Nella città insanguinata Benedetto bacia il sangue di San Gennaro.
Il papa a Napoli nel segno del sangue
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Nella città insanguinata Benedetto bacia il sangue di San Gennaro.
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Sto ascoltando un maestro della lectio divina (un vero maestro a cui sono sinceramente affezionato) che spesso tuona contro la fede immatura, che fugge l’approfondimento della parola, che rimane devozionale, fin quasi pagana. Il che è anche vero.
Eppure penso che la fede sia anche rapporto personale fatto di affidamento, ringraziamento e consolazione. E che la devozione popolare ne possa essere una testimonianza.
Il Papa teologo che bacia il sangue di San Gennaro può indicare la via per una sintesi autentica.
I miei nonni avevano la 3a elementare, giusto mio nonno prese la 3a media per diventare maresciallo. Ma se non me la trasmettevano loro la fede, tramite i miei genitori, chi l’avrebbe fatto?
Io diffido di quelli che “la lectio divina, l’esegesi etc”, e poi snobbano il volgo.
Anche perchè, in fondo, del volgo me ne sento anch’io parte.
Aneddoto: un diacono laico una volta mi citava con approvazione quel frate che nella cappella di un ospedale bolognese aveva messo un cartello sotto la statua della Madonna che diceva – con freccia verso l’altare e il tabernacolo – “mio figlio sta là”. Lo avrei preso a pedate, ma ci aveva appena tenuto il gruppo di vangelo…
Ci hanno detto che l’ultimo papa a “venerare” il sangue di San Gennaro era stato Pio IX. La mia via per intendere il gesto di Benedetto è quella di vedere nel sangue del martire il sangue di tutti gli innocenti che si versa oggi a Napoli. Luigi
Che proprio Luigi cerchi una “via” per capire un gesto del papa è segno che il gesto in sè stesso lascia perplessi.
E’ una dei casi in cui questo freddo tedesco intelligentissimo diventa suo malgrado simpatico:chissà quanto gli è costato dover baciare ,per opportunità ambientale, quella cosa strana e latina e oscura e medievale e di un santo depennato, che si liquefa a comando in armonia col lotto,ruota di napoli.
Lutero nella tomba si è girato e si è fatto una risata:anche un papa ha bocconi amari da mandar giù.
Il Papa ha voluto onorare la memoria di un Santo che rappresenta (e molto ha rappresentato) una sincera espressione di fede del popolo napoletano, a dispetto delle canzonature, spesso irridenti che gli “estranei” alla città hanno riversato su questa espressione. I napoletani non si sono mai interessati agli altrui santi patroni e mai hanno biasimato e ridicolizzato le altrui espressioni di fede. Fortunanatamente il sangue non si è sciolto, così almeno si è evitato di fare l’ennesima speculazione di San Gennaro a comando. Un grazie sincero a Benedetto che ancora una volta ha dato una grande lezione di modus vivendi. Da bambino grazie a mia nonna che abitava adiacente la Cattedrale, ho conosciuto anche le cd “parenti di S. Gennaro” ora scomparse, il mio ricordo a parte la sincerità devozionale delle pie donne è quella di una fede vissuta genuinamente e per tutta l’esistenza terrena.
Ho visto poi che si è sparlato di un disinteresse dei napoletani per la venuta del Papa; ero a Piazza del Plebiscito dalla ore 7,30 di mattina di una domenica che in oltre mezzo secolo non ricordo così inclemente nel mese di ottobre. Innanzi a me persino monaci buddisti ad un certo punto hanno alzato bandiera bianca. Sono tornato a casa alle ore 13,00, con mia moglie e mio figlio, dei due ombrelli portati, uno è stato spazzato via dal vento, quindi per quasi tutto il periodo l’unico mio ripararo dalle folate di vento e pioggia è stato quella specie di mantella di plastica che viene distribuita per emergenza. Con noi almeno altri 19997 persone, senza contare quelle che prive di tagliando di ingresso erano bloccate ai varchi di ingresso e molto poco saggiamente non fatti accomodare il piazza.
A Michele la solidarietà di chi ha resistito solo per mezz’ora in quella piazza!
A Giorgio: io immagino che Lutero – lo penso vivente nel seno di Abramo, non nella tomba – si sia riconciliato con i papi almeno da quando hanno chiesto perdono per le responsabilità che hanno avuto nella rottura dell’unità della Chiesa. Penso che egli non sia più avverso al papa tedesco di quanto lo siano oggi i luterani tedeschi, che a Colonia nell’agosto del 2005 dissero a noi giornalisti d’essere restati commossi dalla “vicinanza ecumenica” di papa Ratzinger e dalla sua “gentilezza umana”. Io personalmente non sono un devoto di San Gennaro ma rispetto chi lo è. Luigi
Non mi toccate San Gennaro! (Oltretutto son nato il giorno della sua festa)
Non credo che Ratzinger si muova per “opportunità ambientale” come dice giorgioceccon. Né che ai Napoletani sia stato semplicemente tributato quel rispetto che si deve avere per ogni tradizione, più o meno ricca di folklore. I Santi, martiri per di più, sono i testimoni della “vita nuova”. Le reliquie dei Santi sono poste nell’altare perché segno della vita trasformata in Cristo: essi riposano nel Suo sacramento. Quanto suggerito nel post da Luigi Accattoli circa una correlazione del sangue mi sembra quanto mai corretto: con i santi, c’è una ricapitolazione del tempo nella Gloria. E c’è un contenuto ontologico, una perfezione d’essere che Ratzinger il “freddo tedesco” comprende bene. E non confonde di certo con una tradizione da mal sopportare come se fosse solo a nuttata che ha da passare.
Beh, io in Paradiso voglio vederci pure Papa de Medici e il Cajetano… 😉
La Exsurge Domine di Leone X , quando la leggo mi commuovo ancora. (sul serio: ma mi commuovo mio malgrado anche per i corali luterani..) …Una bellissima preghiera!
” Exsurge, Domine, et judica causam tuam, memor esto improperiorum tuorum, eorum, quae ab insipientibus fiunt tota die; inclina aurem tuam ad preces nostras, quoniam surrexerunt vulpes quaerentes demoliri vineam, cujus tu torcular calcasti solus, et ascensurus ad Patrem ejus curam, regimen et administrationem Petro tanquam capiti et tuo vicario, ejusque successoribus instar triumphantis Ecclesiae commisisti: exterminate nititur eam aper de silva, et singularis ferus depasci eam. Exsurge, Petre, et pro pastorali cura praefata tibi (ut praefertur) divinitus demandata, intende in causam sanctae Romanae Ecclesiae, Matris omnium ecclesiarum, se fidei magistrae, quam tu, jubente Deo, tuo sanguine consecrasti, contra quam, sicut tu praemonere dignatus es, insurgunt magistri mendaces introducentes sectas perditionis, sibi celerem interitum superducentes, quorum lingua ignis est, inquietum malum, plena veneno mortifero, qui zelum amarum habentes et contentiones in cordibus suis, gloriantur, et mendaces sunt adversus veritatem. Exsurge tu quoque, quaesumus, Paule, qui eam tuâ doctrinâ et pari martyrio illuminasti atque illustrasti. Jam enim surgit novus Porphyrius; quia sicut ille olim sanctos Apostolos injuste momordit, ita hic sanctos Pontifices praedecessores nostros contra tuam doctrinam eos non obsecrando, sed increpando, mordere, lacerare, ac ubi causae suae diffidit, ad convicia accedere non veretur, more haereticorum, quorum (ut inquit Hieronymus) ultimum presidium est, ut cum conspiciant causas suas damnatum iri, incipiant virus serpentis linguâ diffundere; et cum se victos conspiciant, ad contuinelias prosilire. Nam licet haereses esse ad exercitationem fidelium in dixeris oportere, eas tamen, ne incrementum accipiant, neve vulpeculae coalescant, in ipso ortu, te intercedente et adjuvante, extingui necesse est.
Exurgat denique, omnis Sanctorum, ac reliqua universalis Ecclesia, cujus vera sacrarum literarum interpretatione posthabita, quidam, quorum mentem pater mendacii excaecavit, ex veteri haereticorum instituto, apud semetipsos sapientes, scripturas easdem aliter quam Spiritus sanctus flagitet, proprio dumtaxat sensu ambitionis, auraeque popularis causa, teste Apostolo, interpretantur, immo vero torquent et adulterant, ita ut juxta Hieronymum jam non sit evangelium Christi, sed hominis, aut quod pejus est, diaboli. Exurgat, inquam, praefata Ecclesia sancta Dei, et una cum beatissimis Apostolis praefatis apud Deum omnipotentem intercedat, ut purgatis ovium suarum erroribus, eliminatisque a fidelium finibus haeresibus universis Ecclesiae suae sanctae pacem et unitatem conservare dignetur.”
[E mi sovviene: nel film Luther -di Till, del 2003- c’è una memorabile sequenza di una immaginaria ‘pontificia’ caccia al cinghiale, con Leone X che infilza l’animale mentre la voce fuori campo legge ll’inizio dell’enciclica (“Sorgi, o Signore… un cinghiale è entrato nella tua vigna…” ]
(Non essendovi una traduzione italiana on-line, ecco la inglese..:
http://www.papalencyclicals.net/Leo10/l10exdom.htm )
Definire il Papa ‘freddo tededesco’ significa conoscerlo pochissimo. Ricordatevelo in piedi nella Moschea Blu di Instanbul. Purtroppo i luoghi comuni sopravvivono anche quando la realtà li nega.
Non trascurerei né le sante reliquie, né la fede dei semplici. Sono fatte dello stesso sangue, in fondo.
Vi propongo un articolo su Petrus :
” Lo storico bacio del Papa al sangue di San Gennaro ”
di Sergio Rolando
http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=3647
Essendo ignorante sulla questione qualcuno può dirmi se Giovanni Paolo ha venerato le reliquie di san Gennaro….ho persino letto su un sito che il sangue si sarebbe liquificato durante la su avisita del 1979….verità o leggenda?
Comunque io non ho bisogno di capire il gesto di Benedetto XVI, perchè dovrebbe avere bisogno di una spiegazione?
Forse che la venerazione di reliquie è sola esclusività di gente semplice, ignorante, ingenua ? Mi disturba questo giudizio, già parlare di fede dei semplici mi infastidisce quando vi leggo un giudizio condiscendente, perchè una persona intelligente o intellettuale , dovrebbe dar ragione della sua venerazione?
Scrivo ciò in perfetta libertà ,non sono in effetti particolarmente sensibile a questa forma di devozione , ma non giudico chi lo è, chiunque egli sia .
Ancora sul bacio di Papa Benedetto….su Avvenire
L’amore e la ragione in quel bacio alla reliquia
DAVIDE RONDONI
È stato un bacio lungo. Come se per un attimo non volesse staccarsi. Dal calore secolare di quel sangue, che è anche il calore popolare di una devozione. Il papa teologo, il papa filosofo, che sta sfidando i grandi intellettuali e la mentalità dominante sull’uso retto della ragione era lì inchinato, a baciare, per un attimo a non staccarsi dalla reliquia. Dal cuore fedele di Napoli. Dalla presenza carnale del Santo. Il Papa della ragione, il grande colto che ogni cenacolo intellettuale del mondo invidia a noi cattolici, e dopo le diffidenze sta stimando come voce libera e aperta, il Papa che ama ragionare finemente, se ne stava lì come ho veduto mille volte fare mia nonna, le nostre nonne. Come ho fatto anch’io, che so ragionare poco, ultimo dei cattolici e dei peccatori. Il suo bacio di Papa, il suo onore di Papa, per così dire al pari del bacio delle nostre nonne, della nostra devozione e del nostro povero affidamento. Si è visto, non ha voluto staccarsi subito. Non ha voluto dare un omaggio formale, un bacio freddo. C’era tutto il suo affidamento di uomo, e di Papa, nel ripetere con forza il gesto che dal 1389 compiono tutti i semplici pellegrini, quelli con una grande fede, e quelli con una fede così così, quelli con l’anima linda e quelli con l’anima in tempesta. Il bacio al sangue del martire.
Gesto irrazionale da parte del Papa che parla di ragione? Gesto ‘bigotto’ da parte del Papa che ha con lungimiranza civile invitato a puntare su scuola e lavoro per rispondere alle sfide e ai pericoli sociali ?
Due Papi? Due volti diversi? O forse uno solo, il volto del mendicante, che riconosce la grandezza della Presenza all’origine del miracolo e di tutti i miracoli. Che lo riconosce con piena ragione, con la ricca disponibilità delle sue risorse intellettuali. Le quali lo rendono semplice, e quasi bambinesco, umilmente attaccato con il bacio a quella reliquia. Che è segno, traccia, poco sangue che si è arricchito del sangue e della presenza carnale dei cristiani di Napoli, segno di un sangue del passato e di una umana presenza che giunge fino ad oggi. Fino al medico Moscati, e a quelli che come lui ancora incontrano senza riserve il bisogno dei vicoli, e rispondono alla grande domanda di senso che viaggia nei vicoli del cuore di ogni uomo, ricco o povero che sia. Il bacio del Papa teologo, il suo omaggio dato al miracolo amato dal popolo è un grande segno della Chiesa intesa come vita, come movimento di ragione e di cuore che tocca la concreta storia e riconosce l’azione del mistero. L’uso alto, aperto, radicale e sensibile della ragione trova nel gesto del bacio, non una smentita, ma il suo fuoco, il fiore di adesione al mistero che della ragione è culmine. Un ragionare che non sbocciasse in amore sarebbe un’arida analisi, sarebbe una comprensione monca. E non un amor qualsiasi. Non un amore a vanvera. Ma il bacio, l’omaggio dato a una presenza che nutre la storia con il richiamo al sacrificio e con la speranza. Per questo non voleva staccarsi. Affidando sé, le sue preoccupazioni di Papa, cose che ci fanno tremare i polsi, come ogni uomo affida le proprie, e tutte ci fanno tremare i polsi. È stato un bacio che resta come un segno forte in quest’epoca dura. Un bacio dato per un empito della ragione, per un riconoscimento, pieno di mendicanza e di tutta la nostra alta statura d’uomini.
© Copyright Avvenire, 23 ottobre 2007
Luisa, a scanso di equivoci: il mio parlare di “fede dei semplici” non era in alcun modo “un giudizio condiscendente”. Anzi, era un giudizio pieno di reverente rispetto. Non per nulla avevo nominato anche, insieme, “le sante reliquie”, il che dovrebbe far capire come la penso.
No, per favore, non Rondoni!
Ci ho avuto a che fare ai tempi dell’università e non mi sono ancora ripreso.
E poi quello stile così …. caricaturalmente ciellino! Mi manca pure che mi faccia la voce roca e l’accento milanese, come facevano tutti i capi ciellini romagnoli che bazzicavano Bologna. Quasi una sorta di sindrome di Zelig per il modello-Giussani.
Per il resto nulla da dire….
… ritengo che si possa trarre qualsiasi legittimo significato da questo gesto del Papa di baciare la reliquia di San Gennaro. Come ritengo legittimo e rispettabile ogni sentimento rispetto alla reliquia in sè, alle reliquie in genere e a tutto ciò che viene un po’ brutalmente etichettato nella categoria “religiosità popolare”.
L’importante è che quella devozione, quel gesto, e anche il culto di quel certo Santo siano solo un mezzo e non un fine. Un mezzo per arrivare a conoscere e ad amare Cristo. Un’ovvietà, si dirà…
Un mio amico sacerdote una volta disse in pubblico (erano i tempi delle “famose” lacrime di sangue della madonnina di Civitavecchia): “Ma se quelle lacrime fossero false, la vostra fede in Cristo – o meglio, il vostro desiderio di essere fedeli a Gesù Cristo che concretamente avete incontrato nella vostra vita – verrebbe meno? Abbiamo bisogno di madonnine piangenti per credere?”.
è la vita profondamente convertita di S. Gennaro che ci avvicina a Cristo o il miracolo (vero o presunto) del sangue? Non è una domanda retorica.
Luca, è evidente che non pensavo a te quando ho parlato di “giudizio condiscendente”.
Scrivendo pensavo a certi sguardi o commenti visti e sentiti da pseudo-intellettuali che considerano una fede matura quella in cui questo genere di devozione è esclusa.
Vuoi vedere che siamo tutti ingenui di fronte al papa,compreso Accattoli?
In effetti non vedo alcuno che possa far fare o non fare qualcosa a questo papa che lui non voglia,come quando ha detto senza rimangiarselo che Maometto non ha portato niente di buono.
La reliquiologia,se si dice così, ha preso una tranvata micidiale da cui non si è più ripresa quando santa romana chiesa,per bocca di un suo cardinale,ha detto che la sacra sindone non era vera,suscitando le ire dei più realisti del re.
Gente che ci campa ,sicuro, (senza far nomi:Messori) ma poi non ha provato più (la chiesa) a disilludere i poveri credenti,anche se ce n’era ancora di materiale ,a cominciare dalle sante case che volano su e giù per il mediterraneo.
Meglio lasciare le cose come stanno,anzi:non sia per caso che il papa, baciando il sangue ,voglia inaugurare una nuova stagione di fede “popolare” confortata dalle innumerevoli reliquie sparse per la cristianità?
Giorgio perchè ti affanni intorno alle reliquie, che sono l’ultima appendice, dal momento che tu comunque non accetti nulla del cristianesimo? Essendo tu un valente barista, ti propongo questo argomento ad personam, ovvero ad barman: che diresti se uno contrario all’esistenza dei bar volesse mettere lingua sulla disposizione delle bottiglie in vetrina? Luigi
Perdonatemi, ma io condivido il gesto del Papa…I SANTI CI CONDUCONO A CRISTO….
Ho sempre presenti le parole che lessi alcuni anni fa in una piccola biografia del card. Schuster. L’Arcivescovo-monaco così si rivolgeva ai seminaristi ambrosiani: “Altro invito non ho da farvi, se non un invito alla Santità…La gente pare che difficilmente sia interessata alle nostre dissertazioni, ma di fronte a un Santo, ancora si inginocchia e prega…Ricordate le folle ai Funerali di don Orione?”
Un caro saluto…F.
Esiste una fisicità del credere e dell’amare, perché crediamo e amiamo persone e cose che ci sono, o che ci sono state, davvero. ll nostro buon Moralista, che trovo così vicino a me in tante occasioni, si chiede che differenza farebbe se fossero false le lacrime delle varie madonne, ma non porrebbe la domanda negli stessi termini riguardo al Corpo e al Sangue di Cristo.
Non so bene cosa sia una fede matura, figuriamoci in questi tempi di cattolici adulti e atei devoti. Ma so che se è “maturo” amare mio padre per la sua intelligenza, per la sua virtù, per il suo affetto, ciò non è in contraddizione con l’amare il suo viso, i suoi gesti, il profumo della sua pelle. La mia fede è anche di carne e di sangue, ed è bello vedere il papa della “ragione” attaccare le labbra a quell’ampolla del frutto di un martirio lontano, come una rosa rossa di quell’amore che è Dio.
[ “Ma so che se è “maturo” amare mio padre per la sua intelligenza, per la sua virtù, per il suo affetto, ciò non è in contraddizione con l’amare il suo viso, i suoi gesti, il profumo della sua pelle.”
Grazie, Luca: proprio stasera ci pensavo, a questo, poichè la cosa è emersa prepotentemente… Vedendo che mia madre aveva lavato un grembiule blu ‘da oste’ tirolese -con frasetta simpatica- che mio padre indossava spessissimo in cucina -dove magari ce le dicevamo anche alla grande su Dio e il mondo e la pasta insipida, attorno al desco familiare..- , mi è venuto il groppo alla gola… : me lo sono portato nella mia cucina. Traditio. ( E domani è il terzo mese del suo Lungo Viaggio -come per tradizione familiare lo chiamava…- ) ]
Condivido con Alessandro Canelli una certa insofferenza rispetto allo stile del ridondante Rondoni. Il problema di molti editoriali di AVVENIRE è poi che sono impregnati solo di apologia. E raramente rispecchiano la varietà di pensiero che – grazie a Dio – caratterizza la cultura cattolica.
cari Luca e Syriacus, lo so, a volte il mio gioco retorico del cinico “mi condanna” a perdermi le sfumature più belle…
Però riprendendo la bella frase di Luca (“so che se è “maturo” amare mio padre per la sua intelligenza, per la sua virtù, per il suo affetto, ciò non è in contraddizione con l’amare il suo viso, i suoi gesti, il profumo della sua pelle”), la mia domanda potrebbe meglio essere posta cosi: se quel viso, quei gesti e quel profumo alla fine non fossero davvero i suoi (perchè si sa, i padri da bambini li idolatriamo, salvo poi amarli ancor più da grandi anche nelle loro debolezze), il nostro amore verso il Padre verrebbe meno?
A proposito del corpo e sangue di Cristo, è vero, non mi porrei la medesima domanda, ma solo perchè le reliquie in questo caso non ci sono (salvo le tracce ematiche della sacra Sindone). E, forse, così non ci confondono.
Vi chiedo: il bistrattato, ma santo, Tommaso, che molto umanamente aveva voglia di “toccare” il corpo di Cristo, ha creduto perchè ha toccato o perchè ha percepito per l’ennesima volta di essere stato amato dal suo Signore, che ha capito e accolto la sua debolezza?
Carissimo Syriacus… dici cose molto sensate.
Non si crede perché si tocca… ma probabilmente si tocca perché si crede e si ama.
Moralista, però: io so bene che un padre (di carne e sangue) non è un essere da idolatrare, ma semmai da onorare -per principio, a prescindere dalle sue ‘debolezze’, finanche in caso di ‘dialettica molto accesa’.. Nel caso della religione cristiana, però, direi che lì il Padre di debolezze non dovrebbe (sennò crolla tutto l’impianto) averne per principio… semmai siamo noi, ad averne. Capirei allora molto di più un discorso analogo al tuo ma riferito alla Chiesa di Cristo : “se quel viso, quei gesti e quel profumo alla fine non fossero davvero i suoi , il nostro amore verso la Chiesa verrebbe meno?”
Luca e Syriacus (anche se non mi riferivo alle debolezze del Padre, ma alla debolezza dei segni della sua presenza), siete mitici, accolgo le vostre obiezioni… nei miei sfoghi logorroici e istintivi, mi domate e riportate sulla retta via…
(forse non sembra, ma sono serio)
Sono intervenuta recentemente in merito alla presenza di rumeni e xtracomunitari che invadono da anni ed anni le nostre citta. Forse il mio commento è stato elemento di disturbo tanto che non è stato reso visibile. In breve, nel commento, ponevo l’accento sul problema “sicurezza” e sulla necessità da parte dello stato e dei comuni di farsi carico di questo problema impellente e di massima urgenza. Dicevo, nel blog, di abitare in periferia, anche se non estrema, e di avere -in prossimità dei palazzi dove si svolge regolarmente la nostra vita- un aglomerato di baracche e di grotte dove trovano alloggio e rifugio centinaia di famiglie di Rom, rumeni e quant’altro. Un vero ricettacolo di epidemie, di tubercolosi e casi di meningite.
Ora, dopo il fatto grave e recentissimo di Tor di Quinto il tema si ripropono in tutta la sua drammaticità.