificat!

    … Ma quello che mi consola è che io sapevo ed è stata dura arrivare a questo (ma forse è stato un miracolo di Pasqua), ma gli altri, quelli che vanno in chiesa – magari – solo a Pasqua hanno solo sentito Gesù Risorto.

    … Tutto il resto è cosa da uomini … che di “prodezze” sono invasi, ma in senso opposto però!

    Accogliamo serenamente la luce della Pasqua … e chi può farlo, faccia qualcosa.

    Ciao a tutti .. e perdonate la mia sincerità e – nel caso fosse successo – non voglio alterare nessuno.

    22 Aprile, 2009 - 12:23
  21. marta09

    @moralista
    sì, è vero, spessissimo gli errori (e orrori) rivelano cose inaspettate e insospettate … Non faccio l’elenco perchè sarebbe troppo lungo, ma ti posso assicurare che è proprio come dici tu. E’ la meraviglia di uscire da ogni schema e la meraviglia di non lasciarsi mettere i ceppi alle caviglie o – se preferiamo – quelle catene che troppe volte imprigionano al Venerdì Santo o al Sabato Santo.

    … e per la recensione … la “posti” da qualche parte? Mi piacerebbe leggerla.

    @Gerry
    uuhhhh! come ti capisco riguardo lo zelo per la Sua Casa … ci ho fatto di quelle lotte personali incredibili!!!

    22 Aprile, 2009 - 12:50
  22. @fiorenza

    una è questa: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. (Gv 3, 14-21)

    sarà poca roba ma quel “giudicare” divenuto “condannare”, mi sembra più esplicito in una direzione, rispetto a diversi sofismi possibili sul tema “giudicare”

    @marta09

    posterò prima o poi, prima dell’estate, la mia imperdibile recensione sul mio blog… che al momento è tristemente poco aggiornato

    22 Aprile, 2009 - 14:01
  23. ovviamente, neanche a dirvi perché mi piaccia tanto il verbo “condannare” 🙂

    22 Aprile, 2009 - 14:05
  24. fiorenza

    Tu distruggi la debole fiducia nelle traduzioni che mi avevi fatto balenare, Moralista. Tra l’altro, qui non c’è traduzione, ma stravolgimento.
    “Non enim misit Deus Filium suum in mundum, ut judicet mundum…
    …Hoc est autem judicium: quia lux venit in mundum, et dilexerunt homines magis tenebras quam lucem”: nessun possibile “sofisma” sul tema “giudicare”.
    Ma se si voleva far credere agli uomini che, anche se il mondo è così, anche se siamo così, che preferiamo le tenebre alla luce, va bene così perchè tanto è Dio che “non” ci condanna, “non” condanna questo mondo, ecco che, traducendo così, ci sono riusciti.
    E proprio un moralista a cui piace tanto il verbo “condannare” non se ne accorge di questa trappola. Figuriamoci gli immoralisti!

    22 Aprile, 2009 - 15:23
  25. aspetta un attimo, fiorenza… ma parliamo dello stesso Vangelo, quello scritto originarinariamente in greco? Allora, bisogna che mi citi il greco, che di certo hanno tradotto i traduttori… e che non ho sottomano… in ogni caso, ricordo che “judicium” in latino vuol dire in prima o seconda istanza, “sentenza”… ma la mia professoressa – che usava i traduttori per correggere e si vantava latinista – diceva sempre che ero troppo “creativo” nelle traduzioni.

    secondo, la frase del Vangelo che citavo per me significa che il centro della vicenda non è tanto il giudizio o la condanna, ma la salvezza… cosa che la parola condanna mette meglio in evidenza… ma sono solo un laureato “pentito” in economia.

    Ma sono davvero curioso di approfondire con fiorenza e gli altri…

    22 Aprile, 2009 - 17:11
  26. marta09

    Ma perchè pensare che possiamo stare anche così che va bene, che tanto saremo salavati (siamo stati salvati) lo stesso?

    Perchè prendere SOLO una parola per identificare LE INTENZIONI di Dio?

    Se non sbaglio, tutto il Vangelo è costellato da altre asserzioni di Gesù che
    identifica il motivo per cui è venuto nel mondo.

    Se non sbaglio Gesù si è identificato come medico!

    E se non sbaglio ancora Gesù parla di “fatica” per salvarsi (la porta stretta/cruna dell’ago)

    Il Vangelo (che tra l’altro questo è un salmo e quindi messo in un tempo PRIMA di Gesù) deve essere preso tutto insieme … e la Bibbia dovrebbe essere letta con gli occhiali del Vangelo.

    E giusto parlando di Vangelo invito a leggere le pericopi di ieri e di oggi.

    22 Aprile, 2009 - 17:34
  27. marta09

    “salvati” (prima riga) non “salavati” …
    E poi, scusate, era proprio il Vangelo e di Giovanni.
    Comunque, a parte le traduzione di parole che possono colpire particolarmente, c’è anche da prendere in considerazione quel per mezzo di Lui ……
    … e non aggiungo altro.

    22 Aprile, 2009 - 17:40
  28. Gerry

    @ il moralista
    credo che il tuo concordare con la traduzione “condannare” (Gv 3, 17) sia non solo corretto, ma che la nuova traduzione forse sia anche opportuna. Ovviamente mi sono basato anch’io – come te – solo sul testo latino, essendo il mio greco troppo arrugginito! Del resto (sempre basandomi sulla Vulgata, che oggi ho rivisto) la stessa traduzione dal Salmo 117-118 che mi aveva tanto agitato mi appare credibile. Detto questo (e recitato un mea culpa), resto dell’idea che si tratti di una traduzione poco alata, al di là di ogni questione sulle traduzioni e la loro (impossibile) fedeltà.

    22 Aprile, 2009 - 18:59
  29. lycopodium

    OT per Il Moralista.
    La fede calcistica del cardinale me lo rende antipatico assai, ma quest’anno tutto passa: qui noi stiamo molto Allegri, per le “prodezze” del Signor Acquafresca.

    22 Aprile, 2009 - 19:39
  30. oh, signori e signore, non mi prendete troppo sul serio… che resto un povero “tuttologo” (profilo professionale tipico dell’era della flessibilità), e quindi notoriamente “ignorante”… è la passione che mi fa esporre su cose che non padroneggio troppo… concordo ovviamente con marta09 che le Scritture vanno lette e comprese nel loro insieme, con un catalizzatore di eccezione: Gesù.

    23 Aprile, 2009 - 9:31
  31. Clara

    devo concordare con “il moralista” che perdendosi nelle cavillosità delle traduzioni (dissento sulle ultime rivedute) rischiamo di perdere di vista l’essenza dell’annuncio evangelico.

    23 Aprile, 2009 - 10:17
  32. clara, infatti… prima rileggevo questa chiacchiera e mi dicevo: “Oh, ma ‘a voglia a traduzioni, quando non ci vogliamo sentire, non c’è perfezione esegetico/biblica che tenga…”.
    La Scrittura, comunque tradotta, ha la forza di arrivare al cuore di tutti, ciascuno con le sue spine e le sue ombre… è che quando non vogliamo farci mettere in discussione, non c’è storia.

    23 Aprile, 2009 - 10:25
  33. discepolo

    moralista
    volevo mandarti il testo greco di Giovanni 3, 14- 21, quello tradotto
    “Dio, infatti, non mandò il figlio nel mondo per condannnare il mondo ecc. ..”
    purtroppo non so come si fa a scrivere in greco con la tastiera del computer quindi lo cambio in lettere italiane:

    “où gàr apèstelein o Teòs tòv uiòv eis tòn kòsmov iva krìne tòv kòsmov,
    àll’iva sotè o kòsmos di’autoù. O pisteuòn eis autòn où krìnetai”
    (dal Novum testamentum Greace et latine-ed. Merk- Romae 1964)

    dal verbo”krìvo” viene il sostantivo “krìsis” tradotto in latino iudicium, e in italiano infiniti vocaboli da “critico” a “criticare” .ecc. ecc.
    mi pare quindi che la traduzione “condannare” non sia molto calzante.
    si potrebbe poeticamente e modernamente tradurre
    “Dio non mandò il figlio nel mondo per mettere in crisi il mondo ma per salvarlo. chi crederà in Lui non andrà in crisi.”

    23 Aprile, 2009 - 13:29
  34. fiorenza

    Allora, caro Moralista, visto che sei “curioso di approfondire”, oggi ho il tempo di riprendere il discorso sulle traduzioni e sul “giudicare/condannare”.
    La parola “judicium” torna ripetutamente nel Vangelo di Giovanni dove, fin dal prologo, compare il dramma del destino dell’umanità. Quel destino -la cosa a tutti noi destinata fin dall’eternità, nostra eredità e nostro calice- noi possiamo accoglierlo e non accoglierlo. E, fin da quel discorso che cambierà la vita di Nicodemo, da cui è tratto il versetto sulla cui traduzione ci siamo interrogati, Gesù non vela questo dramma: Egli, dice, non è venuto a “giudicare” ma a salvare, eppure si profila un giudizio, e “il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv.3,19). Il giudizio – che può essere una sentenza di assoluzione o di condanna- è chiarissimo: “chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato” (Gv.3,18). Per questo mi pareva più adeguata la vecchia traduzione, perché lasciava aperto, in noi, il timore e tremore del giudizio sospeso su di noi, e che è la nostra stessa vita a pronunciare su di noi. Non attenuava il pungolo dell’ interrogazione essenziale: essenziale per chi non vada in chiesa a pregare tronfio come il fariseo. Per te “il centro della vicenda non è tanto il giudizio o la la condanna ma la salvezza” e ti pare che tradurre “non è venuto a condannare” metta meglio in risalto la salvezza. Ma è proprio questo il punto: noi poniamo l’accento solo su questa garantita salvezza. Ci dimentichiamo il ” In iudicium ego in hunc mundo veni: ut qui non vident videant et qui vident caeci fiant” (Gv. 9, 39).
    Se Giovanni avesse voluto usare il termine “condannare” lo avrebbe fatto, come ha fatto altrove: “Mulier, ubi sunt qui te accusabant? nemo te condemnavit?”, “Nec ego te condemnabo” (Gv. 8,10,11) . Ora, vedi, a me viene da pensare che noi ci identifichiamo troppo tranquillamente con l’adultera perdonata e non ci ricordiamo che, come Gesù ha sconvolto il piano di quelli che la volevano lapidare, così, con uno sconvolgimento di uguale forza, potrebbe far crollare il nostro essere certi della salvezza e fare, del nostro stesso accostarci al Sacramento , un’ordalia in cui noi mangiamo e beviamo la nostra condanna. Non so dirti, Moralista, -sempre a proposito di “traduzioni”- quanto trovi arroganti le parole “ed io sarò salvato” che ci hanno abituato a ripetere correggendo (ma chi gliene ha dato l’autorità?) le parole del centurione. Moralista, sono d’accordo e non sono d’accordo con te (“il paradosso va tollerato”) sul fatto che “la Scrittura, comunque tradotta, ha la forza di arrivare al cuore di tutti”. Tu hai messo l’accento sulla salvezza, e hai fatto bene. Ma io a volte trovo che già con la Messa in italiano, e ora con le altre nuove traduzioni di traduzioni, si sia perduto qualcosa. E non è soltanto, come tu dici, Gerry, che si tratti a volte di “traduzione poco alata” : se fosse questione solo di questo, un po’ d’ala, o di poesia, potremmo mettercela noi, con lo slancio della fede. Ma se è la drammaticità della Parola che ci viene tolta, niente di nostro noi possiamo aggiungere a questa mancanza (“Il dramma è Dio”, si intitola l’ultimo libro di D.M. Turoldo). E non temere, Clara, che io mi perda “nelle cavillosità delle traduzioni” perdendo così “di vista l’essenza dell’annuncio evangelico”: si dà il caso, a volte, Deo concedente, che, nel bel mezzo dell’affannarmi con il mio “cavillare” io mi ritrovi con la testa che riposa proprio sul cuore di Gesù. E solo questo è, per me, l”‘essenza”, o l’essenziale.

    23 Aprile, 2009 - 15:27
  35. “Se Giovanni avesse voluto usare il termine “condannare” lo avrebbe fatto, come ha fatto altrove: “Mulier, ubi sunt qui te accusabant? nemo te condemnavit?”, “Nec ego te condemnabo” (Gv. 8,10,11) . ”
    ==================================
    Ovviamente si sta parlando di un testo latino tradotto dal greco……

    Testo greco che con tutto il rispetto io consulterei sempre, prima di fare affermazioni perentorie.

    Non è mai pensabile una traduzione senza avere un testo greco a fronte, che dia lo spessore delle parole che più si avvicinano all’originale.

    Provare per credere?
    ovviamente vorrebbe essere un invgito garbato, visto che ieri quando ho letto i commenti, ho fatto la mia personale ricerca in casa, e ve ne sono grato perchè mi avete dato spunto per apprezzare di più la nuova traduzione, anche se ha sconvolto il ricordo mnemonico che ho di molti brani biblici.

    Ma il caso in cui mi sovviene in maniera positiva quel detto: “chi si ferma è perduto”… dunque approfondire sempre le proprie conoscenze aiuta a non morire di inedia.
    Dunque attendo fra ventanni una migliore traduzione.

    23 Aprile, 2009 - 15:57
  36. Gerry

    @Fiorenza
    Grazie, quello che hai scritto è non solo molto bello, ma – al di là dei singoli casi citati – va dritto al cuore del problema: “se è la drammaticità della Parola che ci viene tolta, niente di nostro noi possiamo aggiungere a questa mancanza”.
    Non dovrebbe esserci tolto neppure uno iota della Scrittura! Consentitemi di citare, a questo proposito, un passaggio tratto dal blog Querculanus (P. Giovanni Scalese) e che Lycopodium ci ha segnalato due volte con un link:
    ” …nel caso della Bibbia, il problema è un po’ diverso: la Scrittura è divinamente ispirata; non possiamo prendere troppo alla leggera la lettera, nella fretta di cogliere il significato. Anche perché non sempre il significato è cosí ovvio; il piú delle volte il significato è molteplice; talvolta esso rimane semplicemente nascosto. Per cui una traduzione “meaning for meaning” si risolve necessariamente in un’arbitraria interpretazione del traduttore, che oltre tutto impedisce al lettore di scoprire per suo conto altri legittimi significati. Pertanto, quando si tratta di Bibbia, non avrei alcun dubbio a scegliere una traduzione letterale.”

    23 Aprile, 2009 - 16:11
  37. Stephanus

    Buon tempo di Pasqua a tutti.
    Condivido con voi la gioia crescente sperimentata nel presiedere la Veglia Pasquale con i fedeli delle nostre 4 comunità: man mano che si svolgevano riti, parole, canti, sentivo aumentare dentro me la letizia, un po’ come ha scritto Marta09. Alla conclusione (dalle 22 alle 0.15) la spossatezza era infinita, ma vuoi mettere il senso di pienezza, di gioia, di pace?!
    Per inciso: l’omelia è stata di due (2) minuti… quindi il messaggio pasquale abbiamo cercato di farlo passare per osmosi, attraverso il canto soprattutto(il bell’ “Exultet” italiano del m° Dino Stella), la pacatezza nella proclamazione della Parola, la solennità dei segni e dei gesti. I 5 cantori 5 con cui abbiamo sostenuto la parte musicale hanno avuto, è vero, qualche perplessità circa le nuove traduzioni dei salmi, più che altro perchè sembrano mancare d’una certa “musicalità” insita nella versione precedente. Tuttavia la gioia notturna ha saputo superare anche questi dettagli di minuto disagio.

    23 Aprile, 2009 - 17:17
  38. discepolo

    a parte tutto il resto a me piace moltissimo leggere il Vangelo nella versione greca perchè il greco antico è una lingua bellissima e poetica
    (quando facevo il liceo classico amavo il greco e molto meno il latino, il greco lingua di filosofi e di poeti , più duttile, più allusiva il latino lingua di
    retori e giuristi, più razionale)
    Il latino “iudicium” non ha tutte le sfumature del greco “krisis” che giovanni usa nella versione greca. giudizio, ma anche “interpretazione”.
    l’italiano “condannare” poi è orribile e fa pensare alle aule di tribunale…
    quanto di meno mistico esista!!!!

    23 Aprile, 2009 - 19:35
  39. discepolo

    Non so se vi rendete conto ( a me la cosa confesso colpisce molto)
    che la nostra fede è basta su una parola o un libro che è una traduzione di una traduzione di una traduzione di una traduzione (italiana dal latino dal greco
    dall’aramaico).
    provate a pensare cosa uscirebbe dalla traduzione di una traduzione di una traduzione di una traduzione di un qualsiasi testo letterario moderno !!!
    🙁 🙁

    23 Aprile, 2009 - 19:50
  40. marta09

    io invece mi sto solo immaginando cosa capiterebbe ai tanti che non conoscono le lingue antiche (io ad esempio) o non conoscono i rituali liturgici, che all’uscita di bella Veglia Pasquale pieni di gioia e di stupore (tanti la vivono davvero così … da non credere vero?) si sentisse dire queste cose, sentisse il vago sentore di “essere stati ingannati” e proprio dalla Chiesa perchè non ha detto o fatto quello che veramente Gesù ha detto o fatto .. nella Sua lingua!!! 😉
    E sentisse pure la “rabbia dolorosa” di “chi sa” … Cosa capiterebbe?

    Il Signore parla al cuore e al pensiero della gente come càspita vuole anche attraverso errori, ri-inventandosi segni e pensieri.
    Credo che dobbiamo tutti avere il sacro timore di “scandalizzare i piccoli” …

    24 Aprile, 2009 - 7:58
  41. leggo, ringrazio, imparo, dissento su alcune cose (assolutamente di istinto, non essendo uno studioso ma un “amatore” della Bibbia)… in primis, ribadendo anche quanto osservato da matteo, sull’uso e la comprensione del greco

    cara fiorenza e cari tutti, non ti scandalizzare, ma se io basassi la mia vita di fede nel Dio di Gesù Cristo solo sulla “drammaticità” della parola, sullo “iudicium” o sulla “krisis” (grazie dell’aiuto, discepolo), starei all’Inferno, senza alcuna possibilità già da ora. (e te lo dice “il moralista”, che conosce la materia del giudicarsi…).

    Invece, nella mia vita di ciccia, ho capito, anzi ho solo “percepito” come amava ripeterci un certo uomo di Dio che non smetto di ringraziare, che Dio ci vuole salvi, e ci ha già salvato (Gesù) gratis. La vita, tutta, serve a rispondere ogni giorno con libertà a Dio: “Si, ci credo che mi vuoi bene gratis” (e quindi vivo di conseguenza)… “no, non ci credo” (e quindi, “vado” o sto all’Inferno).

    per quanto riguarda l’osservazione di discepolo sulle “traduzioni delle traduzioni”… c’ho pensato anche io tante volte (a dir la verità, io pensavo al magistero, che è una mediazione di una traduzione di una traduzione etc etc).
    La risposta che mi do è che la nostra non è la religione della Parola, ma la fede in una Persona. E la relazione (parola chiave) quotidiana e concreta con questa Persona, rivela e “spezza” il pane della sua Parola. Il cui “senso” non è cristallizzato. Se no, dovremmo accettare di essere tutti uomini e donne del medio oriente di 2000 mila anni fa.
    E se no, a che serve il Magistero?

    24 Aprile, 2009 - 10:23
  42. marta09

    ebbb…bravo il nostro moralista!!! 😀

    24 Aprile, 2009 - 10:31
  43. discepolo

    Moralista
    “la nostra non è la religione della parola ma la fede in una Persona”
    Sì ma questa Persona, Gesù Cristo , chi c’è l’ha data se non la Parola tramandata
    dai suoi discepoli (quelli veri mica quelli come me!) ?
    Dunque noi crediamo in Gesù (nel Gesù storico)perchè crediamo nella Chiesa.
    ma la Chiesa su cosa fonda la sua autorità ? . Su Gesù ! Dunque è un circolo vizioso?
    Noi crediamo che Gesù abbia fatto e detto delle cose che sono state tramandate dai suoi seguaci che però, essendo uomini, potrebbero averci tramandato anche delle cose false.. ma noi siamo sicuri che erano vere
    perchè crediamo nella Chiesa che dice che sono vere!
    Comunque la si guardi è un circolo vizioso.
    Tu chiedi a che serve il magistero? A cosa sono serviti storicamnte tutti
    i cleri di tutte le religioni, se non a tramandarle ? ma l’esistenza di una
    tradizione e di un clero non rende per questo automaticamnte vera
    una religione….

    24 Aprile, 2009 - 10:58
  44. @ discepolo etc

    “Il Verbo si è fatto carne”.

    ps. sulle ultime righe: se ti sentono Camillo & C!

    24 Aprile, 2009 - 11:36
  45. Clara

    Quanto hai ragione, cara Fiorenza! E’ proprioil continuo affannarci ad interpretare che ci rende cercatori di Dio….e già il cercare è un prologo all’aver trovato.
    “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”
    (Matteo 11, 25-30)

    24 Aprile, 2009 - 17:04
  46. lycopodium

    Dice Matteo.
    “Non è mai pensabile una traduzione senza avere un testo greco a fronte, che dia lo spessore delle parole che più si avvicinano all’originale”.
    Giusto. Occorrerebbe però che nel greco scritto si potesse leggere il cuore semitico. Almeno per rispetto antropologico-culturale.
    In caso contrario si rischia una deriva spiritualistica che, soprattutto oggi, finisce per diventare poco spirituale e troppo psicologica.
    Mi torna sempre in mente quell’ “agapetos” che oggi, psicologisticamente, fa “amato” [invoco moratoria sul termine], mentre ieri faceva semiticamente “prediletto” …

    25 Aprile, 2009 - 6:57
  47. fiorenza

    Sul “cuore semitico”:
    fa un diverso effetto recitare il “Padre nostro” in aramaico piuttosto che in italiano, in latino o in greco. Almeno a me. Anche se di aramaico conosco soltanto le parole della “preghiera che Gesù ci ha insegnato”. Oltre alle poche parole in aramaico del Nuovo Testamento. Purtroppo.

    25 Aprile, 2009 - 8:36
  48. marta09

    Noooo! Addirittura l’aramaico!!
    Mi sento una mentecatta!!!
    Scherzo ovviamente ed è bello sapere che qualcuno sa. 🙂

    25 Aprile, 2009 - 12:20
  49. roberto 55

    Io, leggendo di Fiorenza che conosce anche l’aramaico, mi sento un mentecatto, e (a differenza di Msrta09), non scherzo.
    Ma perchè ci siamo messi a parlare delle traduzioni dei Salmi, invece che – come proposto da Luigi – del valore e del significato del concetto di “viaggio” ?

    Buon sabato notte a tutti !

    Roberto 55

    25 Aprile, 2009 - 23:14
  50. marta09

    No. Roberto mi sento davvero una mentecatta … il “scherzo” era per “addirittura l’aramaico” 😀

    26 Aprile, 2009 - 7:05
  51. Sara Bauducco

    E’ un po’ che non tornavo in questo spazio di pensieri… Le riflessioni scaturite da quel “forever” sono molto belle!!… è la spontaneità dell’unione tra sensibilità e parte più profonda legata alla ragione che rende speciale il sentire umano 🙂

    26 Aprile, 2009 - 21:03
  52. discepolo

    Riflettevo che “forever” (per sempre) è una parola poetica
    par excellence come “nevermore” (mai più) il famoso ritornello
    della poesia il Corvo di E. A. Poe.(disse il Corvo: Mai più)
    sarà perchè il tempo e tutto ciò che ha a che fare con l’infinità del tempo
    ci suscita nell’animo quella “nostalgia” verso un origine divina, la nostra origine divina?, che trascende il tempo ..
    “appressando sè al suo disire ” il nostro cuore sussulta come al suono di una voce amata e mai del tutto dimenticata..

    27 Aprile, 2009 - 8:51

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