Il samaritano non chiede fin dove arrivino i suoi doveri di solidarietà e nemmeno quali siano i meriti necessari per la vita eterna. Accade qualcos’altro: gli si spezza il cuore; il Vangelo usa la parola che in ebraico indicava in origine il grembo materno e la dedizione materna. Vedere l’uomo in quelle condizioni lo prende «nelle viscere», nel profondo dell’anima. «Ne ebbe compassione», traduciamo oggi indebolendo l’originaria vivacità del testo. In virtù del lampo di misericordia che colpisce la sua anima diviene lui stesso il prossimo, andando oltre ogni interrogativo e ogni pericolo. E’ un brano del commento di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI alla parabola del samaritano contenuto nel primo volume del “Gesù di Nazaret” (Rizzoli 2007, alle pagine 231ss). Nel primo commento dico perchè lo riprendo, nei seguenti riporto altri brani.
Il samaritano di Papa Benedetto
55 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Invito a leggere Ratzinger. Qui nel blog s’è discusso – nei commenti al post del 25 agosto “Per Ada Gobetti” – della parabola del samaritano e con mia meraviglia nessuno ha fatto riferimento al magistrale commento di Papa Ratzinger nel “Gesù di Nazaret”. L’ho riletto e ho deciso di riportarne alcuni passi come invito a leggerlo per intero. Non sono mosso da intenzioni polemiche. Fornisco un elemento di conoscenza a chi non l’ha presente.
Io devo diventare il prossimo. Pertanto qui la domanda è mutata: non si tratta più di stabilire chi tra gli altri sia il mio prossimo o chi non lo sia. Si tratta di me stesso. Io devo diventare il prossimo, così l’altro conta per me come «me stesso». Queste parole sono alla pagina 234 e seguono quelle riportate nel post.
I samaritani non erano prossimi. Era dato per scontato che i samaritani, che a Gerusalemme, pochi anni prima (tra il 6 e il 9 dopo Cristo) avevano contaminato la piazza del tempio proprio nei giorni della Pasqua spargendovi ossa umane (Jeremias, p. 171), non erano «prossimi». Pagina 232.
Lasciarsi turbare. Se la domanda fosse stata: «È anche il samaritano mio prossimo?», allora nella situazione data la risposta sarebbe stata un «no» piuttosto netto. Ma ecco, Gesù capovolge la questione: il samaritano, il forestiero, si fa egli stesso prossimo e mi mostra che io, a partire dal mio intimo, devo imparare l’essere-prossimo e che porto già dentro di me la risposta. Devo diventare una persona che ama, una persona il cui cuore è aperto per lasciarsi turbare di fronte al bisogno dell’altro. Allora trovo il mio prossimo, o meglio: è lui a trovarmi. Pagina 234.
Nuova universalità. Una cosa è evidente: si manifesta una nuova universalità, che poggia sul fatto che io intimamente già divengo fratello di tutti quelli che incontro e che hanno bisogno del mio aiuto. Pagina 235.
L’Africa prossima a noi. L’attualità della parabola è ovvia. Se la applichiamo alle dimensioni della società globalizzata, vediamo come le popolazioni dell’Africa che si trovano derubate e saccheggiate ci riguardano da vicino. Allora vediamo quanto esse siano «prossime» a noi; vediamo che anche il nostro stile di vita, la storia in cui siamo coinvolti li ha spogliati e continua a spogliarli. Pagina 235.
Il rischio della bontà. Dobbiamo, a partire dal nostro intimo, imparare di nuovo il rischio della bontà; ne siamo capaci solo se diventiamo noi stessi interiormente «buoni», se siamo interiormente «prossimi» e se abbiamo poi anche lo sguardo capace di individuare quale tipo di servizio, nel nostro ambiente e nel raggio più esteso della nostra vita, è richiesto, ci è possibile e quindi ci è anche dato per incarico. Pagina 236.
Grazie Luigi e forza Ratzinger.
Grazie 1000 LUIGI
Era ora che ti facessi sentire, Luigi.
“Lasciarsi turbare” e “universalità” sono i capisaldi del messaggio del Cristo, e c’ è da meravigliarsi che certi cristiani trovino cavilli per svicolare e fare strani discorsi che capovolgono i principi basilari della nostra religione.
Ratzinger lo ha scritto in modo magnifico, ma il più umile dei preti lo saprebbe dire in maniera altrettanto efficace.
Ah, siamo tornati all’insegnamento di papa Benedetto? Bene: se la discussione a cui Luigi accenna fosse servita almeno a questo, ne sarebbe valsa la pena.
Suggerirei anzi di continuare a riprendere il magistero di papa Ratzinger anche in altre occasioni.
(Forse è superfluo che dica che le parole riportate le condivido senza alcuna difficoltà, ma non vorrei lasciare in dubbio le mie predilette).
Grazie, Luigi: VIVA IL PAPA EMERITO !
Buon fine – settimana a tutti.
Roberto 55
Dice che condivide senza difficoltà le parole riportate.
Ho idea che non abbia capito che Ratzinger e Langone sono persone diverse e hanno un linguaggio completamente differente.
La confusione è grande nella testa di certe persone e le buffonate vanno di moda.
Certamente in questo pianerottolo prossimo è l’autore e chi commenta, e certamente prossimo è anche colui che senza partecipare attivamente passa di qui e legge.
Allora, prima di commuoverci per quello che succede a decine di migliaia di chilometri di distanza, non sarebbe cattiva cosa cominciare col praticare la carità reciproca in questo luogo virtuale.
E pur non avendo letto nulla riguardo al come vivere la carità all’interno di un blog, credo che evitare la denigrazione, lo spregio, e il futile battibecco sarebbe il minimo; si dovrebbe partire da lì. E considerato che non sta scritto da nessuna parte che sia sempre e comunque necessario replicare, specie quando la replica assume toni rissosi e offensivo, credo che una buona forma di carità sia il silenzio.
Devo dire che ci sono persone in questo pianerottolo che sanno eccellere in quest’arte; e cito a titolo di esempio Antonella, una maestra nel misurare le parole, e apparire solo quando il suo è contributo è positivo e utile. Brava! Un ottimo esempio.
Franti vedo che ti piace continuare a comportarti come un bambino dell’asilo, contento tu…
Grazie Luigi e lunga vita a Papa Benedetto – Joseph Ratzinger!
“… la carità all’interno di un blog, credo che evitare la denigrazione, lo spregio, e il futile battibecco sarebbe il minimo; si dovrebbe partire da lì.”
Mi fa molto piacere vedere che la lezioncina sulla carità venga fatta da una persona che della denigrazione e dello spregio e del futile battibecco era maestra, soprattutto nei confronti di una persona che era fumo nei suoi limpidi occhi.
Se riportassi tutte le frasi scritte ( e potrei farlo) per denigrare tale persona, credo che dovrebbe arrossirne parecchio. Ma forse no, non ci riuscirebbe.
Allora, mi limito ad osservare che certe persone farebbero meglio, prima di dare lezioni di “carità” che però è solo buonismo, su come ci si deve comportare in un blog, a riflettere molto bene su di sé e sul proprio comportamento anche passato. Altrimenti le loro parole suonerebbero come sfacciata spudoratezza.
D’altro canto, il blog–tutti i blog– sono siti per il confronto delle idee, le quali il più delle volte sono in contrasto, per cui è facile che il confronto diventi scontro, soprattutto quando qualcuno,rifugiandosi nell’anonimato, approfitta per dire cavolate di vario genere, spesso indirizzate ad hoc, ovvero contro persone che per i più diversi motivi risultano antipatiche o altro. Generalmente risulta antipatico chi non condivide le proprie idee e chi non ti ossequia per quel che dici. Per alcuni, i più vanitosi, questo è addirittura un’ offesa mortale.
Questa è la realtà vera verissima.
Le discussioni sono sempre molto vivaci; il termine stesso, nel suo etimo,lo dice.
Sarebbe bene–va da sé– non approdare all’insulto e alla cafonaggine, ma purtroppo certe persone sono attratte dalla villania, come le mosche dal miele.
Indignarsi poi per il “futile battibecco” (ohibò!) che niente ha a che fare con la volgarità, vuol dire semplicemente affermare delle banalità inconsistenti, posto che anche nel mondo reale i battibecchi sono all’ordine del giorno in ogni campo.
Per chi vuole leggere discorsi solo seri, o seriosi, ci sono siti nel web che fanno al caso loro. E non sono certamente i blog. Ché se i blog vivessero solo di silenzi o di qualche sparuto intervento, cesserebbe la loro finalità di spazio in cui mettere a confronto, in modo costruttivo, idee diverse.
Il blog sarebbe uno spazio riservato solo ai post di chi lo ha voluto creare, e forse sarebbe mono-tono o di scarso interesse.
Mi scuserà, la signora Elsa, per la “lenzuolata”, o la vedrà, ancora una volta, come fumo negli occhi?
Quando ripetere non giova:
“L’inferno è ripetizione, è il continuo ripetere le stesse dinamiche. Nell’inferno di Dante perlomeno i dannati sapevano il motivo del supplizio, mentre nell’inferno dell’automatismo tutto si ripete come se ogni volta fosse
la prima. L’inferno vero è dunque la continua ripetizione senza averne memoria”
Vedi, Luigi, come era unitivo papa Ratzinger nei cuori dei semplici fedeli!
Se, invece di combatterlo, lo avessero aiutato quei puzzoni di cardinali e di vescovi che lo hanno portato a dimettersi, come sarebbe stato meglio per la chiesa!
Non avremmo un papa così divisivo come l’attuale, forse qualche passo avanti nel recupero della liturgia (e quindi della fede!) sarebbe stato fatto, e il buon cardinal Bergoglio, ormai arcivescovo emerito di Buenos Aires, sarebbe libero di fare del gran bene nelle periferie della sua città.
Comunque, va bene anche così: quel che Dio permette è sempre per la nostra correzione, e dunque per il nostro bene. Accettiamolo di buon grado.
INVITO A LEGGERE RATZINGER.
Poiche’ penso , in buon fede, che tale invito sia esteso a tutto il libro” Gesu’ di Nazaret “di Ratzinger e non solo ai passi citati da Luigi, vi propongo anche io dei passi che mi hanno molto colpito.
dal capitolo “le tentazioni di Gesù” pag .52
“se sei figlio di Dio di’ che questi sassi diventino pane”
Che cosa vi e’ di piu’ tragico che cosa contraddice maggiormente la fede in un Dio buono e la fede in un redentore degli uomini, che la fame ell’umanità? il primo criterio di identificazione del redentore non dovrebbe essere quello di dare il pane e mettere fine alla fame di OGNI uomo?….
il problema dell’alimentazione del mondo e più in generale i “problemi sociali” non sono forse il primo ed unico criterio a cui deve essere commisurata la redenzione? Puo’ qualcuno che non soddisfa questo criterio chiamarsi a buon diritto redentore? il marxismo ha fatto proprio di questo ideale, in modo comprensibilissimo, il cuore della sua promessa di salvezza: avrebbe fatto sì che ogni fame fosse placata e che “il deserto diventasse pane”….
ma gesù risponde al tentatore
“non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”
Laddove questo ordine dei beni non viene rispettato (prima la parola di Dio poi il pane) ma rovesciato non ne consegue più la giustizia, non si bada più all’uomo che soffre, ma si creano dissesto e distruzione anche nei beni materiali. La’ dove Dio è considerato SECONDARIO, che si può momentaneamente o stabilmente mettere da parte per cose più importanti, allora falliscono proprio queste presunte cose più importanti.
non lo dimostra solo l’esito negativo dell’esperienza marxista.
gli aiuti dell’Occidente ai Paesi in via di sviluppo basati su principi puramente tecnico-materiali, che non solo hanno lasciato da parte Dio ma hanno anche allontanato gli uomini da Lui con l’orgoglio della loro saccenteria, hanno fatto del Terzo Mondo il Terzo mondo in senso moderno.
Credevano di poter trasformare le pietre in pane ma hanno dato pietre al posto del pane.
E’ in gioco il primato di Dio. Si tratta di rivonoscerlo come realtà.
Una realtà senza la quale nient’altro può essere buono. Non si può governare la storia con mere strutture sociali e materiali, prescindendo da Dio.
SE IL CUORE DELL’UOMO NON E’ BUONO ALLORA NESSUNA ALTRA COSA PUO’ DIVENTARE BUONA”
(da Gesu’ di Nazaret, pag.52 e seguenti)
Questa secondo me è la differenza tra filantropismo, l’assistenzialismo di tipo moderno, e la carità cristiana.
In Africa ho incontrato tanti filantropi, pochi uomini dal cuore buono.
e anche gli stessi “assistiti” se ne rendono ben conto di quanto poco amore e di quanta vanità ci sia nella maggioranza dei cosiddetti filantropi.
Il dialogo che segue è tratto dalle pagg 118 e 119 in conclusione al commento sulla parabola del Samaritano che si sviluppa da pag 98 a pag 119 del libro di Françoise Dolto
“I vangeli alla luce della psicoanalisi”
La liberazione del desiderio- dialoghi con Gérard Severin
Edizioni et al. Pagg 285.
E’ un libro che consiglio.
Su google si trovano numerosi riferimenti sui due psicoanalisti.
///////////////////////////////////////////////////////////////
Domanda : E’ una storia che va in profondità nei nostril cuori.
Resta comunque vero ciò che lo era già prima di Gesù e lo resterà finché ci saranno uomini: il fatto psicologico che se, in un qualche giorno ? momento, siamo riconosciuti da un essere umano come un essere umano a sua immagine, noi l’amiamo egli è la nostra anima.
Come è anche vero che, incontrando un piccolo, un deprivato, un emarginato e riconoscendolo simile a noi, gli diamo anima amandolo.
Ciò non è smentito dalla parabola del samaritano.
Ma essa va ben oltre.
Domanda: oltre lo specchio, oltre l’anima legata alla nostra identità?
Sì, ben oltre. Ci rivela il regno di Dio, in cui il desiderio non è più legato alla nostra anima da salvare ? da perdere, essa stessa legata al destino del nostro corpo temporale e spaziale e alla sua conoscenza dispersa ? riflessa nello sguardo di un altro in cui osservarci.
Questa parabola ci rivela la verità agente dell’amore, al di là di tutte le apparenze, svincolata sia da ogni sentimento estetico di seduzione (valore del desiderio nel nostro mondo) sia dal piacere-ricompensa ? dal dolore-punizione della colpa (errore del desiderio).
La parabola ci dice che se, umiliati, spogliati, sconfitti nella battaglia della vita e della morte , abbattuti dalla sofferenza avendo perso la faccia a causa nostra ? altrui, e consegnati in una solitaria disperazione alle forze naturali disgreganti della nostra epoca, un altro si riconoscesse nostro simile, ci restituirebbe, con la sua presenza e la sua azione efficace, volto e dignità umana fra gli uomini.
Ebbene, quest’altro, chiunque sia, è il nostro prossimo:amiamolo come noi stessi.
domanda: il che non significa che dobbiamo restare attaccati alla sua persona, nè lui a noi, nè riconoscerci in lui.
Gesù dice: “Va’ e anche tu fà così. Ricordandoci di lui. agiremo verso gli altri per amore verso di lui, come lui ha fatto per noi.
Questi altri, a loro volta, non hanno obblighi nei nostri confronti, perché siamo noi gli obbligati per aver potuto, grazie a loro, agire il nostro amore. Essi, liberi nella loro vita, agiranno a loro volta come noi abbiamo agito nei loro confronti.
E la libertà dei figli di Dio che non conosce più errore né peccato, ma l’amore vivente al di là di tutte le separazioni (fosse anche la morte del corpo), al di là dei valori noti del desiderio, delle sue trappole, dei suoi godimenti condivisi e complici, delle sue prove mutilanti.
Un amore che trascende maschere e specchi, menzogne certezze di questo mondo, per condurci, di esperienza in esperienza, di atto d’amore in atto d’amore, alla sua inconoscibile fonte.
E questo mi sembra, il messaggio rivoluzionario e iniziatico della parabola del buon samaritano
“SE IL CUORE DELL’UOMO NON E’ BUONO ALLORA NESSUNA ALTRA COSA PUO’ DIVENTARE BUONA”
Verissimo. Allora capovolgendo i termini della questione, diciamo che
il cuore dell’uomo buono, cara discepolo, è con Dio anche se la fede in Dio non è espressa.
Se lo metta in testa, mia cara. Il “filantropismo”, che molti cattolici si ostinano a distinguere nettamente dalla carità, è invece una forma di carità, anche se non intesa in senso evangelico. Chi lo esercita ama l’uomo,il suo prossimo, e già questo è essere vicini a Dio anche senza saperlo.
Chi è che ha detto giustamente: se uno non ama l’uomo che vede, non può dire di amare Dio che non vede?
L’amore per Dio passa attraverso l’amore per l’uomo. Quando si seguono il bene e la giustizia, anche senza una esplicita fede religiosa, si è vicini a Dio che, appunto, vuole il bene e la giustizia.
Il filantropismo non è affatto sinonimo di Carità, Marilisa, se lo metta bene in testa! Lei fa sempre lo stesso errore, qe continua imperterrita sulla falsariga.
.Filantropismo e Carità sono cose totalmente diverse. Il primo parte dal basso, il secondo dall’alto!
Nel primo si identificano quelle “pedagogie” sperimentali di stampo illuminista [Philantropinum], tendenti a formare le classi dirigenti affinché -su basi didattiche innovative incentrate sulla prassi- si potesse arrivare al raggiuntimento di una “giustizia sociale” squisitamente laica, e dunque aliena dalla trascendenza, dalla religione, da Dio. Tutti gli orrori della storia prendono l’imput da questa sviscerale fede nell’uomo e nel progresso . Il Trotskysmo, il bolscevismo, il nazismo e tutte le ideologie che hanno il suffisso “ismo”trovano il loro ventre molle nel “filantropismo”di stampo laico.
La Carità, invece, è dono trascendente – conosce immagino, il significato del termine o devo rammentarglielo?- ripeto,se ce ne fosse bisogno: dono TRASCENDENTE, ovvero , che non appartiene a questo eone, non proviene dalla creatura, ma dal Creatore.E’ Dio, il quale , agendo conformemente alla propria perfezione può scegliere di dare o non dare i beni DIVINIZZANTI alla creatura “intellettuale” come tale, in quanto non la capacità intellettiva, o volitiva, è prerogativa per la ricezione di questo Dono, ma la fede ne è il presupposto. Questo vuol dire che la Carità è una Grazia che ci trascende, fino al dono della vita, in obbedienza a Dio, a ciò che Dio chiede, al di la del personale, lodevole, desiderio di fare il bene, che può avere risvolti personali anche inediti, come ad esempio ideologici, politici, o di vuoto esistenziale, o peggio, a fini speculativi : mille possono essere le moptivazioni che inducono al filantropia che dista dalla Carità trascendente/immanente, come la Terra da Plutone
Cristo è morto in croce per obbedienza: la nostra redenzione è frutto di Obbedienza, non di amore “filantropico” per l’umanità…
Io persevero nello stesso errore? Io credo che sia lei, Clodine, a perseverare nell’errore.
Lei mette prima la fede e poi la carità come figlia della fede.
Per me le cose stanno diversamente. Per me prima c’è il bene che è più della fede.
E quando parlo di filantropismo o, meglio,di filantropia, non intendo riferirmi a quella filosofia che ha portato il totalitarismo nel Novecento.
Parlo più modestamente dell’amore dell’uomo, anche non credente o agnostico o di altra religione, nei confronti di altri uomini che si avvertono come altrettanti “sé stessi” che devono avere l’aiuto dei propri simili.
Quando c’è questo sentimento sinceramente avvertito,e senza alcun calcolo, non è l’uomo ad essere in primo piano, ma Dio stesso è nell’uomo, anche se quest’ultimo non ne è consapevole. E a questo punto a mio parere si può parlare anche di carità in senso evangelico.
Per fare del bene non serve la fede, Clodine. Il bene è più grande della fede.
Conosco molte persone non credenti che fanno del bene per amore del prossimo: con sincerità, con umiltà, per spirito di servizio.
Lei direbbe che la carità non c’entra niente con tutto questo? Io invece dico che c’entra molto. In questo senso parlavo, e parlo, di filantropia, termine che certi cattolici hanno in dispregio e contrappongono sdegnosamente alla carità intesa cristianamente.
Legga qui:
“Chi non ama il suo fratello che vede, come potrà amare Dio, che non vede? (1 Gv 4,20). Dunque, chi ama il fratello, ama anche Dio? Inevitabilmente ama Dio, inevitabilmente ama l’amore stesso. Si può forse amare il proprio fratello e non amare l’amore? È inevitabile che ami l’amore. Ma costui ama Dio appunto perché ama l’amore stesso? Proprio così. Amando l’amore, ama Dio. Hai forse dimenticato che poco prima Giovanni ha detto: Dio è amore? Se Dio è amore, chiunque ama l’amore ama Dio. Ama dunque tuo fratello e sta’ sicuro (cfr. 1 Gv 4,8-16). Tu non puoi dire: Amo il fratello ma non amo Dio. Allo stesso modo che menti quando dici: Amo Dio, se non ami il fratello; così ti inganni, quando dici: io amo il fratello, e poi ritieni di non amare Dio. Necessariamente, amando il fratello, ami l’amore stesso. L’amore infatti è Dio; e chi ama il proprio fratello, necessariamente ama Dio. Ma se non ami il fratello che vedi, come puoi amare Dio che non vedi? Perché questi non vede Dio? Perché non possiede l’amore stesso. Perciò non vede Dio, perché appunto non possiede l’amore; e non possiede l’amore perché non ama il fratello; quindi non vede Dio, proprio perché non possiede l’amore. Ma se ha l’amore, vede Dio, perché Dio è amore”
Tutto questo, Clodine, è nel commento di sant’ Agostino alla prima lettera di Giovanni, sermo 7-11.
Delle due l’una: o sono io ad avere le traveggole e a non capirci niente, o è lei a sbagliare.
La prima che ha detto. Ovviamente.
“Ovviamente”…ovviamente che??
Se lei vuol provocare, Franti,le posso pure lasciare il gioco. Ogni pupattolo ha i giochini che più gli piacciono. Ma sappia che con me ha un’arma spuntata perché non riesce neppure a farmi il solletico. Lo giuro, e se non ne è convinto, lo giuro ancora.
Pensi che ho assistito ad una Messa in cui il celebrante,un giovane straordinariamente preparato (che Dio gliene renda merito), ha incentrato tutta l’omelia sull’amore di Dio per noi e sul concetto che Dio è amore amore amore. Non si senta disgustato, Franti. Parlava proprio di quell’amore di cui parla, nel brano che ho citato, il vostro teologo prediletto, Agostino. E che , manco a dirlo, deve diventare il principio basilare della vita degli esseri umani. Altrimenti hai voglia a dire “Signore, Signore”…
Il vostro difettuccio è che per voi viene prima di tutto l’accettazione della dottrina, e solo dopo quello che è il fondamento della vita dell’uomo: il bene da compiere nei confronti di tutti indiscriminatamente. Questo è il vero “sale” della terra: la relazione reciproca, nell’amore e nella giustizia, fra esseri umani interdipendenti. Per questo siamo stati creati. Non l’ha ancora capito, esimio Franti?
L’ho già detto: l’amore per Dio passa necessariamente attraverso quello per l’uomo. Altrimenti è fumo.
Si tratta, allora, di considerare i fatti concreti più importanti della dottrina.
Il bene, come ho già detto, è più della fede, così come la carità è la più grande fra le tre virtù teologali.
Mi ringrazi, Franti, per avere avuto la pazienza di intrattenermi con lei. 🙂
Le cose che dice, Marilsa, sono sempre le stesse: le ho lette, non ne le condivido, anzi, non me ne voglia, ma lei dimostra, ancora una volta, di non conoscere la sacra Scrittura men che meno la dottrina, altrimenti non la disprezzerebbe e tenterebbe di capire..
Dire che l’amore per Dio passi necessariamente per l’uomo è un asserto , non falso, ma riduttivo in prospettiva teologica [perché mi sembra di capire che la relazione è con Dio. E’ di “Dio Amore/Fede, Carità operante-creature” che stiamo parlando, giusto? Non della “onlus novit sulla beneficienza” ].
Allora :
posto che ogni volta ci si soffermi puntualmente sul famoso inno paolino senza andare oltre, né considerare a chi era destinato , ebbene, se non si dilata l’orizzonte all’intero Vangelo non si rende testimonianza alla Verità e si diventa criceti attorno alla ruota ripetendo le stesse cose ad nauseam.
Dire che la Carità/proviene da Dio sembrerebbe quasi che l’Amore fluisca per automatismo a tutti gli uomini in quanto “creati”, per cui tutti sono abilitati ad amare, a fare il bene, a praticare opere di Carità. Certo, è vero, potenzialmente è così.
Purtroppo….
…. c’è una cosuccia affatto di poco conto che lei, evidentemente tralascia di considerare: non pensa, Marilisa, che il cuore dell’uomo non è poi così un giglio?
Non considera, che , forse, siamo tutti feriti, nessuno escluso, da un qualcosa di cui non riesciamo a liberarsi che si chiama “peccato”?
Lei asserisce di essere senza peccato? Brava, contenta per lei.
Siccome io non sono bugiarda dico che sono peccatrice, mancante, incapace, e dico anche, se sono onesta, che devo ingaggiare per l’intera vita fino alla fine una lotta continua con le potenze oscura del maligno , che frantumano, inquinano anche i cuori più saldi. Per questo anche la Carità, la dedizione agli altri che tento disperatamente può subire l’insulto di un moto interiore, per cui basta solo un guizzo di compiacimento personale a rendere vana questa mia offerta d’amore, vanificandola?
Il peccato insito nel cuore dell’uomo è “l’unico fatto concreto” che io conosca, cara Marilisa.
C’è da sottolineare -e questo si che è fondamentale- che l’Amore/Carità proveniente da Dio , certo, ma non resta nell’etere tipo ectoplasma per ricaderci addosso come i coriandoli a carnevale, ma segue un preciso dinamismo: da Dio proviene, in Cristo s’incarna e da Lui passa a noi – necessariamente per quella unica Via – sotto forma di un comandamento nuovo, non ce ne sono altre….
Per cui, se si vuole tentare un approccio serio al tema “Carità” vediamo cosa dice il Vangelo di Giovanni al cap 13-17,ad esempio, quando Pietro tenta un rifiuto al lavaggio dei piedi in quanto indegno: “Se non ti laverò non avrai niente da spartire con me”, questa è la risposta del Signore, e mi sembra chiara….
Ma è nella lettera che il concetto di Carità raggiunge il suo livello più profondo e non solo smantella tutte le certezze legate all’esser “buoni” sic ma supera anche quelle di “giustizia”-“Grazia”e “Misericordia.
Intanto, come già detto, in questo contesto la Carità si traduce in forma d’amore filiale che corrisponde all’obbedienza, ma non solo: altri due atteggiamenti del Cristo saranno emblematici: la fede, quale spinta che produce, include, anzi, “ingloba” l’ amore in un tutt’uno con Lui tanto da dire:” IL Padre vi ama perché MI avete amato”;
Giovanni 16-27
Qui, più che mai, si evince come la fede personale in Cristo trovi pienezza nell’Amore/Carità . Solo attraverso LUi, per quanto miserabili e portatori di un amore imperfetto, riusciremo a trovare Grazia agli occhi di Dio.
Perciò, Marilisa, senza fede non c’è alcuna speranza di beni futuri, parafrasanso san Paolo potremmo anche dare il nostro corpo alle fiamme per il prossimo, senza la Carità a nulla serve”.
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi CRISTO sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la CRISTO
non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi CRISTO, niente mi giova.
CRISTO è paziente, è benigna la CRISTO
non è invidioso non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
GESU’ CRISTO non avrà mai fine
Una piccola aggiunta, a margine: la fortissima accentuazione di san Paolo sulla fede, a discapito dell’amore, considerevole: Fede [pistis) è presente 138 volte negli scritti paolini, rispetto ad amore (agape) 78 volte.
Idem per il verbo “credere” [pisteuo] e amare [agapao]…
Mamma mia!
Qui non basta Alka seltzer nè Gaviscon, nè Maalox, forse si risolve con Mr. Muscolo.
Ed è solo una piccola parte. Per quanto mi riguarda si potrebbe continuare ad oltranza. Ma so che per lei, come per altri, lo stesso Vangelo risulta un “pippone”, lo si può constatare dagli sgorbi che escono dai polpastrelli di persone come lei-
Faccia come crede Nino…c’è anche il “niagara” -soda caustica ad effetto immediato- si accomodi, le assicuro che non farebbe un soldo di danno se ne sorseggiasse un tantino.
tra l’altro, fossi in lei Nino, prima di fare le pulci alla sottoscritta -per quanto glie lo dico francamente, mi scuce un ricco baffo- mi andrei a rivedere la lenzuolata del 30 agosto 2014 @ 19:44 , la quale, oltre che del gastroenterologo richiede l’ausilio del traduttore per capire cosa quell’affastellato di pensieri gettati così, alla rinfusa, senza capo né coda possano voler dire…E si permette il lusso di venire a togliere la pagliuzza dal mio occhio, o dagli occhi altrui.
Mi spieghi cosa voleva dire , ad esempio:
“Gesù dice: “Va’ e anche tu fà così. Ricordandoci di lui. agiremo verso gli altri per amore verso di lui, come lui ha fatto per noi.
Questi altri, a loro volta, non hanno obblighi nei nostri confronti, perché siamo noi gli obbligati per aver potuto, grazie a loro, agire il nostro amore. Essi, liberi nella loro vita, agiranno a loro volta come noi abbiamo agito nei loro confronti.”
Francamente…fossi in lei, me ne guarderei bene dal ridicolizzare gli interventi di chicchessia, non se lo può proprio permettere. Si fidi.
Clodine, lei dice a me di ripetere sempre le stesse cose. Ma lei che fa, scusi? Anche lei si ripete “ad nauseam”. Dovrei, secondo lei, assentire a quel che lei continuamente ripete senza convincermi?
A parte il fatto che io non disprezzo affatto la dottrina, dico che fare concretamente il bene è ben più del conoscere la dottrina, e il bene autentico lo fanno, a volte o spesso, anche quelli–e sono i più– che non conoscono la dottrina. E questo è un grande merito agli occhi di Dio.
Altrimenti dovrei pensare che sono ben pochi quelli che si salverebbero.Ma io–lei lo sa– non sono di questo avviso, perché sono convinta che anche quelli che non conoscono il Cristo e non conoscono la dottrina, siano destinati alla salvezza. Dio solo può giudicare chi e come va salvato, a prescindere dalla nostra religione o da altre.
Che il peccato sia nell’uomo è un dato di fatto. La creatura umana non può essere perfetta, e dunque senza difetto, non identificandosi con Colui che l’ha creata. Qui però stiamo andando verso un altro tema, come lei può vedere. Un tema scottante e complesso che meriterebbe un lungo discorso.
Premesso che io non mi considero per niente un cherubino senza peccati, credo che sia molto vero che Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia.
E potrei continuare, ma credo sia tempo perso. Perché se uno ha le sue idee fisse, nessuno può illudersi di fargliele cambiare.
E poi non è questo il luogo giusto per addentrarsi nei meandri teologici.
Una cosa però è certissima: anche i teologi non sono concordi fra loro e mostrano convincimenti diversi.
“Ma so che per lei, come per altri, lo stesso Vangelo risulta un “pippone”, lo si può constatare dagli sgorbi che escono dai polpastrelli di persone come lei-”
Queste parole, signora Clodine, le riservi a se stessa. Soprattutto quando parla di “sgorbi”.
Non abbia la presunzione di dare lezioni a chi non è sulla sua stessa linea. Provi a pensare, almeno una volta, che anche il più umile dei non-dottrinati potrebbe dare lezioni molto efficaci a lei, a me e a tanti altri. A volte basta una parola del più ignorante degli uomini per farti aprire gli occhi.
Non lo ha mai constatato? Io sì.
Guardi che c’è molto ben poco da discorrere, e le chiacchiere stanno a zero : La Carità procedente dalla fede in Cristo salva , è quando nell’altro vi scorgi i tratti del Signore che si attiva la fede, come un fiore che spande la sua fragranza la quale non esisterebbe slegata dalla corolla -[i giudei non riconobbero il Signore perché non amavano veramente neppure Dio, e lo rifiutarono]
Ma se vuole , glie lo dico papale papale: stesse identiche cose con un semplice aneddoto.
eEbbi la fortuna di condivide molti anni della mia fonciulleza e adolescenza con una suora, la quale figlia spirituale di Padre Pio era con questo grande santo in continua vicinanza essendo stata da Lui battezzata ecc.
Si era nell’immediato dopoguerra, e lei era postulante presso un famoso orfanotrofio di Roma. Una tra le operatrici più amate, apprezzate per via del suo prodigarsi in quell’Opera alla quale dedicava anima e corpo con iniziative di raccolta fondi tanto che consegnare quanto ereditato dalla ricca famiglia in favore dell’infanzia abbandonata. Sentendo che suor Maria [ora tra le braccia del Padre] stava recandosi in San Giovanni Rotondo e per di più incuriosita dalla fama crescente del frate con le stimmate volle andare per conoscerlo e trarre da Lui forza et ogni altro bene spirituale.
Non appena il frate la vede [testuali, avendo ascoltato questo aneddoto non si sa quante volte] la guarda, e le fa “Alt” con la mano frenandogli il braccio. Poi, con un cipiglio severe l’allontana da lui impedendole di toccarlo. La Donna se tornò a Roma sdegnata, riufitando la confessione, e ponendo inimicizia tra lei e il Santo. “Padre Pio aveva scrutato bene il suo cuore”, mi ripeteva la suora…che stupore! un simile trattamento, chi l’avrebbe mnai detto!?
Aveva dato tutto, ma non possedeva la carità, quella che salva…
Lei può pensare e credere ciò che vuole, a me, poco interessa.
Pace e bene
P.S
per me i Vangeli, sono pane quotidiano, un pippone saranno per lei, e lo si evince da quello che dice!
Anzi, le do un consiglio: anziché perdere tempo a confutare con me, perché io conto molto poco, vada a leggersi le lettere di
San Paolo ai Galati 5,6 –
prima ai Cor 13,2-
Oppure:
Gv 13; 34-35 ; 16-19
Ma il binomio Fede/Carità è molto presente anche in :
Efesini 1,15; 3,17; 6,23; 4,13-15
Vuole che continui? l’accontento:
2T 1,3;3,6 -ma anche prima a Timoteo 1,5 e 2T 1,13 e 3,1,5
Vada, legga il Vangelo…non parli con me…se non la convice neppure Cristo, si figuri se posso farlo io… ci mancherebbe!
E il Signore cosa ne avrà fatto, di questa “operatrice amata e apprezzata” che aveva dato tutto? Tu lo sai, Clodine? Avrà dato retta a Padre Pio?
No! Odiò Padre Pio per quel trattamento: non ne volle mai più sapere, punta nell’orgoglio.
Sai che non lo so che ne ha fatto il Signore della sua anima, nicoletta!?. Questo aneddoto mi restò impresso: tanta pena e angoscia unita all’ansia di sapere, e ai dubbi: cos’è veramente la Carità; perché San padre Pio l’allontanò così malamente.
A domanda Suor Maria rispondeva :” tanto zelo, ma poco Signore. A volte, ci si adopera in opere di carità con l’ardente desiderio di fare il bene, ma in fondo vi alberga un sentimento mercenario. Talvolta, ci si prodiga per il Regno, e si dimentica il Signore del regno!”.
Un caro saluto, nicoletta.
Per carità di Dio! Restiamo nelle nostre idee e non parliamone più.
Fra l’altro, a me padre Pio, o se preferisce san Pio non ha mai destato particolare simpatia. Proprio per il suo voler giudicare a colpo d’occhio chi gli stava di fronte. Qualcuno potrebbe dire che era mosso da Dio stesso nel fare così, ma la cosa non mi convince affatto.
Nessuno (nessuno!) può ergersi a Dio.
Se qualcuno ritiene di poter fare il giudice spirituale rispetto ad un’altra persona, sbaglia. E nel dubbio dovrebbe assolvere.
Non ho la presunzione di essere nel giusto, ma così è per come vedo io le cose. Ognuno è responsabile di fronte alla propria coscienza e a Dio stesso.
Quando sarà di fronte all’Eterno, si comporranno con naturalezza le tessere
di quel grande mosaico che è stata la vita. Ne sono convinta.
Lei è convinta di troppe cose, Marilisa, mentre io al contrario , evito di essere posseduta dalle “mie” convizioni e opto sempre per l’approfondimento, per l’esplorazione . Ciò che lei pensa di San Padre Pio, a me personalmente non interessa. Io ne sento parlare da quando avevo 5 anni, ed era vivente, e di lui posso raccontare miracoli inediti e inauditi, perciò per me è un grande Santo, tra i più grandi …e se lei avesse un minimo di sacro timore e di rispetto eviterebbe certe considerazioni: comunque, le suggerirei di “giocare con i fanti, e lasciar stare in Santi”…Poi, faccia come crede.
Del resto, non mi stupiscono le sue aberrazioni… sarei rimasta sgomenta del contrario.
Pace e bene
Proprio così, cara Clodine, non ne sappiamo nulla…
Ti abbraccio.
“comunque, le suggerirei di “giocare con i fanti, e lasciar stare in Santi…
Del resto, non mi stupiscono le sue aberrazioni… sarei rimasta sgomenta del contrario.”
Io sono convinta di quel che mi convince, altrettanto quanto lei.
E lei non può nemmeno immaginare quanto io ami approfondire.
È proprio il dubbio che mi spinge ad approfondire, senza prendere alcunché come acquisito una volta per tutte.
Al contrario di lei, Clodine, che è invece sicurissima di quel che ha appreso dagli anni della sua fanciullezza e confermato successivamente.
Ma proprio in tema di fede religiosa e di Dio le cose non vanno così. L’ho detto altre volte. La fede e la ricerca di Dio esigono un cammino continuo, che, per chi cerca di avvicinarsi alla verità, è lungo quanto una vita.
Chi crede di avere raggiunto il punto fermo, a mio parere sbaglia; anzi, preferisce, per comodità, non mettere in discussione niente di quanto appreso. E spesso quel che ha appreso, è, ahimè, sbagliatissimo.
Ma se lei è appagata dalla sua fede e non sente il bisogno di confermarla attraverso un processo di continua ricerca, va bene così; l’importante è che non pretenda che tutti siano allineati sulle sue posizioni fermissime e indubitabili, giudicando “aberrazioni” quelle che sono le idee pur confutabili degli altri.
Questo in casa mia si chiama “essere presuntuosi” .
Inoltre, io non gioco con i fanti né con nessuno, e dico dei santi, o di un santo in particolare, quel che penso, in tutta libertà.
Vorrei che mi fosse permesso di dire ciò che voglio senza essere giudicata da nessuno. Non chiedo molto, mi pare.
Del resto, altre volte ho detto che mi rendo perfettamente conto che quelle che lei, Clodine, benevolmente definisce “le mie aberrazioni”, mi fanno considerare da alcuni o da molti di voi una specie di eretica. La qual cosa non mi stupisce né mi offende. Sono in ottima compagnia.
Quindi, finiamola qui.
-(i giudei non riconobbero il Signore perché non amavano veramente neppure Dio, e lo rifiutarono)
Che i giudei nion riconobbero il Signore è vero solo parzialmente.
Quelli che lo riconobbero, furono infatti giudei, e senza quei giudei, oggi non esiteremmo né noi, né il Cristianesimo. Senza i giudei, per la precisione, non esiterebbe nemmeno Cristo, l'” ebreo Gesù di Nazareth, per dirla con GPII.
Il quale non solo chiarì definitivamente quello che resta come un punto di non ritorno , che i giudei sono i nostri fratelli maggiori nella fede, ma si preoccupò di rimarcare piu’ e piu’ volte che il essi NON sono stati, ma SONO TUTTORA il popolo della Alleanza.
Come si fa a dire che non amassero veramente Dio?,Di piu’, che non lo amino da allora e tuttora?
@ Clodine
Quella che definisce la “lenzuolata” del 30 agosto 2014 @ 19:44
Voleva essere molto semplicemente un modesto contributo
al fitto scambio sull’interpretazione della parabola del samaritano
che avevo ripreso dal libro della Dolto e che con grande fatica ho dovuto
prima fotografare poi scansire da formato immagine e quindi trasformare con OCR in formato testo.
La riflessione della Dolto per questa parabola, come avevo segnalato, è contenuta in 20 pagine.
Sarebbe stato interessante riportare il testo completo, ma per educazione ho evitato.
Così ho riportato le conclusioni che tuttavia mi sembravano materia interessante da offrire alla riflessione dei blogger.
Non ho commentato nè le conclusioni né partecipato allo scambio.
Ma quello della Dolto, avendo letto tutto il suo splendido libro mi ha dato nuove chiavi di lettura del Vangelo.
Chiavi del tutto innovative e stimolanti, tanto da pubblicizzare il libro.
Ciò detto, a proposito di “lenzuolate”, non la intrattengo oltre per non interrompere la sua fiorente, fluida e autorevole produzione, letteraria di critica ed esegesi biblica.
“Chiavi del tutto innovative e stimolanti,…”(Nino)
Appunto, è così. Non ci si deve fermare alle solite cognizioni teologiche di un passato lontanissimo. I contenuti della fede vanno continuamente reinterpretati: con onestà, con razionalità, con un lavoro critico. Lo scopo è quello di avvicinarsi sempre di più alla verità man mano che l’Umanità cammina verso quel tempo in cui Dio sarà finalmente “Tutto in tutti”. Perchè il discorso su Dio alla fin fine è un discorso sulla Verità.
Ho letto libri di autori moderni, cattolici dichiarati e osservanti, che anche io, come Nino, ho trovato “innovativi e stimolanti”.
È evidente che coloro che stanno saldamente radicati al principio che bisogna ( si deve!!) essere fedeli all’autorità che addita sempre un passato sempre più passato, non potranno mai approvare che si ascoltino queste voci nuove. Anzi, ne rimangono scandalizzati come se si trattasse di una colpa grave.
Sentono parole del card. Martini e storcono la bocca, sentono certe parole di papa Bergoglio e ne restano inorriditi, sentono Enzo Bianchi e “Dio ce ne guardi”. Tutta paglia per loro.
Sbagliano. Quante parole belle e consolanti e vere ho sentito da loro.
Si diventa maturi nella fede ascoltando tutti quelli che propongono con onestà intellettuale e serenamente il loro pensiero su Dio, su Gesù, sulle religioni diverse e sul mondo intero nella sua evoluzione. Ascoltando, dicevo, e riflettendo.
C’è ancora tanto da imparare. Non si finisce mai.
Ma se si resta fermi ai soliti teologi, che fra l’altro a volte hanno sbagliato ( è così) e si sono perfino contraddetti, la luce della verità si affievolisce.
Molte volte è “innovativo e stimolante” solo ciò che piace, senza troppi scrupoli sulla ricerca della Verità.
Ciascuno faccia il suo cammino, ma accetti con umiltà anche il richiamo al Magistero della Chiesa, che resta comunque l’unico riferimento, l’unico faro luminoso nella burrasca o nelle notti nebbiose.
Innovativo e stimolante fino ad un certo punto.
Non ho letto il libro della Dolto ma il legame tra cristianesimo e psicanalisi e’ datato.
Io ad esempio ho questo:
http://www.queriniana.it/libro/gesu-psicoterapeuta/687
E in genere da ragazza andava molto questo genere.
(Un mio amico sacerdote mi consiglio anche Carl Rogers)
“Stimolante e innovativo” è tutto ciò che ti fa vedere orizzonti nuovi che altri non vedevano o non riuscivano a vedere. Forse anche perché per loro natura restringevano il campo alla loro mente indirizzata verso uno specifico obiettivo.
Mentre Dio indirizza la sua luce su ogni angolo, la cui visione è, per forza di cose, preclusa ad un solo ed unico soggetto.
Altri vedono quello che uno solo non può vedere.
Molto interessante questo discorso:
http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/santmarta/Pagine/santa-marta-lo-spirito-santo-non-la-laurea-da-identita-al-cristiano.aspx
C’è un passaggio che trova pieno riscontro in alcune mie parole dette ieri:
“il più umile dei non-dottrinati potrebbe dare lezioni molto efficaci a lei, a me e a tanti altri. A volte basta una parola del più ignorante degli uomini per farti aprire gli occhi.”
Io capisco cosa vuole dire Papa Francesco però questo antii intellettualismo è anche un po’ anticonciliare.
Cioè fa il paio con Discepolo che se la prende con la Nouvelle Theologie.
Fortuna che in altri ambiti ha chiarito meglio il suo pensiero.
Voglio dire o si fa l’elogio di Dolto Martini Bianchi o la si butta sulla santa ignoranza (un po’ pericolosa a mio modo di vedere).
Il Papa richiama all’umiltà e alla non prevaricazione anche nel sapere. (la sapienza può essere una forma di ricchezza che allontana dagli ultimi).
Che è un po’ diverso.
Il Papa è stato di una chiarezza ESEMPLARE.
La sapienza è un dono che non deve essere considerato esclusivo degli intellettuali, o intellettualoidi, e dei teologi di professione.
“Ignoranza” è un termine ambiguo. Può essere usato in una accezione negativa (che è quella più frequentata), per umiliare gli altri, oppure nel senso etimologico di non essere a conoscenza di qualcosa.
In questo senso l’ho usato io, e chi l’ha inteso in altro senso, peggio per lui.
Quando il Papa dice: “E tante volte, tante volte noi troviamo fra i nostri fedeli, vecchiette semplici che forse non hanno finito le elementari, ma che ti parlano delle cose meglio di un teologo, perché hanno lo Spirito di Cristo”, è chiaro che parla di chi non conosce documenti elaborati dai sapientoni (così definiti secondo le categorie umane), e tuttavia dice cose giuste e vere perché ispirato, senza saperlo, dallo Spirito che attinge dal Dio della vita.
Del resto, basta pensare a Gesù stesso che stupiva per la sua “sapienza” , essendo il figlio di un semplice carpentiere. Il che era come dire che veniva considerato un “nessuno” o quasi.
Va bene però negli anni passati questo era il cavallo di battaglia dei tradizionalisti che avrebbero messo al rogo tutti i teologi . (Basta leggere De Mattei per vedere cosa pensa di Rahner e di altri teologi conciliari).
Quindi occhio.
E infatti il Paoa del sapere se ne occupa eccome:
http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/universitas-lateranensis-36105/