Ho letto con gratitudine la lettera del cardinale Vicario di Roma ai parroci, che ha la data dell’11 luglio e che li invita a dare un avvio concreto al rinnovamento delle comunità parrocchiali, già programmato, creando in ognuna “un piccolo gruppo di persone che possa prendersi cura del cammino di tutti, custodendo la direzione comune e animando concretamente le diverse iniziative”. La novità dell’approccio sta nella concretezza delle indicazioni, mirate a incoraggiare i parroci nella scelta di persone libere, coraggiose, fuori dalle righe, capaci di esplorare nuove vie di attestazione del Vangelo. Nel primo commento riporto il brano chiave della lettera, nel secondo metto il link al testo completo e qualche informazione di contorno, nel terzo e quarto alcuni rimandi interpretativi. Nel quinto un mio spunto.
Il cardinale Vicario ai parroci: scegliete dodici persone
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Il Vicario del Papa ai parroci. “Ti consiglio di scegliere dodici persone che possano collaborare con te stabilmente. Il numero non va preso alla lettera, ma serve per farmi capire: è il piccolo gruppo da cui tutto è partito. Non vanno cercate tra coloro che hanno dimostrato di essere prudenti, misurate e circostanziate, ma al contrario persone fuori dalle righe, gente che lo Spirito Santo ha reso degli appassionati dello squilibrio. Non abbiamo bisogno di professionisti competenti e qualificati, quanto piuttosto di cristiani apparentemente come tutti, ma in realtà capaci di sognare, di contagiare gli altri con i loro sogni, desiderosi di sperimentare cose nuove. Non è il tempo di pensatori isolati, che elaborano piani a tavolino, ma di quelli che hanno voglia di incontrare gli altri, che non si vergognano di farsi vicini ai poveri e che esercitano una certa attrazione sui giovani”.
Qui il testo completo della “Lettera del cardinale Vicario sulle équipe pastorali”:
https://www.diocesidiroma.it/archivio/2019/cardinale/2019_07_11_Lettera%20equipe%20pastorali.pdf
Per inquadrare la lettura di quel testo è utile dare un’occhiata alle “Linee per il cammino pastorale 2019-2020”, proposte dallo stesso De Donatis nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 24 giugno scorso, durante un incontro con il Clero e gli operatori pastorali della Diocesi che aveva il titolo «Abitare con il cuore la città»:
http://www.diocesidiroma.it/archivio/2019/cardinale/2019_06_24_Presentazione%20Programma%20Pastorale.pdf
L’espressione “dodici persone fuori dalle righe” è del cardinale Martini. A esse facevo riferimento in un mio articolo pubblicato dalla rivista “Il Regno” che il cardinale De Donatis cita nella sua lettera:
http://www.ilregno.it/attualita/2019/10/un-consiglio-ai-vescovi-luigi-accattoli
Appassionati dello squilibrio. L’elogio degli “appassionati dello squilibrio”, che è nel brano della lettera del cardinale Vicario che ho riportato nel primo commento, è preso da Papa Francesco che il 9 maggio così l’aveva svolto parlando al convegno della diocesi di Roma: “Abbiamo sentito [negli interventi precedenti] gli squilibri della città, lo squilibrio dei giovani, degli anziani, delle famiglie… Lo squilibrio dei rapporti con i figli… Oggi siamo stati chiamati a reggere lo squilibrio. Noi non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio. Dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani: questo è quello che il Signore ci dice, perché il Vangelo – credo che mi capirete – è una dottrina “squilibrata”. Prendete le Beatitudini: meritano il premio Nobel dello squilibrio! Il Vangelo è così”.
Mia riconoscenza. Nel post dicevo che ho letto con gratitudine la lettera del Vicario. Gratitudine di cristiano di Roma, diocesano del cardinale e del Papa. Sono riconoscente per le indicazioni coraggiose che sono state date. Spero che trovino ascolto. Per quanto mi riguarda, farò il possibile perchè nella mia parrocchia e in ogni ambiente da me frequentato esse abbiano seguito.
Rif. 21.50 – Forza di un suggerimento
Credo che Accattoli non immaginasse che la sua proposta (utopica?) venisse ripresa così velocemente, e nei particolari, proprio a Roma, per altro sua diocesi.
E’ vero che il terreno preparatorio mi pare l’abbia offerto il Papa stesso a giugno scorso. Onestamente vedo tutte le difficoltà e le incognite di una “scelta” di tal genere, indicata dal vicario del papa per Roma. Il fatto che l’abbia immaginata Martini a fine vita e in una forma provocatoria, criticata da più di un altolocato nella Chiesa (di Benedetto, allora), non dà garanzie certe di facile praticabilità e di risultati a breve termine. Non posso che augurare buon lavoro ai parroci e alle comunità parrocchiali romane. Osare lo Spirito: mi pare questo l’anima della proposta. Anche la Chiesa di Milano (dove vivo) può guardare al buon esempio e ai risultati di quella di Roma.
«Non vanno cercate tra coloro che hanno dimostrato di essere prudenti, misurate e circostanziate, ma al contrario persone fuori dalle righe, gente che lo Spirito Santo ha reso degli appassionati dello squilibrio».
Per ora direi che tutto questo squilibrio ha scompaginato un po’ soprattutto la prosa del vicario, non trovi caro Luigi? Scommetto che tu avresti scritto: «Non vanno cercate tra coloro che hanno dimostrato di essere prudenti, misurati e attenti alle circostanze, ma al contrario tra persone fuori dalle righe, che lo Spirito Santo ha reso appassionate allo squilibrio».
Però, nella sostanza, mi pare che i poveri parroci romani ora siano un po’ nei guai. Il vicario gli dice che devono scegliere, per i loro sinedri, delle persone “fuori dalle righe”. Ma nel far questo anche lui traccia una riga, e bella grossa, dalla quale forse è meglio non uscire, non si sa mai …
Che faranno dunque i poveri parroci: eseguiranno alla lettera le indicazioni del superiore e andranno in cerca di “squilibrati” (restando però in questo modo rigorosamente “dentro le righe” ecclesiastiche oggi vigenti), oppure “usciranno dalle righe” scegliendo persone controcorrente, quindi prudenti, moderate e attente alle circostanze? Un bel dilemma, non ti pare?
Quando è il governo che ti ordina di fare la rivoluzione, se esegui l’ordine sei governativo, non rivoluzionario.
Leonardo, analisi esemplare. Grazie.
Mah, a me sembra proprio un inno al qualunquismo. A volerlo prendere sul serio, l’invito del Vicario è irricevibile.
Nella Chiesa, come peraltro in qualsiasi assoziazione/ movimento/ squadra/ gruppo di lavoro, c’è bisogno di una pluralità di carismi e inclinazioni. Ci vuole lo squilibrato, il prudente, il misurato, il sognatore…..persino il competente (che non è una brutta parola ! ). ecc. ecc.
A suffragare quanto postato da Leonardo, che ringrazio per l’analisi, che condivido, c’è sempre la Scrittura: inappellabile, e insindacabile fino a prova contraria, giusto? Ad essa ricorro ogni volta che gli uomini di questa nostra Chiesa sempre più “avanguardista” – sospinti non si sa bene da quale vento se lo Spirito Santo o il ponentino, cantato da Ovidio: leggero, friccicarello, orgoglio di noi capitolini, che soffia sulle cupole e tutto scompiglia- sogliono appellarsi l’un l’altro in una celeste “corrispondenza d’amorosi sensi” (cito Foscolo) . Solo che, purtroppo, il caro estinto è il Vangelo e noi, sempre più distanti dal Vivente destinati ad esser terra per ceci fin d’ora, siam già sepolti, dentro un buco nero, negletti e soli.
Non riesco a capire cosa s’intenda per “fuori dalle righe”. Se è vero, com’è vero, che la verità della nostra fede ruota su due principi fondamentalmente: il primo riguarda i doni elargiti all’anima allo spirito al corpo – da custodire nella sua purezza e santità per quanto possibile, con l’aiuto di Dio- ad esempio. Il secondo, a guisa di un chicco di grano che giunge a maturazione, siamo chiamati a portare frutto (Gv 17-1;26). E se è vero, com’è vero che ci viene chiesto di conservarci in modo irreprensibile fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo: il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile, che invita ad evitare chiacchiere vuote e perverse, a prender le distanze dalla falsa scienza [ “taluni, per averla seguita, hanno deviato dalla fede] per citare la prima aTm 6,13-20, allora, mi domando: questo essere “fuori dalle righe” come può venire da Dio, essere addirittura un dono di Dio…
Egli è l’unico che scrive dritto sulle righe storte il che non significa “essere storti”, ma che LUI solo è capace di trasformare il male, le nostre debolezze e infedeltà in occasione di crescita e di bene e dare un senso a ciò che senso non avrebbe, in questa nostra esistenza!…
Inoltre penso che un presbitero, un parroco, ma anche un Vescovo, un Papa, non può permettere che siano altri a governare la comunità. Sono chiamati in prima persona a vigilare sul gregge e impedire che avvenga una cosa del genere. Un presbitero, un Parroco, un Vescovo, un Papa, ha una precisa responsabilità davanti a Cristo. Quando si dice “collaborare” con i laici cosa si vuol intendere veramente? il rischio, quando si da potere ai laici, nelle piccole come nelle grandi realtà equivale a “demandare” e questo è un principio, per me, sbagliato e incomprensibile: pensare che altri governino al posto del presbitero lo trovo profondamente sbagliato! Un parroco, un presbitero, un Vescovo, un Papa: costoro hanno il dovere di vigilare e impedire che questo avvenga. La comunità deve sapere qual è la retta via sulla quale camminare. Perciò il Pastore non solo dovrebbe vigilare per se stesso, ma per tutto il gregge (il condizionale in questo caso è d’obbligo, alla luce di quanto si prospetta). Se il Pastore chiude un occhio, lascia fare, permette che il male regni nel suo gregge è la fine. Se la verità ricevuta non è custodita se non altro per amore della Verità e nella Verità …il gregge viene sviato e si disperde…