Nel decidere “un’accurata riforma generale della liturgia” la Sacrosanctum Concilium (1963) decise tra l’altro che si “restaurasse” nelle celebrazioni una lettura della Sacra Scrittura “più abbondante, più varia e meglio scelta”. Nella messa di oggi ne abbiamo visto uno dei frutti più sapidi: le tre parabole lucane della misericordia proposte nella loro integrità (Luca 15, 1-32). Una meraviglia.
Il nuovo rito e la festa delle tre parabole
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Liturgia della XXIV Domenica del Tempo Ordinario – C
Antifona d’Ingresso Cf Sir 36,15-16
Da’, o Signore, la pace a coloro che sperano in te;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede;
ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e del tuo popolo, Israele.
Colletta
O Dio, che hai creato e governi l’universo, fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore…
Oppure:
O Dio, che per la preghiera del tuo servo Mosè non abbandonasti il popolo ostinato nel rifiuto del tuo amore, concedi alla tua Chiesa per i meriti del tuo Figlio, che intercede sempre per noi, di far festa insieme agli angeli anche per un solo peccatore che si converte. Egli è Dio…
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Es 32, 7-11. 13-14
Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
Dal libro dell’Esodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto».
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre». Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
Donaci, Padre, la gioia del perdono.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
Seconda Lettura 1 Tm 1, 12-17
Cristo venne a salvare i peccatori
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Canto al Vangelo Cf Gv 4,16; 3,20
Alleluia, alleluia.
Noi abbiamo riconosciuto e creduto
all’amore che Dio ha per noi:
se il nostro cuore ci condanna,
Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Alleluia.
Vangelo Lc 15, 1-32
Ci sarà gioia in cielo per un peccatore convertito.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E` tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla Comunione Sal 35,8
Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio!
Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali.
Oppure: Cf 1 Cor 10,16
Il calice della benedizione che noi benediciamo,
è comunione con il sangue di Cristo;
e il pane che spezziamo
è comunione con il corpo di Cristo.
Oppure: Lc 15,24
«Facciamo festa, perché mio figlio era morto
ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato».
Dopo la Comunione
La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito. Per Cristo nostro Signore.
§
[http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C24page.htm]
PROPRIO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
Domenica 16 Settembre 2007
XVI Domenica dopo Pentecoste
INTRÓITUS
Ps.85, 3 et 5 – Miserére mihi,
Dómine,quóniam ad te clamávi tota
die: quia tu, Dómine, suávis ac mitis
es, et copiósus in misericórdia
ómnibus invocántibus te.
Ps. 85, 1 – Inclína, Dómine, áurem
tuam mihi, et exáudi me: quóniam
inops, et pauper sum ego.
Glória Patri…
Ps.85, 3 et 5 – Miserére mihi,
Dómine,…
ORÁTIO
Tua nos, quaésumus, Dómine, grátia
semper et praevéniat et sequátur: ac
bonis opéribus iúgiter praestet esse
inténtos. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. – Amen.
EPISTOLA
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad
Ephésios, 3, 13-21
Fratelli, vi prego quindi di non perdervi d’animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra. Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
M. – Deo grátias.
GRADUALE
Ps. 101, 16-17 – Timébunt gentes
nomen tuum, Dómine, et omnes
reges terrae glóriam tuam.
Quóniam aedificávit Dóminus Sion
et vidébitur in maiestáte sua.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Ps. 97, 1 – Cantáte Dómino
cánticum novum: quia mirabília
fecit Dóminus. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 14, 1-11
In quel tempo: Essendo Gesú entrato in giorno di sabato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?”. Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
M. – Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Ps. 39, 14 et 15 – Dómine, in auxílium
meum réspice: confundántur et
revereántur, qui quaérunt ánimam
meam, ut áuferant eam: Dómine, in
auxílium meum réspice.
SECRÉTA
Munda nos, quaésumus, Dómine,
sacrifícii praeséntis efféctu: et pérfice
miserátus in nobis: ut eius mereámur
esse partícipes. Per Dóminum
nostrum Iesum Christum, Fílium
tuum, qui tecum vívit et regnat in
unitáte Spíritus Sancti, Deus, per
ómnia saécula saeculórum.
M. – Amen.
PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ
COMMÚNIO
Ps. 70, 16-17 et 18 – Dómine,
memorábor iustítiae tuae solíus:
Deus, docuísti me a iuventúte mea;
et usque in senéctam et sénium,
Deus, ne derelínquas me.
POSTCOMMÚNIO
Purífica, quaésumus, Dómine,
mentes nostras, benígnus, et rénova
coeléstibus sacraméntis: ut
consequénter et córporum praésens
páriter, et futúrum capiámus
auxílium. Per Dóminum nostrum
Iesum Christum, Fílium tuum, qui
tecum vívit et regnat in unitáte
Spíritus Sancti, Deus, per ómnia
saécula saeculórum.
M. Amen.
§
[http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C24page.htm]
http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C24text.htm
http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C24textLat.htm
Quello è l’indubbio guadagno della riforma liturgica, che nessuno può mettere in discussione.
Al massimo si potrebbe obiettare sulle letture troppo lunghe. Che nel corso del ciclo liturgico, feriale e festivo, si legga nell’arco di tre anni quasi tutta la Scrittura è senz’altro un’ottima cosa, ma forse la parola di Dio, che è così ricca e potente, andrebbe centellinata.
Nel modo di celebrare la messa prevalente oggi si avverte una sproporzione tra la liturgia della parola (lunghe letture, lunghissime prediche, troppe preghiere dei fedeli) e quella eucaristica (sempre la seconda preghiera perché è più breve, ritmo veloce di recitazione, niente spazi di silenzio o spazi di pochi secondi, che è la stessa cosa …). Nella percezione del frequentante domenicale medio, una volta che ha sfangato l’omelia (e a volte è dura), il più è fatto: in 10/15 minuti la messa è finita e si va a casa.
Preciso che il mio commento si riferiva al post iniziale di Luigi
Un ‘caveat’ per i potenziali lettori dei miei precedenti commenti (se così li si può chiamare) : essi volevano e vogliono essere nell’ottica di quanto Benedetto-Ratzinger ha scritto nella sua lettera apostolica ‘Summorum Pontificum cura’ riguardo alla pari dignità teologica dei due usi dell’unico rito romano.
Nec plus, nec minus, nec aliter.
(Lungi da me atteggiamenti da “quale detersivo in quale fustino lava più bianco” -benchè oggi abbia intonato per la prima volta in vita mia l’Asperges (non escluso dal nuovo rito, ma possibile solo come alternativa all’atto penitenziale/kyrie- )
Se intona l’Asperges allora Syriacus è un sacerdote… indovinato? Luigi
No, ho solo sbagliato la locuzione, Luigi. O meglio, l’avevo usata senu lato.: sono solo un discreto cantore gregoriano dilettante (‘semiprofessionale’ invece, per dirla all’inglese, nella polifonia) , niente di più.
L’ha intonato Padre Marco (che è anche maestro di gregoriano per i giovani della sua parrocchia) . Noi abbiamo seguito (ho, diciamo, ‘intonato’ , assieme al resto della schola e a sostegno dell’assemblea, la subito successiva parte alternata al sacerdote, cioè il ‘Domine et mundabor…’ http://www.christusrex.org/www2/cantgreg/partituras/an_asperges_me_I.gif )
Volevo subito correggere l’imprecisione (subito colta dall’attentissimo ospite) , ma poi ho rinunciato…
Beh,Luigi, mi fa piacere constatare che non sono la sola a pormi domande sull`identità o meglio la formazione di Syriacus…ma sacerdote non credo…mi sembra che alla mia domanda tempo fa.. aveva risposto che era un`umanista e poi se mi ricordo bene,Syriacus ha una fidanzata polacca mangiapreti…a meno che non fosse stata una manovra di diversione!
E a meno anche che la mia memoria non assomigli ad un Gruyère!
E concordo con lei ,oggi abbiamo avuto delle letture meravigliose e…. “cerise sur le gâteau”…le parole di Benedetto XVi prima dell`Angelus che ha definito queste pagine fra le più alte e commoventi della Sacra Scrittura.
No, non sono un umanista di formazione curricolare (almeno per ora) , Luisa. Sono iscritto ad un Ordine professionale , e come già compreso, non sacerdotale…: sono il Dott. Chim. Syriacus .
(Ricordi, che avevo menzionato Primo Levi, e non solo la polacca -pomerana, per la precisione- ‘mangiapreti’ ? )
Beh Syriacus ,umanista di formazione o alla maniera di, le tue conoscenze sovente mi impressionano e mi fanno sentire “quelque peu” ..leggermente ignorante !
Ma è bello un`ignoranza ben accetta si trasforma in curiosità …anche se alle volte, lo confesso umilmente, stento a seguirti!
Ammiro Syriacus per l’erudizione e la veduta larga. Ammiro Luisa per aver memorizzato la fidanzata polacca – benchè le sia sfuggito il “pomerana”, ma nessuno è perfetto! Luigi
Oggi è stato bello e futtuoso ascoltare i brani “della Misericordia” per intero…
Un caro saluto a tutti….F.
Futtuoso: intendevo FRUTTUOSO, in relazione alla Riflessione e alla Preghiera.
A proposito di fruttuosità; domanda: ma è popolare anche da qualche parte delle vostre, il da noi “popolare” San Fruttuoso?
[ “La fondazione del Monastero di San Fruttuoso di Capodimonte, oggi nel Comune di Camogli e appartenente all’Archidiocesi di Genova, è attribuita nel 262 d.C. a due religiosi, Giustino e Procopio: questi erano partiti dalla Spagna per Roma con le ceneri del Santo Vescovo di Tarragona, Fruttuoso, poco tempo dopo il suo martirio; a causa di una tempesta approdarono nella piccola insenatura dove costruirono la prima chiesa. La storia del monastero inizia probabilmente con i primi monaci di San Colombano, o con i Benedettini: sono accertate devastazioni di pirati saraceni a danno di questi monaci intorno al sec. VIII – IX. Nell’anno 986 Adelaide, imperatrice e regina d’Italia, fece dono di alcune terre del Tigullio al monastero di San Fruttuoso per suffragare l’anima del defunto marito Ottone I e per ringraziare il Signore di aver salvato da una tempesta il figlio Carlo per l’intercessione di San Fruttuoso e le preghiere dei monaci. Fra il 1000 e il 1300 il monastero si liberò da ogni soggezione all’Arcivescovo di Genova e raggiunse l’apice della sua potenza…”
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/cci_dioc_new/bd_dioc_annuario.singolo_ente?id_pagina=1403&id_dioc=126&id_en=100&layout=0&url=0&colore1=&colore2=&rifi=&rifp=&vis=1 ]
Caro Syriacus, nella mia città (abito nella Diocesi di Milano) c’è un intero quartiere denominato SAN FRUTTUOSO; non so però il legame tra il Santo e la mia città. Proverò a informarmi. Un caro saluto. F.
Beh, Fabricianus, effettivamente per un genovese “San Fruttuoso” non è prima di tutto l’abbazia-sul-mare vicino a Camogli, ma…:
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Fruttuoso_%28quartiere_di_Genova%29
Interessante, questo… fruttuoso scambio d’informazioni “topoagionomastiche”!
San Fruttuoso (Quartiere di Monza, mia città)
Il 3 agosto 1778 il Cardinale Durini – morto nel 1796 – donò le sacre spoglie di San Fruttoso alla nostra chiesa parrocchiale in Monza. Il Durini, che le aveva avuto, a sua volta, in dono da Papa Clemente XIV (1769-1774) provvide per la massima parte al pagamento dell’urna, quale ancor oggi si vede, del Santo. Preparata l’urna nel corso di un anno, le cerimonie della prima traslazione ebbero luogo verso la metà di agosto del 1779
Il reliquiario con cristalli di rocca, che si ammira nell’urna, contiene il sangue del martire San Fruttuoso.
Di questo Santo si sa poco o nulla. La religiosità popolare lo vuole martire nel Colosseo a Roma sbranato da belve feroci.
Una bella osservazione del Papa: “È bello pensare che nel mondo intero, dovunque la comunità cristiana si raduna per celebrare l’Eucaristia domenicale, risuona in questo giorno, questa Buona Notizia di verità e di salvezza: Dio è amore misericordioso.”
Il versetto che più mi colpisce è sempre Luca 15:31 “Gli rispose il Padre: ‘Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo'”. Mi sembra che dica qualcosa di grandioso sui rapporti tra Dio e gli uomini (dei quali le donne sono la parte migliore).
Commuove l’appello del Padre “… questo tuo fratello …” al figlio che l’aveva rifiutato “… questo tuo figlio …”. E’ l’appello del Padre che tenta di salvare la sua famiglia (dove non si menziona una madre), e ha una corrispondenza con l’appello di Dio “Dov’è Abele, tuo fratello?” a Caino che ugualmente lo rifiuta, nel tentativo di salvare il suo progetto di famiglia umana.
La parabola finisce sospesa sul figlio dissipatore che banchetta (sarà un buon segno?) e sul figlio inaspettatamente ostile del quale non si conosce la risposta. Ma il Padre è corso incontro a tutte e due.
Leggo oggi da ADISTA: SE MANCANO I PRETI, SIANO I LAICI A CELEBRARE L’EUCARESTIA, PROPOSTA DEI domenicani olandesi.
A proposito di liturgia, ho letto questo articolo sulla celebrazione liturgica dell’eucarestia, dato che in Olanda c’è una spaventosa penuria di preti, ci sono 1552 parrocchie e 1112 preti, di cui molti anziani, e negli ultim ianni sono state chiuse 200 parrocchie.
Alcuni domenicani olandesi hanno scritto un opuscolo in cui propongono che vista l’impossibilità di celebrare l’eucarestia da parte di molte comunità di fedeli, possa essere scelto dalla comunità un membro che celebri l’eucarestia, vista come banchetto della comunità dei fedeli, successivamente questo membro verrebbe confermato dal vescovo.
Mi pare che l’eucarestia non sia solo un banchetto, sia pure di una comunità di fedeli, anche se probabilmente nella chiesa delle origini sarà stata celebrata in questo modo, ma riveste anche una dimensione sacramentale.
Nelle proposte di questo opuscolo, si rinviene l’influenza del famoso teologo olandese 93 enne Edward Schillebeeckx, vorrei chiederVi qualche informazione su questo teologo, sulla chiesa olandese, e sul famoso catechismo degli anni 70 ed il Vostro parere sulla questione.
Grazie Leone.
I domenicani olandesi si sono bevuti il cervello. Se quello che ho letto è corretto, propongono non di ordinare degli uomini sposati, che sarebbe discutibile ma ancora ragionevole, bensì di abolire di fatto il sacramento dell’ordine. Già che ci sono, perché non abolire l’eucaristia, così si risolve anche il problema di un’eventuale carenza di laici scelti dalla comunità per presiedere i banchetti?
E se abolissimo l’Olanda? Già fatto, dagli olandesi stessi.
Dal Blog di Magister:
” Proprio mentre il motu proprio “Summorum Pontificum” sta per entrare in vigore – con la messa antica che ritrova piena cittadinanza a fianco della nuova – i domenicani olandesi lanciano una proposta che mira a sovvertire l’ordinamento di qualsiasi messa, nuova o vecchia che sia.
La proposta è in un opuscolo di 38 pagine diffuso in tutte le 1300 parrocchie cattoliche d’Olanda, intitolato “Kerk en Ambt”, Chiesa e ministero. Qualora non vi fossero preti disponibili, i padri domenicani propongono che una persona scelta dalla comunità presieda ugualmente la celebrazione dell’eucaristia. “Non fa differenza che sia uomo o donna, omo o eterosessuale, sposato o celibe”. La persona prescelta e la comunità pronuncerebbero insieme le parole della consacrazione. “Pronunciare queste parole non è un diritto riservato al prete. È la consapevole espressione di fede dell’intera comunità”.
L’opuscolo ha l’approvazione dei superiori dell’ordine in Olanda ed è stato scritto dai padri André Lascaris, professore di teologia a Nimega, Jan Nieuwenhuis, già direttore del centro ecumenico dei domenicani di Amsterdam, Harrie Salemans, parroco a Utrecht, e Ad Willems, altro teologo di Nimega.
Sullo sfondo, il teologo di riferimento è un altro, più famoso domenicano olandese, Edward Schillebeeckx, 93 anni, che negli anni Ottanta finì sotto l’esame della congregazione per la dottrina della fede per tesi vicine a quelle ora confluite nell’opuscolo.
La conferenza episcopale olandese si riserva di replicare ufficialmente. Ma ha già fatto sapere che la proposta dei domenicani appare “in conflitto con la dottrina della Chiesa cattolica”.
In Germania , so che in certe parrocchie ,in assenza di un prete, un laico formato legge i testi del giorno, e può distribuire la Comunione, ma non certo celebrare l`Eucaristia !
Penso che LA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, fermerà e bloccherà questo documento dei Domenicani olandesi.
Se andiamo a leggere la domanda 278 del COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, leggiamo: “Chi è il ministro della celebrazione dell’Eucarestia? E’ il sacerdote (Vescovo o Presbitero),validamente ordinato,che agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.”
Approposito di Olanda…
La notizia degli olandesi schillebeeckxiani la lessi almeno due settimane fa, non credendo ai miei occhi… (o forse credendovi pure troppo?)
Idem (cioè con uno stupore che mi ha ugualmente tramortito ma, diciamo, di segno opposto) per il seguente commento che un sacerdote passionista olandese ( http://www.sint-pancratius.nl/ ) ha scritto su un blog, approposito della sua immediata attuazione di ‘Summorum Pontificum cura’ :
“I celebrated a Tridentine ‘Missa Cantata’ this early morning at 08.30h. in my parish in the Netherlands.
Normally at friday at this early time there are only 2 or 3 faithful (I always celebrate the parish-masses in the new rite) , this morning we had 40.
Now just waiting how many will come next Friday, because i decided to continue the 1962 Rite every Friday. Anyway, the faithful were very grateful, and participated very well in answering and singing. They also all received the Holy Communion again kneeling and on the tongue at the communion rail.
It was a wonderful experience!
Thank you Holy Father Benedict that You gave this Tradition back to the Church!!”
Comment by Fr. Harrie — 14 September 2007
——
Che piaccia o meno, da qualunque prospettiva lo si veda, direi che anche quet’ultimo si possa considerare un “segno dei tempi” . …Se poi lo si accosta al precedente, di segno (i.e. confratelli di Tommaso d’Aquino che invocano la soppressione del sacerdozio ministeriale) , allora… Allora non so.
Certo che fino alle turbolenze postconciiari l’Olanda era uno dei paesi europei con il cattolicesimo più florido. Una altissima partecipazione alle Messe. Numerossime vocazioni, anche religiose. Poi, l’implosione. Perchè?
Difficile una analisi monofattoriale… Io però, romanticamente, pur apprezzando diversi aspetti della riforma liturgica montiniana (quelli più aderenti alla lettera dei documenti conciliari) , sostengo, magari in maniera assolutamente irrazionalista, che talvolta -talvolta- se solo si andassero a rivedere quegli incredibili quadri fiamminghi del quattrocento, con Papa Gregorio Magno che celebra il rito romano (poi tridentino), al quale Gesù inchiodato alla Croce appare sulla mensa eucaristica… si capirebbero -forse- tante cose della storia del sentire religioso di un popolo. “Incrostazioni medievali” ? Forse. Non sono un liturgista laureato, appunto.
Quest’anno fra l’altro è andato in pensione il numero uno della Chiesa olandese, il cardinal Simonis, arcivescovo di Utrecht. Fatto vescovo da Paolo VI nel ’70 in mezzo alla bufera-del-catechismo , venne spesso descritto dai ‘progressisti’ ad oltranza come ‘ultraconservatore’ (mentre per gli standards italiani sarebbe solo un ‘moderato’ sostanzialmente obbediente al Magistero). Quest’anno Benedetto XVI dovrà sceglierne il successore.
SACRA CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
SACERDOTIUM MINISTERIALE
LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SU ALCUNE QUESTIONI
CONCERNENTI IL MINISTRO DELL’EUCARISTIA
I – Introduzione
1. Nell’insegnare che il sacerdozio ministeriale o gerarchico differisce essenzialmente e non solo di grado dal sacerdozio comune dei fedeli, il Concilio Ecumenico Vaticano II espresse la certezza di fede che soltanto i Vescovi e i Presbiteri possono compiere il mistero eucaristico. Benché infatti tutti i fedeli partecipino dell’unico e identico sacerdozio di Cristo e concorrano all’oblazione dell’Eucaristia, solo il sacerdote ministeriale, in virtù del sacramento dell’Ordine, è abilitato a compiere il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo e ad offrirlo a nome di tutto il popolo cristiano (Lumen Gentium, 10. 17. 26. 28; Sacrosanctum Concilium, 7; Christus Dominus, 15; Presbyterorum Ordinis, 2 et 3; cfr. etiam PAULI VI Mysterium Fidei, die 3 sept. 1965: AAS 57 (1965) 761).
2. Negli ultimi anni hanno però cominciato a diffondersi delle opinioni, talvolta tradotte nella prassi, che negando il suddetto insegnamento ledono nell’intimo la vita della Chiesa. Tali opinioni, diffuse sotto forme e con argomentazioni diverse, cominciano ad attirare gli stessi fedeli, sia perché si afferma che godrebbero di un certo fondamento scientifico, sia perché vengono presentate come rispondenti alle necessità della cura pastorale delle comunità e della loro vita sacramentale.
3. Pertanto questa Sacra Congregazione, mossa dal desiderio di offrire ai sacri Pastori, in spirito di affetto collegiale, il proprio servizio, intende qui richiamare alcuni tra i punti essenziali della dottrina della Chiesa circa il ministro dell’Eucaristia, trasmessi dalla viva Tradizione…
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19830806_sacerdotium-ministeriale_it.html
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Documento assolutamente pertinente alle recenti quaestiones sollevate (fuori tempo massimo?) dai schillebeecanes Bataviae , siglato da Joseph Raztinger 24 anni fa, precisamente 5 esatti dalla morte di Papa Paolo VI .
http://gregorsmesse.uni-muenster.de/kultbilder/875.jpg
Incrostazioni medievali o florilegio di fede?
(Per molti non è una domanda retorica…)
Di immagini simili (ma mai identiche) alla precedente , tutte interessanti e moltissime di incredibile bellezza e densità teologica, provenienti principalmente da Renania e Fiandre, ne potete trovare centinaia al seguente sito: http://gregorsmesse.uni-muenster.de/ergebnisliste_einfach.php?einfach=¤tQuery.x=3¤tQuery.y=7
dell’università di Muenster, Germania (ove fu pastore il beato vescovo Clemens von Galen , vero leone contro il neopaganesimo nazista) .
[Nota tecnica, per chi non sapesse il necessario tedesco: passate da una pagina di immagini -‘Seite’ numerata in neretto all’altra. Poi, arrivati ad una pagina, cliccate sull’immagine desiderata. Una volta visualizzata la pagina relativa lla singola immagine, per vedere questa a piene dimensioni, cliccare sulla parola grigina a destra ‘Vollansicht’ .]
Miniatura esplicitamente dedicata al “santo papa Gregorio” :
http://gregorsmesse.uni-muenster.de/kultbilder/893.jpg
(da un libretto devozionale chiamato Seelengärtlein, Hortulus Animae, il giardinetto dell’anima…)
[Questa http://gregorsmesse.uni-muenster.de/kultbilder/144.jpg immagine presenta un dettaglio degno di nota: il cardinale alla destra del Papa, quello cioè che regge la tiara con la mano sinistra, impugna anche la croce papale con la mano destra… Tale variante iconografica/araldica della croce papale (variante con la traversa in punta lunga quanto quella in capo, invece che della maggior lunghezza) credo sia tipica dei paesi nordici…
Confrontatela con la mitra rappresentata in luogo della tiara sullo stemma araldico di Benedetto XVI… …Interessante no? ]
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/elezione/stemma-benedict-xvi_en.html
“The Papal mitre shown in his arms, to recall the symbolism of the tiara, is silver and bears three bands of gold (the three powers: Orders, Jurisdiction and Magisterium), joined at the centre to show their unity in the same person.”
(Andrea Cordero Lanza di Montezemolo)
Caro Syriacus, eccoti uno strumento affinché la Tua pomerana mangiapreti diventi un poco meno mangiapreti:
“Ojcze Przedwieczny, ofiaruj? Ci Cia?o i Krew, Dusz? i Bóstwo najmilszego Syna Twojego, a Pana naszego Jezusa Chrystusa za grzechy nasze i ?wiata ca?ego”
“Dla Jego bolesnej M?ki miej mi?osierdzie dla nas i ?wiata ca?ego”.
“?wi?ty Bo?e, ?wi?ty Mocny, ?wi?ty Nie?miertelny, zmi?uj si? nad nami i nad ca?ym ?wiatem”
E’ la Coroncina della Divina Misericordia in polacco, se la impari potrebbe farle piacere e anche pregarla con te.
Noto tra l’altro, che alcune versioni tradotte in italiano sono errate. In esse infatti, si prega “Per la Sua dolorosa Passione, abbi pietà di noi e del mondo intero”. Nel testo dettato da Gesù si usa la parola “mi?osierdzie”, misericordia, non “pietà”. Pietà si chiede solo nella parte finale “Santo Dio, Santo forte, Santo immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero”, in polacco “zmi?uj si? nad nami”
Vorrei far partecipare Luigi e i lettori di questo blog a due esperienze diverse che mi hanno fatto comprendere la bellezza di entrambi i riti, quello antico e il Novus Ordo, se celebrati con pietà e devozione.
Il mio parroco, qui a Zagabria, qualche settimana fa ha celebrato una S. Messa feriale, libera da memorie di santi, per i malati – evidentemente era a conoscenza della rpesenza di malati gravi in parrocchia. Ebbene, è stato bellissimo ascoltare e capire le meravigliose preghiere che la liturgia prevede per quell’intenzione, cosa che mi ha aiutato tantissimo a vivere la S. Messa.
Dall’altra parte, qualche giorno fa sono andato con un gruppo in pellegrinaggio al Gesú Bambino di Praga: i padri domenicani che guidano il santuario hanno permesso al sacerdote che accompagnava il nostro gruppo a celebrare la S. Messa all’altare sotto la statua di Gesù Bambino. Per forza di cose il sacedote non ha potuto celebrare “versum populus” e mi ha dato davvero l’impressione del ministro di Dio che guida il popolo all’incontro con il Signore.
Guido, a proposito dell’episodio praghese: guarda questa:
http://gregorsmesse.uni-muenster.de/kultbilder/297.jpg
Secondo te San Gregorio celebra “spalle al popolo” o, più semplicemente, “versus Deum per Iesum Christum” ?
http://www.db.avvenire.it/pls/avvenire/ne_cn_avvenire.c_leggi_articolo?id=641693
Caro Syriacus,
chiedo scusa per linguaggio non corretto, naturalmente hai ragione Tu.
Dal fronte nord-occidentale: ecco cosa ha scritto ieri un ‘vicino di casa’ dei vescovi francesi …
19/09/2007 – Documento -su motu proprio, riforma liturgica e liturgia- del Vescovo di Albenga-Imperia Mons. Oliveri :
Presentazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”
indicazioni per l’applicazione in Diocesi
La riflessione che abbiamo compiuto questa mattina sulla natura immutabile della Liturgia rende facile ed agevole la comprensione del significato e del valore del Motu Proprio “Summorum Pontificum” circa la celebrazione della Santa Messa in forma ordinaria secondo la riforma del Messale promulgata dal Papa Paolo VI, ed in forma straordinaria secondo il Messale del 1962 di Giovanni XXIII, che ha apportato semplici variazioni rispetto al Messale di San Pio V, o meglio, che ha introdotto le variazioni avvenute sotto il Pontificato di Pio XII.
Il significato ed il valore – a mio giudizio di fondamentale importanza – del Motu Proprio di Benedetto XVI consiste nell’aver ricordato, implicitamente e sebbene “non expressis verbis” che la riforma liturgica, voluta e chiesta dalla Costituzione Conciliare “Sacrosanctum Concilium”, e quindi attuata sotto il Pontificato di Papa Paolo VI, non ha mutato la natura o la sostanza della Divina Liturgia, non ha toccato – non ha voluto farlo né lo poteva fare – ciò che appartiene all’essenza del Divin Sacrificio della Santa Messa: intatta è rimasta la Santa Messa in ciò che essa è per istituzione divina, intatta è rimasta la sua natura sacrificale (di vero Sacrificio, di vera ri-presentazione sacramentale del Sacrificio del Calvario, come anticipato da Cristo stesso nell’Ultima Cena, della Santa Cena sacrificale di Cristo con i suoi Discepoli, con quelli che Egli aveva scelti perché fossero i suoi Apostoli, con coloro che per sua volontà aveva chiamati a diventare capaci di rendere presente il Mistero di Cristo Salvatore, nel tempo e nello spazio, “donec veniat”, fino al compimento del Regno.
Intatto dunque, e del tutto indispensabile affinché si realizzi sacramentalmente il Sacrificio di Cristo, è rimasto il ministero voluto dal Signore Gesù, il ministero del Sacerdozio santo, partecipazione del suo Sacerdozio, attraverso il quale soltanto può rendersi presente il Mistero di Cristo, può costituirsi la Nuova ed Eterna Alleanza, può costituirsi il Popolo della Nuova ed Eterna Alleanza, può attuarsi il culto spirituale gradito a Dio.
Intatta, la riforma liturgica, ha lasciato la necessità che tutti i riti ed i segni liturgici manifestino il vero contenuto e la vera natura di ogni autentica azione liturgica, manifestino cioè che la Liturgia, ed in maniera eminente e suprema la Santa Messa, è azione di Cristo, è azione che avviene per mezzo del ministero sacerdotale, è azione tutta rivolta a Dio, alla Trinità Santissima, è azione che prende tutti coloro che rigenerati dalla Grazia della Redenzione diventano capaci di diventare, in Cristo, offerta gradita al Padre, diventano addirittura oggetto del compiacimento del Padre (il Quale pone nel Figlio tutto il suo compiacimento, compiacimento che si riversa su tutti quelli che sono del Figlio, che sono di Cristo).
Chi potrebbe ragionevolmente negare che tutte queste caratteristiche emergevano con evidenza nella Celebrazione della Divina Liturgia prima della riforma liturgica?
Sono esse diventate meno evidenti con la riforma liturgica? Se qui e là è, ahimè, avvenuto non è certamente in forza della volontà del Concilio e dell’Autorità della Sede di Pietro che ha approvato la riforma liturgica, ma è perché l’interpretazione e l’applicazione concreta delle variazioni generate dalla riforma liturgica, qui e là, da parte di non pochi, non sono state attuate secondo la lettera, né secondo la “mens” della Costituzione Conciliare, sono avvenute sotto l’influsso e la spinta di una visione liturgica incompleta e talvolta anche errata (quasi come se si fosse davvero cambiata la concezione di che cosa è la Liturgia, di che cosa è la Santa Messa). Non ha forse dovuto il Papa Giovanni Paolo II, con l’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” richiamare con forza il carattere sacrificale della Santa Messa, la verità della mirabile “transustanziazione”, e quindi della verità della presenza nell’Eucaristia, vera, reale e sostanziale del vero Corpo e del vero Sangue di Cristo, dunque di Gesù Cristo vivo e vero, dunque del suo vero Sacrificio, dunque del vero Pane di Vita eterna?
Per quale ragione, secondo la vera riforma liturgica, sarebbe – per esempio – diventato necessario celebrare anche la parte più specificamente eucaristica della Santa Messa, cioè la parte consacratoria e sacrificale, in modo che il Sacerdote celebrante abbia il volto verso l’assemblea? In base a quale giustificazione, di testi conciliari e post-conciliari, chi avesse continuato a celebrare quella parte della Messa non rivolto al popolo veniva considerato di agire contro la riforma del Concilio? Contro il Concilio?
Se pertanto la riforma liturgica non può essere espressiva di cambiamento di fede e di dottrina (circa il Sacrificio della Messa, circa la vera natura della Liturgia, circa la differenza essenziale del Sacerdozio ministeriale dal sacerdozio battesimale o comune a tutti i fedeli, a tutto il Popolo di Dio, circa l’adorazione dovuta all’Eucaristia nella celebrazione e fuori della celebrazione, circa – in una parola – a tutto ciò che la Chiesa ha creduto, professato ed insegnato sino al Concilio Vaticano II), se la riforma liturgica non può non essere espressiva di cambiamento radicale e sostanziale (NB. Che il Concilio Vaticano II non abbia voluto mutare, né abbia di fatto mutato, la Dottrina della Chiesa sulla Chiesa, e perciò su tutto ciò che appartiene alla sua vera realtà, è stato ribadito dalle risposte ai quesiti, riguardanti soprattutto la giusta interpretazione dell’espressione della Costituzione “Lumen Gentium”: “Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia catholica”, pubblicati in data 29 Giugno 2007 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede), allora è legittimo e doveroso chiedersi e ben comprendere qual è il fine per cui il Concilio Vaticano II ha voluto la riforma liturgica, ha voluto che ai riti, all’insieme dei segni e delle azioni liturgiche, fossero apportate delle variazioni (variazioni non sostanziali, non tali da toccare il contenuto immutabile della Divina Liturgia).
Le variazioni e gli adattamenti voluti dal Concilio dovevano essere idonei a favorire la comprensione di ciò che veramente avviene nella Liturgia e la fruttuosa partecipazione di tutti i fedeli ai frutti sacramentali, spirituali e divini, della Liturgia. Dovevano, le correzioni, essere tali da raggiungere e muovere l’animo dei fedeli cosicché potessero accogliere con tutto l’animo l’azione divina che si attua nella Liturgia per mezzo dei segni sacramentali, per mezzo del mistero sacro, “per mano dei ministri” (come dice una bella delle espressioni della Tradizione Liturgica della Chiesa).
Era certamente opportuno che le variazioni mostrassero alcune caratteristiche dell’azione liturgica, (soprattutto della Santa Messa), in verità non cancellate dal modo con cui la Liturgia era celebrata sino allora, ma che erano divenute meno percepibili, se non con l’ausilio di buona catechesi e di accorgimenti adeguati (come quello di provvedere messalini tradotti nella lingua parlata dal popolo). Soprattutto era opportuno che le variazioni sottolineassero che l’azione liturgica, azione divina che si rende presente attraverso il ministero sacerdotale, deve coinvolgere e rendere partecipi la mente e il cuore di tutta l’assemblea, che diventa non solo spiritualmente, ma anche visibilmente attiva.
La riforma liturgica non ha avuto altra vera intenzione se non quella di avvicinare il più possibile tutti i fedeli alla ricchezza soprannaturale, immutabile, della Divina Liturgia, della celebrazione dei Divini Misteri, come la Chiesa l’aveva sempre custodita e proposta per la salvezza eterna di chi per mezzo della fede e dei sacramenti può davvero divenire nuova creatura in Cristo, membro del Popolo della Nuova ed Eterna Alleanza, figlio adottivo di Dio, erede della vita eterna.
Ma è ovvio che tale processo di vera partecipazione ai Divini Misteri non si raggiunge soltanto per mezzo delle variazioni al rito liturgico, ma richiede catechesi adeguata, richiede il ricorso a tutto ciò che favorisce la fede e la consapevolezza nel popolo cristiano circa quello che veramente si realizza nella celebrazione della Divina Liturgia.
L’avvicinamento della Liturgia alla vita del Popolo di Dio non avviene se essa sposa gesti e parole e modi di espressione più simili a quanto è in uso nella vita profana dell’uomo, nella sua vita nel secolo, ma se il Popolo coglie meglio che il vero contenuto di essa è tale da rendere nuova la sua vita, da rendere santa la sua vita, da rendere la sua vita conforme al disegno salvifico di Dio, da renderlo dunque capace di trascendere la vita nel tempo e nello spazio, immettendolo all’interno dell’adempimento dell’Eterno Mistero della Volontà di Dio. La Liturgia, e dunque la Chiesa stessa, è viva quando fa vivere i fedeli della vita divina, quando trasmette i doni soprannaturali della Grazia Divina, quando attraverso i suoi segni e parole (segni e parole desunti dalla Divina Rivelazione e dalla vita della Chiesa e dalla sua saggezza soprannaturale) raggiunge l’animo dell’uomo, lo afferra, lo possiede elevandolo sì che egli raggiunga il compimento della sua divina vocazione.
Le variazioni in materia così grave e così vitale per la fede e per la vita cristiana, da sostenere e da nutrire, vanno sempre introdotte ed applicate con timore e tremore, mai alla leggera, mai superficialmente, mai dando la benché minima impressione di voler imitare ciò che avviene nella vita del mondo, ciò che appartiene alla vita profana.
Albenga 19 settembre 2007
+ Mario Oliveri
Vescovo di Albenga – Imperia
http://www.diocesialbengaimperia.it/Vescovo/documenti_v.asp
1971 : http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,942471,00.html
1972: http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,905739,00.html
1972-bis : http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,905739,00.html
(vero) 1972-bis : http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,906309,00.html
Paul’s Flying Dutchman
Monday, Jan. 05, 1976
During his 15 years on the Vatican’s ecumenism staff, Johannes Gerardus Maria Willebrands has been a skilled, tireless builder of bridges between Roman Catholics and other Christians. Now he faces the equally delicate task of building bridges within his own church. Even while Willebrands retains the presidency of the Secretariat for Christian Unity, Pope Paul VI has appointed the clear-eyed cardinal as the new archbishop of Utrecht and thus the primate of the troubled Dutch Catholic church….
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,947620,00.html
1980 : http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,923917,00.html