«Vorrei lanciare l’idea di rendere utile la popolazione carceraria non pericolosa per i lavori di ripresa del territorio. Momenti come questi potrebbero vedere anche parte della popolazione dei detenuti tra i protagonisti di un’esemplare ripresa. Vorrei che fossero coinvolte tutte le carceri della regione e se fosse possibile non solo, Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo al reinserimento nella società»: così il Ministro Guardasigilli Paola Severino. Mi paiono parole sagge.
Il ministro Severino i carcerati e il terremoto
10 Comments
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Io sono d’accordo, per quel che può valere.
Non male come idea, secondo me.
Bisognerà però capire come inserirla nell’Ordinamento Giuridico Penitenziario…
Ciao a tutti!
Viene dagli stessi detenuti la proposta di rendersi utili.
Splendido.
Nella mia zona [est di Roma] lo fanno e da tempo. Sono detenuti quelli che vengono a sistemare i giardini adiacenti la metro B, che potano gli alberi e sistemano giardini e cortili. Tagliano l’erba, ripuliscono dalle cartacce e rifrescano i prati, rapati regolarmente con il taglia erba. Sono discreti, gentili, e molto educati.
Si, è giustissimo, un paese civile ha il dovere di recuperare la vita di queste persone…
Sinceramente non la ritengo una buona idea. Fermo restando che la pena deve avere una funzione rieducativa come saggiamente dice la nostra Costituzione, penso che i problemi che comporterebbe l’impiego di detenuti nelle zone terremotate non vadano affato sottovalutati. Primo fra tutti il triste fenomeno dello “sciacallaggio”, che potrebbe essere avvertito – prima di tutto come paura – ancora maggiormente dalle popolazioni emiliane. E poi, qualcuno dovrà pure controllare (e dirigere) il lavoro dei detenuti. E quindi si aggraverebbe il lavoro per la polizia penitenziaria e per la protezione civile.
Io penso che sarebbe più logico impiegare i tanti disoccupati (soprattutto giovani) che vi sono nelle nostre città: ricordo cosa accadde ai tempi dell’alluvione di Firenze, con giovani provenienti da ogni parte d’Italia che accorsero per “salvare” i beni minacciati dall’acqua. Certo anche questa proposta – come l’altra dei detenuti – andrebbe approfondita senza faciloneria ideologica e semplicistica che produce solo altri danni.
Aspetto critiche e contro-proposte.
Certo, la perplessità espressa da Luca è condivisibile per certi aspetti. Però sono certa che all’interno delle carceri avvenga una cernita in base alla quale si decide chi può essere idoneo e chi no! Credo che tutto avvenga con intelligenza: personalità del detenuto, tipo di carcerazione e realitivo reato commesso, se reiterato, men che meno se si tratta di delinquenti incalliti.
Non penso che tutti i detenuti siano idonei allo scopo, suppongo. Ci mancherebbe se ci sguinzagliano assassini con ” fine pena mai”, o terroristi, o delinquenti della banda del buco o della banda della Magliana ! Spero di no! Gulp…!!
“Mi paiono parole sagge”
Si, anche a me, perché mi danno l’aggancio per una riflessione sulla penitenza dove alcuni asseriscono che basta confessarsi per essere perdonati. Mentre mi pare di capire che i tribunali umani, malgrado il pentimento (vero o finto è da vedersi) non sono propensi ad accettare solo parole, ma condannano secondo la pena prevista dal codice anche i pentiti ( magari con uno sconto)
Gesù di espresse dicendo: “In verità vi dico tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”. (Matteo 18:18, CEI) Però Giacomo 5.14-16 CEI aggiunge: “Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.” ( Giac 5.14-16)
Questo “gli uni agli altri” non si riferisce al sacerdote né si riferisce alla confessione auricolare in segreto, bensì alle parole di Mt.3.8 “ Producete dunque frutto degno di pentimento” . Quel pentimento non può essere prodotto dal semplice recitare i canonici “3 pater ave e gloria”, quanto rispecchiare come “in tutto il paese della Giudea e alle nazioni, portai il messaggio che dovevano pentirsi e volgersi a Dio, facendo opere degne di pentimento.”( Atti 26.20) – Fare “opere” non significa fare parole o veloci preghiere !
E Davide disse : “Infine ti confessai il mio peccato e non coprii il mio errore.Dissi: “Farò confessione delle mie trasgressioni a Jehovah ”.E tu stesso perdonasti l’errore dei miei peccati.“ ( Sal 32.5-6)
Come avrebbe potuto essere perdonato se non c’era il prete a cui fare la confessione auricolare ? Come avrà potuto confessare a Dio il suo errore senza sacerdote ? e Inoltre,
“ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna».” ( Mc 3.29 CEI) E in questo caso come potrà fare il sacerdote a dare l’assoluzione ?
e
“ Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Tuttavia se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia.” ( Ebrei 6.4-6 CEI ) E in questo caso ? Come fa il prete ad assolvere ?
Si può senza dubbio alcuno, affermare che i tribunali dello Stato Italiano sono più affini alla “Parola” di quelli dello Stato Vaticano. Almeno li mandano a “fare opere degne di pentimento”.
Io sono pienamente d’accordo con il ministro. Il carcere ora è visto solo come un luogo sovraffollato in cui persone (spesso con storie tristi e difficili alle spalle) passano il tempo di detenzione senza prospettive ma con la certezza che quando escono non hanno futuro e che presto o tardi saranno costrette a ritornare a fare quello che facevano.
Ecco, rompere questa spirale, dargli la possibilità di poter far qualcosa di diverso, più legale, penso sia un dovere dello stato che ha sia una valenza sociologica che economica…
Sono d’accordo e mi sembra anche a me una buona idea. Anzi si potrebbe iniziare per un percorso riabilitativo da usare per altri interventi, anche meno gravi del terremoto.
Nessuno ha usato l’espressione “lavori forzati”, eppure…