Il vescovo Bettazzi: tutte le benedizioni di un patriarca

Foto del vescovo Luigi Bettazzi che è sulla copertina della biografia che ne ha scritto – per la San Paolo – il collega Alberto Chiara. Prendendo spunto da questo volume uscito ora e dal testo postumo del vescovo “A tu per tu con Dio” (EDB 2023) ho pubblicato sulla rivista Il Regno una mia memoria di Bettazzi sostenendo che questo patriarca vissuto cent’anni è stato vittima, nella nostra Chiesa, di un’ingiusta sottovalutazione che perdura dopo la morte. Nei commenti riporto la stesura originaria dell’articolo, che ho dovuto ridurre perchè potesse entrare nella pagina della rubrica che tengo sulla rivista

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il giorno prima di morire il vescovo Bettazzi prende le mani del vescovo di Biella Farinella e di Enzo Bianchi, che sono da lui per l’ultimo saluto, le congiunge sul proprio petto e li benedice chiedendo loro di operare per la riconciliazione tra la Comunità di Bose e i fratelli da essa allontanati.
    Parto da questa benedizione del vescovo Bettazzi – morto il 16 luglio 2023, quattro mesi prima del compimento dei cento anni – per ricostruire a mio talento le benedizioni che ci ha lasciato in eredità. Abbozzando l’elenco delle sue benedizioni mi propongo anche di invitare chi mi legge a riconsiderare la sottovalutazione di quest’uomo, che è restata dominante nella nostra Chiesa lungo i sessant’anni del suo ministero di vescovo e non è stata scalfita neanche dalla sua morte.
    In questo monitoraggio delle benedizioni del patriarca Bettazzi, mi appoggio a due testi usciti postumi, per così dire: il suo libretto A tu per tu con Dio (EDB 2023, pp. 96, euro 9), che aveva scritto in vista del compimento dei cento anni e aveva inviato all’editore un mese prima di morire; e la biografia corale tessuta dal collega Alberto Chiara dando la parola a quanti l’avevano conosciuto: Luigi Bettazzi un vescovo alla sinistra di Dio (San Paolo 2024, pp. 181, euro 18.00).
    Il libretto di commiato è la summa delle benedizioni che il patriarca Bettazzi ha inteso lasciarci, il volume di Chiara ci informa su come quelle benedizioni erano state accolte nei sei decenni del suo longevo servizio episcopale.

    10 Ottobre, 2024 - 21:41
  2. Luigi Accattoli

    Testamento del vescovo centenario. Il libretto è il testamento del vescovo centenario. In esso una decina di volte l’autore formula il motto A tu per tu con Dio che infine ha deciso di mettere a titolo. Esso ci dice in sintesi efficace l’atteggiamento del nostro patriarca, come di uno che è “pieno dell’amore di Dio e desidera davvero incontrarlo a tu per tu senza le inevitabili distrazioni della vita terrena” (p. 80). “A tu per tu con Dio ora e sempre” è il titolo dell’ultimo capitoletto, nel quale Bettazzi argomenta sul “tu per tu” dell’Eucarestia e della lectio divina attraverso le quali “l’umanità di Gesù Cristo mi sta parlando, mi sta amando” e “mi viene incontro” per condurmi infine alla piena comunione con il Padre (p. 83). Comunione che viene espressa con questa invocazione biblica nell’ultima riga dell’operetta: “Benedici il Signore anima mia”.
    Dicevo della sottovalutazione di cui Bettazzi è stato vittima e che veniva anche da ambienti che condividevano le sue posizioni. Nei giorni della lettera a Berlinguer mi trovai a colloquio con Angelina e Giuseppe Alberigo e mi colpì lo stacco con cui ne parlarono a me che li interrogavo: “Don Luigi – così era chiamato da chi l’aveva conosciuto prima dell’episcopato – è sempre lui, bravo ma con la vocazione ad andare avanti per suo conto”.
    Lo stesso giudizio raccolsi dal vescovo Lorenzo Chiarinelli in occasione della morte di Tonino Bello e dell’omelia che Bettazzi tenne sul lungomare di Molfetta: “Una figura ammirevole ma non ha seguito nell’episcopato perché non si preoccupa di costruire un consenso intorno alle sue iniziative”.

    10 Ottobre, 2024 - 21:42
  3. Luigi Accattoli

    Vescovo per sessant’anni Bettazzi e vescovo sempre parlante, fino alla vigilia della morte. E sempre capace di farsi capire. Veniva dalla dotta Bologna dei Dossetti e degli Alberigo, ma il suo registro comunicativo è stato diverso, segnato da “semplicità ed estroversione”, come ha scritto Andrea Riccardi nella prefazione alla biografia di Alberto Chiara. Gesti simbolici con al centro il Concilio, certamente, ma più ancora la pace e il Sud del mondo, l’aiuto ai poveri in Italia e sul pianeta.
    Le lettere aperte sono il suo modo di parlare a tutti su ogni argomento politico e sociale: scrive a Benigno Zaccagnini, a Bettino Craxi, Carlo De Benedetti, Sandro Pertini, Giovanni Spadolini, Enrico Berlinguer. Agli evasori fiscali, a Corrado Augias che si qualifica come ateo. Lettere come presa di parola della Chiesa in uscita, per dirla con il linguaggio di Papa Bergoglio.
    Chiesa in uscita sono anche le 55 marce della pace alle quali partecipa. Non ne manca una: dalla prima del 31 dicembre 1968 all’ultima della sua vita, che si fa ad Altamura, in Puglia, il 31 dicembre 2022. Va otto volte in Vietnam e la Bosnia, il Kosovo, El Salvador, Guatemala, Iraq, Israele, Palestina sono nella sua geografia di apostolo.

    10 Ottobre, 2024 - 21:43
  4. Luigi Accattoli

    Sull’Ucraina le ultime parole scomode. Egli intende la pace come “compito specifico del cristiano, testimonianza storica della propria vocazione evangelica”. Vede nella solidarietà “il nuovo nome della pace” e afferma che essa è “la forma attuale della carità”.
    Pronuncia parole scomode sulla guerra anche quando arriva quella dell’Ucraina: “E’ una follia sia la guerra d’attacco sia la guerra di difesa. E’ sempre guerra: quello che ci manca è la mentalità della non violenza”. L’idea chiave della sua pedagogia della pace, che ha riproposto anche per la guerra di Putin, è quella dell’interposizione: “Ci vogliono dei volontari che vadano in mezzo”.
    Sobrietà e semplicità erano le note dominanti della sua vita di vescovo, sul modello proposto dal “Patto delle catacombe”, sottoscritto da un gruppo di padri conciliari in margine all’ultima sessione del Vaticano II: Bettazzi era stato l’unico italiano tra i primi sottoscrittori. Tante volte mi sono trovato “a tu per tu” con lui in stazioni ferroviarie e su treni per tutta Italia nelle occasioni in cui eravamo insieme tra i relatori a convegni e tavole rotonde. Portava da solo la valigia anche quando aveva più di novant’anni. E scherzava serenamente sulla sua età.

    10 Ottobre, 2024 - 21:43
  5. Luigi Accattoli

    Quando disse che l’avevano sbolognato. Nel libretto dei cent’anni accenna con garbo alle novità di linguaggio e di prassi che gli sono divenute care nei decenni: la necessità di evitare la “aridità affettiva dei sacerdoti” che germina nei seminari, l’urgenza di prepararsi a “cene eucaristiche” senza presidente e ad ampliamenti dell’intercomunione con i fratelli protestanti, a una promozione più fattiva delle donne e dei laici.
    La battuta di spirito e la barzelletta l’hanno aiutato a non prendersi troppo sul serio e a trattenere gli interlocutori da quella tentazione. Quando fu mandato a Ivrea, costretto a lasciare la fucina bolognese nella quale si era formato, disse che l’avevano “sbolognato”. Accusato per tutta la vita di essere un vescovo rosso amabilmente commentava che “non era di sinistra ma mancino”. Dei vescovi chiamati negli anni alla presidenza di Pax Christi, accomunati tutti da cognomi che iniziano con la lettera B (Bettazzi, Bello, Bona, Bregantini), diceva: “Siamo vescovi di serie B”.
    Con la sua biografia Alberto Chiara ha suggerito alla CEI di chiedere a Bettazzi “di intercedere presso Dio per la riuscita dei lavori sinodali” e di metterlo a “patrono delle assemblee prossime venture e delle riforme necessarie all’interno delle comunità dei credenti”: l’afferma a pagina 11. Mi azzardo a dire che sarebbe giusto ma che non succederà. Per il nostro episcopato il vescovo Bettazzi è figura troppo poco in regola con il protocollo ecclesiastico. Così come sregolato appare ai nostri Papa Francesco.

    https://ilregno.it/attualita/2024/16/il-vescovo-bettazzi-luigi-accattoli

    10 Ottobre, 2024 - 21:43

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