Oggi il Papa è in Sicilia, a Piazza Armerina e a Palermo, nel 25° dell’uccisione di don Pino Puglisi (1937-1993). Seguirò le dirette di TV2000 e riprenderò qui le parole e narrerò i gesti che Francesco compirà. Metto la giornata sotto il motto, intonato alla liturgia dei martiri, con il quale Papa Bergoglio salutò, il 25 maggio 2013, la beatificazione di don Pino “sacerdote e martire”: “Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto”. Buona giornata: questo per me è un giorno felice.
Il Papa da don Puglisi che “ha vinto con Cristo Risorto”
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Stu parrino si tirava i picciotti. A commento delle parole del Papa che ho riportato nel post, riguardanti la ragione del martirio di don Puglisi, che cioè questo prete sottraeva con il Vangelo i giovani alla mafia, ricordo le parole di un mafioso che ebbe parte nella decisione di ucciderlo: le riferiva il postulatore della causa, l’arcivescovo di Catanzaro Vincenzo Bertolone, in un suo testo pubblicato da “Avvenire” il giorno della beatificazione. Sono parole in lingua siciliana che il pentito Tullio Cannella riferì in Corte d’Assise come dette da Leoluca Bagarella: Stu parrino si tirava i picciotti cu iddu, quindi faceva stu dannu, predicava tutta arnata, avutri problemi [Questo prete tirava dalla sua i giovani, quindi faceva questo danno, predicava tutta la giornata (e creava) altri problemi].
Sparai un colpo alla nuca di don Puglisi. Una mia memoria del martirio di Puglisi si può leggere nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, al capitolo primo NUOVI MARTIRI, paragrafo terzo MARTIRI DELLA GIUSTIZIA, con il titolo: Giuseppe Puglisi: «Morire per dei nemici è ancora più difficile». Qui [capitolo 14 della stesa pagina: Dalla droga dall’Aids dalla strada e da ogni male] un altro mio testo sul racconto di uno degli uccisori: Salvatore Grigoli “Sparai un colpo alla nuca a don Puglisi”.
Vivace e profetica. Francesco a Piazza Armerina 1. Non sono poche le piaghe che vi affliggono. Esse hanno un nome: sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari. E di fronte a tanta sofferenza, la comunità ecclesiale può apparire, a volte, spaesata e stanca; a volte invece, grazie a Dio, è vivace e profetica, mentre ricerca nuovi modi di annunciare e offrire misericordia soprattutto ai fratelli caduti nella disaffezione, nella diffidenza, nella crisi della fede.
Testimoniare Gesù risorto. Francesco a Piazza Armerina 2: La prospettiva di una Chiesa sinodale e della Parola richiede il coraggio dell’ascolto reciproco, ma soprattutto l’ascolto della Parola del Signore. Per favore, non anteponete nulla al centro essenziale della comunione cristiana, che è la Parola di Dio, ma fatela vostra specialmente mediante la lectio divina, momento mirabile di incontro cuore a cuore con Gesù, di sosta ai piedi del divino Maestro. Parola di Dio e comunione sinodale sono la mano tesa a quanti vivono tra speranze e delusioni e invocano una Chiesa misericordiosa, sempre più fedele al Vangelo e aperta all’accoglienza di quanti si sentono sconfitti nel corpo e nello spirito, o sono relegati ai margini. Per realizzare questa missione, è necessario rifarsi sempre allo spirito della prima comunità cristiana che, animata del fuoco della Pentecoste, ha testimoniato con coraggio Gesù Risorto.
Dall’Eucarestia attingiamo. Francesco a Piazza Armerina 3: Il terzo elemento che vi indico è quello della Chiesa comunità eucaristica. Da lì, dall’Eucaristia attingiamo l’amore di Cristo per portarlo nelle strade del mondo, per andare con Lui incontro ai fratelli. Con Gesù, con Lui – questo è il segreto – si può consacrare a Dio ogni realtà, far sì che il suo Volto si imprima nei volti, il suo amore colmi i vuoti di amore. Per quanto riguarda la partecipazione alla Santa Messa, specialmente a quella domenicale, è importante non essere ossessionati dai numeri: vi esorto a vivere la beatitudine della piccolezza, dell’essere granellino di senape, piccolo gregge, pugno di lievito, fiammella tenace, pietruzza di sale. Quante volte ho sentito: “Ah io, padre, io prego, però non vado a Messa, non ci vado” – Ma perché? “Perché la predica mi annoia, dura quaranta minuti!”. No, quaranta minuti deve durare tutta la Messa. Ma la predica più di otto minuti non va.
Bisogno di cristiani del sorriso. Omelia di Palermo 1: Chi si gonfia di cose scoppia. Chi ama, invece, ritrova se stesso e scopre quanto è bello aiutare, quanto è bello servire; trova la gioia dentro e il sorriso fuori, come è stato per don Pino. Venticinque anni fa come oggi, quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse: «c’era una specie di luce in quel sorriso». Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio: non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore. È la luce dell’amore, del dono, del servizio. Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso. Abbiamo bisogno di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire.
Dico a voi mafiosi. Omelia di Palermo 2: Agli altri la vita si dà, agli altri la vita si dà, non si toglie. Non si può credere in Dio e odiare il fratello, togliere la vita con l’odio. Lo ricorda la prima lettura: «se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo» (1 Gv 4,20). Un bugiardo, perché sbugiarda la fede che dice di avere, la fede che professa Dio-amore. Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini. Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello. Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione. Abbiamo bisogno di camminare insieme, non di rincorrere il potere […]. Perciò ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Tu sai, voi sapete, che “il sudario non ha tasche”. Voi non potrete portare niente con voi. Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte.
Unico populismo cristiano. Omelia di Palermo 3: Il Vangelo oggi termina con l’invito di Gesù: «Se uno mi vuole servire, mi segua» (v. 26). Mi segua, cioè si metta in cammino. Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare. «Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto», ripeteva don Pino […]. Che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa, per la società? Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare che la società lo faccia, inizia tu! […] Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo. Abbiate paura della sordità di non ascoltare il vostro popolo. Questo è l’unico populismo possibile: ascoltare il tuo popolo, l’unico “populismo cristiano”: sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese.
No alla Madonna che fa l’inchino. Francesco a Clero, Religiosi e Seminaristi nella cattedrale di Palermo: Vi chiedo di vigilare attentamente affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa, perché allora, anziché essere mezzo di affettuosa adorazione, diventa veicolo di corrotta ostentazione. Lo abbiamo visto nei giornali, quando la Madonna si ferma e fa l’inchino davanti alla casa del capo-mafia; no, questo non va, non va assolutamente! Sulla pietà popolare abbiate cura, aiutate, siate presenti. Un Vescovo italiano mi ha detto questo: “La pietà popolare è il sistema immunitario della Chiesa”, è il sistema immunitario della Chiesa. Quando la Chiesa incomincia a farsi troppo ideologica, troppo gnostica o troppo pelagiana, la pietà popolare la corregge, la difende.
A tavola con gli amici di Fra’ Biagio. Francesco dopo la celebrazione in Cattedrale ha pranzato presso la Missione Speranza e Carità (Fra’ Biagio Conte) con 1.500 dei suoi ospiti abituali più un gruppo di detenuti e un altro di immigrati.
Prega dove morì Falcone. “Al termine dell’incontro con i giovani, il Papa si è recato all’Aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo – Punta Raisi a Cinisi. Lungo il percorso, Papa Francesco ha sostato brevemente nel luogo dove furono uccisi il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta, deponendovi un omaggio floreale. Giunto in Aeroporto, dopo essersi congedato dalle Autorità che lo avevano accolto all’arrivo, il Santo Padre è partito alle ore 19.09 per far ritorno a Roma”. La stessa sosta aveva fatto Benedetto il 3 ottobre 2010, così narrata allora dal padre Lombardi:
Durante il percorso da Palermo verso l’Aeroporto, il Papa ha voluto che il corteo si fermasse a Capaci, nel punto dove avvenne il tragico attentato contro il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta. E’ sceso dalla sua macchina per deporre un mazzo di fiori presso la stele eretta in ricordo delle vittime, e ha sostato in preghiera silenziosa, ricordando tutte le vittime della mafia e delle altre forme di criminalità organizzata.
Meglio essere don Chisciotte. Francesco ai giovani di Palermo 1: E poi, sentirai l’invito del Signore a fare una cosa, o un’altra… Nel Vangelo vediamo che a qualcuno dice: “Seguimi!”, a un altro dice: “Vai a fare questo…”. Il Signore ti farà sentire cosa vuole da te, ma a patto che tu non stia seduto, che tu sia in cammino, che tu cerchi gli altri e cerchi di fare dialogo e comunità con gli altri, e soprattutto che tu preghi. Preghi con le tue parole: con quello che ti viene dal cuore. E’ la preghiera più bella […]. Mettiti in gioco! Hai paura di fare qualche figuraccia? Falla, pazienza. Tutti ne abbiamo fatte tante, tante. Perdere la faccia non è il dramma della vita. Il dramma della vita invece è non metterci la faccia: quello è il dramma!, è non donare la vita! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere – pancioni, lì, comodi –. Meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza!
Una bella giornata di Fede e di testimonianza.
Ho visto un pontefice anche con la “giusta rabbia”, visti i tempi che corrono.
Ma, caro Luigi, non mi illudo: metà dei cattolici e parlo in questo caso di quelli italiani considerano poco e, (forse non possono capire per distanze geografiche) il martirio di don Pino Puglisi.
Ignorano l’esistenza del centro Padre Nostro, ignorano la storia di suor Carolina, prima collaboratrice di don Pino, oggi in servizio nella Locride se non erro. Del servizio caritativo di fra’Biagio manco ne sapevano l’esistenza.
Complessivamente: che si chiamasse Piersanti non lo sapevano e non lo sanno.
L’unità degli italiani è solo geografica e statuale. La verità è che non ci si conosce, ma ci si giudica e basta: da ambo le latitudini sia chiaro.
Buona Domenica a tutti.
Fabrizio credo di sapere quello che segnali con accoramento. Ma non si può mai sapere dove arrivi la Parola seminata con liberalità. Occupandomi di carceri ho tante attestazioni di come i richiami di Giovanni Paolo II, di Benedetto e di Francesco sono risuonati nelle carceri. I giovani che erano oggi ad ascoltare il Papa erano tanti. Centomila persone, pare, avevano partecipato alla Messa. Del resto non erano molti neanche quelli che quel pomeriggio fuori le mura di Gerusalemme ascoltarono le parole che furono dette da una croce all’altra. Un bel saluto ormai domenicale.
Dio benedica tutti. Francesco ai giovani di Palermo 2: Adesso vorrei darvi la benedizione. Io so che tra voi ci sono giovani cattolici, cristiani, di altre tradizioni religiose, e anche alcuni agnostici. Per questo darò la benedizione a tutti, e chiederò a Dio che benedica quel seme di inquietudine che è nel vostro cuore. Signore, Signore Dio, guarda questi giovani. Tu conosci ognuno di loro, Tu sai cosa pensano, Tu sai che hanno voglia di andare avanti, di fare un mondo migliore. Signore, rendili ricercatori del bene e di felicità; rendili operosi nel cammino e nell’incontro con gli altri; rendili audaci nel servire; rendili umili nel cercare le radici e portarle avanti per dare frutti, avere identità, avere appartenenza. Il Signore, il Signore Dio accompagni tutti questi giovani nel cammino e benedica tutti. Amen.
Caro Luigi ti ringrazio delle tue parole e del tuo riscontro al mio commento.
Fabrizio
Il Papa non ha dato la Benedizione Papale, Apostolica : Vi benedica Dio Innipotente , che e’ Padre, Figlio, e Spirito Santo” , per non offendere la sensibilita’ Di coloro che lo ascoltavano e non son9 cattolici.
Sono solo io o c’ e’ qualcun altro che trova assurda questa motivazione?
Il Papa e’ il capo della Chiesa Cattolica e la Chiesa Cattolica come sanno tutti crede nel Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Pervio’ Anche un ateo o un agnostico o un buddista sa che la Benedizione Papale e’ la Benedizione nel None del Dio trinitario.
Rinunciando a dare questa Benedizione per non offendere i non cattolici cosa vuole dimostrare il Papa ? Che lui, personalmente,non crede al Dio trinitario ? Che ci crede ma non vuole che la Benedizione del Dio Trinitario in cui crede scenda su tutti , anche sui non cattolici? Non vuol essere tacciato di “ proselitismo” ?
Ditemi voi che senso ha.
Maria Cristina quella del Papa è una scelta discutibile ma non assurda. Rispettare i convincimenti di chi ascolta e non proporre i misteri della fede a chi non è preparato a riceverli non è un comportamento irragionevole. E’ un aggiornamento al contesto culturale contemporaneo dell’antica pedagogia dell’arcano. Il Papa ha fatto questo già in altre occasioni: ai giornalisti dopo l’elezione (udienza del 16 marzo 2013), alla folla che lo festeggiava fuori del Congresso a Washington nel settembre del 2015, per ricordare due casi. Cioè in contesti sensibili al pluralismo delle fedi e al rapporto tra credenti e non credenti. I giovani di Palermo costituivano un gruppo di questo tipo, essendo numerosi tra loro gli immigrati e gli agnostici, come del resto – per questa seconda presenza – avviene spesso con le folle giovanili. Infine – Maria Cristina – ti dirò che io sono un cultore delle benedizioni silenziose, vivendo alla “Repubblica” e al “Corriere della Sera” per decenni e sempre benedicendo in silenzio.
A Washington. Parole del Papa a braccio dalla terrazza del Congresso a Washington il 24 settembre 2015: Buongiorno a tutti voi! Vi ringrazio per la vostra accoglienza e la vostra presenza. Ringrazio i personaggi più importanti che ci sono qui: i bambini. Voglio chiedere a Dio che li benedica! Signore, Padre di tutti noi, benedici questo popolo, benedici ciascuno di loro, benedici le loro famiglie, dona loro ciò di cui hanno maggiormente bisogno. E vi prego, per piacere, di pregare per me. E se tra voi c’è qualcuno che non è credente, o non può pregare, vi chiedo – per favore – di augurarmi cose buone. Grazie di cuore. E Dio benedica l’America!
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/september/documents/papa-francesco_20150924_usa-us-congress.html
Ai giornalisti. All’alba del Pontificato noi giornalisti ci aveva benedetti così: Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la mia benedizione. Dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti, imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2013/03/16/0155/00377.html
Ma non vi rendete conto che la Beneditizione in Nome del Padre del Figlio e Dello Spirito Santo e’ diversa dalla Benedizione in nome di un Dio qualunque e che la fede cattolica non e’ teismo indifferenziato?
Il Papa e’ il capo della Chiesa Cattolica e non parla in nome di un Dio qualunque, del Grande Architetto dell’ Universo. Gesu’ Cristo ha mandato espressamente ad evangelizzare le genti nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Se il Vicario di Cristo rinuncia persino all’ identita’ cristiana e trinitaria della Benedizione Apostolica, e questo dopo aver sostituito il Sia Lodato Gesu’ Cristo col Buon giorno e Buona sera, un domani il pontefice si accomiatera’ con” Peace and love” o See you later” “ se vedemo, a fra’ ?
Penso che Maria Cristina Venturi abbia ragione. Colpisce che il papa pensi che la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo possa offendere o nuocere a qualcuno e che creda di fare meglio sostituendola con una preghiera di suo conio. Questa fiducia nelle sue parole, preferite a quelle della chiesa, lascia perplessi.
Senza contare il fatto che invece i fedeli cattolici palermitani giovani e vecchi che aspettavano devotamente e degnamente di ricevere l a Solenne Benedizione Apostolica dal Papa, cosa che magari avviene una volta nella vita , sono stati defraudati della Benedizione e trattati come fossero meno importanti per il papa degli agnostici, musulmani buddisti ecc.
Ma al papa importa qualcosa dei NORMALIfedeli cattolici?
O poveri palermitani…. ma come faranno ora? ma tu pensa che la solenne benedizione apostolica del Papa la possono ricevere ogni anno a Natale e Pasqua ( la benedizione urbi et orbi non è forse una benedizione apostolica?o forse è un suo upgrade ? ) Mi dirai, ma di persona è una cosa diversa…non direi visto che Santa Romana Chiesa ci assicura che ricevere la benedizione per tele ci assicura nientepopodimeno che l’indulgenza……
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/12/25/URBI-ET-ORBI-Cosa-vuol-dire-e-cosa-significa-la-benedizione-del-Papa-per-i-cristiani/454717/
Cristina vicquery
Trovo l’osservazione di MCV molto giusta, e anche pertinente. Viceversa, il voler giustificare con argomenti farraginosi lo trovo stucchevole, non autentico. Che Papa Francesco ci stupisca ogni volta con effetti speciali non è una novità, rammenta vagamente quel simpaticone di Giona – il profeta che proprio di essere profeta non ne voleva sapere, proprio come Papa Francesco, che di fare il Papa, ehmm, non è che gli garbi tutto questo granché-
L’aver evitato la Benedizione Apostolica per non urtare è precisamente nello specchio della storia di Giona. Proprio come per Giona con Ninive, così il Papa dal punto di vista del pensare di Dio: troppo poco vendicativo per il primo, estremanente misericordioso per il secondo di fatto, ciascuno si fa un Dio in base a ciò che pensa di Lui.
Ecco, secondo me il Papa si è comportato come Giona: vuoi per compiacere, vuoi per timore di non piacere fugge dalla missione cadendo nella mediocrità. Anche Giona ebbe paura e fuggì e solo dopo che i fatti lo portarono a riscoprire la paura obbedì.
Il Papa non impartendo la Benedizione ha, evitato un gesto importante che è parte integrante della sua missione, tradendola in un certo senso. La Benedizione solenne sul Popolo di Dio, per timore di offende i non credenti , è la stessa paura di proclamare la vera fede in Cristo Risorto che paralizza tanta gente e porta a desistere dalla missione. “Il segno del Profeta Giona” è Gesù il Risorto proclamato dalla Chiesa di Roma, fondata dagli apostoli Pietro e Paolo. Da questa sede prende vita la benedizione solenne, alla quale è annessa l’indulgenza plenaria, un dono di Cristo: la chiave “che chiude, e nessuno può aprire. Apre, e nessuno può chiudere”. Una Benedizione della quale ciascun fedele può lucrare per i vivi e i morti. Perciò viene detta “apostolica”. Non averla impartita è stato un male. Molte anime sono state private di un potente strumento d’intercessione.
A Caudia Leo e a Maria Cristina Venturi. A mio parere la scelta di Francesco di benedire la folla dei giovani con una sua formulazione è pienamente comprensibile nella linea di quanto già dicevo nel commento delle 16.11 del 16 settembre. Domenica il Papa ha usato almeno tre volte la formula liturgica nel benedire i siciliani: al termine dell’incontro di Piazza Armerina, a conclusione della Liturgia Eucaristica al Foro Italico di Palermo, a conclusione dell’incontro nella cattedrale di Palermo. Non è dunque il caso di parlare di privazione o tradimento. Una volta ha usato una sua formula con l’intenzione – da lui stesso enunciata prima di pronunciare quel “sacramentale” – di un approccio a una folla composita verso la quale non era ragionevole presupporre un’adesione di fede. Dunque tre benedizioni ad intra e una ad extra. Se vogliamo: tre liturgiche e una missionaria, includente i “gentili”. Segnalavo che ha fatto lo stesso in altre occasioni e si tratta di gesti con intento pedagogico: di invito ai ministri ordinati a non dare per scontata l’appartenenza al Popolo di Dio di presenti occasionali, a volte dichiaratamente non credenti, magari invitati come tali dagli organizzatori. Nel mio piccolo mi trovo spesso, nelle attività culturali in parrocchia (delle quali sono animatore), nelle conferenze, nei dibattiti, nel gruppo biblico che coordino; in tali e altre occasioni mi trovo spesso nell’opportunità di evitare gesti espliciti d’orazione ai quali non tutti i presenti potrebbero aderire. Il Benedizionale suggerisce di tener conto delle circostanze e dei presenti nella conduzione e nella formulazione delle benedizioni. Mi riferisco alla “Presentazione” che si trova all’inizio del Benedizionale del 1992 pubblicato con prefazione del cardinale Ruini. Io ringrazio il Papa per la bella pedagogia della benedizione di domenica, che ritengo utile per quanti si trovano a operare in comunità e ambienti comprendenti non cattolici e non cristiani. Questi ambienti io li cerco, e certo non li posso approcciare presupponendo che tutti i presenti siano pronti ad atti sacramentali secondo il rito canonico.
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201809/180918grillo.pdf
Il commento del teologo Andrea Grillo
Alberto Farina
Cioè, si parla di don Pino Puglisi e del Papa che ne ricorda il martirio, e qualcuno non si fa scrupolo di uscirsene con le solite osservazioni sulla condotta del pontefice. Veramente, tanto odio meriterebbe un film di Tarantino.