Domani la Santa Messa sarà celebrata nella parrocchia di Santo Spirito in Sassia, alle 11. E lunedì riprenderemo qui, alle 7. La Messa è finita, andiamo in pace. Così stamane Francesco al termine della celebrazione a Santa Marta. Che gli piacesse fare il Papa con lo stile del parroco l’aveva detto e mostrato più volte, ma gli “avvisi” a fine messa fino a oggi erano mancati. Nei commenti tre richiami a sue battute sul Papa in modalità di parroco e una mia noticina.
Il Papa parroco dà gli avvisi: domani la messa non sarà qui
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O parroco o Papa. Più volte gli amanti della tradizione hanno rimproverato a Francesco di comportarsi da parroco e spesso la questione gli è stata posta dagli intervistatori. Riporto tre sue risposte senza mettere le domande ma indicando la fonte. Anticipo che le risposte mi paiono adeguate.
Sono quello che spegne la luce. La dimensione di parroco è quella che mostra di più la mia vocazione. Servire la gente mi viene da dentro. Spengo la luce per non spendere troppi soldi, per esempio. Sono cose che fa un parroco. Ma mi sento anche Papa. Mi aiuta a fare le cose con serietà. I miei collaboratori sono molto seri e professionali. Ho aiuti per compiere il mio dovere. Non bisogna giocare al Papa parroco. Sarebbe un immaturo. Quando viene un capo di Stato, devo riceverlo con la dignità e il protocollo che gli si addicono. È vero che con il protocollo ho i miei problemi, ma bisogna rispettarlo. – Intervista a «La Vanguardia» del 13 giugno 2014
La gente mi capisce. Continuerò a fare lo stesso. E parlerò come parlo io, come un parroco, perché mi piace parlare così. Ho sempre parlato così, sempre. Non so se sia un difetto però credo che la gente mi capisca. Intervista a Televisa del 13 marzo 2015
Un tempo ero parroco. “Mi piace fare il Papa con lo stile del parroco. Il servizio. Mi piace, nel senso che mi sento bene, quando visito gli ammalati, quando parlo con le persone che sono un po’ disperate, tristi. Un tempo, mentre ero rettore della facoltà di teologia, ero parroco della parrocchia che c’è accanto alla facoltà, e sai, mi piaceva insegnare il catechismo ai bambini e la domenica fare la Messa con i bambini“. – Risposta a un bambino di nove anni che gli aveva chiesto “Qual è la cosa che ti piace di più”, durante la visita alla Chiesa luterana di Roma del 16 novembre 2015
Mia nota. Io amo il Papa parroco. Ve ne sono stati tanti nella storia: tra gli ultimi ricordo Pio X e Giovanni Paolo I. Credo che dalla “vocazione di parroco” [vedi la prima delle tre risposte] sia venuta a Francesco l’intuizione di porsi ad animatore della preghiera universale in questa pandemia. Un’intuizione, non un programma o progetto a tavolino. Da lì gli sono venuti le intenzioni e le omelie del mattino, la decisione di mandare in diretta quelle celebrazioni, i videomessaggi ai tanti rosari e suppliche alle quali ha partecipato da remoto, i due pellegrinaggi in Roma del 15 marzo, il Pater noster ecumenico del 25 marzo, la supplica del 27 marzo, la conduzione delle liturgie pasquali. E’ stato notato, in queste settimane, un suo recupero di forme tradizionali di pietà: comunione spirituale, adorazione e benedizione eucaristica, indulgenze. Anche questo è da parroco. Lo dico da parrocchiano prima che da vaticanista: il mio parroco romano, molto vicino a Francesco nelle opzioni di riforma ecclesiastica, quando guida il popolo in preghiera è più tradizionale di quando riunisce i gruppi pastorali o di quando dà interviste. Se il popolo soffre, il parroco invoca la misericordia divina. Questo fa il Papa da quaranta giorni in qua. Invoca la misericordia: e appunto domani va a celebrare al Santuario romano della Divina Misericordia.
Rif. 19.39 – Vescovo e (titolo databile da oggi) parroco
Sentita oggi (credo risalga a fine 2013 o inizio 2014): è vescovo di Roma e parroco del Vaticano.
Anch’io, Luigi, amo il “Papa Parroco” (e non penso affatto d’essere il solo, anzi) !
Buona domenica a tutte ed a tutti, e ……. #iorestoacasa.
Roberto Caligaris
One man show. Nel linguaggio dello spettacolo si chiama così.
🙂 One man show?
Tu guarda, da che pulpito.
Show: la battuta mi pare meschina e mal riuscita, dati i tempi. Completamente fuori bersaglio.
Anche l’ “one man” vale come un cestino di pizza e fichi.
Siamo sommersi da figurucole che sul web imperversano e ci affliggono da mane a sera con siti, blog, fogli e foglietti virtuali, magari con un titoluccio in latino, che fa dotto…Tutto al solo scopo di fare consocere il loro verbo (?!!) su questioni di fede e di Chiesa, dando sfogo al loro protagonismo dilagante….quelli sì, che sono autentici e ipertrofici ” one man show”.
Queste celebrazioni seppur “sotto vetro”, in streaming, fatte partendo dal papa fino all’ultimo dei parroci di frontiera, meritano tutta la considerazione e il rispetto dei fedeli: portano la voce, la presenza e la vicinanza della Chiesa.
Che i lor signori trombonanti trombonino pure: the show must go on.
Nel linguaggio dello spettacolo si dice così.
Il Papa fa il parroco e indica come “parrocchia” il vicino santuario della Divina Misericordia, che in realtà parrocchia non è, essendo invece una rettoria. Ma a parte questo lapsus, sono anche altri i segni del ministero “parrocchiale” del Vescovo di Roma in questo tempo di pandemia. Ad esempio, colpisce, solo per soffermarsi alla Messa mattutina a Santa Marta, il suo non fare uso della mitria episcopale. O l’intenzione preliminare della Messa, rivolta via via a varie categorie sociali e professionali coinvolte nell’emergenza. O la citazione di appunti e lettere personali che gli arrivano. Oppure la lettura delle disposizioni per la comunione spirituale, fatta prendendo e riponendo dei semplici foglietti posti nel leggio. O, infine, la cura e la meticolosità con cui vuole sistemare di lato l’ostensorio vuoto al termine dell’Adorazione. Sono tutti gesti semplici e dal sapore familiare, che richiamano alla mente quelli che fanno quotidianamente i parroci in tante parrocchie. E, a proposito di parroci (non lo sapevo, l’ho appreso in queste giornate di confinamento a casa), il primo di essi a essere elevato agli onori degli altari fu, nel 1904 da San Pio X, il beato Stefano Bellesini, un agostiniano che nel 1840 morì di peste assistendo i suoi parrocchiani della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano, alle porte di Roma.
Mi è piaciuto da parte di papa Francesco questo atteggiamento da parroco.