Il Re Agrippa si interessa alla sorte di Paolo

Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” legge lunedì 14 il brano degli “Atti degli apostoli” nel quale Paolo a Cesarea, dopo essersi appellato a Cesare sta per essere “ascoltato” dal re Agrippa e dai maggiorenti della città nella residenza del governatore Festo: Atti 25, 13-27. E’ la massima occasione istituzionale della sua vicenda d’apostolo e di prigioniero. Può aiutarci a intendere come i grandi della terra prestino d’abitudine poca attenzione e quasi mai disinteressata ai discepoli di Gesù. Nei commenti la scheda inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito di chi passa a bussare: a chi bussa verrà aperto.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Festo e Agrippa come Erode e Pilato. Eccoci al momento di maggiore audience o visibilità istituzionale dell’intera vicenda di Paolo: dopo che si era appellato a Cesare, il governatore Festo – che sta per inviarlo a Roma – approfitta di una visita del Re Agrippa a Cesarea per trattare con lui la questione insolita di Paolo che doveva apparirgli politicamente insidiosa e sulla quale credette bene di ottenere un parere, ovvero un’approvazione, o quantomeno un “nulla osta” dal parte del re: da parte cioè dell’autorità sua dirimpettaia nella conduzione della vita pubblica della provincia.
    Nel quadro del costante riferimento dell’autore degli Atti alla passione di Gesù nel narrare la “passione di Paolo”, appare evidente in questo episodio la similitudine con le narrazioni evangeliche e in particolare con quella di Luca: il re Agrippa sta al re Erode come il procuratore Porcio Festo sta al procuratore Ponzio Pilato. Erode e Pilato a seguito della mezza intesa sulla sorte di Gesù diventano tra loro amici da avversi che erano stati fino a quel giorno (Luca 23, 12): e qualcosa di simile sta avvenendo in questo frangente tra Festo e Agrippa. Festo è nuovo nella funzione di governatore della Giudea e gli è indispensabile avere dalla sua parte il re, in un affare dai molti profili, che coinvolgeva il Sinedrio e l’Imperatore.

    12 Gennaio, 2019 - 17:39
  2. Luigi Accattoli

    Da Teodosio a Francisco Franco. La “pompa”, ovvero la solennità dell’udienza che si tiene nella sede del governatore per ascoltare Paolo, appare a prima vista spropositata, ma Giuseppe Flavio nell’opera “Antichità giudaiche” e anche in “La guerra giudaica” racconta analoghi episodi, di solenni consultazioni e convergenze tra l’autorità romana che governava la Provincia di Giudea e i re che su di essa regnavano: ne richiameremo due, che si svolgono nei decenni delle “passioni” di Gesù e di Paolo. Uno che ha come protagonista Erode il Grande, che consulta il governatore romano Varo su Antipatro; un altro con Marco Agrippa che consulta “ufficiali romani, re e principi” su un caso sollevato dai Giudei della Ionia.
    Il brano che leggiamo spinge a interrogarsi sul rapporto di Gesù e dei suoi con la grande storia, che è sempre problematico, mai soddisfacente; sempre esigente uno specifico discernimento, mai stabilizzato e codificabile. E ciò vale sia quando la grande storia è in mano a battezzati, da Teodosio a Francisco Franco; sia quando i battezzati sono relegati ai margini, o calpestati dalla grande storia: e ciò avviene in ogni tempo e luogo di minoranza e di martirio.

    12 Gennaio, 2019 - 17:39
  3. Luigi Accattoli

    Atti 25, 13-27 Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenice e vennero a salutare Festo. 14E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: “C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, 15contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. 16Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa. 17Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. 18Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; 19avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. 20Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. 21Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare”. 22E Agrippa disse a Festo: “Vorrei anche io ascoltare quell’uomo!”. “Domani – rispose – lo potrai ascoltare”.
    23Il giorno dopo Agrippa e Berenice vennero con grande sfarzo ed entrarono nella sala dell’udienza, accompagnati dai comandanti e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare Paolo. 24Allora Festo disse: “Re Agrippa e tutti voi qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui riguardo al quale tutta la folla dei Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25Io però mi sono reso conto che egli non ha commesso alcuna cosa che meriti la morte. Ma poiché si è appellato ad Augusto, ho deciso di inviarlo a lui. 26Sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l’ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per sapere, dopo questo interrogatorio, che cosa devo scrivere. 27Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui”.

    12 Gennaio, 2019 - 17:40
  4. Luigi Accattoli

    Invito ai passanti. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome ed è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo ai visitatori i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 17 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano nella preparazione della lectio. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma, o capita a Roma nei nostri lunedì, venga alle serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli dirò il dove e il come. Saremo felici di avere nuovi ospiti e non abbiate paura di non sfamarvi: la pizza ci avanza sempre.

    12 Gennaio, 2019 - 17:41
  5. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi, Porcio Festo è uno dei personaggi degli Atti che preferisco. Aveva capito come pochi altri l’essenza della questione posta dal cristianesimo e la esprime senza tanti fronzoli, da uomo pratico. Doveva essere dotato in grande misura di quella intelligenza pratica che va al nocciolo e lo affronta. Quella che serve, se non ai filosofi, certo ai governanti. (Avercene, oggi, di governanti del genere!).
    Mi permetto di segnalarti questo: https://leonardolugaresi.wordpress.com/2018/10/01/therese-i-cristiani-sono-matti/ perché contiene il link alla scena di un film che non c’entra con gli Atti, ma rimanda in modo molto suggestivo alla stessa questione essenziale.

    13 Gennaio, 2019 - 10:30
  6. maria cristina venturi

    In effetti il Procurator Porcio Festo, che era succeduto per volere di Nerone al Procurator Felice inviso e odiato dai giudei ( Giuseppe Flavio Antichita’Giudaiche Libro XX) era un uomo che aveva capito fino in fondo il “nocciolo della questione”.
    I giudei detestavano che una setta di fanatici credesse ancora, ancora!, che un sedicente Messia, crocifisso e morto ignominiosamente, fosse in realta vivo e risorto.
    L’ abominio per i Giudei era credere in tale fantasia assurda, che il loro Messia da tanto aspettato fosse stato un poveraccio sconfitto e giustiziato.
    I Giudei non potevano ammettere se non un Messia trionfante e politico, e quei disgraziati i “minei”o galilei come erano chiamati ridicolizzavano la figura del Messia degli ebrei identificandolo con un disgraziato crocifisso.
    A Porcio Festo di tutto questo isterico fanatismo religioso giudaico non poteva importar di meno :ma da uomo intelligente e pratico avev a capito al volo dove stava il nocciolo della questione. Ebrei contro ebrei, all.ultimo sangue, Paolo ebreo accusato da altri ebrei, ma perche ? Perche’gli.uni credevano che il Messia trionfatore non fosse ancora venuto, glialtri come Paolo.che fosse venuto e fosse Gesu’di Nazareth.
    Il Messia, questo sogno da centinaia di anni degli ebrei, il Messia era il nocciolo della “questione ebraica”.
    Come disse Michail Bulgakov di Pontio Pilato nel libro ;Il Maestro e Margherita;, forse il povero Porcio Festo a contatto col ferro rovente di Paolo e della contradditoria fede giudaica invoco per se’ non la luce ma la pace.

    13 Gennaio, 2019 - 14:10
  7. Andrea Salvi

    Non credo che Festo avesse capito l’essenza della questione posta dal cristianesimo.
    Ne’ dal punto di vista politico (non ci sono elementi per pensare che avesse intuito che nel cristianesimo era insita la caduta della divinità dell’imperatore)
    Ne’ tantomeno dal punto di vista religioso (“Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!»)
    Festo si limita semplicemente, con la opportuna diplomazia, a osservare e far osservare il diritto romano.

    13 Gennaio, 2019 - 16:36

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