Incredibile e dolorosa vicenda mediatica quella dell’aereo turco dirottato ieri a Brindisi, con quell’inverosimile personaggio e quell’assurdo collegamento al viaggio papale in Turchia! Sono a Mantova per conferenze (tre sere con l’Azione cattolica) e ho seguito gli sviluppi di quella vicenda, tra fantasia e terrore, da una camera d’albergo. Condivido la sofferenza di cui hanno parlato alcuni visitatori del blog, in particolare Maria Grazia. Da uomo dei media dico il mio sbalordimento per il mondo di specchi che fonti malintenzionate e noi giornalisti, ostaggi della paranoia della competizione, siamo in grado di approntare in pochi minuti. Dio ci guardi.
Il dirottatore turco e la paranoia mediatica
18 Comments
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Penso che questo dirottamento (se definibile come tale) sia stato un pochettino all’amatriciana. Certe cose non filano (oggi sono stato per un pezzo appresso al caso).
1. Innanzitutto, il dirottatore non aveva la lettera per il Papa che inizialmente avrebbe voluto consegnare a Benedetto XVI. Documentatosi su Internet. ha trovato i codici di sicurezza per entrare in cabina, superando la porta corazzata del B737. E su questo credo non ci sia altro daggiungere. Se non questo: mah…
2. Dopo tutto questo, il dirottamento avviene minacciando il pilota con un pacchetto di sigarette che viene spacciato per una bomba pronta ad esplodere. Arrivano tre jet greci e non succede niente, un F16 italiano proveniente da Trapani scorta l’aereo nello spazio italiano e atterra a Brindisi anziché a Roma come il dirottatore avrebbe voluto. Nessuna esplosione/reazione/gesto disperato in volo. Perché? Un dirottatore 90 su 100 sa che deve morire.
Mah… (e sono due)
3. Amato va a riferire in Senato e dice che a bordo l’attentatore era solo. Minniti (vice di Amato, quindi non uno qualunque) pochi minuti prima afferma invece che secondo alcuni passeggeri del 737, tre persone a bordo avevano dato l’impressione di conoscere il dirottatore. Amato puntualizza, e afferma che – fatti tutti i controlli del caso – non ci sono sospetti. Ma nel pomeriggio il ministro turco (ora non ricordo di cosa) dice che forse gli attentatori erano due.
Mah… e sono tre.
Mi viene un dubbio, ripeto, un dubbio: non è che un cretino ha voluto fare una stupidaggine, e il governo turco ha voluto prendere la scusa per mandre un messaggio per vie traverse in Vaticano a causa della pregressa (legittima?) avversione del cardinale Ratzinger all’ingresso della Turchia in Europa? Magari approfittando del caos post discorso di Ratisbona?
Perché ricordo che nel periodo della crisi, il premier Erdogan si era mostrato un po’ dubbioso sulla sicurezza del Pontefice in Turchia durante la visita…
Scusate, ma quando si pensa ad un attentatore turco a me viene in mente Ali Agca. Che non era propriamente uno che “dirottava” gli aerei con un pacchetto di sigarette. E Giovanni Paolo II ne sapeva purtroppo qualcosa.
non esistono “codici per l’accesso in cabina ” di un boeing,tantomeno accessibili via internet al primo turco che passa.
La cabina ,o te la aprono, o è già aperta,fine delle possibilità.Altro sfondone mediatico,come dice Gigi, che il giornalista di turno poteva evitare con una telefonata.
Pensa che abbiamo scritto tutti la stessa cosa, agenzie incluse…
Però certo, se questo è entrato in cabina a porta aperta, permetti che aggiunga un quarto “mah…”, e cioè: ma cacchio, dopo tutto quello che hanno detto dopo l’11 settembre, questi lasciano la cabina aperta?
Scusatemi, il mio messaggio non ha niente da vedere con il post di Luigi Accattoli,…. anche se pure quì si può parlare di dirottamento, di cambiamento brusco e inaspettato di rotta…. Il “pirata” sarebbe…don Todeschini il direttore di Telepace ! Ho infatto appena appreso che quest`ultimo ha deciso di sopprimere l`attività redazionale dal Vaticano. Dunque più notiziari, più interviste ecc.
Sono molto sorpresa, delusa e un pò arrabbiata ! Non posso giudicare non avendo le informazioni ,ma questa decisione mi sembra assomigliare a una punizione collettiva. Qualcuno di voi mi può dire che cosa è successo ?
Vi ringrazio, Luisa
Cara Luisa, sono fuori sede (a Mantova) e un impegno serale mi ha impedito di sentire le due parti in conflitto. Mi riprometto di farlo domani. Ma conosco l’antefatto: cioè un conflitto che dura da un paio d’anni tra don Guido Todeschini, fondatore e direttore di Telepace e i giornalisti della redazione romana. L’emittente nasce a Verona e ha ovviamente una redazione centrale a Verona. Il direttore (appoggiato dalla redazione veronese) tende a mantenere la gestione di tipo “familiare” che l’emittente aveva ai suoi inizi, basata sul volontariato, sul lavoro “militante” dei dipendenti e sul sostegno dei benefattori (Telepace non vende spazi pubblicitari). La redazione romana vorrebbe invece un pieno rispetto del contratto giornalistico e dell’inquadramento professionale dei dipendenti. Che cosa sia successo nelle ultime ore lo ignoro. Mi auguro che la precipitazione dello scontro aiuti il chiarimento e possa essere fatte salve due o tre esigenze che mi paiono importanti: la continuità del servizio reso da Telepace, apprezzato da un suo ampio pubblico ma anche dagli operatori dell’informazione vaticana; il rispetto del lavoro dei giornalisti in essa impegnati; la fedeltà essenziale dell’emittente dalla sua caratteristica originaria di una voce cattolica non commerciale. Saluti. Luigi
Innanzitutto grazie,caro signor Accattoli (non oso dirle Luigi..), per la sua risposta. Come lei spero che questo conflitto sfoci su un chiarimento che non privi Telepace della fedeltà all`origine della sua missione ,i giornalisti del loro lavoro e noi telespettatori di un servizio importante !
E tutto ciò in uno spirito cristiano che mi sembra dovrebbe essere consono a una emittente come Telepace .
La ringrazio già ora per tutte le informazioni che potrà darci. Cari saluti, Luisa
Grazie Accattoli per le delucidazioni.
Spero che la situazione si risolva per il meglio perchè non vorrei che venisse dispersa la professionalità di giornalisti come Angela Ambrogetti e Piero Schiavazzi.Quest’ultimo,in particolare,è molto bravo nel commentare le udienze generali di Papa Benedetto.
Intanto vorrei segnalarvi un articolo interessante:
http://www.db.avvenire.it/pls/avvenire/ne_cn_avvenire.c_leggi_articolo?id=688359&id_pubblicazione=33
e una provocazione interessante:
http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=16091
Saluti MG
A proposito di paranoia mediatica e di persone,anche nella chiesa e anche fra i teologi,sempre a caccia di applausi,segnalo:
http://blog.espressonline.it/weblog/stories.php?topic=03/04/09/3080386
“Il papa elogia la castità dalla “dittatura delle opinioni comuni”.
Vi consiglio proprio di leggere l’omelia del Papa di questa mattina:delinea esattamente il ruolo del teologo e in particolare del Papa teologo.
Ecco solo uno stralcio:
“In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinioni comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. La ‘castit’ a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non è cercare gli applausi, ma cercare l’obbedienza alla verità. E penso che questa sia la virtù fondamentale del teologo…”.
Sempre all’indirizzo di cui sopra consiglio la lettura di due commenti:
“Quando Joseph Ratzinger torna bambino”.
Per conoscere meglio il nostro Papa.
E,di scottante attualità:
“Serrata a Telepace: don Todeschini chiude i tg”.
Saluti MG
E chi, dopo aver letto e meditato l`omelia di Benedetto XVI , può ancora dire che il nostro Papa deve dimenticare di essere teologo per essere …..solo il Papa ?
Sì ,sì l`ho letto e non solo una volta !
Ringrazio Dio per averci offerto Benedetto XVI, grande teologo, grande Papa , uomo semplice e buono ,esempio per noi tutti di una fede che attinge la sua forza nell`unione, nell`intima unione con Cristo !
E spero che questa omelia sia letta e meditata in tutti i seminari ,dai nostri preti e religiosi ,da tutti coloro la cui missione è di rendere presente la Parola che è Dio !
Saluti,Luisa
L’omelia è molto bella, la trovo intrisa di vero e profondo senso della Chiesa.
Mi sembra sbagliato portarla come prova a favore di una fedeltà che si auto-priva del sacrosanto diritto di critica.
La critica e la lucidità di giudizio non sono contrarie all’obbedienza: ne sono una parte costitutiva. L’obbedienza virtuosa è l’obbedienza degli uomini – dei cristiani! – liberi, non delle pecore.
P. S. Non mi si obietti che la Scrittura spesso e volentieri paragona i fedeli alle “pecorelle”. La connotazione è diversa.
Delle pecore prendo volentieri – come virtù da invocare e da coltivare – la mansuetudine e la fedeltà alla disciplina del Pastore e dei pastori. Ma la pecoraggine, no.
Quando ho scritto che l`omelia del papa doveva essere letta e riletta e sopratutto meditata , è appunto perchè temevo che si arrivasse ,leggendola, a delle conclusioni che sembra esprimere in parte Luca.
Che mi sembra confonda silenzio interiore e silenzio esteriore .Come se il papa parlando di silenzio condannasse tutti i preti e religiosi al silenzio…..
Vi ricordo che è stato lui a introdurre i minuti di libera espressione all`ultimo Sinodo ! Se c `è una persona che non fugge davanti a una critica, un confronto di idee questi è Papa Benedetto !
Silenzio interiore per potere arrivare a esprimere una parola ispirata da Dio ,restare in intima comunione con Lui per potere capire il vero senso delle parole.
Grande responsabilità , ne convengo, per tutti coloro che hanno scelto di portare la Parola di Dio !
Se nascono dei dissensi , mi sembra dunque di primaria importanza , raccogliersi nel silenzio, pregare ,discuterne con i superiori e non al contrario ,come purtroppo assistiamo troppo sovente, subito agitarsi sulla piazza publica, come se i singoli avvisi fossero di assoluta importanza , prendere iniziative personali incuranti che quest`ultime non siano veramente in accordo con il Magistero o le direttive della Gerarchia .
Per me questo non significa esercitare una critica e libertà di giudizio ma essere disobbedienti, semplicemente.
Obbedire non è fare prova di pecoraggine….ma qui siamo confrontati al rapporto che ciascuno di noi ha con l`autorità…ciascuno, davanti ai pruriti di disobbedienza , dovrebbe anche interrogarsi sui suoi rapporti con l`autorità che prendono radice nell`infanzia , nelle relazioni paterne per esempio !
Obbedire non sopprime il diritto , e direi dovere , di interrogarsi per potere veramente aderire alla direttiva, un obbedienza cieca non è auspicabile, devo farla mia , totalmente mia, questa direttiva. Ma questo è un processo innanzitutto interiore!
È forse questo che intende Luca quando parla di pecoraggine ? E cioè obbedire senza interrogarsi ? Se è così siamo d`accordo.
Sì, in realtà sono d`accordo con l`obbedienza virtuosa ,la mansuetudine e fedeltà alla disciplina del Pastore, ma confermo che il diritto di critica deve essere esercitato con discernimento con la Chiesa e per la Chiesa e non, come lo si vede troppo spesso a suo detrimento, per soddisfare ambizioni, interessi particolari !
Io,come semplice fedele, sono una pecorella che segue con lucida ,cosciente fiducia il mio Pastore. So che mi porta su strade sicure . E oserei ,dire con Papa Benedetto, che lo seguirei anche a occhi chiusi con cieca fiducia !
Se questa è pecoraggine ,la assumo completamente !
Buona domenica, Luisa
Cara Luisa,è un piacere leggerti:per la tua intelligenza,la tua capacità espressiva e la riflessione che sta dietro ogni parola.
Ricordo che molti anni fa l’allora Cardinale Ratzinger rilasciò una bella intervista a Radio Vaticana in cui parlava dei suoi genitori e li ringraziava per come l’hanno educato.
Rammento che disse “Amare significa saper dire anche di no,quando occorre”.Quanta saggezza è chiusa in queste semplici ma granitiche parole.
Io vedo la Chiesa così:una grande ed amorevole famiglia(una madre non una matrigna,caro Milingo)con un padre straordinariamente capace e comprensivo.
Saper stare in silenzio non significa comportarsi da pecoroni ma fermarsi ad ascoltare il cuore,la mente,la parola del Signore.
Papa Benedetto ha chiarito più volte di non considerarsi,e di non considerarlo,un oracolo vivente.Egli è il primo a fermarsi ad ascoltare.Chi lo conosce,riferisce di un uomo intelligente,dolce e umile che guarda negli occhi qualunque interlocutore,senza paura e senza censura.
Il Papa è il primo a raccogliersi in silenzio,l’abbiamo visto più volte in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento.E’ il Papa,ma non cerca la ribalta mediatica.Lo ammiro tanto perchè non cerca l’applauso ad ogni costo,non ci nega la sua parola solo perchè teme di scontentare qualcuno,si assume in prima persona il peso delle sue scelte.
Mi sta insegnando tanto e gli voglio molto bene.
Saluti MG
Cara Maria-Grazia , anch`io come te voglio molto bene a Papa Benedetto,un affetto filiale e profondo.
Il cardinale Ratzinger è ” tuffato” nel mio cuore il giorno del funerale di Papa Giovanni-Paolo e quando ho sentito pronunciare il suo nome dal balcone di San Pietro ,era come se il mio cuore scoppiasse dalla gioia, sono saltata dalla gioia , mi vien da dire che ho fatto dei salti da pecorella felice !
Ho ringraziato Dio per quel grande dono e giorno dopo giorno continuo a ringraziarlo . Riconosco in Papa Benedetto il mio Pastore e il mio Maestro .
Come te imparo molto da lui e posso dire che nella mia vita c`è un prima e un dopo il 19 aprile 2006 . Durante parecchi anni mi ero allontanata dalla pratica religiosa , con Benedetto XVI ho ritrovato le mie radici , la mia famiglia nella Chiesa. È una gioia che mi abita e che ha trasformato la mia vita !
Un abbraccio,Luisa
…..volevo dire 19 aprile 2005 evidentemente ! Sarà l`emozione ! Luisa
Cara Luisa,
non so se sarai stupita ma io sono molto d’accordo con te.
Anzitutto non credo affatto che il papa intendesse “ridurre al silenzio” nessuno col suo discorso. Assolutamente. Anzi, una delle cose che amo di più in Benedetto XVI è questa sua capacità di farsi “voce nel coro”, esprimendo su molte questioni il suo parere con competenza e autorevolezza, ma senza autoritarietà. Per esempio lo si è visto molto bene al Sinodo dei vescovi, ma anche in molti altri casi. Anche la stessa lezione di Ratisbona ha creato tanti problemi perché non si è capito che, lì, il papa intendeva essere teologo tra teologi, senza dimenticare di essere papa ma senza pretendere di dettare una linea dottrinale o operativa. Abbiamo invece il frutto di quando Benedetto XVI parla nel pieno della sua autorità ordinaria: e questo frutto è la Deus caritas est, e qui sì che scorgiamo qual è il suo tono, quali le sue priorità e le vere urgenze che addita alla Chiesa e agli uomini!
E anch’io sono con Luisa nel biasimare un diritto di critica che diventa a volte critica pregiudiziale, urlata, malevola. La vera critica – che è correzione fraterna – non cede in nulla alla presunzione e allo spirito di vanità, che sono dal maligno. La “santa” critica si riconosce se è fatta con dolore, per il puro bene della Chiesa, con attento previo discernimento, senza una parola in più del necessario, e se cerca comunque di vedere il più possibile – senza ingannare se stessi – gli aspetti positivi di ciò che si critica.
E, naturalmente, se sa accompagnarsi all’obbedienza, anche con tutto quanto essa possa comportare di umiliazione, e perfino quando si abbia la consapevolezza che questa umiliazione sia ingiusta.
E’ con questo spirito che vorrei fare, quando mi sembra necessario, le mie valutazioni sugli argomenti di cui parliamo su questo blog. Vi chiedo perdono umilmente per tutte le volte, e sono tante, in cui non riesco a essere all’altezza.
E perchè ,Luca , dici che, alle volte non riesci a essere all`altezza ? All`altezza di chi , di che cosa ?
Io ti sono molto grata per il tuo messaggio e sono convinta che è dal confronto leale, sincero , rispettuoso delle idee che nasce …la luce !
Ho sempre trovato i tuoi scritti interessanti, profondi e hanno regolarmente suscitato la mia riflessione.
Il che non vuol dire essere sempre d`accordo …. ed è questo confronto che è stimolante ,almeno è questo che io penso.
E sopratutto continua a contribuire con le tue valutazioni alla vita di questo blog ! Grazie, Luisa
Promesso. Grazie a te, a Luigi e a tutti quanti.