Fra Andrea Dovio, segretario del ministro provinciale dell’Umbria, 44 anni, era medico prima di entrare in convento e medico torna in pandemia. Torinese di nascita, aveva fatto il medico all’ospedale “San Luigi” di Orbassano, non lontano da Torino. Frate a 32 anni, sacerdote a 42. Chiede il permesso ai superiori e riprende il camice all’Ospedale di Tortona, dove resta due mesi, da metà marzo a metà maggio. Nei commenti riporto le parole con cui – in due diverse interviste – ha motivato la decisione e narrato l’esperienza.
Il frate medico Andrea Dovio dalla Porziuncola al Covid
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Mettersi a disposizione. Intervista del 30 giugno 2020 a Papaboys.org. Allo scoppio dell’emergenza mi sono domandato: come posso servire il prossimo? Ascoltando le cronache dell’epidemia e i reiterati appelli delle autorità politiche e sanitarie, ho avvertito da una parte tutta la forza delle parole del Codice Deontologico dei Medici che all’articolo 8 recita che “in caso di catastrofe, di calamità o di epidemia” il medico deve mettersi a disposizione, dall’altra un senso di solidarietà verso tanti amici e colleghi impegnati in prima linea, insieme col desiderio di aiutare la gente, il popolo di Dio, i malati, come ci hanno invitato a fare sia il Papa, sia il nostro Ministro provinciale. Del resto, la storia ha sempre visto i religiosi in prima linea nelle pestilenze, anche se sono consapevole che non siamo nel 1600 e certamente certi modelli oggi non sono riproponibili.
https://www.papaboys.org/coronavirus-la-storia-di-andrea-il-frate-medico-di-assisi-che-si-e-tolto-il-saio-per-aiutare-i-malati-della-pandemia/
Un modo di donare la vita. Intervista del 2 agosto 2020 a VaticanNews 1. Non c’è stato un gran discernimento, mi era chiaro che in quel momento il modo di donare la mia vita era e doveva essere questo, avendo la possibilità di offrire un contributo di tipo professionale, in un momento in cui altre forme di carità erano molto limitate dal contagio. Poi c’è stata la testimonianza di tanti, anche tutti i miei amici di Torino e i colleghi e che erano impegnati in prima linea nei pronto soccorso, nei reparti di medicina, di pneumologia, vedere la loro professionalità e la dedizione con cui, senza alcuna retorica, si stavano dedicando alla cura esponendosi personalmente con il coinvolgimento poi delle famiglie a casa, con i problemi connessi, il mettere a rischio i genitori, i figli… Mi ha aiutato anche la testimonianza di due sacerdoti che erano tornati a esercitare.
E’ stata un’esperienza bellissima di cui ringrazio il Signore. A pensarci tanto è stato travagliato marzo davanti alle notizie che ci arrivavano da tutta Italia, quanto è stato bello aprile, poi maggio poter essere lì accanto ai colleghi, lì accanto ai malati e poter dare il mio contributo, vedere che progressivamente il virus stava tornando sotto controllo e sperimentare la provvidenza di Dio.
Ero malato e mi avete visitato. Intervista del 2 agosto 2020 a VaticanNews 2. Come frate veramente è stata un’esperienza molto molto bella di cui ringrazio il Signore.
Nell’ospedale di Tortona c’era già un cappellano, un sacerdote orionino, Don Pietro che è bravissimo, e che ho avuto la grazia di conoscere e di vedere all’opera sia con i pazienti sia con il personale. In questo contesto, io sono andato per offrire le mie competenze mediche professionali e vorrei dire che questo per me era sufficiente. Mi bastava aver vissuto quella Parola di Gesù: ero malato e mi avete visitato. Per quanto riguarda il fatto di essere frate i colleghi e il personale sanitario lo sapevano, i malati non lo sapevano. Io celebravo al mattino presto o alla sera tardi perché il resto della giornata ero in ospedale, naturalmente poteva capitare che con alcuni pazienti il rapporto di conoscenza fosse un po’ più approfondito e mi chiedevano dove lavoravo, cosa facevo. Allora spiegavo di essere frate, però i piani vanno distinti perché la persona deve sapere chiaramente che io sono lì per l’esercizio della professione medica e lo faccio per amore di Gesù Cristo. Poi se avessero avuto bisogno dei Sacramenti io avrei chiamato don Piero, se non ci fosse stato sarei intervenuto io.
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2020-08/perdono-assisi-fra-andrea-frate-medico-coronavirus.html
Trentasette storie. Questa di Andrea Dovio è la trentasettesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
Tra le storie che ho narrato vi erano già due sacerdoti tornati medici in pandemia:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/alberto-debbi-ora-il-mio-altare-e-il-letto-del-malato/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/don-fabio-stevanazzi-che-e-tornato-medico-in-pandemia/
E vi erano anche due medici in pensione tornati a esercitare la professione che avevano lasciato:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/bettoni-la-pandemia-mi-ha-ridato-la-passione-del-medico/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/lo-scrittore-andrea-vitali-che-torna-medico-per-il-covid/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-30-settembre-2020/