Francesco ha parlato ieri al Capitolo dei Somaschi invitandoli ad occuparsi – “è compito vostro” – dei migranti minorenni, che ha chiamato “mezzi orfani”. Il fondatore dei Somaschi è san Girolamo Emiliani, che fu dichiarato da Pio XI “Patrono degli orfani e della gioventù abbandonata”. Nei commenti le parole di Francesco e qualche domanda ai Somaschi sulle riforme che hanno in cantiere.
Francesco ai Somaschi per i “mezzi orfani” immigrati
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All’altra riva. Il motto che avete scelto per il vostro Capitolo generale: «Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire», si ispira alle parole di Gesù (cfr Lc 8,22) e fa riferimento ad un passaggio cruciale della storia del vostro Istituto, per coglierne il valore profetico. Infatti, a partire dal 1921 un piccolo gruppo di Somaschi lasciò le sponde europee per approdare alle rive lontane del Continente americano […]. Ora vi siete proposti di attingere alle motivazioni ideali di quella spinta evangelizzatrice, per attuarle, nell’oggi della Chiesa e delle società, fedeli al carisma del vostro Fondatore e tenendo conto delle mutate condizioni sociali e culturali.
Paternità e maternità. L’ideale che mosse Girolamo Emiliani fu la riforma della Chiesa attraverso le opere di carità […]. Anch’io vi incoraggio a rimanere fedeli all’ispirazione originaria e a “mettervi in uscita” per andare verso l’umanità ferita e scartata, con scelte evangelicamente efficaci che nascono dalla capacità di guardare il mondo e l’umanità con gli occhi di Cristo […]. E parlando di orfani, ci sono i nuovi “mezzi orfani”: quei migranti, ragazzi, bambini che vengono da soli nelle nostre terre e hanno bisogno di trovare paternità e maternità. Vorrei sottolineare questo: sui barconi tanti vengono da soli e hanno bisogno di questo. Questo ed altro è compito vostro.
Otri vecchi. Per rendere il vostro servizio al Vangelo più aderente alle concrete situazioni di vita della gente, voi state elaborando nuovi modi di compiere la vostra missione. In particolare, partendo dalla realtà odierna del vostro Ordine, state affrontando la questione della sua fisionomia internazionale e interculturale in rapporto al servizio dei poveri e degli ultimi […]. Non abbiate paura di “lasciare gli otri vecchi”, affrontando la trasformazione delle strutture dove ciò risulti utile per un servizio più evangelico e coerente col carisma originario. Le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio.
Mandate avanti i laici. Uno dei pericoli più gravi, più forti nella Chiesa oggi è il clericalismo. Lavorate con i laici, che siano loro a portare avanti, che abbiano il coraggio di andare avanti, e voi sosteneteli e aiutateli come sacerdoti, come religiosi.
Mie domande agli amici Somaschi e a chi li conosce meglio.
Da dove vengono esattamente le parole messe a tema del Capitolo: «Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire»?
Che giudizio danno i Somaschi italiani della nuova legge sull’accoglienza dei minori non accompagnati?
Che progetti ha l’ordine somasco in ordine all’accoglienza dell’indicazione papale di mandare “avanti” i laici?
Aggiungo alcune mie domande a tutti.
Perchè aspettare che i minori arrivino in Italia senza parenti? Perchè non andare là dove partono e provare ad occuparsi di loro e della loro educazione (e del loro futuro) in Libia, in Nigeria e negli altri paesi di “partenza”?
Perchè non considerare che le parole «Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire» abbiano un’attualità di questo genere?
“Mandiamo avanti i laici….”
Magari.
Ma se non si schiodano ( non ci schiodiamo) dalla loro(nostra) mattonella!!!!
Piantati lì, a fare predicozzi a preti, vescovi, cardinali, papa e Chiesa sul come dovrebbero fare questo e quell’altro.
Bulimici di carezzine, incoraggiamenti, lodi e “tu si’ che hai ragione” ….
E tirarsi su le maniche e muovere il pio deretano?!
Niente: viziati, bamboccioni,saputelli.
Mi sa che pure Bergoglio, dopo GXXIII, Paolo, GPII e Benedetto, dovrà” fare i conti” con il laicato che si ritrova.
Il post di Federico è un caffettino dolce con un retrogusto che sa tanto di:
“così non vengono più qui a romperci i c.”.
Quindi i rifugiati non esistono più in quanto gente di buona volontà accampa soccorsi nei paesi come Siria, Nigeria, ecc. da cui fuggono,
Boko Haram non vede l’ora di accogliere questi volontari.
La stesso retrogusto di un Salvini che piange i naufraghi annegati nel Mediterraneo.
Luigi Mortari, una cosa non esclude l’altra.L’accoglienza non esclude l’aiuto in Africa perche’i bambini e I minori non debbano essere separati dalle loro f a miglie.
Io come pediatra sono stata varie volte in Africa e a volte basterebbe poco perche’una madre non fosse costretta a separarsi da suo figlio.
L’accoglienza e’sacrosanta,ma bisogna rendersi conto che il.problema dei minori non accompagnati costretti a migrare e’una tragedia c omplessa che va affrontata su vari fronti.Pensare di risolvetla solo cpn unabuona accoglienza e’semplicistico.Per un bambino o un ragazzo il distacco dalla famiglia e dall’ambienti dove e’mato e’comunque una tragedia che andrebbe prevenuta.Quindi non vedo percheattaccare Federico Benedetti che dice cose che mi pare a bbia anche detto
chi si occupa di questi problemi sia a livello internaziobale sia a livello di OMS.Aiutare I bambini e la mamme in Africa non significa dire loro non ropeteci I c…ni ma significa dare una speranza che non sia solo ed esclusivamente quella della migrazione
E’proprio perche’la migrazione appare l’unica soluzione che non si pensa cosa sara’l’Africa del futuro.
Un paese che non investe nei suoi hipvani non ha futuro.Ela migrazione dei giovani NONdeve essere incoraggiata perche’cosi’si depaupera ulteriormente l’Africa.Questo lo affermo non io ma tanti africani stessi che ho conosciuto
@MCV
Aldilà della difficoltà di decifrare i tuoi messaggi, ti dico che è ovvio che intervenire localmente sia una parte della soluzione, tenendo tuttavia conto del fatto che non credo sia così banale operare in aree di guerra o dove bande sanguinarie la fanno da padrone.
@Luigi M.,
come sai il 90/95% dei presunti profughi che arrivano in Italia via mare clandestinamente non provengono da “aree di guerra o dove bande sanguinarie la fanno da padrone”, pertanto l’opera dei Somaschi o di altri è possibile.
Il problema che volevo sottolineare è che finchè pensiamo che la soluzione di tutti i problemi sia aprire le braccia e accogliere quanta più gente possibile, non affronteremo mai seriamente le cause.
Anche il Papa, anche i Somaschi , anche NOI qui dovremmo provare a cambiare prospettiva. Accogliamo tutti quelli che arrivano, per carità, ma attiviamoci perchè i prossimi non debbano per forza partire.
Tra l’altro ogni giorno diventa più evidente il giro d’affari che accompagna questi viaggi della speranza e che coinvolge anche ONG e associazioni umanitarie… Anche questa considerazione ha “un retrogusto di Salvini”, però varrebbe ugualmente la pena prendere in considerazione cosa sta accadendo e chi favorisce l’immigrazione clandestina speculando sulla vita delle persone (e contando sugli appelli all’accoglienza, sul buonismo grossolano e su quella che Lycopodium chiama “poesia immigrazionista”).
@Maria Cristina,
grazie per aver messo in risalto un aspetto importantissimo: quale futuro avrà l’Africa?
E per aver sottolineato, maternamente, il trauma dei minori strappati dalle loro comunità, dalle famiglie e dalla loro cultura per essere sottoposti a viaggi durissimi e approdare in un’Europa che non li vuole e li vede come un costo.
@Federico.
Il primo pensiero che ho per un disperato che affronta le insidie del mare su una carretta per cercare futuro è che quello è un uomo come me, che ha un’anima come la mia, figlio di Dio come me, con il mio stesso diritto di vivere.
E come tale va accolto. E spero, anzi credo credo che tu sia d’accordo
Altra cosa è ragionare in modo macro di flussi migratori e azioni di sviluppo del terzo e quarto mondo.
“Mandate avanti i laici. Uno dei pericoli più gravi, più forti nella Chiesa oggi è il clericalismo. Lavorate con i laici, che siano loro a portare avanti, che abbiano il coraggio di andare avanti, e voi sosteneteli e aiutateli come sacerdoti, come religiosi.” (papa Francesco)
“Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.” (Atti degli Apostoli)
Ma oggi non stiamo assistendo a fenomeni opposti? Laici che si ergono a teologi e predicatori, spesso in contrapposizione con i loro pastori in nome di una fedeltà doc alla dottrina, e religiosi, che a volte costretti, a volte perchè dimentichi del loro ruolo primario, trascurano il ministero della parola e la preghiera?
Ma, come dice Lorenzo con il suo linguaggio colorito e creativo, alla fine la responsabilità di tutto questo è certamente in gran parte dei laici stessi. Il compito primo dei laici nella Chiesa non è cercare di fare i preti. Oltretutto ci riescono male.
Andrea,
la responsabilità è anche dei pastori per non aver formato adeguatamente i laici.
Senza formazione (o con una formazione insufficiente) il laicato non sa che pesci prendere o sbaglia decisamente strada…
Luigi M.,
l’accoglienza sollecitata dal Papa è un’opera di misericordia doverosa, però bisogna anche cominciare a cambiare prospettiva e a immaginare, ANCHE COME CATTOLICI, come affrontare le cause di queste migrazioni di massa.
Non sdegnatevi se qualcuno sommessamente si azzarda a dire che, pur accogliendo tutti tutti tutti, l’accoglienza da sola non risolve i problemi che ci sono dietro.
Concordo con l’ultimo commento di LuigiMortariFides, c’è il problema delle migrazioni e quello dei singoli migranti. Oggi Francesco parlava dei minori. Se ne arrivano 1,10, 100 non puoi risolvere il problema dicendogli che era meglio se stavano a casa e che lavoreremo per migliorare la vita nel loro Paese. Giustamente il Papa si rivolge ha chi ha il carisma delle opere di carità ed altrettanto giustamente dice loro di coinvolgere i laici, perché aiutare i più deboli non è solo roba da preti. Senza contare che i laici potranno coinvolgere altri laici (amici, colleghi di lavoro, ecc.).
E’ altrettanto vero che non possiamo accogliere tutti. Molti Italiani, specie anziani, sono convinti che la gente venga qua perché si sta bene. Non si rendono conto che loro stanno bene in Italia perché è casa loro. In generale chi può sta a casa sua. Gli Italiani se ne sono andati in mezzo mondo non spinti da guerre, ma per vivere, sia in passato che oggi. Per tanti è lo stesso, partono per cercare condizioni migliori. Cosa stiamo facendo per fargliele avere a casa loro? Come cattolici non credo possiamo far molto, ma stiamo facendo qualcosa? Ci mettiamo lo stesso impegno con cui combattiamo contro la lobby LGBT? Guardiamo se e dove come Italiani sfruttiamo gli altri? Ci interessiamo se il debito di qualche Paese è legittimo o è una truffa ai danni della gente? E ci potremmo domandare altro ma ora devo andare a vedere il film su S. Veronica Giuliani
I laici stanno facendo molto nella Chiesa. A parte il Cammino NC, che è formato sostanzialmente da laici, anche nel mio oratorio sono i laici (anzi le laiche) a portare avanti la struttura e le iniziative. Adesso una ragazza che ha frequentato l’oratorio (ora è cresciuta) è andata in Africa a fare opera di volontariato. I ragazzini hanno fatto una questua di viveri in occasione della Quaresima, e li hanno mandati a Gaia (così si chiama questa ragazza). Lei ha mandato delle fotografie in cui è ritratta mentre distribuisce i viveri. E’ impressionante vedere la magrezza di questi bambini africani; le loro braccine sono esili, i loro visi emaciati! C’è veramente tanto da fare, bisogna rimboccarsi le maniche!
“Ma oggi non stiamo assistendo a fenomeni opposti? Laici che si ergono a teologi e predicatori, spesso in contrapposizione con i loro pastori in nome di una fedeltà doc alla dottrina, e religiosi, che a volte costretti, a volte perchè dimentichi del loro ruolo primario, trascurano il ministero della parola e la preghiera?”
Proviamo a ridimensionare i fatti. Francamente non vedo in giro religiosi che dimenticano il loro ruolo primario trascurando ministero e preghiera. Finora non ne ho visto neanche uno.
Invece vedo pastori( vescovi soprattutto) che dimenticano il Vangelo e le sacrosante parole di Gesù. E vedo fedeli laici che sono pronti ad accodarsi a questi pastori avendo come riferimento la Chiesa autoreferenziale e chi ne sta a capo, scambiando per Vangelo la Chiesa di certi vescovi; e magari criticando il Pastore massimo che è il Papa.
È proprio questo il clericalismo (nefasto) cui accennava papa Francesco.
Quanto alle imponenti migrazioni dall’Africa e dal vicino Oriente, non c’è dubbio che gran parte di ciò che sta succedendo lo si deve all’immancabile effetto “alone” che sempre si determina nei fenomeni di grandi dimensioni quali sono, per esempio, gli spostamenti in massa di questi ultimi anni.
L’Occidente è visto come il Pese dei nababbi e mezza Africa si sta riversando qui. Dal Vicino Oriente idem.
Ma se si guarda con obiettività alla situazione generale di quelle terre, ammesso che si sia a conoscenza di come stanno effettivamente le cose, non si può non vedere che lì c’è una enorme povertà diffusa fra la popolazione, mentre chi governa in certi Stati di quell’area vive in un lusso che è un vero pugno nello stomaco. Tutto ciò in linea generale, fatta eccezione per la repubblica sudafricana ricca da sempre, e sempre razzista anche se oggi in tono minore.
Ora, senza parlare delle tante guerre etniche e delle guerre civili in atto,oltre che dei regimi tirannici diffusi qua e là –un odioso nome fra tutti: Boko Haram–, qualcuno forse dovrebbe sapere che la povertà diffusa di cui ho appena detto, è stata causata da noi occidentali. Sì noi, proprio noi abbiamo molte colpe sulle spalle e dovremmo averle soprattutto sulla coscienza.
Parlo di tutte quelle nazioni europee, compresa la nostra, che colonizzarono l’Africa per farne terre produttrici di ricchezze agricole e minerarie, usando mano d’opera locale a basso costo. Noi eravamo i padroni, loro gli schiavetti. E quando progressivamente le colonie cessarono di esserlo ( anche dopo aspre guerre di liberazione), noi le lasciammo in balìa di governicchi che non erano in grado di governare, perché nessuno si era preoccupato, ovviamente, di insegnare loro il significato delle parole ” governo democratico”.
Il Governo veniva preso da chi si presentava come il più forte: governi monarchici o dittatoriali, con interferenze di certi paesi europei, ai quali si facevano arrivare in grande quantità i prodotti del luogo ricavati col lavoro faticoso e ben poco remunerato degli abitanti.
Gli stessi paesi europei oggi inviano là le armi richieste per combattersi in lunghe guerre etniche e civili. E così si alimenta l’industria delle armi, contro la quale il Papa lancia sacrosanti anatemi.
Ciò che accade oggi in quelle terre, e quindi anche le incessanti migrazioni, è dunque in gran parte conseguente all’operato miope e ottuso dei brillanti paesi europei che, infischiandosene altamente delle belle parole evangeliche, pensavano unicamente ad arricchire il più possibile sé stessi per avere il predominio l’uno sull’altro. L’eterno gioco della supremazia, che ancora oggi è ben presente nelle politiche del vecchio Continente. Con tanti saluti per l’effettiva Unione Europea.
Ed oggi abbiamo l’ardire di recriminare sugli arrivi massicci degli africani e dei siriani etc…? E di fare predicozzi in stile Salvini?
Forse sarebbe meglio mettersi a studiare un po’ di storia prima di parlare alquanto a casaccio.
Dice che “l’accoglienza da sola non risolve i problemi…” Infatti no, non li risolve, ma intanto quelli che arrivano bisogna riceverli nel miglior modo possibile.
“.Aiutare I bambini e la mamme in Africa non significa dire loro non ropeteci I c…ni ma significa dare una speranza che non sia solo ed esclusivamente quella della migrazione”
Cara signora, esistono molte associazioni di volontariato che operano in Africa aiutando mamme e bambini. Prova ne sia che a me come ad altri arrivano continuamente richieste di aiuto in danaro per le loro attività. Inoltre, sono sicura che molti di quei migranti che arrivano da noi, in Occidente, non intendono restarci vita natural durante.
E comunque i migranti che trovano lavoro qui, mandano alle loro famiglie gran parte dei soldi che riescono a guadagnare.
Dunque, il problema “cosa sarà l’Africa del futuro” mi sembra pretestuoso.
Non riesco a spiegarmi perché mai la preoccupazione assillante delle migrazioni stia sempre dalla stessa parte politica.
È un enigma indecifrabile.
L’amico Enrique (preferisco continuare a chiamarti così, e spero che me lo permetterai) si chiede, alle 20.04, se, in tema di solidarietà verso i migranti, noi cattolici “ci mettiamo lo stesso impegno con cui combattiamo contro la lobby LGBT ?”: è un’ottima domanda; molti, moltissimi di noi, fortunatamente, si.
BUONA NOTTE !
Roberto Caligaris
Victoria,
‘Inoltre, sono sicura che molti di quei migranti che arrivano da noi, in Occidente, non intendono restarci vita natural durante.
E comunque i migranti che trovano lavoro qui, mandano alle loro famiglie gran parte dei soldi che riescono a guadagnare.
Dunque, il problema “cosa sarà l’Africa del futuro” mi sembra pretestuoso.’
Sono d’accordo che la maggior parte vuole tornare a casa prima o poi, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Mia moglie ha avuto modo di conoscere parecchie donne dell’Est che ora sono qui in Italia: nessuna di loro ha solo la terza media, poche sono le diplomate, quasi tutte hanno lauree importanti. Noi stessi ci lamentiamo per la fuga di cervelli. Se le persone più valide nel pieno della loro vita non lavorano nel loro Paese per il loro Paese e le sue aziende, credo che sia più che legittimo chiedersi cosa sarà dell’Africa, dell’Ucraina, dell’Italia del futuro.
Scusa Enrico, è evidente che chi lascia il proprio Paese, qualunque esso sia, non ci vive bene, altrimenti non se ne andrebbe. E ho motivo di ritenere che tutti lo facciano con sofferenza. Chi infatti lascia la propria casa, i propri affetti, le proprie conoscenze, a cuor leggero? Nessuno credo. Si tratta di spezzare le proprie radici. Vogliamo riflettere su queste “piccole” cose o no?
Da piccola l’ho vissuto sulla mia pelle, questo problema, anche se, fortunatamente, solo per un periodo relativamente breve. E qualche settimana fa, ho visto con le lacrime agli occhi un padre che parlava del figlio, laureato, costretto ad andare in Cile, con moglie e figlietta, per avere un lavoro garantito.
Credi tu che quelle donne dell’Est, laureate, se avessero avuto un lavoro nei loro Paesi sarebbero venute qui da noi per fare le badanti? È fuor di logica, mi pare.
Chi sta bene e non riesce a immedesimarsi nelle difficili situazioni altrui, può anche parlar bene; ma questa va chiamata col nome che merita: INDIFFERENZA. E l’indifferenza è un male grave dei nostri giorni, UN VERO E PROPRIO PECCATO riscontrabile anche in chi dice di essere cristiano. Invece, non è da cristiani parlare con incredibile disinvoltura dei mali altrui.
Le “persone valide nel pieno della loro vita” vanno via dai loro Paesi quando non hanno lavoro o quando hanno fame o quando hanno il terrore di vivere in un Paese dove respirano ogni giorno l’odore della guerra, del terrorismo, delle sopraffazioni, del carcere se non si accondiscende al volere di chi governa credendosi il padrone di tutti e di tutto.
Non mi sembra sia tanto difficile da capire tutto questo.
Victoria,
‘Non mi sembra sia tanto difficile da capire tutto questo.’
Ok, la gente se ne va da dove sta male su questo siamo d’accordo.
Ma quel posto, privato di una parte della sua gente più colta e con spirito d’iniziativa, non può che peggiorare la sua situazione. Per questo io chiedo: come cattolici ci preoccupiamo di sapere quale sarà la politica estera di chi andiamo a votare? Ci tranquillizza un politico che nel programma elettorale ha la firma di accordi con i Paesi limitrofi per non farci arrivare in casa i migranti? Specie se quei paesi sono notoriamente antidemocratici? Occhio non vede, cuore non duole?
E’ cosa buona che volontari vadano in quei Paesi, ma devono essere i nostri governi ad avere rapporti corretti con i loro. Niente ingerenze umanitarie (che facciamo solo dove conviene), ma pressioni politiche ed economiche su certi regimi si potrebbero fare.
Allora, Enrico, il discorso è che la politica ci deve interessare sempre. Tutto è politica alla fin fine. Mentre sono ancora tantissimi quelli che che per politica intendono solo badare alle proprie tasche, comprese quelle di chi fa politica in prima persona sedendo sugli scranni parlamentari. Il resto poco conta. E tanti infatti sono quelli che si disinteressano del tutto della politica e non vanno a votare.
Date queste premesse, gli elettori attivi in buona parte appoggiano chi promette di più in campagna elettorale, salvo poi rendersi conto che le promesse grandiose non sono state mantenute, oppure si sono ridotte a delle briciole ai più poveri, oppure–ancor peggio– certe tasse sono state tolte a tutti indistintamente: ricchi e poveri. Io questa la chiamo “diseducazione politica” del popolo italiano. Ma credo che i “tranelli” politici siano presenti in tutti i Paesi. Vedi i casi Brexit e Trump, che mi sembrano abbastanza ridicoli nella convinzione che hanno, quei signori governanti, di ritornare agli antichi splendori.
Certo che bisogna stare attenti anche ai programmi dei partiti riguardo ai rapporti con l’Estero. Eccome se bisogna stare attenti. Tieni presente, comunque, che nel fare accordi i Governi hanno in mente, diplomaticamente, gli interessi economici che stanno loro a cuore. C’è sempre un fitto intreccio fra relazioni amichevoli e tornaconto economico. È sempre stato così.
Le pressioni politiche ed economiche di cui tu, Enrico, parli, generalmente si fanno nel quadro più ampio dell’Alleanza Atlantica. Della quale però fa parte, come sai, anche la Turchia, che però non può dirsi un Paese propriamente democratico.
Insomma, il discorso è abbastanza complicato. Soprattutto in questi tempi in cui si sta vivendo un cambiamento epocale in tutti i sensi e in tutti i campi.
Da Antonella Lignani ricevo due foto che pubblico in questo commento e in quello che segue. Si riferiscono alla distribuzione di viveri fatta da Gaia, volontaria dell’oratorio di Città di Castello, in un paese africano. Distribuzione di cui Antonella aveva parlato in un commento a questo post.
Seconda foto inviata da Antonella Lignani: vedi didascalia alla foto precedente.
Grazie, Luigi. So che inserire queste foto ha comportato problemi dal momento che eri fuori casa. Comunque è importante, anche se le foto non sono perfette. Esse testimoniano sul campo che ci sono laici cattolici impegnati ad aiutare la gente nei loro paesi, e che la situazione dei nativi Africani è drammatica. Onore a Gaia e alla sua mamma, presidente del nostro oratorio!
Antonella grazie a te d’averle inviate, quelle foto. Sai che apprezzo chi opera più di quanto non apprezzi chi parla. E anche mi piace allietare il blog con immagini. Saluto tutti dalla stazione di Salerno, dove sto aspettando il frecciarossa per tornare a Roma, dopo aver tenuto qui ieri una conferenza che può essere letta nel blog:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/conferenze-e-dibattiti-2/la-chiesa-in-uscita-di-papa-francesco-nellambiente-della-scuola/
Nella pagina del blog intitolata CONFERENZE E DIBATTITI, elencata sotto la mia foto, sono leggibili alcune delle conferenze che vado tenendo tuttodì:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/conferenze-e-dibattiti-2/
Luigi,
mettere oltre alle conferenze che hai fatto anche quelle che devi fare?
Così i visitatori del pianerottolo potrebbero sapere in anticipo se capiti dalle loro parti ed organizzarsi per venirti a sentire. O forse anche tu non lo sai molto tempo prima e se puoi vai anche senza troppo preavviso?
Cerco di metterle in anticipo ma non sempre riesco ché travagliosa è la giornata del blogger. Operosa dies.
Mi piace ‘travagliosa’: nella mia ignoranza pensavo che l’avessi inventata ma non è così.
Leggendo gli interessanti interventi di Victoria ed Enrico. mi sono ricordato di aver letto tempo fa, e l’ho ritrovato in rete, un articolo dove si sosteneva che concausa non secondaria dell’emigrazione africana è il notevole boom demografico che si verifica in paesi come Nigeria, Congo, Etiopia, Tanzania, Niger. L’Africa che ha oggi, sparsi fra savane, foreste e deserti, poco più di un miliardo di abitanti, ne avrà, prevede l’Onu, più del doppio (2,4 miliardi) nel 2050 e quattro volte tanto (4,2 miliardi) a fine secolo. Più di Cina e India messe insieme. Uno dei fattori che contribuisce a questo boom è la fertilità delle donne che mettono al mondo molti bambini. E questo è dovuto più che a una causa fisiologica, a una culturale che anticipa di molto l’età del primo parto. Se al boom si aggiunge il riscaldamento globale, il risultato, secondo l’ONU, sarà una miscela esplosiva. A fine secolo – sempre secondo i dati ONU – la temperatura potrebbe essere salita di quattro o cinque gradi. Ma questa è una media mondiale. Ai Tropici sarà di più. Sei o sette miliardi di persone vivrebbero in paesi largamente desertificati, con un’agricoltura distrutta: migrazione, a questo punto, c’è scritto nell’articolo, è un eufemismo. La parola giusta, probabilmente, è esodo. Milioni di persone in marcia, senza più niente alle spalle: su scala globale. L’umanità, secondo l’ONU, non ha probabilmente mai dovuto affrontare una prova più difficile.
Riportando questi dati, mi rendo conto che sono andato troppo avanti nel tempo. Cosa faranno i pochi europei del futuro?
Nell’attesa, secondo me bisogna tener conto anche oggi che molti migranti che sbarcano nelle nostre spiagge non fuggono solo da guerre e persecuzioni, ma vengono da noi per cercare di che mangiare, perché nei loro paesi di provenienza, dove le donne mettono al mondo moltissimi figli, non tutti trovano da mangiare.
Sinceramente, non so dire come contenere il boom demografico. O non è proprio il caso di farlo? Boooh!…
Buona serata a tutti.
Caro Luigi, apprezzo il fatto che tu dica, nel discorso fatto a Salerno, che nella scuola è necessario farsi tutors degli altri, e in questo modo si può fare molto. Al mio oratorio c’è una ragazzina cinese, molto diligente e attenta, ma anche priva quasi del tutto della conoscenza della nostra lingua. Un giorno mi sentivo sfinita, e non sapevo più che fare per entrare in contatto con lei. E’ sopraggiunta (come angelo tutelare) una compagna di scuola, che si è offerta di studiare con lei. Splendido esempio di buona samaritana!
“E questo è dovuto più che a una causa fisiologica, a una culturale che anticipa di molto l’età del primo parto”
E ci credo, Giuseppe. Se è vero come è vero che in quelle culture le ragazzine si sposano con uomini già avanti negli anni, a cui erano state promesse fin da bambine, si può capire bene come sia normale il primo parto in giovanissima età e che vengano messi al mondo tanti figli.
Oltre tutto in molti di quei Paesi non esiste nemmeno una parvenza di educazione sessuale. Prova ne sia che ancora oggi si pratica l’orrenda infibulazione, e se ne possono immaginare le conseguenze dolorose, a volte mortali.
Ma, senza andare lontano, anche in tante zone arretrate del nostro paese fino a non molto tempo fa avveniva qualcosa di simile: matrimoni combinati, bambine promesse come future spose a uomini ben più grandi.
Arrivata l’età giusta, il matrimonio avveniva. E le ragazze, loro malgrado e senza che avessero il coraggio di ribellarsi, si ritrovavano sposate a uomini maturi. Come fosse la cosa più naturale del mondo.
Era questione, appunto, di cultura arretrata.
Oggi, grazie a Dio, sono cambiate molte cose.
C’ è da sperare che anche in quei Paesi certi aspetti tribali di quelle culture vengano cancellati col passare del tempo. Ma sappiamo tutti che, quando si tratta di civiltà, i cambiamenti avvengono in un lungo percorso di anni.
Tuttavia, c’è qualche Stato africano che sta progredendo.
Proprio qualche ora fa ho visto, con grande sollievo, un bel programma sull’Uganda e Stati vicini, dove è evidente una meritoria emancipazione, con un Governo guidato da un uomo( non ricordo il nome) dialogante e democratico, disposto ad accettare i migranti che vogliano andare lì. Non volevo credere ai miei occhi.
Dunque, si può sperare che, sia pur lentissimamente, il progresso culturale ed economico arrivi in molte altre parti dell’Africa. Chissà quando.
Ero tra i Somaschi partecipanti al Capitolo generale, ricevuti dal Papa il 30 marzo 2017.
Il motto del capitolo era dato da un passaggio di Lc 8,22 e da una frase di san Girolamo Emiliani che, malato, a Milano rifiutò l’ospitalità da “4 stelle” offertagli da un benestante, cui rispose: semmai vengo non da solo ma con i ragazzi (alcuni dei quali pure malati), “miei fratelli, con i quali voglio vivere e morire”. Il motto segnalava al capitolo una prospettiva “di transito” su altre sponde, in linea con quello che da un po’ di tempo stiamo perseguendo: Le aperture somasche negli ultimi 12 anni sono state in Mozambico, Indonesia, Nigeria, Haiti/Santo Domingo e Vietnam. E su quelle il Capitolo ha battuto, ricordando anche che dai tsunami-terremoti di India, Sri Lanka e Haiti sono tempestivamente nate, lì, opere di soccorso ed educative.
Del discorso del Papa, oltre all’invito a prendere a cuore i mezzi orfani (dei “figli dei barconi” ci stiamo occupando doverosamente, come altri in Italia), ci ha colpiti la fotografia precisa data di san Girolamo, contemporaneo di Lutero: laico che ha agito per la riforma della Chiesa attraverso le opere di carità. E poi l’invito a “lasciare gli otri vecchi”, ovvero a trasformare certe strutture, se utile o necessario per un servizio più evangelico. Senza dubbio ci ha fatto riflettere l’indicazione di continuare a non essere “clericali” e a coinvolgere i laici. Ma non risulta marginale il completamento della frase: “sosteneteli come sacerdoti e religiosi.
Non conoscevo l’attività e la missione dei Padri Somaschi. Veramente grandiosa.
“Ma non risulta marginale il completamento della frase: “sosteneteli come sacerdoti e religiosi.”
Lo penso anche io. Anzi: credo che risulti imprescindibile.
Così come credo che risulti essenziale che i laici si muovano in sintonia e coordinamento con i loro sacerdoti e religiosi. Se no si verifica quell’altro casino dei ” battitori liberi”, schegge impazzite e ingestibili fonte inesauribile di malcontenti e fronde…..
Il motto del Capitolo generale è la composizione di una richiesta di Gesù ai discepoli (Mc 4, 35) con la frase del Fondatore che meglio ne identifica la missione: “con questi miei fratelli più piccoli voglio viveve e morire” (san Girolamo Emiliani).
L’Ordine giudica positivamente la nuova legge sui minori: è un passo di civiltà e responsabilità di fronte alla situazione dei “semiorfani” migranti.
E’ da tempo che l’Ordine ha intrapreso un cammino di affiancamento al proprio Laicato e di coinvolgimento perchè diventi sempre più attivo e capace di assumersi responsabilità, tanto nella gestione delle opere che nell’essere protagonista a livello sociopolitico. La difficoltà e la sfida sta nella formazione del laicato alla dottrina sociale della Chiesa secondo i valori e lo stile indicato dal “laico animatore di laici” Girolamo Emiliani.
Grazie al padre Franco Moscone delle risposte alle mie curiosità e benvenuto nel blog. Il padre Moscone è il superiore generale dell’Ordine dei Chierici regolari di Somasca, rieletto dal Capitolo che si è appena concluso. Nei commenti che seguono riporto il il saluto al Papa per l’incontro del 30 marzo di cui nel post.
Padre Franco Moscone 1. Santo Padre, Papa Francesco! E’ con commozione ed umiltà che Le presento i rappresentanti della Compagnia dei Servi dei Poveri, oggi Ordine dei Chierici Regolari di Somasca, radunati per il loro 138° Capitolo generale. Il nobile veneziano san Girolamo Emiliani, che Pio XI elevò a Patrono universale della gioventù abbandonata e che san Giovanni Paolo II, in occasione del V centenario della nascita, definì Laico e animatore di laici, è il nostro Fondatore. Lungo i cinque secoli di storia, che guardiamo con gratitudine, non abbiamo avuto paura ad abbracciare i confini (come Lei si è espresso sabato scorso nella visita a Milano): coscienti di essere una Congregazione dai numeri modesti, siamo presenti in 24 nazioni, di tutti e cinque i continenti, avendo privilegiato i luoghi di frontiera e periferia.
Padre Franco Moscone 2. Siamo nati in carcere, dall’esperienza di sconfitta e liberazione del Fondatore nel 1511, e con e come lui cresciuti in strada, accompagnati dalla materna protezione della Vergine. Carcere e strada sono i luoghi fisici ed esistenziali della crescita e realizzazione della missione che ci è stata affidata a beneficio della Chiesa e della società civile: costruire ambienti di accoglienza dove sia possibile fare esperienza di tenerezza e misericordia, e realizzare comunicazioni relazionali, ponti, che possano collaborare alla riforma del popolo cristiano è quanto san Girolamo ci ha lasciato in eredità.
Padre Franco Moscone 3. Il Capitolo generale che si celebrò nel 2005, con parole profetiche, ci ricordò di non aver paura a tornare in strada, a bandire nelle nostre istituzioni gli spazi vuoti ed a farci presenti nelle periferie: l’alba del suo pontificato è stata così per noi allo stesso tempo profezia, chiamata e incoraggiamento a ravvivare il dono di grazia affidatoci per il servizio dei poveri e della gioventù abbandonata. Siamo quindi qui, accolti da Lei, per sentirci incoraggiati e rafforzati a far dono del nostro carisma alla Chiesa ed al mondo in tempo di migrazioni e multiculturalità. Da tempo abbiamo preso il largo, ma l’approdo all’altra riva, a cui il Signore ci chiama, è ancora lontano: sappiamo che ci possiamo arrivare alla sola condizione di saperci compagnia di fratelli che insieme vogliono vivere e morire.
Con san Girolamo, e col beato Mons. Oscar Romero, che abbiamo inserito nel numero dei nostri santi, Le promettiamo tre indivisibili fedeltà: (hablando en español)
• primero Dios, fuente de todo bien en el cual sólo debemos confiar,
• segundo la Iglesia, nuestra Madre,
• tercero los pobres, los que mejor nos representan a Cristo nuestro Maestro.
Con gratitudine ed attenzione La ascoltiamo!
‘Con san Girolamo, e col beato Mons. Oscar Romero, che abbiamo inserito nel numero dei nostri santi’
In questo caso non hanno lasciato il ‘vecchio’ Girolamo, perché ha ancora da insegnare, ma hanno accolto tra i loro santi Romero come esempio di come stare coi poveri ai nostri tempi.