Molti intorno a noi rifiutano il cristianesimo e qualche volta avvertiamo che lo rifiutano con buona intenzione, perchè non lo trovano di vero aiuto per la vita. Più di una volta il papa nella nuova enciclica (vedi post dal 30 novembre al 5 dicembre) accenna a questo rifiuto. “Forse oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra, per questo scopo, piuttosto un ostacolo”: così scrive al paragrafo 10. In un altro passo segnala la sordità dei post-cristiani al Dio vicino dei Vangeli: “Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall’incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile” (paragrafo 3). Ma forse la sua idea la esprime meglio che in ogni altro modo con una citazione di Kant, al paragrafo 19: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso”. Ora mi stacco dall’enciclica e domando: il nostro cristianesimo è degno di essere amato? Ben sappiamo che “solo l’amore è credibile” (von Balthasar). Ma forse dobbiamo riconoscere che il nostro modo di segnalarlo non risulta convincente. O è necessario che l’umanità europea si allontani ancora dal fuoco evangelico e avverta il grande freddo per riscoprirlo degno di amore?
Il cristianesimo è degno di amore?
44 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Il nostro modo di segnalarlo non risulta convincente.
Mi pare la risposta più sintentica e più giusta.
Per essere credibili, però, non si può essere ossequienti.
Ubbienti, semmai.
Ma ossequienti no.
Per essere credibili senza essere eroi bisogna dismettere l’abito dell’ipocrisia chiesastica e del timore degli uomini in luogo di quello di Dio.
Bisogna imparare a essere critici amando.
Bisogna pretendere moltissimo da quelli che nella Chiesa hanno la responsabilità, spronandoli a essere santi per tutti.
Bisogna esortarci tutti a confrontarci col mondo senza fughe impossibili.
Bisogna far percepire che siamo cristiani per una scelta di libertà autentica e sofferta, e non perchè ci sia di comodo, o ci rassicuri.
Il dramma più grande è sempre quello rappresentato da un cristianesimo che non costa nulla a chi lo pratica o lo professa.
Caro Luigi, Lei tocca un punto molto importante del nostro Cristianesimo e della nostra Testimonianza Cristiana:( A proposito: Come immagino lei sappia, Venerdì uscirà una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’Evangelizzazione).
Tornando a noi, da tempo io mi interrogo su ciò che Lei, caro Luigi inserisce nel post…
Non sono arrivato a delle conclusioni assolute, ma non si può negare a volte la “nostra”(consideratelo coma pluralia maiestatis) incoerenza nella Testimonianza del Messaggio Evangelico…
Mi riallaccio dunque all’Enciclica: “La Fede è per noi performativa-un messaggio che plasma in modo nuovo la vita stessa, o è ormai soltanto informazione che, nel frattempo, abbiamo accantonata e che ci sembra superata da informazioni più recenti?” (Spe Salvi, par. 10, pag.23).
Un caro saluto. F.
Luigi, tu mi solleciti su uno dei miei noiosi ritornelli, che peraltro il Papa esprime bene nella frase che giustamente hai citato: “Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall’incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile”.
Non si può essere cristiani credibili (anche a noi stessi e per la nostra stessa pienezza e “realizzazione”, ovviamente) se non abbiamo fatto, o non cerchiamo come acqua nel deserto, un incontro reale, vero, spiazzante con il Dio di Gesù Cristo…
Io sono uno di quelli che pensa che la tanto temuta e urlata “ritirata” del cristianesimo (in termini statistici) sia una “buona novella”.
E non perchè creda in un cristianesimo dei “pochi eletti”, ma perchè tutte le esperienze della vita dimostrano che solo “al dunque” viene fuori ciò che davvero è importante, vitale, per una persona, per una comunità.
Su cosa “scommetti” oggi stesso, in questa scelta concreta che devi fare ora, direi parafrasando Pascal? Quale parola viva del Vangelo un giorno e per sempre ti ha toccato nel punto più profondo, fuori da sicurezze e sicumere ideologiche? Quale parola del Maestro ha cambiato la tua vita CONCRETAMENTE, la tua percezione del tuo destino nel mondo, il tuo criterio quotidiano per discernere bene e male?
Questo ritorno all’essenza della fede, è ritorno alla vera identità di un cristiano: il kerigma (credere in Gesù Cristo nato, morto crocifisso e risorto perchè figlio di un Dio che ci ama come figli). E non altro. Non chilometri di teorie, di posizioni, di equilibrismi culturali che annacquano la fede, in una vuota teosofia.
Ecco, per un “lontano” vedere una persona che davvero sceglie ogni cosa avendo come principio (abbastanza scomodo, direi) uno strano Dio che si fa uccidere su una Croce e poi sconfigge l’inganno della morte, credo faccia almeno riflettere. Non so se sia convincente, ma è senz’altro una porta aperta alla possibilità. Non come una qualsiasi ideologia che a pelle fa chiudere gli occhi e le orecchie. Senza alcuna speranza di salvezza.
scusate la lunghezza.
“Ma forse dobbiamo riconoscere che il nostro modo di segnalarlo non risulta convincente. O è necessario che l’umanità europea si allontani ancora dal fuoco evangelico e avverta il grande freddo per riscoprirlo degno di amore?”
Mia sotto-domanda: immaginamoci un certo scenario : se in ogni Chiesa o Comunità cristiana in Europa trionfasse di punt’in bianco, nelle parole e nei fatti, nell’anno Domini MMVII la “teologia della secolarizzazione” (à la Bonhoeffer, diciamo) , gli europei avvertirebbero “freddo” o “caldo” ??
Se ho capito la domanda, io credo che avvertirebbero un grande freddo e si avrebbe un avvicinamento del giorno in cui – come scriveva quel santo martire – “gli uomini saranno nuovamente chiamati a pronunciare la parola di Dio in modo tale che il mondo ne sarà trasformato e rinnovato”. Quelle parole sono nei Pensieri per il giorno del battesimo di D.W.R, in Resistenza e resa, Bompiani 1969. Se oggi quel bambino è vivo ha la mia età.
bravo à Luigi!
Bonhoeffer aveva ragione…
Era il pensiero che ho messo nell’invito alla mia ordinazione…
Non sta a noi predire il giorno in cui gli uomini saranno nuovamente chiamati a pronunciare la Parola di Dio in modo tale che il mondo ne sarà trasformato e rinnovato. Sarà un linguaggio nuovo, probabilmente un linguaggio del tutto non religioso, ma liberatore e redentore, come quello del Cristo, tale che gli uomini ne avranno spavento e saranno, tuttavia, sopraffatti dalla sua violenza, il linguaggio di una nuova giustizia e verità, il linguaggio che annuncia la pace di Dio con gli uomini e l’avvicinarsi del suo Regno”.
“Molti casi potrebbero essere citati: recentemente Mons. Moll, incaricato dalla Conferenza Episcopale Tedesca per l’aggiornamento del martirologio in senso lato, ha voluto in un recente articolo indicare la vicenda emblematica di quattro cristiani di Lubecca, giustiziati il 10 novembre 1943, dopo essere stati arrestati nella primavera precedente dalla Gestapo. Il primo a cadere nelle mani degli aguzzini nazisti fu il pastore evangelico Karl Friederich Stellbrink, sembra a causa di alcune sue prediche. Scoperti successivamente i suoi contatti con preti cattolici, si giunse quindi il 28 maggio 1942 all’arresto del cappellano Johannes Prassek, attivo presso la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Il 15 giugno 1942, fu la volta del responsabile dei gruppi giovanili della medesima parrocchia, il vicario Hermann Lange. Una settimana più tardi fu catturato l’aggiunto Eduard Muller. Le sedute del tribunale popolare, che si protrassero dal 23 al 25 giugno ‘43, misero in evidenza l’indecente leggerezza dei giudici, rendendo chiaro a tutti come la condanna a morte fosse già decisa in partenza. Tutti furono giustiziati mediante la ghigliottina. Tutti si avviarono verso il patibolo recitando insieme la losung “Eterna fedeltà a Cristo Nostro Re” (Libro di preghiera dei protestanti luterani). In questo contesto, l’autore cita anche il movimento della Rosa Bianca, che nel 1942/43 auspicava la rinascita di una nuova Germania, a partire da un nuovo spirito cristiano. Hans e Sophie Scholl, pietisti, furono spinti ad intraprendere questa attività da motivi profondamente religiosi, come pure il cattolico Kurt Huber, insegnante all’università di Monaco, Willi Graf, studente di medicina, e lo studente sposato Christian Probst, proveniente da Murnau città dell’Alta Baviera. Quest’ultimo si fece battezzare nella cella della morte da un prete cattolico. Con loro vi era anche Alexander Schmorell, russo ortodosso. Nel 1943, vennero tutti decapitati nella prigione di Stadelheim, a Monaco.
Queste suggestioni si accompagnano, in altri contesti, all’emersione di una “geografia della sofferenza”, che evidenzia il tributo di sangue dei cristiani appartenenti a Chiese e confessioni differenti, corroborando le parole di Giovanni Paolo II: “Noi siamo uniti sullo sfondo dei martiri; non possiamo non essere uniti”, fra Roma, Costantinopoli, Mosca, le Isole Solovki, i tanti campi di sterminio… ”
http://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01061998_p-47_it.html
Anche se l’oggi e’ piu’ importante dell’eternita’
come fai a vivere senza l’amore, il perdono
e compassione verso il prossimo che sono i veicoli per la pace eterna. I cristiani del passato
non hanno abbandonato le loro vite quotidiane
abbracciando l’eternita’come fine a se stessa. Probabilmente hanno trovato
un equilibrio positivo tra I fatti del mondo e quello spirituale.
Oggi come esseri spirituali e carnali quest’equilibrio sembra che lo abbiamo perso.
Siamo diventati dei consumatori forsennati con ovvi risultati
di un’incredibile neurosi sociale e calamita dell’ambiente naturale.
Il mio benvenuto a Kghebre quale nuovo visitatore del blog! Come vede qui ci si aiuta a riscoprire come nuove le parole antiche. Immagino che lei ci darà una mano.
L’esigenza del divino nella vita non è percepito in tutti gli uomini/donne del mondo
in modo univoco
sentire l’esigenza di Dio che diventa uomo
e viene non a dare lezioni di morale
ma a farsi incontrare…
ma per ogni uomo è una esperienza personale
di incontro o non incontro
per molti il divino non è una necessita
ma facciamo finta di non capirlo……
“Per molti il divino non è una necessità” scrive Matteo. Per tutti è una necessità l’amore, ma non tutti sanno che Dio è amore. Deus caritas est: mostrarlo con la vita sarebbe l’opera dei cristiani. E’ così che il cristianesimo risulterebbe di nuovo “degno di amore”, per tornare al titolo del post.
Grazie, problema password risolto.
A proposito dell’argomento del blog, penso che l’annuncio della vita eterna, più semplicemente della vita, non dovrebbe essere la conseguenza di una sollecitazione del cristiano. Voglio dire che se la vita di chi si dice cristiano non suscita domande nei non cristiani, ogni tentativo di coinvolgerli nella fede è inutile. Ciò vale per il singolo e vale anche per la Chiesa.
Mi chiedo e vi chiedo chi oggi riesce a cogliere la differenza fra la comunità dei credenti e coloro che credenti non sono.
Penso, infine, che la Buona Novella, che Gesù ha dato in uno con la sua vita, non possa accettare compromessi, e del resto nessuno è obbligato a crederci.
La radicalità del Vangelo ha un costo che molti non sono disposti ad pagare, con buona pace delle offerte speciali della Chiesa (intendo cattolica, in primo luogo): penso, per esempio, al fatto che la ricchezza non venga considerata come un ostacolo insormontabile se accompagnata dal distacco e dal buon uso del denaro. Ma io non ho mai visto grosse funi o cammelli passare attraverso la cruna di un ago.
Leopoldo
io rimango sempre molto scettico davanti a tendenze verso “la chiesa dei duri e puri”, “degli eletti”, “dei diversi”, “dei perfetti”, “dei radicali”, “dei distinti”, “dei settari”… tutto sta a capire in cosa consista l’essenziale DIFFERENZA cristiana… domanda a da parecchi milioni di euro, lo so… di certo non saremo degni di essere amati se la nostra differenza sarà arrogante, presuntuosa, perfettina e saputella… ripartiamo dalla fondamentale differenza che il nostro Dio Caritas est…
Grazie a Luigi per la citazione di Bonhoeffer, che mi emoziona sempre tantissimo.
Io mi riallaccio al pensiero de “il moralista”, che è quello che più mi ha colpito… davvero, forse dovremmo renderci conto che il cristianesimo vero “vince”, e suscita conversione, quando tutto sembra darlo per sconfitto, quando è piccolo, solo, calpestato e sputato, come Gesù sulla croce. Quando la Chiesa (da me al Papa) sarà così, allora sarà davvero a immagine del suo Salvatore Innamorato…
Gesù non ha “vinto” e convertito quando è entrato a Gerusalemme tra gli “osanna” della folla, ma quando pochi giorni dopo era solo, abbandonato, nudo e deriso sulla croce: quando tutti lo davano per sconfitto e tolto di mezzo. E proprio lì, uno sconfitto che stava per morire, ha vinto la morte e convertito il primo cristiano… “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno” – “In verità ti dico: oggi, sarai con me nel paradiso”…
“La radicalità del Vangelo ha un costo “. Mi riallaccio a questa, forse (?), banale provocazione di Leopoldo, perchè è una di quelle cosette che si tende a buttare dietro alle spalle, mentre ci si affanna ad eccellere nell’arte dell’eloquenza cristiana et cattolicissima.
A don78 chiedo: “bando agli eletti” ma “w la differenza”, come si conciliano? Io credo che Dio Padre ami tutti indistintamente, ma credo anche che quel “costo” di cui sopra ciascuno di noi fatichi a sostenerlo. Chi, un giorno, quel certo preciso giorno, lo fa, cosa è? Un eroe o un cristiano? Perchè il rischio è poi, disprezzando o marginalizzando chi si sente chiamato alla radicalità, che tutta una serie di discutibili scelte mondane, concrete, fatte da tanti di noi cattoliconi passino in cavalleria… tanto basta un amico cardinale o una pacca sulla spalla del prete burlone (la Connfessione, non sia mai…).
A GiacomoZaccherini, grazie dell’attenzione. E della citazione evangelica azzeccata.
“L’amooooore…va ooooltre”
Lo sanno pure i gatti….
Mettere insieme negativo e positivo (es, settari e radicali) per svalutare il positivo è un espediente che non mi pare accettabile.
Non credo di dire nulla di nuovo quando affermo che il Vangelo ha una sua radicalità e non si presta a compromessi di comodo.
L’idea che Dio è carità e amore l’aveva bene presente anche Gesù, che però in nome di quella carità e di quell’amore è arrivato a farsi uccidere.
Dopo, mi piacerebbe che si entrasse nel merito delle questioni, senza provocazioni personali, don78, che non giovano a nessuno e turbano la serenità del dialogo.
Ancora più azzeccata di quanto si pensi, moralista.
In che senso, Luca?
a Leopoldo: la radicalità può avere accezioni positive e negative, il fatto di metterla insieme a termini più palesemente negativi mi sembrava che rendesse chiaro che intendevo la radicalità nel senso negativo del termine.
Mi dispace se ho turbato la sua serenità, ma esprimevo solo il mio punto di vista che credo si riferisse alla questione dibattuta, se pure in maniera succinta, non avendo la pretesa che le mie parole debbano per forza giovare o piacere a qualcuno. La prego di confidare nella mia sincera intenzione di dialogare serenamente.
Al moralista: e chi l’ha detto che cercare di capire e testimoniare la differenza cristiana sia la stessa cosa di essere settari? Dietro termini come “differenza” (e, per inciso, anche “radicalità”) ci sta, con l”‘arte dell’eloquenza cristiana et cattolicissima”, tutto è il contrario di tutto. Per questo avevo detto che è una domanda complicata chiedersi dove sta la differenza. Suggerivo, per brevi suggestioni, che il quel già da altri citato Dio Amore Crocifisso (o se volete Bambino sulla paglia) sta la differenza cristiana…. ed è a lui che ci dobbiamo sempre richiamare per non cadere nella tentazione di sostituire a Lui qualcos’altro, nel cercare e testimoniare la nostra differenza cristiana …. nel capire qual è il cristianesimo che è degno di essere amato.
Sono solo punti di partenza e riflessioni succinte… non risposte chiare e distinte… quelle si delineano nel dialogo…
x don78. Ok. Non ero polemico. è una domanda aperta che mi pongo anche io.
Se tutte le case fossero (o dovessero essere ) di paglia, allora non vi sarebbe bisogno di falegnami, no?
[Ho appena letto che è morto il più anziano dei Cardinali. Aveva 97 anni.
Alfons Maria Card. Stickler, S.D.B.
1910-2007
Requiem æternam dona ei, Domine,
et lux perpetua luceat ei.
Requiescat in pace. ]
case… paglia… falegnami???? Non ho capito.
per syriacus: “..e venne in una reggia / al caldo e al mooorbido…”
S.Alfonso permettendo 🙂
Gesù nasce nel legno della mangiatoia, muore sul legno della croce, ma nei trentatrè anni fra l’uno e l’altro evento -questo è il mio punto- egli è un essere umano per molti aspetti molto più ordinario di quel che si creda. Uno, appunto, come noi, che siamo naturaliter ‘artigiani’, artefici, falegnami, diciamo, come il suo padre putativo Giuseppe. Che abbiamo aspirazioni ordinarie e ambizioni piccole e grandi ma non necessariamente peccaminose. Anche Maria, nonostante il suo ‘fiat’, ci viene insegnato, non deve aver vissuto dopotutto, nel quotidiano, una vita tanto diversa da quella dei suoi contemporanei. Gesù non ha chiesto a tutti di essere come i Padri del Deserto, i Fraticelli medievali o le Suore della Carità di Madre Teresa.
Che la nascita e la morte del Redentore siano, per circostanze e/o modalità, atti d’incommensurabile amore, per un uomo-Dio, ciò è autoevidente per chiunque , sin dalle elementari (quando appunto si canta il Liguori, che gentilmente quento ironicamente qui mi viene rammentato) .
Comunque, Don, eccoti una citazione di Fra’ Martino che mi commuove sempre (anch’io ho un cuore ecumenico, anche se alcuni qui non ci credono) :
“Singet dem Herrn ein neues Lied, singet dem Herrn alle Welt. Denn Gott hat unser Herz und Mut fröhlich gemacht durch seinen lieben Sohn, welchen er für uns gegeben hat zur Erlösung von Sünden, Tod und Teufel. Wer solchs mit Ernst gläubet, der kanns nicht lassen, er muß fröhlich und mit Lust davon singen und sagen, daß es andere auch hören und herkommen.” (Martin Luther 1545)
Quando sento nostalgia di tali parole vado a cercarle all’inizio del mio inseparabile Gesangbuch der Evangelisch-Lutherischen Lendeskirche Schelswig-Holsteins .
(Sono parole che fanno quasi da intestazione iniziale al libro dei canti luterani, inseparabile da un fedele riformato (o germanico in generale). Me ne regalò uno ottocentesco in estone la mia allora fidanzata di Tallinn: l’aveva trovato dimenticato in una vecchia casa, sopravvissuto all’inverno sovietico. Immagino quanto le sia costato privarsene. In cambio le regalai un’edizione tascabile ottocentesca della Divina Commedia.
Il 30 dicembre dovrei bissare quanto fatto a maggio nel duomo di Valenza Po : cantare da solo corali luterani, dopodichè un mio amico valente organista ci suona il rispettivo corale ornato di Buxtehude -genio di Lubecca, +1707 .
Per esempio, la versione germanica del ‘Veni Redemptor gentium’, ovvero ‘Nun komm der Heiden Heiland’, celeberrimo corale.
Scusate il mio ecumenismo un pò ‘dé testa’, ma faccio come posso, e uso i miei pochi talenti. )
[Il commento sopra voleva essere posto due post prima, ma per errore è finito qui. Poco male.]
bravo syriacus.. lo sapevo che sotto sotto… 😉
continua a cantare così, con gioia e passione, e vedrai che gli altri ascolteranno e arriveranno 🙂
caro Syriacus, la tua lettura della redenzione (comune e logica, direi ovvia, in senso buono), nasconde un’insidia…
Non tutti possiamo essere come S. Francesco (quando ho letto le Fonti sono rimasto colpito da come lui stesso ne fosse consapevole). O come i Padri del deserto.
Anzi, quasi “non dobbiamo”, perchè ciascuno è unico e chiamato alla sua vita in Cristo… ma le conseguenze del tuo ragionamento non sono la vera porta a quel “relativismo”, a quell’indistinzione dell’identità cristiana, che gli ultimi due papi hanno richiamato spesso e che diversi qui pluri-citano spesso, col dito alzato e roteante – tipico gesto moralista… 🙂 – ???
Essere “ordinari” e peccatori, e comunque sempre guardati con misericordia dal Padre, non vorrà mica dire che ci fabbrichiamo il nostro piccolo, magari canonicamente e culturalmente perfetto, cristianesimo “low cost”, no?
“Che la nascita e la morte del Redentore siano, per circostanze e/o modalità, atti d’incommensurabile amore, per un uomo-Dio, ciò è autoevidente per chiunque”… circostanze e modalità???
Ma guarda che parli del centro della nostra fede, non di circostanze e modalità: “Come… così…” è, comunque, l’immagine ripetuta più volte nei Vangeli… o non valgono più dell’ultimo documento di qualche Pontificio consiglio?
ps. si intuisce che non ho sempre il dono dell’ironia?
Caro moralista (non nel senso di ‘cultore della scienza morale’, ma del ‘moralismo’) , se l’espressione “circostanze e modalità” ti ricorda più la fredda descrizione di un delitto elvetico in un racconto di Dürrenmatt, anzichè capitali Eventi della Salvezza accaduti duemila anni orsono nella calda e mediterranea Palestina, beh, , libero di pensarlo… Io mi tengo il mio relativismo-caviar, cattolicesimo da caffetteria e paramassonico . E’ palese che faccio schifo , per le mie affermazioni e Weltanschaunng, al 90% di voi. Ma chi siete per giudicare me?? …Manco fossi un’adultera!!
Tu tieniti il tuo pauperismo di paglia.Quando saprai fornirmi una descizione sufficientemente dettagliata del perfetto “Cristianesimo High-Cost”, ne riparleremo…
[Non mi si dica che la descrizione del “Cristianesimo High-Cost”“ sta tutta nel Vangelo… Lì c’è Cristo. Poi c’è il Cristianesimo. Infine c’è la Coca Cola-light e c’è la Ryanair che è low-cost.
(Neanch’io ho il dono dell’ironia, talvolta, se mai ce l’ho). ]
“…Lì c’è Cristo. Poi c’è il Cristianesimo” (?)… beh, vedi, è più facile… ti sei già giudicato da solo. E se è una battuta, non l’ho capita. Il Cristianesimo è il Vangelo, è la Buona notizia per tutti gli uomini. Ma se vuoi, non te lo dico…
Se poi alimenta il tuo spirito di contraddizione pensare che fai schifo al 90% di noi (chi?), pensalo pure. A me non fai schifo. Almeno al momento, non ho elementi per cotale sentimento (che dedico a ben altre situazioni).
Non sono d’accordo con alcune tue affermazioni. C’è, temo, una impercettibile differenza.
ps. Cristianesimo High-Cost (e mi ripeto, anche se non so dare definizioni): basta guardare ogni tanto il Crocifisso…
[Prima di rivederci, a Dio piacendo- arrivati i Magi, permettetemi di spiegare due cose. Dimenticate per un secondo i miei toni talvolta iperbolici e sopra le righe. Pur non speigandovi tutta la mia vicenda terrena, che poi non so quanto interessi, vorrei solo raccontarvi quanto segue. Una cosa molto intima, che non avevo intenzione di sbandierare. Però, visto che qui mi si è già ripetuto che io “non so chi è il Bambino” o “me ne dimentico”, o “non Lo vedo”, allora sappiate questo. Io Il Presepio (completo di Bambino) ce l’ho in salotto da un anno, ininterrotamente. Per uno strano vezzo borghese? Non direi. Per una delle ultime volontà di mio padre, il quale, lo scorso Avvento, inauguratosi per lui con la felice prospettiva di dover morire pochi mesi dopo, realizzò il Presepio (ma era già quasi Natale) con le sue residue forze e vitalità, ma con la solita passione che ci metteva, lui ex-bancario, ma discendente da generazioni di indoratori, restauratori , pittori e decoratori, anche di chiese.
Ed espresse il desiderio che esso non venisse tolto, dopo l’Epifania, ma lacsiato in sala, lì, vicino al luogo dove, seduto vicino alla finestra, avrebbe contato i giorni che gli rimanevano. Di lasciarlo intatto fino al giorno in cui tutto si sarebbe compiuto.
Quel Bambino ha tenuto compagnia a lui, e l’ha anche tenuta a noi, fino ad oggi, che magari la sera accendiamo la strana abajour di pietra traslucida nascosta nel ‘colle’ dietro alla greppia, e così rivediamo la Scena ogni giorno. Sembra una vera grotta. Ora, dobbiamo decidere cosa farne, visto che per ora, non abbiamo osato toccarlo, quel presepe, monumento alla speranza cristiana, e alla fede di un uomo. Di recente ho notato persino che il vecchio comodino su cui ha montato tutto, è stato separato dal marmo, poi riavvolto di carta ‘mimetica’, per poter creare un suolo non così posticcio… Qualcosa fatto davvero con amore. Quel presepe ha poi via via visto arrivare il Bambino, i Magi e …persino le Palme benedette, che fanno capolino, sulla grotta, curiosamente vicine alle più tipiche vecchie palme di scovolino colorato e sughero…
Lì ho l’ABC della Fede, il Mistero dell’Incarnazione del Dio-Amore, ho anche un presagio del Mistero Paquale. C’è però anche, in filigrana, il ‘pesach’ di chi mi ha dato la vita, che mi viene ricordato.
Di più non dico. Mi sembrerebbe far spreco di tante cose. Buon Natale a tutti.]
[Una doverosa aggiunta: colui che ha costruito quel Presepe per trovar conforto, compagnia e speranza, ci ha lasciati neanche cinque mesi fa. Questo è il primo Natale senza di lui (e senza le sue decine e decine di pandolci che regalava al mondo intero.) ]
Grazie Syriacus per aver condiviso questi tuoi intimi ricordi e pensieri, non lo dico perchè inbuonito dal tuo post autobiografico, ma credo di interpretare il pensiero di molti (se non di tutti qui, e sicuramente il mio) se dico che qua nessuno fa schifo a nessuno. Qui si discute, si dibatte, si scambiano idee diverse e divergenti, talvolta anche in maniera pungente, ma anche con tanta ironia e scherzi (come tu ci hai dimostrato e in molti abbiamo pubblicamente apprezzato!) :).
Su! Non ti arrabbiare!
E poi, per continuare sul filone autobiografico, ci molli fino all’Epifania?
In tal caso: Buon Natale! (Gli auguri sono sinceri e non frutto di buonismo di maniera in salsa natalizia).
Con simpatia… “divergente” 🙂
Fr. Seventyeight
Lunga vita al vostro presepe, ottimo Syriacus!
Un abbraccio, caro Syriacus, prima e sopra ogni possibile divergenza.
Ma guarda! Quando ero piccolo anche e me il giorno dell’Epifania arrivavano i regali e c’era sempre il presepio. Dopo ho continuato a farlo per le mie figlie e ora lo fanno loro.
Poi lo faceva anche mia madre a casa sua, dove era rimasta sola, e sempre faceva nascere Gesù Bambino, con me e con la sorella, unica persona rimastale oltre al figlio.
Anche l’anno scorso si fece il presepio a casa della mamma. Ci pensai io perché lei stava male. Mia madre è morta il sei gennaio, e io ho messo i Magi davanti alla capanna, solo con la speranza che venisse fuori il quarto Re che mi aveva portato il bel dono. Ma, buon per lui, si è guardato bene dal mostrarsi.
La morte è un fatto inevitabile, direi normale, e se tutto va bene siamo destinati a veder passare i nostri genitori prima di noi (inaccettabile e atroce quando accade il contrario, come ad esempio è accaduto a mia madre). Ma penso mi riuscirebbe più facile convivere con l’idea della fine se da piccolo non mi avessero riempito la testa con l’idea dell’immortalità, dell’eternità, ecc. Col tempo io ho trovato in me stesso la forza di trasformare il dolore in tenerezza, ma ci sono tanti che non ci riescono, non possono.
Per favore, quando cantate i vostri inni alla gioia del Natale, spiegatevi, spiegate al mondo che dovrebbe convertirsi, perché ci dovremmo rassegnare all’urlo che tutto pervade, fino a coprire inesorabilmente ogni orazione.
Non ne troverete parole. Ammesso che un modo per farlo ci sia, dev’essere un altro.
Trovatelo, è il mio augurio per questo Natale.
Syriacus. Un abbraccio sincero.
Ciao
Simone
Eppure.
[…] Publicado por El pescador on 27 Diciembre 2007 Luigi Accattoli (original en italiano; traducción mía) […]