Il bacio di Giuda nel regale mosaico di Sant’Apollinare Nuovo
Commento
Luigi Accattoli
Recalcati su Giuda. Cosa c’è di piú intimo del mangiare nello stesso piatto, del mangiare insieme, del condividere la stessa tayola? Chi tradisce non viene da un’altra casa, ma abita la nostra stessa casa. L’ultima cena è l’ultima perché qualcuno ha tradito, ha rotto il patto simbolico che legava i dodici, ha dissolto la commensalità simbolica dell’essere a tavola insieme. La vita della comunità dei discepoli e del loro Maestro non è piú possibile poiché il patto della parola si è sfaldato. È in questo modo che Gesú evoca la figura di Giuda. È uno di voi, è uno di noi, è prossimo a noi, non è un nemico, ma un amico, un fratello, un discepolo […].
Bisogna insistere sulla scena di questo tradimento. È una cena intima dove il Maestro condivide la tavola coi suoi discepoli. Non è affatto secondario: il tradimento avviene mentre si divide il pane, mentre si mangia insieme. Avviene nell’intimità del convivio […].
Ma cosa ha determinato il tradimento di Giuda? Egli è stato, come tutti gli altri discepoli, profondamente innamorato di Gesú. La vita del suo maestro è stata per lui, come per tutti gli altri suoi fratelli, un magnete che ha polarizzato la sua stessa vita. La sua parola ha avuto la forza di una chiamata irresistibile. Gesú è un maestro che sa provocare grandi passioni. Provoca amore e desiderio in chi ascolta la sua parola […].
Giuda e Pietro hanno risposto insieme alla chiamata di Gesú. Hanno abbracciato la sua parola. Si sono posti come allievi riconoscendo in Gesú il loro comune maestro. Sono fratelli di latte; hanno riconosciuto che in quella parola era in gioco una verità radicale. Giuda, dunque, non è il maligno, non è il demonio, non è Sa- tana. Egli è stato innanzitutto un innamorato del suo maestro [..].
Giuda ha atteso qualcosa dal suo maestro, un gesto politicamente deciso, un atto pubblico in favore del suo popolo che non è mai arrivato […]
Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, Einaudi 2019, pp. 34-38, passim
Recalcati su Giuda. Cosa c’è di piú intimo del mangiare nello stesso piatto, del mangiare insieme, del condividere la stessa tayola? Chi tradisce non viene da un’altra casa, ma abita la nostra stessa casa. L’ultima cena è l’ultima perché qualcuno ha tradito, ha rotto il patto simbolico che legava i dodici, ha dissolto la commensalità simbolica dell’essere a tavola insieme. La vita della comunità dei discepoli e del loro Maestro non è piú possibile poiché il patto della parola si è sfaldato. È in questo modo che Gesú evoca la figura di Giuda. È uno di voi, è uno di noi, è prossimo a noi, non è un nemico, ma un amico, un fratello, un discepolo […].
Bisogna insistere sulla scena di questo tradimento. È una cena intima dove il Maestro condivide la tavola coi suoi discepoli. Non è affatto secondario: il tradimento avviene mentre si divide il pane, mentre si mangia insieme. Avviene nell’intimità del convivio […].
Ma cosa ha determinato il tradimento di Giuda? Egli è stato, come tutti gli altri discepoli, profondamente innamorato di Gesú. La vita del suo maestro è stata per lui, come per tutti gli altri suoi fratelli, un magnete che ha polarizzato la sua stessa vita. La sua parola ha avuto la forza di una chiamata irresistibile. Gesú è un maestro che sa provocare grandi passioni. Provoca amore e desiderio in chi ascolta la sua parola […].
Giuda e Pietro hanno risposto insieme alla chiamata di Gesú. Hanno abbracciato la sua parola. Si sono posti come allievi riconoscendo in Gesú il loro comune maestro. Sono fratelli di latte; hanno riconosciuto che in quella parola era in gioco una verità radicale. Giuda, dunque, non è il maligno, non è il demonio, non è Sa- tana. Egli è stato innanzitutto un innamorato del suo maestro [..].
Giuda ha atteso qualcosa dal suo maestro, un gesto politicamente deciso, un atto pubblico in favore del suo popolo che non è mai arrivato […]
Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, Einaudi 2019, pp. 34-38, passim