Ettore prima di affrontare Achille alza il figlioletto al cielo e l’affida agli dei: ce lo ricorda “Il gesto di Ettore” di Luigi Zoja (Boringhieri 2016) che vede nella “scomparsa” di quell’atto paterno un segno del nostro declino. Ma ecco Bergoglio che torna dalla Colombia e ricorda i tanti padri che ha visto per tutto quel paese “alzare con orgoglio i propri figli” al suo passaggio. Zoja che dici: quel gesto è scomparso o è solo emigrato dal Nord al Sud del mondo?
Il gesto di Ettore e la sua migrazione
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Se non punge che spillo è? E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato con il titolo “La migrazione del gesto” a pagina 37 della “Lettura” del Corsera che sarà in edicola fino a sabato. Per rivedere Ettore e il suo gesto vai al commento seguente. Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Iliade – canto sesto – versi 615ss
[traduzione di Vincenzo Monti]
Così detto, distese al caro figlio
L’aperte braccia. Acuto mise un grido
Il bambinello, e declinato il volto,
Tutto il nascose alla nudrice in seno,
Dalle fiere atterrito armi paterne,
E dal cimiero che di chiome equine
Alto su l’elmo orribilmente ondeggia.
Sorrise il genitor, sorrise anch’ella
La veneranda madre; e dalla fronte
L’intenerito eroe tosto si tolse
L’elmo, e raggiante sul terren lo pose.
Indi baciato con immenso affetto,
E dolcemente tra le mani alquanto
Palleggiato l’infante, alzollo al cielo,
E supplice sclamò: Giove pietoso
E voi tutti, o Celesti, ah concedete
Che di me degno un dì questo mio figlio
Sia splendor della patria, e de’ Troiani
Forte e possente regnator […].
Così dicendo, in braccio alla diletta
Sposa egli cesse il pargoletto; ed ella
Con un misto di pianti almo sorriso
Lo si raccolse all’odoroso seno.
Zoja ha i miei anni. Sono passati sei decenni da quando in seconda media mandai a mente quest’Omero. L’anno scorso ho letto Zoja che ha i miei anni e che l’avrà memorizzato nello stesso mese. Era bello proporvelo.
https://it.wikisource.org/wiki/Iliade_(Monti)/Libro_VI
Tutto sommato all’oratorio se “ci si cava qualcosa” è proprio grazie a Omero!
Questo significa aver abbandonato una visione “tradizionale” e SACRALE della vita, che ai tempi dei Greci di Omero era già al culmine, essendo iniziato molto molto prima, se si da’ credito alla Bibbia. fin dai primordi del genere umano il “figlio” , i figli rappresentavano la vita e quindi l’unica vera ricchezza, l’unica benedizione che un uomo potesse augurarsi da Dio
Oggi nelle società occidentali, che hanno abbandonato ogni visione tradizionale e sacrale della vita, si alzano più che altro le mani con lo smartphone , in ogni occasione, per farsi un selfie o una foto colla celebrità di turno.
Frutto di anni e anni di lavaggio del cervello edonistico e consumistico che fa credere alle persone che la ricchezza materiale sia il bene supremo, che il benessere fisico , che i vestiti, gli utensili, i congegni all’ultima moda siano le uniche cose da ricercare ( e quindi trasformare gli uomini in masse di compratori compulsivi)
Immagine del tracollo morale e antropologico di una intera società: la “diletta sposa” di oggi non stringe all'”odoroso seno” il pargoletto ma lo smartphone ultimo modello.Di pargoletti se ne vedono sempre meno, perchè si sa i figli costano ed esigono sacrifici.
E i politici europei danno il buon esempio: Angela Merkel, Teresa May, Macron, Gentiloni, tutti senza figli.
AL seno tengono ben stretta l’unica cosa che oggi conta, il denaro, lo sterco di Satana.
http://www.ilfoglio.it/politica/2017/09/21/news/il-dramma-di-una-politica-che-fischietta-sullapocalisse-demografica-153244/#anchor_comment
Audace accostamento, Luigi, il gesto di “Ettorre” e quello dei tanti padri che al passaggio del Papa, in Colombia, alzavano i propri figli. Ma anche molto suggestivo.
Stupendo e intenso quel passo dell’Iliade che hai riportato.
Che poesia! Che forza di sentimenti!
Mi ha percorso un brivido di emozione nel rileggere quei versi.
A me fa una grande tristezza sentire delle donne che dicono: “vorrei fare l’esperienza di un figlio”. Il desiderio di un figlio è solo “per fare l’esperienza”!
Per questo anche ci si ferma a uno: fatta l’esperienza….
Del disastro prodotto dalla cultura mondana ho avuto conferma da una conversazione orecchiata mentre facevo una fila: una giovane donna sui trentacinque anni diceva a una signora più matura: “quando una coppia ha un figlio deve mettere TUTTA la sua vita a disposizione del figlio. Noi non ci sentiamo pronti a farlo”. Ho pensato: ecco cosa succede su un altro fronte, quello della “idolatria” ! Il figlio è il dio al quale TUTTO deve essere offerto (Amerai tuo figlio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. A lui solo sacrificherai)
Dove è andata a finire la sana cultura tradizionale?
La “sana cultura tradizionale” non c’entra. Oggi c’è un mondo diverso, e bisogna prenderne atto.
Un figlio è una creatura di cui i genitori devono prendersi cura assiduamente. Non basta volere un figlio magari per spupazzarselo allegramente quando è piccolo e bello: una specie di giocattolo.
Bisogna seguirlo quando è grandicello e per molto tempo ancora. E non si tratta di “idolatrarlo”. Non si tratta di dargli tutto ciò che lui vuole. Ma certo si devono fare i conti con le necessità primarie di cui tutti hanno bisogno; e se non si è in grado di assicurargliele, un figlio va lasciato “in mente Dei”.
Questo si chiama responsabilizzarsi.
Se il lavoro non c’è o è precario, molti non fanno figli, ed è naturale che sia così.
Oggi poi ci sono insidie che prima non c’erano, per cui molte coppie “responsabili” sanno che, mettendo al mondo un figlio, lo espongono a gravi rischi, e questi timori possono distoglierle dal procreare.
Vogliamo farli i conti con la realtà di oggi o preferiamo mettere la testa sotto la sabbia rimpiangendo sempre il passato?
Ricordo quanto diceva il mio collega di ufficio tanto tempo fa : il miglior padre del mondo sono io perché non ho messo figli al mondo.
Dunque i tempi sono cambiati, il mondo è progredito quanto mai si sarebbe pensato, pertanto la vita è diventata troppo difficile e pericolosa. Meglio non procreare: come si troverebbe la nostra prole in questa situazione?
Bisogna essere RESPONSABILI : se non possiamo assicurare ai nostri figli una vita agiata e sicura, meglio non metterli al mondo.
( c’era un tale, qualche tempo fa, uno “svitato” che viveva fuori della realtà di questo mondo, che diceva pressappoco così:” guardate gli uccelli non seminano , non mietono eppure il Padre vostro li nutre. E di che vi preoccupate? Cercate il Regno di Dio, tutto il resto vi sara’ dato”. C’è stato qualche altro folle che gli ha dato retta. Ma, erano altri tempi, la vita allora era molto più facile, non c’erano tutte le difficoltà che ci sono oggi. Sono cose che nel xxi secolo non si possono più dire: figurati andare a dire a qualcuno che il futuro non si può ne’ prevedere ne’ programmare e che la cosa migliore da fare è mettersi nelle mani di un Dio che provvede a coloro che si affidano a Lui. Sono delle belle favole dette per dare un po’ di consolazione. E poi, siamo proprio sicuri che quel tale abbia parlato,proprio così? All’epoca non c’erano registratori . Qualcuno ha verificato l’attendibilita’ della fonte? E poi la Scienza – che all’epoca non c’era – dice il contrario: nel mondo ci sono oggi milioni di persone che muoiono di fame. Meglio fidarsi delle statistiche che di un Padre come quello. Ti pare possibile poi che con tutte le persone che ci sono al mondo possa occuparsi proprio di te? Ma dai! Non siamo mica nel Medio Evo!)
Mah.
Che si facciano menissimo figli, è indubbio.
Dubito che questo abbia a che fare con la perdita del senso della sacralità della vita.
Una volta fare figli era la norma, come adesso sembra esserlo il non farne.
Mutazioni sociali prima di tutto il resto.
Nel frattempo ci sono normalissime persone che senza tante menate si fanno i loro bravi figli in modalità naturali e senza tanti clamori.
Ce ne sono anche che , come sempre è stato, vivono la loro maternità e paternità come un fatto di Vangelo: anche lì, senza tante menate.
Per chi ha dubbi, vedere i capitoletti relativi nella omonima rubrica di Accattoli qui sul blog.
A Lorenzo Cuffini
Non c’è dubbio che ci sia una “mutazione sociale” in atto.
Ma a che cosa questa è legata secondo lei?
Ieri sera sono stata da una cara persona, Carla, di cui parla anche questo blog, che sembra una ragazzina e insieme al marito Gianni ha provveduto a procurarsi una casa molto più grande, perché hanno sette figli. Con noi c’era un’altra ragazza, una cui sorella ha otto figli, mentre un’altra aspetta il nono .. Il tutto senza clamore.
Chi fa figli e li fa senza clamore è perché ha fiducia nella vita, altro modo per dire che ha fiducia in Dio.
E’ vero che nella civiltà contadina unfiglio o una figlia si “guadagnavano” il pane sin dalla più tenera età con i tanti piccoli servizi che la vita contadina richiede, mentre oggi prima che un figlio si renda autosufficiente di anni ne passano molti e che i figli richiedono molta cura ma è vero, in primo luogo, che dare la vita da’ vita, e in secondo luogo che molte di quelle che consideriamo esigenze inderogabili si ridemsionano e che per quelle esigenze veramente necessarie si aprono strade impensate e impensabili.
Quando si vede una famiglia numerosa subito si pensa: questa è gente che ha Fede in Dio. ( Questo vale anche per gli islamici )
Non vada a generalizzare, per favore. Io non penso affatto quello che lei dice di pensare. Soprattutto se vedo extracomunitari che fanno figli a nastro, spinti semplicemente dall’ignoranza. E poi vanno a chiedere in continuazione aiuto perché non ce la fanno a far campare i figli.
Perché questo è: ancora qualcuno mette al mondo figli perché non sa come si fa ad evitare gravidanze non desiderate.
Non amo né i predicozzi a buon mercato né la retorica. Anzi, ad essere sincera, li detesto proprio.
Una volta si diceva a mo’ di consolazione: ad ogni bambino il suo cestino.
E c’erano nidiate di figli da parte di chi non conosceva le regolamentazioni. E c’era però anche una miseria da far paura. Poi è vero che in un modo o nell’altro si riesce a campare lo stesso.
Ma a quale prezzo? Facendo debiti, magari rubacchiando qua e là, chiedendo prestiti che non si riuscirà a pagare e via enumerando. Ne conosco qualcuna di famiglie così.
Chi ha conosciuto la bambagia, può anche permettersi di edulcorare le cose.
Avere fiducia in Dio? Sì, come no?
Conosco un proverbio che ha grande validità, a mio parere: aiutati ché Dio ti aiuta. Altro che storie! Nel caso specifico vuol dire che se non si hanno le possibilità di far crescere dignitosamente i figli, hai il DOVERE di pensarci bene prima di metterli al mondo. Per i figli stessi, beninteso. Sono altre vite verso cui si deve essere altamente responsabili.
Le famiglie da libro “Cuore” restano nell’immaginario di chi raffronta il presente, considerato negativamente sotto ogni profilo, col passato visto sempre, a torto, come l’età dell’oro. Se poi si vuole strumentalizzare la religione anche a questo scopo, ogni argomentazione perde di valore.
Quel “crescete e moltiplicatevi” non deve essere inteso come procreazione ad libitum, senza un po’ di discernimento.
Un po’ di realismo in più e un po’ di credulità religiosa in meno non sarebbe male.
Le persone di cui parlavo sono neocatecumenali, e nel Cammino neocatecumenale le comunità sono tenute ad aiutare economicamente in maniera anonima coloro che hanno problemi. Non si tratta quindi di persone superficiali.
Non escludo affatto che ci siano persone che fanno nugoli di figli senza pensarci su neanche un po’, in modo del tutto irresponsabile.
Quando dico che quando vedo una famiglia con molti figli mi riferisco a persone del mondo occidentale nel quale ci troviamo a vivere, nel quali la conoscenza di come si fa a fare sesso senza procreare lo sanno anche i bambini di dieci anni.
Il detto “aiutati che il ciel ti aiuta” è sacrosanto : significa che non si può stare con le mani in mano ma bisogna darsi da fare. Nella contraccezione non c’è alcun aiuto del cielo!
Cosa significa: far crescere dignitosamente i figli? Che devono fare un paio di sport, ginnastica, studiare privatamente le lingue, possedere l’ultimo smart phone, il tablet, la macchinetta quando hanno quattordici anni , avere abiti firmati, zainetto firmato, playstation dell’ultimo modello ecc ecc.
Lei parla di ” credulità religiosa” cara Victoria perché non ha mai sperimentato sulla sua pelle la verità della Parola di Dio che dice : “cercate il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”. Io questa esperienza l’ho fatta e posso assicurarle che questa, come tutte le Parole del Vangelo, è la pura verità. Della Parola di Dio ci si può fidare : chi confida nel Signore non sarà deluso.
(PAternita’ responsabile non significa fare figli a go-go ma neanche chiudersi alla procreazione perché abbiamo un progetto prestabilito per la vita dei nostri figli che richiede più risorse di quante ne possiamo presumibilmente disporre )
Antonella, non tutti sono neocatecumenali. Questi sono in minoranza.
Il mio discorso era generalizzato.
Beppe Zezza, che ne sa lei di quello che ho sperimentato o no?
Non le sembra di uscire dai limiti della buona educazione?
Non pretenda di insegnarmi le parole del Vangelo, per favore.
Le conosco almeno quanto lei.
Certamente, quando io parlo di “crescerli dignitosamente” i figli, non penso a tutto quel che lei ha elencato. Può esserne più che certo.
Piuttosto, lei l’ha mai vista in faccia la miseria più nera? A me pare di no, e allora non faccia prediche.
E , se mi permette, abbiamo idee diverse, molto diverse, per quel che riguarda la confidenza in Dio.
Se lei crede che Dio mandi la manna dal cielo a tutti, si sbaglia di grosso.
Io della sua vita non so assolutamente nulla. Ho solo detto che chi ha fatto l’esperienza della VErita’ della Parola che dice ” chi pone la sua fiducia nel Signore non sarà confuso ” e ” cercate per prima cosa il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato” sa che Dio provvede. COme? Lo sa Lui.
Si può anche conoscere a memoria tutto il Vangelo, ma se non lo si è sperimentato, tutto rimane molto teorico.
No. Non ho mai sperimentato la miseria più nera. Ma la povertà ( relativa) si. E ho sperimentato la Provvidenza. Forse che la mia esperienza non ha valore perché la mia non era ” miseria nera ” e la Paovvidenza si può manifestare solo nella ” povertà relativa”? Non credo che lei possa pensare a una simile assurdita’.
Dio non manda la manna a tutti? Non lo so. LA Scrittura dice che al suo popolo la dava a tutti. Nel Vangelo è detto che “chi confida nel Signore non sarà confuso”. Altro io non so.
( Per non generare equivoci non sto dicendo che SI DEVE annunciare la Provvidenza INVECE di distribuire cibo agli affamati, sto dicendo che la CHiesa non può dimenticare che “dare il cibo agli affamati” è una “cura palliativa” mentre Lei dispone del “farmaco” che guarisce.
Credo che Antonella volesse dire che quelle persone con tanti figli non gravano sullo Stato e sulla comunità civile. INfatti è noto che in Italia lo Stato preferisce spendere i suoi soldi per aiutare le madri a sopprimere i figli che hanno in grambo che aiutare quelle che i figli li mettono al mondo numerosi.
“No. Non ho mai sperimentato la miseria più nera.”
Non parlavo di esperienza da parte sua, ma di miseria nera vista da vicino intorno a lei. Io l’ho vista, anche senza averla sperimentata di persona.
E ho visto anche che le teorie evangeliche restano teorie allo stato puro se quelle miserie non vengono alleviate dagli uomini di buona volontà.
La qual cosa significa che Dio provvede attraverso l’azione degli uomini.
Lo sa Lui, certo, come fare, ma non perché abbia una sorta di bacchetta magica con cui aggiustare le cose; credere questo è assai ingenuo.
La PROVVIDENZA divina ha bisogno degli uomini, caro signor Beppe, anche di quelli che magari non sono religiosi.
Dio si muove ispirando gli uomini, non mandando la manna dal cielo. A meno che non si creda di vivere nel mondo delle favole.
Le pagine delle Scritture vanno interpretate, non lo sa?
“INfatti è noto che in Italia lo Stato preferisce spendere i suoi soldi per aiutare le madri a sopprimere i figli che hanno in grambo che aiutare quelle che i figli li mettono al mondo numerosi.”
Questo è noto a lei, sig. Beppe, non a me.
E in ogni caso ciò che ha detto è una bestialità.
Si informi bene prima di parlare a vanvera.
Per fortuna , e io come pediatra ne conosco, ci sono anche genitori giovani, irresponsabili, magari poveri, che mettono al mondo figli, e che sono ORGOGLIOSI di questi figli, che li alzano in braccio e li fanno ammirare al mondo, al cielo, come ETTORE, come la loro più grande ricchezza e bellezza.
Ce ne sono , ce ne sono, grazie a Dio!
non è detto che siano religiosi, non è detto che siano ignoranti e extracomunitari, come sostiene Victoria Boe.
di soliti i genitori “irresponsabili” giovani, poveri ma belli , allegri, che mettono al mondo più di due figli , tre, quattro hanno queste caratteristiche:
sono un po’ sognatori, non calcolatori.
sono impulsivi, non programmano. Sono un po’ “alla carlona “non perfettini perfezionisti. i figli magari non sono perfettamente lavati e vestiti, magari hanno escoriazioni sulle ginocchia perchè giocano in cortile, magari non si ricordano quante vaccinazioni hanno fatto , o , a volte, neppure i compleanni.
le famiglie di questo tipo sono in genere allegre, sciamannate, a volte non religiose ma sicuramente non materialiste e non fissate col “benessere”, con le regole , sono un po’ anticonformisti.
diverso è l’identikit delle coppie che a mala pena fanno un figlio, dopo averci ben riflettuto per 15 anni, soppesando i pro e i contro.
questo figlio unico è sempre perfetto e DEVE essere sempre perfetto.
se il moccio gli cola dal naso come a tutti i bimbi, è una cosa seria che deve essere affrontata con una spesa in farmacia di almeno 30 euro fra gocce nasali, aerosol e farmaci del tutti INUTILI, perchè il moccio al naso i bimbi ce l’hanno sempre, ma il figlio perfetto della coppia perfetta il moccio non deve averlo.
Il figlio unico della coppia perfettina poi deve essere bravo a scuola e fare almeno cinque o sei sport,ottenendo in ciascuno di questi almeno il massimo dei risultati. La sua vita è programmata con attività giornaliere fin dall’età di 4 anni. ( nuoto, psicomotricità, logopedia, osteopatia) . solo alla sera e alla notte il pargolo è lasciato in pace di annoiarsi come vuole.
Munito di cellulare dall’età di 8 atti, sottoposto a tutti i possibili esami del sangue e visite specialistiche per scongiurare qualsiasi ( non sia mai! tragedia!) intolleranza alimentare, il bambino modello va avanti così , con diete vegane e integratori alimentari, fino all’età di 13 – 14 anni dove improvvisamente si trasforma in un adolescente ribelle e con tratti fortemente aggressivi, soprattutto verso i genitori perfettini che manda costantemente a quel paese ( e chi può dargli torto? devo dire che io sono solidale con gli adolescenti che non sopportano piu’ i genitori perfettini che gli hanno imposto per anni diete a base di tofu e miglio).
E’ bello che ci siano ancora genitori che fanno il gesto di Ettore.
Come ripeto non è detto che siano religiosi, o neocatecumenali o ciellini.
Basta che siano umani, non robotizzati.
E questo quadretto idilliaco chi l’ha scritto?
Genitori “irresponsabili, orgogliosi, poveri ma belli, allegri, sognatori e non calcolatori, impulsivi, “alla carlona”….e via edulcorando.
Che belli! Che fortuna! Che sogno!
Speriamo che ce ne siano molti di genitori così. Di quelli che sognando e cantando poi fanno debiti a non finire che li inguaiano fino alla cima dei capelli e magari li mandano in depressione. E che vanno a protestare se lo Stato non li aiuta; e vanno dagli usurai per avere soldi per campare loro e far campare i figli; e chiedono prestiti a tizio e a caio e pure a sempronio, ai quali non restituiranno mai quei soldi avuti in prestito. E nel frattempo compreranno ai figli gli smartphone che hanno tutti, la moto che hanno tutti etc…sempre indebitandosi di più fino al collo.
Belli davvero i genitori così. Anzi, commoventi i genitori così. Alzano i figli al sole orgogliosamente e se ne impipano, apparentemente, di come vanno le cose.
Una pediatra li ammira da fuori, dal teatro, perché fanno il gesto di Ettore e li vede tanto “umani” e non “robotizzati”, ma se entrasse nella scena vera, cambierebbe qualche idea sulla realtà della vita e forse smetterebbe di sognare.
Lei e il marito però si sono ben guardati dal fare i figli senza programmarli, e scommetto che consiglierebbero ai propri figli di non fare “alla carlona”, di considerare i rischi senza mettersi a sognare.
Mi dica, signora Venturi, chi glielo ha suggerito questo quadretto idilliaco da anni 50 ? Chi glielo ha dipinto sotto gli occhi?
E chi glielo ha detto che gli altri, figli unici magari o programmati al massimo in due , siano tutti come lei ha descritto, “robotizzati” e non-umani?
Chi glielo ha certificato?
Mi faccia sapere.
Ma che bel ragionamento da bar.
Una famiglia di numerosi figli avuti creativamente da enne mogli/di primo/secondo/terzo giro o da un numero variabile di compagne, come la classifichiamo, per esempio?
Sta fissa per le etichette e le semplificazioni ….
A Victoria Boe
Confronti la spesa statale per il sostegno delle famiglie numerose e il costo dell’aborto gratuito.
A Victoria Boe
Proprio per prevenire prevedibili commenti come i suoi, ho scritto in appendice al mio scritto
“Per non generare equivoci non sto dicendo che SI DEVE annunciare la Provvidenza INVECE di distribuire cibo agli affamati, sto dicendo che la CHiesa non può dimenticare che “dare il cibo agli affamati” è una “cura palliativa” mentre Lei dispone del “farmaco” che guarisce”
Certamente la Provvidenza passa attraverso gesti umani e non c’è una “manna” fisica che scende dal cielo.
E quando lei da’ del cibo agli affamati lei è per loro Provvidenza divina.
Ma questa “Provvidenza” passa spesso per strade impensate e impensabili.
Ed è la conoscenza intima e profonda che una Provvidenza divina esiste e con lei si può stabilire un rapporto personale quello che “salva” le persone, al di là del cibo che dura qualche giorno e poi finisce.
E
I commenti di Victoria Boe e di Lorenzo Cuffini sono della categoria:non so nulla dell’esperienza concreta di chi parla, ma la critico lo stesso, cosi’tanto per fare,perche credo di sapere tutto.
Cari Victoria e Lorenzo, siete pediatri?Avete la mia esperienza QUOTIDIANA di famiglie con figli?Avete come me TRENTA ANNI di lavoro come pediatra?No?
E allora abbiate almeno la buona educazione di stare zitti:voi non sapete NULLA di queelo che io in tanti anni di lavoro e di esperienza ho imparato e visto.
Voi siete solo dei tromboni e dei parolai.
Credete di saper tutto su tutto.
L a vostra stessa miseria umana e culturale vi smaschera per quello che siete.FUMO
Credo sia difficile trovare tutte le ragioni capaci di fornire coraggio e di sostenere le responsabilità di chi deve decidere, all’interno di una famiglia italiana normale e culturalmente attenta a quanto si muove oggi, sul numero dei figli e la qualità dell’educazione da assicurare loro.
Da “figlii della Chiesa” (secondo una espressione del Papa) tutti facciamo nostre le ragioni complessive esposte negli ultimi decenni da papi, vescovi e concilio Vaticano II.
Faccio anche osservare che la diffusione del modello di famiglia “mulino bianco”, magari con la cura del figlio, voluto unico e perfettino, non appartiene al bagaglio di esperienze più genuinamente cristiane. Semmai è da legare a quella cultura del secondo dopo-guerra, entusiasta dello stile di vita americano – propriamente non in simpatia ai tifosi della sinistra – , antesignano di quella mentalità consumistica dilagata poi. Nella forma etichettata come “americanismo” tale mentalità mi pare sia stata oggetto di strali da parte di Pio XII. E in tempi non lontani ha trovato da noi un suo slogan traduttore, di piccolo successo elettorale, nella famosa scuola e cultura a tre i (internet, inglese e innanzittutto impresa). E’ chiaro che i tempi e gli ideali del successo “tutto e subito “, della competizione e della apparizione facile non portano pasta al crescere di una famiglia dimensionata anche in qualità sul piccolo e giovanilissimo mulino bianco.
Aggiungo una considerazione sentita stasera a una conferenza di una bravissima giornalista e scrittrice italo-siriana, che lavora anche per Avvenire,
servo del papa padrone, recentemente con interviste su “italiani senza cittadinanza”: nella Siria dei massacri e delle fughe per guerra il tasso di natalità continua ad essere incredibilmente alto anche in tutti gli anni di guerra. E’ la natalità come risposta a un progetto di distruzione e come rivendicazione di ricostruzione e di futuro. Una ragione inimmaginabile per noi italiani.
Ringrazio la signora Venturi per gli epiteti rivolti alla mia persona: “tromboni, parolai, miseria umana e culturale, fumo.”
Mi dispiace per lei, non mi appartengono. Io sono tutto l’opposto, invece.
E non credo di saper tutto di tutto. Mai creduto, questo. Lei fa illazioni vergognose, ed è una sua specialità.
Non c’è bisogno di essere pediatri, per conoscere certe situazioni famigliari.
La mia professione, di cui non voglio parlare, mi metteva a contatto con le famiglie almeno quanto lei. Ne conoscevo vita e miracoli.
E la mia capacità di osservazione e di riflessione approfondita sulle realtà che mi sono vicinissime e che, comunque ho conosciuto, mi fanno parlare con cognizione di causa, cara signora. Mai parlato a vanvera come invece fa lei.
Quindi le consiglio di smetterla di blaterare.
Cara Venturi, lieto per la sua trentennale carriera di pediatra.
Mi spiace darti un ulteriore rodimento: non è che solo i pediatri abbiano esperienza di famiglia e figli.
Tu ne avrai senz’altro a chili.
Ciò non toglie che quello che hai scritto nel commento di ieri ore 15,03, sia un bellissimo esempio di discorso da bar.
Mi trovo in parziale disaccordo con le tesi del p. Amigoni. E spiego il perchè.
Dato per scontato che va lasciato alle singole famiglie ( a chi altrimenti ?) il senso di responsabilità circa il numero dei figli da mettere al mondo e sulla qualità dell’educazione, e considerato che certamente non è la Chiesa a predicare la famiglia da mulino bianco, tutt’altro, a mio avviso c’entrano poco o niente con la programmazione delle nascite l’ “americanismo” del secondo dopo-guerra e la mentalità consumistica dilagante. Questa c’è per forza di cose, e non sto a spiegare i motivi.
C’entrano invece, come altre volte ho detto e come ho sentito dire, il timore della estrema precarietà del lavoro che distoglie perfino dal matrimonio ( sentito con le mie orecchie, non inventato) e la consapevolezza che, se si guadagna poco, non si è in grado di mantenere una famiglia.
Questa è una realtà in-con-fu-ta-bi-le.
So,ad esempio, se questo può dire qualcosa( e lo spero), che mio padre in anni lontani, avendo una famiglia nella quale ancora io non c’ero, perse il lavoro per il fallimento della ditta storica nella quale lavorava, e si trovò, da disoccupato disperatissimo, a mantenere come meglio poteva, ovvero con sacrifici enormi e con l’angoscia nel cuore, la moglie e i due figli. Fino a che riuscì, dopo un paio di anni, a trovare un altro lavoro stabile.
Ebbene, per tutta la vita il mio caro papà, persona molto responsabile, soffrì di incubi che gli richiamavano quel tristissimo periodo di vita. Se questa brutta esperienza gli fosse capitata prima, certamente non si sarebbe sposato. Mi spiego?
Questo per dire che si devono capire quelli che oggi, con la vita aleatoria dei nostri tempi, non se la sentono di mettere su famiglia e neppure di sposarsi. Quanti sono oggi i disoccupati? Quanti sono quelli che hanno un lavoro incerto? Dovrebbero essere tutti allegramente superficiali e caciaroni come li descrive la signora pediatra? Poveri ma belli, dunque? Se vogliamo scherzare sì, ma se parliamo con qualche serietà no.
Parlare da fuori, e stando bene, è facile dire. E se mi si permette, questa semplicioneria nel giudicare le cose mi infastidisce non poco.
Quanto alla alta natalità nella Siria massacrata dalle guerre, mi permetta, caro padre Amigoni, di avere qualche dubbio su ciò che ha detto quella bravissima giornalista e sulla “natalità come risposta a un progetto di distruzione e come rivendicazione di ricostruzione e di futuro”. Non ci credo molto. Questa secondo me è retorica.
Penso invece che se là conoscessero i metodi di contraccezione e volessero metterli in atto contravvenendo alla loro religione, i figli sarebbero molto inferiori di numero.
Ad essere realisti, si tratta sempre di ignoranza su molte cose, io credo.
L’analisi della Signora Boe che collega la riduzione della natalità alla precarietà del lavoro e quindi prevalentemente se non esclusivamente a considerazioni di carattere economico cozza con due realtà statisticamente provate: la riduzione nel tasso di natalità è un fenomeno “mondiale” presente anche in paesi prosperi dove i problemi italiani non ci sono, la risuzione nel tasso di natalità è un fenomeno di lungo periodo anche per noi italiani iniziato ben prima della crisi del 2008.
Ancora una espressione della l’impostazione “materialistica” del,pensiero che ha preso l’assoluto sopravvento nel nostro mondo occidentale.
Settanta anni fa la vita era assai più precaria ma nel mondo prevaleva una visione “positiva” della vita. Una gravidanza era sempre un’occasione di gioia. MAi si sarebbe pensato che la prima domanda che, nel mondo, si fa a una donna incinta sarebbe stata” che fai, lo tieni?” ( se non credete che questo sia il modo comune di pensare del “mondo” date un’occhiata ai vari serial televisi )
È la sparizione di Dio dal panorama del mondo occidentale la causa prima della riduzione del tasso di natalità.
Se tutto dipende dagli uomini, come ci si può fidare?