Tra i testi da conoscere venuti ultimamente dal Vaticano ci sono: un vasto resoconto sullo stato delle finanze tracciato il 1° ottobre dal Padre Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto della Segreteria per l’Economia (SPE); e un analogo rendiconto della strategia di dialogo verso la Cina, fornito il 3 ottobre dal cardinale Parolin. Oggi qui richiamo il resoconto del padre Guerrero, un altro giorno proporrò il rendiconto di Parolin. Queste mie segnalazioni a freddo dei testi che contano seguono quella dell’altro ieri riguardante la lettera apostolica di Francesco “Scripturae Sacrae affectus”. E’ un metodo questo mio: staccarsi dalle diatribe correnti e cercare il pane che nutre.
Il padre Guerrero Alves fa il punto sulle finanze vaticane
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Piccola entità economica. Guerrero 1. Come ho già detto in passato, da qualunque parte la si guardi, la Santa Sede non è una grande entità economica. Nel 2019 abbiamo avuto entrate per 307 milioni di euro, abbiamo speso 318 milioni di euro. Il nostro deficit è di 11 milioni. Abbiamo un patrimonio netto pari a 1.402 milioni di euro. Ci sono molte high school negli Stati Uniti che hanno un volume superiore a quello della Curia romana indicato in questo bilancio. Aggiungendo il bilancio del Governatorato, dell’Obolo, dello IOR, del Fondo pensioni e delle Fondazioni che aiutano la missione della Santa Sede, si ottiene un patrimonio netto di circa 4.000 milioni di euro. Se dovessimo consolidare tutto, nel 2019 non ci sarebbe deficit, né c’è stato nel 2016, l’ultimo anno in cui tutti questi conti sono stati consolidati. Con ciò non voglio però dire che non abbiamo difficoltà e che in questa crisi del coronavirus non ne avremo di più grandi.
Entrate e spese. Guerrero 2. Nel 2019, il 54% delle entrare, pari a 164 milioni di euro, è stato generato dallo stesso patrimonio. L’attività commerciale (visite alle catacombe che diversamente dai musei fanno parte della Santa Sede, produzioni vendute dal dicastero della comunicazione, Libreria Editrice Vaticana, ecc.) e i servizi (tasse per alcuni certificati, tasse accademiche di istituzioni universitarie, ecc.) hanno portato un 14%, cioè 44 milioni di euro. Le entità vaticane che non si consolidano in questo bilancio (IOR, Governatorato, Basilica di San Pietro) hanno contribuito per il 14% delle entrate, 43 milioni. E le donazioni delle diocesi e dei fedeli sono state pari a 56 milioni di euro, il 18%.
Quanto alle spese potremmo dividerle in tre blocchi: quello che abbiamo chiamato asset management è di 67 milioni di euro, il 21% dei costi, e include 18 milioni di euro di tasse e 25 milioni di euro spesi per la manutenzione degli edifici. Potremmo dire che questi 67 milioni di euro sono quanto ci costa generare i 164 milioni di euro di entrate di cui ho parlato prima e che sono derivanti dalla proprietà. I servizi e l’amministrazione assorbono il 14% delle spese. E le spese di missione assorbono il 65% delle spese.
Si fa molto con poco. Guerrero 3. In generale, ciò che mi ha colpito di più quando ho conosciuto meglio la Curia è che si fa molto con poco. Ho cercato i bilanci di vari Paesi e delle regioni, non ho trovato nulla di paragonabile al mantenere 125 nunziature e missioni permanenti nel mondo con 43 milioni di euro, con la rilevanza, la capacità di mediazione e la proposta della Santa Sede. Pubblicare un quotidiano ben noto, come L’Osservatore Romano, trasmettere più di 24 ore al giorno in 40 lingue, come fanno Radio Vaticana e Vatican Media, generare notizie e spiegarle come fa Vatican News, spendendo 45 milioni di euro: non ho trovato paragoni nel mondo della comunicazione. Il messaggio del Vangelo deve arrivare fino ai confini del mondo e, per quanto possibile, è auspicabile che arrivi nella lingua propria di ciascun popolo e in un modo che possa essere compreso nella propria cultura. È poi interessante vedere come la comunicazione della Santa Sede si sia modernizzata in questi anni, persino riducendo i costi. Ancora, se guardiamo alla Biblioteca, o agli archivi o all’archeologia cristiana, che si occupano di un patrimonio non solo della Chiesa, ma dell’umanità, e lo confrontiamo con istituzioni simili: possiamo dire che lo fanno con dignità e, relativamente, con poco. Lo stesso si può dire delle istituzioni universitarie, ecc. Ogni volta che trovo un termine di paragone con altre istituzioni simili o comparabili, mi sembra che la Santa Sede faccia molto con poco, grazie a molte persone che lavorano con enorme generosità. Non voglio dire che non dobbiamo migliorare in tante cose. Ma bisogna anche sottolineare che c’è molto di ben fatto.
Errori e imprudenze. Guerrero 4. Vivo nel presente. Leggo i giornali che in questi giorni parlando di scandali finanziari vaticani. È possibile che, in alcuni casi, la Santa Sede sia stata, oltre che mal consigliata, anche truffata. Credo che stiamo imparando da errori o imprudenze del passato. Ora si tratta di accelerare, su impulso deciso e insistente del Papa, il processo di conoscenza, trasparenza interna ed esterna, controllo e collaborazione tra i diversi dicasteri. Abbiamo inserito nei nostri team professionisti di altissimo livello. Oggi esiste comunicazione e collaborazione fra i dicasteri di contenuto economico per affrontare queste questioni. La collaborazione è un grande passo in avanti. Segreteria di Stato, APSA e SPE collaborano di buon grado. Possiamo certamente commettere errori, sbagliare o essere truffati, ma mi sembra più difficile che questo accada quando collaboriamo e agiamo con competenza, trasparenza e fiducia fra noi.
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-10/bilancio-santa-sede-papa-guerrero.html
Mia nota. Vi ricordate Gianluigi Nuzzi che un anno addietro, con il volume “Giudizio universale. La battaglia finale di Papa Francesco per salvare la Chiesa dal fallimento” (Chiarelettere, ottobre 2019), prevedeva un rapido fallimento economico della Santa Sede? In quel volume c’erano capitoli con questi titoli: “Una gestione disastrosa”, “Solo cinque anni al crac”, “Il baratro”. Consiglio del vecchio vaticanista: leggete Guerrero piuttosto che Nuzzi. Il buon gesuita spagnolo – che ha accettato l’incarico a cui è stato chiamato chiedendo di non diventare cardinale e di tornare a fine mandato alla condizione di semplice membro della Compagnia di Gesù – non ha bisogno di titoli lampeggianti per vendere copie.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-domenica-11-ottobre-2020-xxviii-tempo-ordinario-anno-a/
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https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-13-ottobre-2020/