Da ieri lavoro in una stanza al primo piano di Palazzo Bonaparte: dalla finestra vedo l’Altare della patria e l’imbocco di via dei Forti imperiali. Se mi sposto di quattro passi e raggiungendo la scrivania del collega Aldo Cazzullo, inquadro il balcone di Mussolini sulla facciata di Palazzo Venezia. Sono felice di queste vedute straordinarie, superiori a ogni mia aspettativa! Mai avevo immaginato che un giorno avrei passato gran parte del mio tempo in un palazzo di pregio storico (fu costruito a metà del Seicento da Giovanni Antonio De Rossi) e che nelle pause del lavoro avrei potuto fare due passi nel terrazzo ad angolo che si affaccia su piazza Venezia e su via del Corso. Si legge nelle guide erudite di Roma che donna Letizia Ramorino Bonaparte – la mamma di Napoleone – dalle gelosie di quel balcone, detto anche “mignano”, amava spiare la vita della città che scorreva sotto l’aquila imperiale che ancora si artiglia alla facciata. La finestra della mia stanza è proprio quella centrale, sovrastata dall’aquila. Anch’io amo spiare la vita e se mi riesce di cogliere qualcosa da quelle gelosie ve lo racconterò, miei amati bloggers. Intanto per ambientarmi in quest’angolo della grande storia, quando entro nell’androne col mio giaccone liso leggo ogni volta la lapide con le parole “Letizia / madre di Napoleone I / morì in questo palazzo / il 2 febbraio MDCCCXXXVI”. E mi ripeto i versi del Carducci: “Letizia, bel nome italico / che omai sventura suona ne i secoli”. Non ho alcuna idea di come la RCS abbia potuto prendere in affitto dalle Generali un edificio di tanto pregio, ma ne deduco che la mia azienda gode di buona salute.
Il Corsera trasloca da via Tomacelli a piazza Venezia
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Attento, Luigi, attento, Aldo Cazzullo! Ponete mente ai numina loci. Ricordate Woody Allen? “Quando ascolto la musica di Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia”. Anche certi scorci architettonico-urbanistici fanno venire certe tentazioni…
Diciamo che il giorno in cui, dopo esservi piazzati dietro una solenne scrivania, dovesse venirvi voglia di completare l’arredamento con un bel mappamondo monumentale, sarebbe il caso di cominciare a preoccuparvi.
(Anche recitare i versi di “In morte di Napoleone Eugenio” non è un bel sintomo: troppa “nemesi storica”, caro Luigi. Meglio, molto meglio la “nemesi geografica” del buon Peppone Bottazzi).
Oh poffarbacco! Rileggendo adesso il tuo post, mi salta agli occhi un refuso che rappresenta un lapsus molto molto significativo: “l’imbocco di via dei Forti imperiali”. Ahi ahi ahi!
Per esorcizzare i fantasmi paventati da Sumpontcura suggerisco umilmente di volgere il pensiero, dall’ombra severa di Letizia Ramorino a quella, buona e paterna, della Santità di Nostro Signore papa Pio VII, (mio concittadino!), felicemente regnante ai tempi in cui Madame mère soggiornava nei vostri uffici, che accolse e protesse lei e tutti gli altri napoleonidi che, dopo la caduta dell’impero, vollero rifugiarsi tra le braccia di quella chiesa che il loro congiunto aveva tanto duramente percosso.
o che meraviglia dott. Luigi! Adoro il centro storico, i fori imperiali.
Mi piace anche il “famigerato” Vittoriano tanto criticato dagli architetti contemporanei e soprannominato “la macchina da scrivere”! Eppure lo trovo stupendo,forse per quel non so che di patriottico che ispira la presenza del “milite ignoto”:povero soldato, mi sono chiesta tante volta chi possa essere quel corpo onorato! Conosco ogni statua del vittoriano; se ne sta lì nel mezzo, a mo’ di cerniera tra i ruderi dell’impero e l’esuberanza della città che risorge bello, bianco, pacioso!
Ma il palazzo che mi “ispira” in assoluto è “Palazzo Barberini” -distante rispetto ai fori- ma il fascino che emana quel posto è magnetico!
Forse perché conservo nel cuore un ricordo speciale legato a quel palazzo che vide protagonista mio padre. Una storia bella che racconterò in breve e fa capire il mistero che racchiude ogni persona, e di come semplicità e intelligenza siano il binomio che rende speciale un individuo. Lei dirà: ma che c’entra questo con il post..e invece c’entra!
Mio padre lavorava in modo saltuario,essendo un carpentiere, e in quel periodo, grazia alla sua bravura e precisione, era stato incaricato di ristrutturare parte della facciata del palazzo. Un lavoro impegnativo, ma di breve durata finito il quale si sarebbe ritrovato di nuovo ad aspettare un’altra occasione, chiedendo a destra e manca..elemosinando talvolta
Mentre tinteggiava si affaccia ad una delle grandi finestre in basso una signora, con i capelli rossi raccolti dietro la nuca e con fare semplice inizia a parlare con lui del più e del meno. Una parola tira l’altra e, tanto era affabile e piena d’empatia quella donna che, le cose andarono con se, sembrava -disse mio padre- un’amica conosciuta da sempre ! Gli venne naturale aprire il suo cuore raccontare di lui di noi figlie, del fratellino morto, del precariato che lo affliggeva e dell’affitto di casa troppo alto, anche all’epoca, per le nostre possibilità. Lui era convinto che l’interlocutrice fosse una delle tante domestiche invece…..
…Invece era proprio Lei, la principessa Barberini in persona…non passò neppure un mese che mio padre ebbe un lavoro statale indeterminato, una casa bella grande il cui affitto irrisorio ci permetteva di essere in regola! Sembra una favola ma è reltà!
Ogni anno nostra madre ci portava a trovarla, tanto le era riconoscente, con delle rose. Noi tutte ben vestite venivamo accolte. Ricordo che entravamo attraverso il portone centrale che ci immetteva in un giardino immenso con delle fontane che ai miei occhi sembravano cascate! Ci aspettava il maggiordomo, in livrea e ci faceva sedere in un enorme salone con un mavimento in marmo a tarsie, soffitti altissimi e affrescati a grottesco. Poi scendeva lei , dalla grande scalinata..bella..con i capelli raccolti, semplice di modi, sorridente, con un vestaglia di velluto blù le mani cariche di doni. Io ero la più piccola, mi baciava mi abbracciava…
Non l’abbiamo più rivista da che venne a mancare. Ma conservo un ricordo indelebile di questa donna semplice dalla grande umanità: ed era una principessa .
Mi scusi dott. Luigi se mi sono dilungata, magari non interessa a nessuno…ma succede quando si accavallano i ricordi
P.S
mettevamo il classico vestito della domenica: l’occasione lo imponeva, mamma ci teneva in modo particolare…diciamo che era diventato un rito la visita alla Principessa Costanza (non sbaglio era questo il nome) Barberini.
Ma che meraviglia, Clodine! E’ proprio un’altra atmosfera, rispetto al post precedente. Che pace, stasera, nel pianerottolo! Vediamo se ci raggiungono anche gli altri.
Intanto, come pegno di pace con ignigo, ecco il testo del sonetto che Giuseppe Gioachino Belli scrisse l’8 febbraio 1836 col titolo “La morte de Madama Lettizzia”:
A ttutta sta gginía de Napujjoni
figurateve un po’ ccosa j’importa
si cquela vecchia de la madre è mmorta:
funerali de ggnocchi e mmaccaroni.
Sce faranno un tantino li piaggnoni
co lo scoruccio e la bboccaccia storta;
e appena che ssarà ffor de la porta
s’anneranno a spartí li su mijjoni.
Poi bbasta a rricordà cchi ffu er fratello
de sti bboni regazzi, pe ddiscíde
che ccos’abbino in core e nner cervello.
Ma la madre, dirai, l’arricchí llui.
L’arricchí llui, lo so; ma mme fai ride:
lui l’arricchí ppe li finacci sui.
Clodine, mia cara Clodine, ma in un altro commento ad altro post non avevi scritto di sorelle più giovani, mentre qui sei la più piccola – o eravate così tante da essercene di più grandi e di più piccole e tu giusto a metà?
Roma è sempre Roma…che bella visuale, caro Luigi!
Qui nel milanese purtroppo, tutte queste fortune non le abbiamo…pazienza.
Un caro saluto.
F.
X CLODINE: Molto bello ciò che hai raccontato.
Ti chiedo per favore di continuare a Pregare per me. Ti ringrazio molto.
F.
A Luigi, su Clodine: io sono fresco frequentatore e molte cose mi saranno sfuggite, però ho un ricordo indelebile del racconto in cui il padre, scoraggiato per l’arrivo della quinta femmina di fila, guardò appena la piccola Clodine sgambettante e piena di vita.
E’ vero Sump, ma in un’altra finestra mi pare d’aver letto che c’erano le sorelle più giovani che si vergognavano di partecipare alla processione della confraternità, ma poi scendevano per unirsi a lei. Forse ho letto male.
Grazie del sonetto del Belli sulla morte de Madama Lettizzia, che non conoscevo: mi aiuterà a familiarizzare con la nuova sede del Corsera a Roma!
x l’esattezza dott. Luigi ho 4 sorelle più grandi me, poi io la quinta femmina, quindi un maschio, e poi di nuovo un’altra femmina, l’ultima nata.
Quando si svolgeva il fatto l’ultima non era ancora nata, quindi ero io la piccola della situazione. La principessa mi prendeva in braccio mi coccolava, forse per via dell’aspetto minuto e pallido, ero biondissima…credo le suscitassi una certa tenerezza.
Un saluto a Sump -che memoria stupenda! Merito delle poesie:le adoro- siamo scappati alla chitichella dal post precedente caro Sump…non mi andava proprio si entrare in polemica. Ho sentito, origliando, quello che dicevano..avrei voluto aprire la porta e…ma ho preferito evitare e tacere.
Fabrizio, carissimo, ma certo che ti penso e prego per te, non devi mai dubitare della mia preghiera perseverante.
Un abbraccio
Per Luigi: ad Acquàro, paese in provincia di Vibo, il particolare dialetto locale chiama mignòno il balcone e stuvajùccu il tovagliolo. Com’è strano il mondo nelle parole degli uomini…
Torno ora dalla Calabria, vi ragguaglio sull’Affruntàta: qualcuno ha urlato “via” prima del terzo passaggio di San Giovanni e mio zio Michele stava rischiando di cascare a terra. Nonostante tutto, però, la Madonna è stata sbilàta regolarmente e possiamo quindi dire che ‘Affruntàta catti bona (vedasi i miei precedenti post in merito…). Buonanotte a tutti.
Mignano, scusate. E non mignono
X il dott. Luigi:siamo nate a brevissima distanza una dall’altra,c’è una foto struggente dove si vede mia madre -poco più che adolescente- con il pancione di me, mia sorella in fasce,in braccio, e due nanette che tirano i bordi della gonna!Quante volte mi sono chiesta come abbia potuto farcela! Credo sia la Madonna a proteggere queste mamme eroiche.
approfitto x dare il bentornato a Tonizzo! Immagino il tuo :” Nooooo” quando lo zio Michele rischiava di cadere a terra !!
Io ero a Varese, ho parlato con lui al telefono ed era abbastanza abbattuto. Bentrovata, Clodine, bentrovati tutti.
la storia di Clodine dimostra che la Provvidenza è un’intima collaborazione tra la Grazia di Dio e la nostra apertura fiduciosa di cuore alla situazioni (in genere non programmate) che il presente ci offre. Mi sembra davvero un caso di scuola…
e … volevo rammentare ai romani e ovviamente a Luigi, l’ipotesi di un meeting reale (l’Acca day?) in una delle sere della prossima settimana. Magari anche lì potrebbero esserci occasioni di far attivare la Provvidenza.
ps. a proposito del post della discordia (per Clodine, Sump e altri)… Dico solo che stamattina mi amareggia il titolo di un pezzo di Renato Farina su Libero: “Magdi e Benedetto, quanti cattolici non vi amano…”. Se anche il mio genere di obiezioni – che peraltro riguardavano solo quel che ha detto Allam e che confermo – ricade in questo tipo di analisi e di critica, credo che ci sia in giro una visione dell’amore e della relazione tra persone (e tra cristiani) impoverita ed emotiva…
Chiedo scusa a Luigi, e segnalo quello che ho scritto oggi su Allam
http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/nonstrumentalizzate260308.html
ma come si fa a leggere Libero?
come si fa a leggere il Manifesto?
Timeo hominem unius libri [etiam unius ephemeridis]
In che senso?
La citazione è corretta ma il significato è ambiguo, almeno per me.
claritas, caritas est: ambiguitas diabolica.
Io tornerei al tema. Il più bello dei sonetti che Giuseppe Gioachino Belli dedicò a Letizia Bonaparte è, a mio parere, quello dell’8 settembre 1835, dal titolo “Madama Lettizzia”. Piacque molto a Primo Levi, che lo commentò da par suo nel volume “La ricerca delle radici” (Einaudi, Torino, 1981); dello “gnommero” del verso 11 si ricordò, probabilmente, Carlo Emilio Gadda per la mirabile prima pagina del “Pasticciaccio”. (Se non ci riesco stavolta, a distrarre ignigo74, non ci riesco proprio più).
Che ffa la madre de quer gran colosso
che ppotava li Re cco la serecchia?
Campa de cunzumè, nnun butta un grosso,
dice uí e nnepà, sputa e sse specchia.
Sta ssopr’a un canapè, ppovera vecchia,
impresciuttita llí ppeggio d’un osso;
e ha ppiú ccarne sto gatto in d’un’orecchia
che ttutta quella che llei porta addosso.
A ccolori è er ritratto d’un cocommero
sano: un stinco je bbatte co un ginocchio;
e ppe’ la vita è ddiventata un gnommero.
Cala oggni ggiorno e vva sfumanno a occhio.
Semo all’Ammèn-gesú: ssemo a lo sgommero:
semo all’ùrtimo conto cor facocchio.
(Che fa la madre di quel gran colosso (Napoleone) che potava i sovrani col falcetto? Vive di brodini ristretti, non spreca neanche un soldino, parla francese, sputa di continuo e di continuo è davanti allo specchio. E’ stesa su un divano, povera vecchia, ridotta come un osso di prosciutto spolpato, e ha più carne questo gatto in un’orecchia che tutta quella che lei porta addosso. Come colorito, è verdognola come una buccia d’anguria; uno stinco le va a sbattere contro un ginocchio; e la vita sua è diventata una specie di gomitolo: diminuisce ogni giorno e si consuma a vista d’occhio. Siamo a fine preghiera: siamo allo sgombero (al trasloco): siamo all’ultimo accordo per il carro funebre.)
(semplicemente che nessun libro è tanto cattivo che non possa contenere qualcosa di buono, e potrebbe essere valido perfino per un giornale)
Ignigo: a proposito di claritas e caritas ecco il motto del vescovo Lorenzo Chiarinelli (Viterno): “In claritate liber in caritate servus”.
torniamo al tema… dalle parti del nuovo ufficio di Luigi mi sta a cuore anche la Chiesa (Basilica?) di San Marco. Dove è parroco un gran bel tipo di prete (se mi sente!), nonchè riferimento spirituale per i preti di mezza diocesi di Roma, perchè già padre spirituale del seminario maggiore… e anche uno dei pochi che conosce e sa valorizzare la ricchezza della vocazione matrimoniale.
Motti profetici, motti ironici.
Quando voglio commuovermi ripeto:
Salvabo te, noli timere.
Quando voglio ridacchiare:
Ad impossibilia nemo tenetur.
Ci mettiamo in moto per l’ACCA DAY??
Caro moralista, che dici?
Sempre per restare in tema: c’è un’altra chiesa bellissima del 1626 con dei bellissimi tromp oeil e dei virtuosismi prospettici davvero eccezionali del pittore Andrea Pozzo. E’ la chiesa di S.Ignazio in via del “Caravita” -una traversa di Via Del Corso- residenza anche di alcuni gesuiti piuttosto anziani. Passando da quelle parti mi decido per una breve visita. Non appena mi addentro in via del Caravita, in prossimità della piazzetta, sento un rimbombare di voci uscire dalla chiesa…entro: una marea di gente accalcata, perfino aggrappata agli altarini delle nicchie laterali. Resto di stucco! Mi faccio spazio e osservo incuriosita: si stava celebrando una messa di “guarigione” gestita da un gruppo di sedicenti “Rinnovati” (rinnovamento nello spirito) che -da quanto ho capito- si svolge una volta al mese! Una cosa impressionante per come la gente vi partecipa. Ad un certo punto il sacerdote dice :” profetate la parola di conoscenza” (!!?), tutti, come in trance iniziano a fare :” uhmm..uhmmmmmm…agbagabagab” e altri strani mugugni l (?) dopo di che evocando e invocando lo S.Santo avvengono delle guarigioni per cui taluni svengono altri piangono..insomma scene straordinarie.
Mi impressionò molto quella S.Messa, rimasi colpita e sconvolta. Vorrei sapere se a qualcuno è mai capitato di seguire una celebrazione di questo tipo da parte di questi gruppi carismatici e cosa ne pensate in merito!
Dopo averm risposto, mettiamoci d’accordo per l’Acca Day
ciao F.
Sui gruppi carismatici ho qualche perplessità cara Clodine. E’ una spiritualità un pò difficile, non accessibile a tutti.
Non nascondo però di aver conosciuto persone perbene all’interno di questi movimenti.
Ricordo inoltre una frase del Card. Martini riguardo a questi gruppi: “Costituiscono un parafulmine nei confronti delle sette. Se non fosse per loro, molte persone finirebbero in sette molto pericolose”. Penso avesse ragione.
CIAO!
SI! E’ vero..ho pensato la stessa cosa mentre ero li, ed è stato difficile restare critici, senza lasciarsi coinvolgere; mi sono spaventata dalla foga con la quale vi partecipavano i fedeli! Però non capisco la posizione del sacerdote,della chiesa.Sono celebrazioni che per certi aspetti escono dal seminato liturgicamente parlando. Temo siano troppo fuori le righe, non tanto per i contenuti, quanto per le aspettative spesso deluse ovviamente…
Sono celebrazioni che per certi aspetti escono dal seminato liturgicamente parlando.
Hai ragione Clodine, per quello che so io infatti, I Vescovi invitano i Parroci a “controllare” le Preghiere di questi gruppi che chiedono la disponibilità delle Chiese.
Nello stesso tempo però, i carismatici possono “vantare” amicizie e legami forti con molti Cardinali di SANTA ROMANA CHIESA.
l’Acca Day (chissà che pensa l’interessato di questo nomignolo?) potrebbe tenersi giovedì 3 aprile?
Sullo schema, mi pare suggerito da Francesco 73: incontro salutereccio” e “parlereccio” intorno alle 18.30 in sede da definire (e trovare) e convito “magnereccio” in trattoria romana (?) da prenotare (io su questo sono un po’ poco aggiornato, ma mi posso applicare).
Ritengo che la location migliore (ovviamente parlo da interessato) sia da reperire in zona P.zza Vittorio, abbastanza comoda anche per chi usa i mezzi.
Oppure rimandiamo, col medesimo schema o meno, a data da destinarsi… “…e ‘un c’è ffretta” (come diceva il cugino maremmano di Trilussa, ossia mio nonno Otello).
A Clodine.
Premetto che non so nulla del gruppo cui facevi riferimento. Ma che possa esistere una “parola di conoscenza” rivelata agli iniziati di gruppi, sette, rinnovati, pneumatici, eletti o quant’altro, lo trovo raggelante. Nei primi due secoli dell’era cristiana, questa era una caratteristica delle varie eresie gnostiche contro cui la Chiesa dovette combattere una battaglia all’ultimo sangue, impegnando i migliori fra i “Padri” della medesima. Una lunghissima “parola di conoscenza”, indispensabile alla salvezza eterna, cominciava – se non sbaglio – in questo modo: “Aaa ooo zezophazazzza jeozaza eee iii zajezozoakhoe ooo uuu”.
Ma all’epoca la Chiesa di Cristo non aveva paura delle parole: diceva eretico all’eretico, nemico al nemico, satana a satana. Infatti la Chiesa vinse la sua battaglia. Tanti secoli fa.
Per me Giovedì 3 Aprile va benissimo.
Potremmo magari trovarci per un breve momento di Preghiera, che seguirebbe alle presentazioni e ai saluti… e poi trattoria romana!!!!
Ai romani chiedo però gentilmente l’indicazione di qualche albergo(non troppo costoso) per la notte tra il 3 e il 4 Aprile. Grazie! F.
Che misterioso disegno Divino: Se si organizza per il 3 Aprile, sarebbero tre anni e un giorno dalla scomparsa di Giovanni Paolo II.
Saluti.
Il 3 aprile sono impegnato alle 18,45 al Circolo degli Scacchi, in via del Corso, dove presento il volume del vescovo Fisichella intitolato “Nel mondo da credenti”. Per me dunque quel giorno non va. Potrebbe invece andare il 2 sera.
io vi seguirò con il cuore dalla terra di Ambrogio: a quell’ora tra l’altro sono a messa.
Moralista, l’Acca-day giusto il 3 che devo dare l’orale di giornalista?
> Aaa ooo zezophazazzza jeozaza eee iii zajezozoakhoe ooo uuu
Anche nella mia parrocchia si sentono parole simili durante la messa, di solito da parte dei fedeli dai due agli otto mesi di età.
Tranquillo moralista: Acca Day mi va benissimo, anche se suona eccessivo come la vista della mia nuova finestra. Sono abituato a vivere al di sopra delle mie posibilità.
Per l’Acca Day non ho nulla in contrario, anzi, sono molto felice di conoscere personalmente gli amici tutti, nessuno escluso. “Temo” -lo dico tra mille virgolette- che possa esserci poca adesione a causa delle distanze che ovviamente ci separano e anche per noi capitolini, è tecnicamente difficlile mettere d’accordo tutti, per via di impegni vari…
Non so: cosa pensa in merito l’amminastratore? e’ fattibile, realizzabile questo incontro o…anziché “l’Arca di Noè” ci ritroviamo ” il cane il gatto io e te” ???
Con affetto
allora… Luigi propone il 2 sera e mi pare l’unica opzione da valutare, almeno per la prossima settimana… come si fa l’Acca day, senza H? A me andrebbe bene. I miei saranno in Puglia…
Tonizzo mi pare però che per te sarebbe ancora peggio, per Fabricianus non so (nelle vicinanze conosco direttamente solo una casa di religiose, che però non è economicissima… devo verificare). Concordo anche sulla preghiera: forse potremmo vederci nella parrocchia di Luigi, a s. Martino ai Monti?
Io, purtroppo, sono un po’ apolide in questa fase della vita ecclesiale… potrei chiedere ai miei amici redentoristi se ci possiamo fermare un attimo da loro.
Clodine? Sump? Francesco73? Altri? (dai Iapino vieni, non fare il sofistico…)
e invece mi piacerebbe moltissimo assistere alla presentazione del volume di Rino Fisichella…lo dico con tutta sincerità: mi piacerebbe molt!
scrivevo mentre postava Clodine… mi sembra una domanda lecita, anche se nel mio caso la curiosità supera le incertezze…
Clodine se vuoi essere presente prova a chiedere al Circolo degli Scacchi – Via Del Corso 518, telefono 06 3213804 – dal momento che io non conosco le loro regole ed ebbi un altro invito, per un dibattito, più di vent’anni addietro. Ricordo solo che tengono all’etichetta, cravatta e vestito scuro. Ma mi pare di ricordare – tu però informati – che non siano ammesse le donne. Almeno una volta era così. Ci sono ancora nel mondo luoghi oscuri.
Caro moralista:
trattandosi di una riunione semiufficiale della confraternita, direi che il luogo giusto per l’appuntamento dovrebbe essere piazza Vidoni, ai piedi della statua dell’Abate Luigi (per i non romani: trattasi di una delle “statue parlanti” della città, meno nota di Pasquino o Marforio, ma più raffinata). Per pregare, poi, si gira l’angolo e si entra in Sant’Andrea della Valle, che non è solo degna e bella ma anche legata alla Tosca pucciniana, cosa che per un melomane come te dovrebbe avere la sua importanza. E’ proprio in Sant’Andrea che Mario Cavaradossi canta l’aria “Recondita armonia di bellezze diverse”, che io potrei intonare dedicandola al fascino indubbiamente diverso che sprigiona dalle personalità, che so, tua e di Clodine. Il sacrestano potrebbe, a questo punto – proprio come fa nell’opera – uscire e ammonirci cantando: “Scherza coi fanti e lascia stare i santi”.
Ti piace come inizio? Peccato che il mio liceo torinese, con davanti al cancello, di mattarello armati, i miei amatissimi giovinotti/e candidati all’esame di stato, non intendano ragioni. Niente da fare, per me, prima delle vacanze estive. Sarò fra voi con molto affetto, ma solo virtualmente.
Caro LucaGrasselli:
se dovesse transitare da queste parti qualche tardivo seguace dell’infame Basilide o dell’abominevole Carpocrate, potrebbe obiettare che è proprio questo che intendeva Gesù, quando invitava a diventare tutti come bambini piccoli…
Il brutto della gnosi è che, avendo in realtà un grado di conoscenza pari a zero, è incontraddicibile. Comunque zezophazazzza sa di bolognese.
Carissimo Sump, devo dire che non finisci mai di stupirmi. Conosci Roma così bene eppure mi sembra di capire che sei di Torino ! Splendida Torino, una città che mi sono riproposta di visitare anche perché sono molto devota a S.Giovanni Bosco. Progettavo di venire per la prossima esposizione della S.Sindone -non so quando avverrà- e in quella occasione visitare il Colle don Bosco.
Sicché caro Sump, nell’eventualità di un probabile incontro non saresti presente, come la maggior parte degli amici del pianerottolo suppongo…io -se la cosa andrà in porto- sarei molto contenta di conoscere moralista, Fabrizio ma tutti -stimo tutti voi indistintamente – non so chi altri ci sarà. Tuttavia non credo di potermi trattenermi per la “manducatio”, mi fermerei per la preghiera sicuramente, e per un momento d’incontro, di agape, certamente, ma fino ad una certa ora, poi, lascerei gli uomini ai loro discorsi come si conviene. Non sarebbe opportuno, per me, unica donna presente, restare.
Riprendendo invece il discorso su quello strano modo di pregare, penso che loro si riferiscano appunto a quel :” se non diventerete piccoli come bambini non entrerete..” Ma il farsi piccolo non significa articolare sillabe a casaccio, almeno credo. Parlare con Cristo vuol dire ascoltarLo nel silenzio del cuore. E’ vero che Il Padre si rivela ai piccoli e si nasconde ai sapienti, ma l’essere piccoli è molto più che dire :” blalblalbla”. Essere piccoli non è uno scherzo! Se vogliamo diventare conoscitori di Dio, intimi dell’Altissimo, dobbiamo farci bambini. Se ci teniamo alla rivelazione del suo volto, dobbiamo abituarci alla contemplazione estatica fatta con gli occhi della povertà e della semplicità del cuore.
Carissimi amici del pianerottolo,
per il 2 Aprile devo prima verificare se mi è possibile spostare degli appuntamenti. Dovrei farcela….
Giusta l’osservazione di Clodine: Ho anch’io il desiderio di conoscervi personalmente, ma cerchiamo di capire quanti siamo…Sarebbe bello raggiungere un discreto numero. Altri come la pensano? Lei Luigi? e Moralista cosa dici?
Sarebbe bello questo vostro radunarvi: a questo punto, proprio a tre anni dalla morte di Giovanni Paolo II. Prendetelo come un segno, trovatevi anche se foste in pochi. Io non ci sarò, vi sentirò vicini da Bologna.
Forse ha ragione Luca Grasselli, trovarsi anche se in pochi. Tutto concorre al Disegno di Dio…
e adesso che anche la Sala Stampa Vaticana nella persona del moderatissimo e acutissimo reverendo gesuita padre Lombardi, adesso che persino da questi apostolici uffici sono uscite prese di distanza circa le “idee” del neofita Cristiano Allam, adesso, come la mettiamo carissimi ultraentusiasti incensatori del gesto di coraggio, della testimonianza vera, della libertà di fede?
Ignigo, resto della stessa idea, nel senso che continuo a sostenere l’iniziativa del neofita, continuo a esprime la mia totale fiducia nei confronti della S.Sede -che nulla fa senza adeguata e lunga ponderzione- per cui: se Benedetto (pontefice di grande lungimiranza) ha accettato che l’iniziazione avvenisse con quelle modalità in quel luogo e in quel tempo evidentemente sapeva quel che faceva, ed aveva previsto polemiche e quant’altro! Continuo ad essere fiduciosa circa il dialogo, anche se…le differenze teologiche che ci separano dai mussulmani sono tante e tali che sarà impossibile un’intesa su quel versante, fermo restando il rispetto e la libertà di opinione…
Quanto al raduno ripeto quello che ho già detto: io non prendo l’iniziativa, verrò se altri l’organizzano. Il 2 aprile ho già detto che mi andrebbe bene.
Caro ignigo:
alle limpide considerazioni di Clodine vorrei aggiungere qualche parola anch’io. Non mi pare che la dichiarazione di padre Lombardi dia conferma ai tuoi argomenti dell’altro ieri: non vedo alcuna presa di distanza dal valore della conversione di Magdi Cristiano Allam (un gesto, anche, di coraggio fisico e morale, sissignore!), né dall’intervento diretto del sommo pontefice (che non è stato strumentalizzato da nessuno perché sapeva benissimo quel che faceva), né dalle modalità (basilica di San Pietro, Veglia Pasquale, mondovisione, padrino di CL ecc.). Le posizioni ideologico-politiche di Allam non impegnano la Chiesa, e nemmeno la politica di dialogo con l’Islam?… Lo credo bene, ma quando mai qualcuno ha sostenuto il contrario? Le sue posizioni vanno, secondo me, considerate con rispetto (se non altro per il prezzo che Allam sta pagando per affermare il proprio democratico diritto di enunciarle); ma siamo comunque – come dicevo chiaramente in un commento indirizzato proprio a te – nel terreno dell’opinabile.
Io li ho riletti più volte, i nostri commenti dell’altro ieri. Prova, se vuoi, a farlo anche tu, e confrontali poi col documento della sala stampa vaticana.
Ti saluto fraternamente.
Io separerei le due cose: Da un lato la conversione e il suo valore…dall’altro le idee di Allam in relazione all’Islam e al documento dei 138 musulmani. E’ su questo che vi è stato l’intervento di Padre Lombardi, non sulla conversione!
Ma se non c’è nessun problema, nessun rischio di fraintendimento, nessuna deriva impensata… se tutti i conti tornano perfettamente, allora padre Lombardi parla a vanvera.
Con la consueta stima e – caro sum, in attesa del macbet scaligero… – a domani, Deo favente, si intende.
e, vorrei vedere ignigo, con tutto l’inferno che si è scatenato nel mondo cattolico per questa conversione…
Anziché fare cordata ed allinearsi per arginare quanto più possibile eventuali prese di posizione da parte del mondo islamico ci siamo messi a puntare il dito proprio noi cattolici, a fomentare, a trovare il neo, il male…immagina cosa si possono sentire autorizzati a menare di martello coloro che cattolici non sono! Ma certo che poi alla fine sono state prese le distanze, giusto per dare un “calcio al cerchio ed uno allabotte” così almeno si appianano i malintesi.
Vorrei dire invece una cosa, non tanto a noi che del blog, perché alla fine i nostri commenti lasciano il tempo che trovano, lo vorrei dire agli intelluati, a coloro i quali, con attraverso i media lasciano il solco, ai vari Messori ecc :” vi siete stati simili in tutto al “fratello maggiore” della parabola del figliol prodigo, peggio: ai “vigniaioli invidiosi”!
correggo il refuso : “agli Intellettuali” ,naturalmente -parola che detesto forse per questo il refuso- chiusa la chiosa vorrei ancora aggiungere due parole:
Ci sono alcuni passi dell’enciclica di Giovanni Paolo II “Dives in Misericordia” dove illustra in modo mirabile, attraverso l’elaborazione della parabola del “figliol prodigo” ,la dinamica di una conversione.
In un passaggio così si pronuncia :
“Diviene più palese che l’amore si trasforma in misericordia quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia PRECISA
e spesso troppo STRETTA !!!! Bisognava FAR FESTA E RALLEGRARSI perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. I nostri pregiudizi sul tema della misericordia sono per lo più Il risultato di una valutazione soltanto esteriore. Alle volte, seguendo un tale modo di valutare, accade che avvertiamo nella misericordia soprattutto un rapporto di diseguaglianza tra colui che la offre e colui che la riceve ” DIVIS in MISERICORDIA
Dice questo nell’enciclica a motivo dell’accoglienza in seno alla Chiesa di coloro che si convertono.
Poi c’è una cosa che vorrei dire a MATTEO il quale, tornato dal tour francese nel post precedente dopo lunga arringa cos’ conclude :” Se questo può dirsi ancora un blog (una cosa del genere ma che non cambia il senso) parola ambigua, che non mi è piaciuta.
Se non ti dispiace Matteo, vorrei che ti spiegassi meglio e cosa in questo blog è cambiato da che scrivevi lunghissimi e articolati pensieri.
Confido nella tua consueta sollecitudine e non tarderai a darmi spiegazioni..
Grazie!
A dire il vero..non è che l’opinione di Matteo interessi più di tanto ai condomini di questo pianerottolo..e alla fin fine neppure a me!
buona giornata a tutti
A me quello che pensa Matteo interessa.
Dott. Luigi buongiorno! ..Lei è l’amministratore, ha un rapporto diverso con condomini: è giusto che a lei interessi..certamente..
A me potrebbe, tutt’ al più incuriosire. Infatti sono curiosa …molto curiosa. ; )
Con affetto
Complimenti dott. Accattoli per la nuova prestigiosa sede. Per me che lavoro a Palazzo Valentini da quindici anni con finestra sui Mercati Traianei davanti alla famosa colonna e tra due gioiellini di chiese é motivo di gran gioia saperLa così vicino. :))))
con affetto mp
Beati voi..beata te Marta paola…provo una sana invidia !
con affetto