Francesco tornando dalla Turchia ha parlato ieri con i giornalisti del fondamentalismo islamico e di quello cristiano, dei cristiani perseguitati, del pregare in moschea, del martirio ecumenico, dell’uniatismo, della sua volontà di incontrare il Patriarca di Mosca e di andare in Iraq, del Sinodo dei vescovi. Nei primi commenti riporto le risposte più vive.
Papa in aereo: islam, tradizionalismo, martiri, sinodo, Iraq
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Non tutti gli islamici sono terroristi. Davanti a questi atti terroristici c’è una reazione e si dice: “Se questo è l’islam, mi arrabbio!”. E tanti islamici sono offesi, dicono: “No, noi non siamo questo. Il Corano è un libro di pace, questo non è islam”. Io capisco questo e credo che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi: non si può dire. Come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi ne abbiamo, in tutte le religioni ci sono questi gruppetti. Io ho detto al Presidente [Erdogan]: “Sarebbe bello che tutti i leader islamici parlino chiaramente e condannino quegli atti, perché questo aiuterà la maggioranza del popolo islamico a dire no”. Abbiamo bisogno di una condanna mondiale, anche da parte degli islamici, che hanno quella identità e che dicano: “Noi non siamo quelli. Il Corano non è questo”.
Cristianofobia: è vero! Non voglio usare parole un po’ addolcite, no. Noi cristiani, ci cacciano via dal Medio Oriente. Alcune volte, come abbiamo visto in Iraq, nella zona di Mosul, devono andarsene e lasciare tutto, o pagare la tassa, che poi non serve. E altre volte ci cacciano via con i guanti bianchi. Per esempio, in uno Stato, una coppia, il marito vive qua, la donna vive là… No, che il marito venga a vivere con la donna. No, no: che la donna lasci e lasci libera la casa. E’ come se volessero che non ci siano più cristiani. E’ vero, è un effetto del terrorismo, nel primo caso, ma quando si fa diplomaticamente, con i guanti bianchi, è perché c’è un’altra cosa dietro, e questo non è buono.
Preghiera in moschea. Io sono andato in Turchia come pellegrino, non come turista. Ma poi, quando sono andato in Moschea, io non potevo dire: “No, adesso sono turista”. No, era tutto religioso. E ho visto quella meraviglia! Il muftì mi spiegava bene le cose, con tanta mitezza, e anche con il Corano, dove si parlava di Maria e di Giovanni il Battista, mi spiegava tutto… In quel momento ho sentito il bisogno di pregare. E ho detto: “Preghiamo un po’?” – “Sì, sì”, ha detto lui. E io ho pregato: per la Turchia, per la pace, per il muftì… per tutti… per me, che ho bisogno… Ho pregato, davvero… E ho pregato per la pace, soprattutto. Ho detto: “Signore, finiamola con la guerra…”. Così, è stato un momento di preghiera sincera.
Poi c’è l’ecumenismo del sangue, quando ammazzano i cristiani; abbiamo tanti martiri, incominciando da quelli in Uganda, canonizzati 50 anni fa: erano metà anglicani, metà cattolici; ma quelli [che li hanno uccisi] non hanno detto: “Tu sei cattolico… Tu sei anglicano…”. No: “Tu sei cristiano”, e il sangue si mischia. Questo è l’ecumenismo del sangue. I nostri martiri ci stanno gridando: “Siamo uno! Già abbiamo un’unità, nello spirito e anche nel sangue”.
No all’uniatismo. Dirò una cosa che forse qualcuno non può capire, ma… Le Chiese cattoliche orientali hanno diritto di esistere, è vero. Ma l’uniatismo è una parola di un’altra epoca. Oggi non si può parlare così. Si deve trovare un’altra strada.
Con il Patriarca Kirill… io gli ho fatto sapere, e anche lui è d’accordo, c’è la volontà di trovarci. Gli ho detto: “Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo”; e anche lui ha la stessa volontà. Ma in questi ultimi tempi, con il problema della guerra, il poveretto ha tanti problemi lì, che il viaggio e l’incontro con il Papa è passato in secondo piano. Ma tutti e due vogliamo incontrarci e vogliamo andare avanti. Hilarion ha proposto, per una riunione di studio che ha questa Commissione in cui lui presiede la delegazione della Chiesa ortodossa russa, di approfondire il tema del Primato, perché si deve portare avanti quella domanda che aveva fatto Giovanni Paolo II: “Aiutatemi a trovare una forma di Primato su cui possiamo andare d’accordo”.
Forme di esercizio del primato. Il problema – questo forse è un’autocritica, ma è più o meno quello che ho detto nelle congregazioni generali prima del Conclave – la Chiesa ha il difetto, l’abitudine peccatrice, di guardare troppo se stessa, come se credesse di avere luce propria. Ma guarda: la Chiesa non ha luce propria. Deve guardare Gesù Cristo! E quando la Chiesa guarda troppo se stessa, vengono le divisioni. Ed è quello che è successo dopo il primo millennio […]. Loro accettano il Primato: nelle Litanie, oggi, hanno pregato per il “Pastore e Primate”. Come dicevano? “Colui che presiede…”. Lo riconoscono, lo hanno detto oggi, davanti a me. Ma per la forma del Primato, dobbiamo andare un po’ al primo millennio per ispirarci. Non dico che la Chiesa ha sbagliato, no. Ha fatto la sua strada storica. Ma adesso la strada storica della Chiesa è quella che ha chiesto san Giovanni Paolo II: “Aiutatemi a trovare un punto d’accordo alla luce del primo millennio”.
Chi resiste alle novità. Mi permetto di dire che questo non è un problema solo nostro: è anche un problema loro [degli ortodossi]. Loro hanno il problema di alcuni monaci, di alcuni monasteri che sono su questa strada. Per esempio, un problema che dal tempo del beato Paolo VI si discute, è la data della Pasqua. Il beato Paolo VI ha proposto una data fissa, una domenica di aprile, concordata. Ci sono le resistenze a questo, da parte loro e da parte nostra. Questi gruppi conservatori… dobbiamo essere rispettosi con loro e non stancarci di spiegare, di catechizzare, di dialogare, senza insultare, senza sporcarli, senza sparlare. Perché tu non puoi annullare una persona dicendo: “Questo è un conservatore”. No. Questo è figlio di Dio tanto quanto me. Ma tu vieni, parliamo. Se lui non vuole parlare è un problema suo, ma io ho rispetto. Pazienza, mitezza e dialogo.
Il Sinodo non è un parlamento, è uno spazio protetto perché possa parlare lo Spirito Santo. Tutti i giorni si faceva quel briefing con Padre Lombardi e altri padri sinodali, che dicevano cosa si era detto in quel giorno. Poi, alla fine di questi interventi, è stata fatta quella bozza, che è la prima relatio. Poi questa è stata documento di lavoro per i gruppi linguistici che hanno lavorato su di esso. Poi, tutto è tornato alla commissione redattrice e questa commissione ha cercato di inserire tutti gli emendamenti. Ma non finisce lì: anche questa è una redazione provvisoria, perché è diventata i “Lineamenta” per il prossimo Sinodo. E’ un percorso. Per questo non si può prendere un’opinione, di una persona o di una bozza. Il Sinodo dobbiamo vederlo nella sua totalità. Io non sono neanche d’accordo – ma questa è un’opinione mia, non voglio imporla – non sono d’accordo che si dica: “Oggi questo padre ha detto questo, oggi questo padre ha detto quello”. No, si dica che cosa è stato detto, ma non chi l’ha detto, perché – ripeto – non è un parlamento, il Sinodo, è uno spazio ecclesiale protetto, e questa protezione è perché lo Spirito Santo possa lavorare.
Io volevo andare in un campo [profughi] e il Dr. Gasbarri ha fatto tutti i calcoli, ma ci voleva un giorno in più, e non era possibile. E allora ho chiesto ai Salesiani che lavorano con i ragazzi rifugiati, di portarli. E sono stato con loro prima di andare a visitare l’Arcivescovo armeno malato all’ospedale e poi all’aeroporto, alla fine. E ho avuto un dialogo con loro. E qui approfitto per ringraziare il governo turco: è generoso, è generoso. Io ho dimenticato il numero di rifugiati che ha… un milione! Ma tu sai cosa significa un milione di persone che ti vengono lì e tu devi pensare alla loro salute, alla loro alimentazione, a dare un letto, una casa… E’ stato generoso. E voglio pubblicamente ringraziarlo… In Iraq io voglio andare […] e per il momento non è possibile. Se in questo momento io andassi, ciò creerebbe un problema abbastanza serio alle autorità, di sicurezza… Ma mi piacerebbe tanto e lo voglio.
Una balla grossa come una casa:
” poi, alla fine degli interventi è stata fatta quella bozza, che è la prima relatio”
La prima relatio, quella provvisoria, del Sinodo, quella famosa che ha fatto infuriare i vescovi, ERA GIA’ PREPARATA! Lo stesso Card. Erdo lo ha ammesso in conferenza stampa: mons. Forte aveva già preparato il testo!
Balle, menzogne . Ipocrisia al potere!
Fino a quando chiuderete occhi e orecchie per non sapere? E fare come gli struzzi?
Quando il relatore – un cardinale di Santa Romana Chiesa – disconosce più o meno espressamente la paternità di una relazione che porta la sua firma, c’è un problema.
Quando lo stesso cardinale, in riferimento a un brano del testo certamente molto interessante e foriero di problemi, richiesto di spiegazioni, gira la risposta a un arcivescovo Segretario aggiunto (dal Papa) al Sinodo, perché è lui l’autore, c’è un problema.
Quando molti vescovi e cardinali, dalla Polonia all’Africa all’Australia, si lamentano perché la Relatio così come è stata scritta e presentata alla stampa non riflette secondo loro quello che è stato detto nell’aula, e aggiunge cose che non sono mai state dette, c’è un problema.
Quando il testo viene dichiarato “inaccettabile” da cardinali e vescovi, “irredimibile” da un altro, e quando dai Circuli Minores si dice che “stiamo lavorando per rivedere il testo, cassare alcune espressioni e così via, ma è un testo malato e non si sa quanto saranno accettate le proposte”, c’è un problema.
(MARCO TOSATTI)
discepolo
il card Erdo, per quanto mi ricordi, non ha detto che il card Forte l’aveva preparata prima della fine degli interventi, o addirittura prima del Sinodo, ma solo che una parte l’aveva scritta Forte.
vedo che neppure tutte le cose belle successe in Turchia placano il tuo furore Discepolo…
Le cose belle successe in Turchia per Discepolo ed altri come lei sono sconcezze.
Chi non ha le idee chiare sulla religione cristiana, troverà da ridire su tutto.
Soprattutto se a parlare è una viscerale antipatia tutta umana, che troverà ogni pretestucolo per contestare ogni atto e ogni parola di chi sta dall’altra parte.
Ricordo ancora l’incredibile contraddizione dimostrata da Discepolo qualche anno fa quando infilò una perla dietro l’altra esaltando il suo arcivescovo card. Martini, prima di scoprire che le idee di Martini erano l’ esatto opposto delle sue. Non lo aveva mai capito. Roba da non crederci.
Così come oggi non ha capito che Bergoglio è sulla stessa identica linea di Martini.
Per non parlare della volta in cui esaltava le monache che si autoflagellavano per amore del Cristo. Quale sublime umiltà dimostravano, perbacco!, nel cercare di uniformarsi al sacrificio del Cristo. Tutt’uno con lo Sposo diletto. Che si vuole di più di un masochismo tanto gratificante?
E allora che si può dire sui cristiani dalle idee così confuse? Come non essere d’accordo su questo tipo di religiosità medioevale?