“Il vento nei capelli”: è una scritta a grandi pennellate rosse che ho letto su un muro al lato destro della strada che scende dal santuario di Montallegro a Rapallo. Non dice altro: che ottenga mai quel vento, come lo prendano i capelli. Ho immaginato che lo scrivente fosse di memoria breve e giunto alla fine di quella riga tanto impegnativa più non ricordasse il resto dell’antifona.
Il vento nei capelli e nulla più
18 Comments
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Nel caso di Sansone, il vento (lo Spirito) tra i capelli, dona la forza.
L’unico commento che posso fare è che questo è un decasillabo, a meno che non si introduca una dieresi tra i ed e, e allora diventa endecasillabo.
E chi i capelli non ce li ha? Questa scritta è discriminatoria.
No Antonella – se non ci sono i capelli abbiamo il vento sulla roccia – e i poeti conoscono quei due:
Il vento continuò a soffiare
E la roccia a trasalire
Innamorati
persi e diversi
Il vento e la roccia
Continuano a suonare
http://www.succedesoloabologna.it/pdf/Eugenio%20Caccamo.pdf
Il vento nei capelli, quando te li scompiglia tutti, è inebriante…però…ho paura del vento. C’è un mistero in lui che terrorizza: quando è impetuoso e smuove gli oggetti e ti senti in balia di una forza oscura, maligna…fa paura il vento..
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello. Uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia?
(1Re 19,11-13)
La brezza leggera: è la carezza di Dio, di Gesù. Quando sono triste, amareggiata lo cerco, lo invoco ed ecco, anche se c’è estrema bonaccia e non si muove foglia, mi arriva leggero lo sbruffetto sulla guancia sorrido e dico, felice: ecco, ci sei, sei Tu…
E’ una presenza forte, viva, non una mera suggestione. L’ho sperimentata tante, più e più volte e, la gioia di sapermi amata, accarezzata, ascolata, consolata è talmente grande che il cuore potrebbe uscire dal petto e comprendo, allora, perché Elia si coprì il volto e Mosì si tolse i sandali. In quei momenti mi limito a pregare affinchè mi riveli il senso del mio essere qui, al mondo, in questo luogo e non altrove perché, nulla ci è dato comprendere da noi stessi. La consapevolezza che tutto il nostro percorso, segnato dagli eventi spesso tragici, di privazioni talvolta, di progetti interrotti, di sacrificio faccia parte di un piano, di una Volontà, la Sua, che non ci è dato comprendere. Nessuna intelligenza per quanto brillante, nessuna intuizione foss’anche la più penetrante ci potrebbe svelare il mistero della Volontà di Dio se non per Grazia e accettarLa, con tutto il cuore.
Allora, tutto comprendiamo per rivelazione, per Grazia.
“Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli…”…e ritorna il tema della pietra, della roccia sulla quale Gesù edifica la Sua Chiesa e noi, ciascuno di noi, in Essa…
Quindi la testa di chi non ha capelli è una roccia? Di male in peggio!
Oggi mi sento molto spiritosa perché ieri è piovuto.
Ma un decasillabo che termina in parola tronca non dovrebbe avere nove sillabe?
Sì, è vero, mi sfuggiva qualcosa. Quindi è un endecasillabo.
belli anche i due versi rimati, sul vento, di Mario Luzi…
Il vento sparso luccica tra i fumi
della pianura, il monte ride raro
illuminandosi, escono barlumi
dall’acqua, quale messaggio più caro?
La migliore descrizione in musica de “il vento nei i capelli”:
Antonio Vivaldi “La tempesta di mare ”
https://www.youtube.com/watch?v=EKxohZRSL1g
a meno che non si preferisca Debussy” Le vent dans la plaine” ( per me sono pari merito nel descrivere il vento)
https://www.youtube.com/watch?v=1N5fvYejvXk
Stupendi entrambi. ..
Antonella Lignani e Leonardo Lugaresi: l’endecasillabo tronco ha dieci sillabe. L’undicesima è data o simulata dal troncamento. Dante: “fino a Governol dove cade in Po” (Inferno XX, 78).
Giusto. Non mi sono serviti a niente neanche i ripassi fatti in oratorio.
Sul vento nei capelli tutti hanno scritto di tutto e di più.