Il Papa argentino alla prova dell’America Latina

…mi richiama alla mente, per associazione, un altro elemento estraneo alle coreografie papali, e risalente al primo incontro tra i due papi, se non vado errato a Castelgandolfo. I due vicari fianco a fianco assisi e biancovestiti coen in fotocopia, e tra di loro quello scatolone uso ufficio con dentro ” i documenti” delle inchieste ordinate da Benedetto.
Un oggetto improprio, specie nella ufficialità del momento e della immagine ” storica”. Eppure ben presente, ben voluto, ben sottolineato. Messo lì come per caso, ma per caso un piffero.
Che la cartellona autoportata sia anche un segnale che va nella stessa direzione?
Omnia mea mecum porto.
I corvi, silenziosi o gracidanti, sembrano essere avvertiti.

Cara discepolo, quella non è una “coreografia papale”, quella è una coreografia di uno studio di architetti specializzato in allestimenti scenici per grandi eventi. Non so quanto il papa personalmente sia al corrente, e soprattutto quanto abbia partecipato alla scelta e alle decisioni concrete e organizzative di questo come di altri tipi… so per altro che generalmente queste coreografie di massa difettano in molte cose, non ultima la sobrietà. Certo è che non si organizzano in tre giorni, e dietro c’è tutto un lavorio ( e un bel fiume di soldi ) che tra progetti, bozzetti e plastici andrà avanti da chissà quanto tempo…ben prima dell’arrivo di Bergoglio.
Quanto al riferimento alle parole di Benedetto riportate da un amareggiato- perché mai, poi?- Colafemmina, la citazione è molto bella e perfettamente condivisibile, e del tutto, ma propriamente del tutto in linea con lo spirito delle parole pronunciate da Francesco all’arrivo e ampiamente riportate da Luigi.
Il rimando alla vera “star”- che è Cristo- è in ogni parola e in ogni gesto.
Una continuità di sostanza e di contenuti impressionante.

Dirò la consueta banalita, Intruso, ma dopo ogni papa, e sicuramente dopo quelli piu’ vicini a noi, la ” nostra chiesa cattolica non sarà piu’ quella di prima.”: anzi, non lo è. Questo è valso almeno da Giovanni xxiii in giu’, fino a Francesco, senza nessuna eccezione. E non dico nulla sul prima data la mia ignoranza storica diretta sull’argomento, ma scommetterei che l’affermazione potrebbe essere comodamente generalizzata.
Però mi permetto di evidenziare, senza nessuna originalità, quello che sembra il paradosso piu’ eclatante. Che proprio il papa che, a mio parere arbitrariamente, in modo riduttivo e per lui carico di amarezze, era stato identificato tout court come il papa della tradizione e della restaurazione- in senso positivo- della Chiesa, papa Benedetto, ha tracciato il progetto di quello “sconquasso” che adesso tutti sembrano intravedere come se fosse piovuto di botto dall’alto o da chissà dove. Tutto parte dalle mosse provvidenziali- e non abbiamo capito ancora quanto, ci vorrà la prospettiva storica per coglierne fino in fondo la portata e le conseguenze- di papa Benedetto,di cui le dimissioni non sono che l’aspetto piu’ clamoroso, esplosivo e consequenziale. Benedetto è il vero, consapevolissimo e lucido motore primo di tutto ciò cui assistiamo oggi, senza contare quello cui assisteremo. E ne è anche, seppur in posizione defilata e fuori scena, il copilota e il co regista.
Non solo habemus papam.
Ce l’abbiamo pure “rinforzato”, quasi doppio….