Don Ignacio “testimone privilegiato” in terra di Covid

Leggo molto sulla pandemia ma un racconto dal fronte come quello di Ignacio Carbajosa non l’avevo ancora incontrato: il diario di cinque settimane – tra aprile e maggio – passate dall’autore nel reparto Covid dell’ospedale San Francisco de Asís di Madrid. Lo suggerisco a chiunque voglia conoscere l’umano che si agita in quei mondi chiusi ai parenti, ai giornalisti, alle telecamere. Nei commenti mi propongo di fornire un’inquadratura di questo rapporto e soprattutto di lasciare la parola a don Ignacio: così che il mio lettore colga la forza del suo racconto, che è stato tradotto in italiano dall’editore Itaca con il titolo Testimone privilegiato. Diario di un sacerdote in un ospedale Covid [pp. 124, euro 12.00].

9 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Quello che ho visto mi ha ferito. “Sono stato un testimone privilegiato della vita e della morte di tante persone che si sono presentate a me come uno spettacolo di altissima dignità e di spaventosa fragilità: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Ho visto l’umano e il divino. E non solo ho visto, non solo ne sono stato testimone. Quello che ho visto ha combattuto dentro di me. Mi ha ferito. E ha scatenato un dialogo con il Mistero di Dio che potrebbe essere ben descritto come un duello, una lotta faccia a faccia simile a quella che il biblico Giobbe ingaggiata con Yahvé. Questi giorni mi hanno edificato. Valeva la pena lasciare una traccia scritta di ciò che ho visto e sentito”.
    Don Ignacio non è un cappellano d’ospedale: è un prete diocesano di Madrid, biblista, 52 anni, che risponde alla richiesta d’aiuto dei cappellani ospedalieri. Affronta il rischio: “Sono stato chiamato a dare la mia vita, non a preservarla. Sentivo l’urgenza che la fede cristiana, la speranza e la carità potessero raggiungere tutti coloro che soffrivano”.
    Va missionario dunque, con il giusto equipaggiamento. “Nella cappella al piano terra passiamo a prendere il sacramento dell’Eucarestia e l’olio per l’unzione degli infermi”. Passiamo: lui e don David, un altro prete volontario.

    9 Novembre, 2020 - 12:49
  2. Luigi Accattoli

    Li guardo in silenzio. Sull’ultima terra della terapia intensiva gli incontri sono tutti estremi e don Ignacio li narra nascondendo le identità dei ricoverati dietro nomi di fantasia, ma gli incontri sono reali e sono decine e decine, d’ogni fattispecie umana.
    Ecco la suora battagliera che ha passato decenni nei paesi musulmani consolando i sofferenti: “Ora scopre il dolore nella sua stessa carne e si ribella”.
    “Una donna si lamenta perché le hanno legato i polsi ai lati del letto. E’ un’immagine frequente: molti malati, forse agitati, incoscienti o dementi, si muovono e perdono l’ago dalle vene. Mi giro verso di lei e le indico il crocifisso”: don Ignacio è un prete prete, ma non infiora il davanzale.
    Né ci sono solo i malati: “Mentre sto finendo di mangiare un medico viene da me e mi chiede di confessarsi”.
    “Oggi ho accompagnato diversi anziani alla morte. Soli nelle loro camere. Sedati. Li guardo in silenzio”.
    “Mentre sussurravo le parole dell’unzione guardando quel corpo unico e fragile, pensavo al personale medico, situato al di là della tenda di plastica. Danno la vita, non c’è dubbio. Chi di loro avrà la lucida consapevolezza di trovarsi in un santuario?”
    A volte l’invocazione sembra confondersi con la ribellione: “Mi tiene la mano. ‘Oh mio Dio, oh mio Dio’ dice all’infinito. Gli dico che sono un sacerdote. Gli chiedo se vuole pregare. Mi pianta un secco no e torna alla carica: ‘Oh Dio, oh Dio’. Se sapesse che c’è davvero un Dio a cui gridare…”.

    9 Novembre, 2020 - 12:49
  3. Luigi Accattoli

    La pagina dei suicidi. Nel libro ci sono passaggi crudi che non riporto e già lui, don Ignacio, dice che alcune storie “non posso e non devo raccontarle”. Ma invito a leggere: leggendo non sei più un intruso, entri nelle storie dalla porta principale e puoi collocare le immagini abbaglianti e le parole disperate.
    Tra le pagine che non riporto ce n’è una – importante – sui suicidi: persone che si uccidono in pandemia, non tra quelle che don Ignacio assiste, ma delle quali viene a sapere. Una dottoressa americana, un giovane medico spagnolo, un prete italiano. Non fa il nome ma dalla data e dal fatto capisco che è il milanese Diego Pirovano: “Non aveva sopportato il dolore per la morte della madre”. La pandemia spinge tanti sull’orlo del baratro. Don Ignacio s’affaccia a esso.
    Entra per errore in camere di atei che gli fanno capire di non desiderare la sua visita. Prega e porta i sacramenti a chi ha chiesto la comunione, la confessione, l’unzione. Mormora preghiere all’orecchio di chi è sedato ma prima della sedazione l’aveva mandato a chiamare. Prega con i ritornati dalla terapia intensiva ai quali aveva dato l’unzione al momento d’entrarvi.
    “Vado a trovare Javier. E’ arrabbiato. Gli indico il crocifisso: ‘Neanche San Dio soffre come me. Fanculo’. Autonomi fino alla fine”.
    Altra camera. “Gli prendo la mano e preghiamo”. La preghiera che può condurre con i più debilitati si fa semplice, elementare. Nel grado zero della vita si azzera ogni apparato anche di lingua e di ragione: “Mentre sua moglie dorme, prego un’Ave Maria con lui. Vedo che tira fuori la mano ossuta per farsi il segno della croce. Non aveva ceduto fino a ora. Come il bambino che dice: mamma mi fa male”.

    9 Novembre, 2020 - 12:50
  4. Luigi Accattoli

    Grazie Ignacio. “Prego e lei mi segue. Infine le dico di prendere con una mano la mano della Vergine. Alza la mano destra e la chiude. Allora le dico di prendere la mano di Gesù con la sinistra. Alza la sinistra e la chiude”.
    Un paio di rantolanti che non riescono a parlare rispondono con una lacrima alla preghiera del prete: è forse il loro ultimo “amen”, riflette Ignacio.
    Nel gorgo d’ogni tragedia arriva implacabile la commedia e don Ignacio non la schiva. A una donna “ottantenne come minimo” colpita da un Alzheimer da manuale, dice “Sono il sacerdote” e lei gli risponde: “Bello, anch’io”.
    Eccolo in un’altra camera: “Oggi ne devo fare trenta”. “Gli dico che tutto finisce con la Risurrezione. Gli sfugge un: magari”.
    E’ il giorno di Pasqua e don Ignacio insiste sulla risurrezione: “Un altro paziente mi dice: vediamo se è vero, Padre”.
    L’esperienza compiuta da don Ignacio – che è un prete amico di Cl, più volte venuto in Italia al Meeting di Rimini – non è eccezionale, in questo tempo di duello tra la morte e la vita. Ho conosciuto e letto d’altri preti che hanno fatto lo stesso e per più tempo e hanno visto più morte. Ma eccezionale è la sua decisione di narrarla – quell’esperienza – e rara la capacità di farlo con la veracità documentata dalle parole che ho riferito. Grazie Ignacio.

    https://www.itacalibri.it/catalogo/ignacio-carbajosa-nacho-/testimone-privilegiato/?ai=30633&idC=61756

    9 Novembre, 2020 - 12:50
  5. Luigi Accattoli

    Cinquantasei storie. Questa di don Ignacio Carbajosa è la cinquantaseiesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/

    Tra le storie da me raccolte qui nel blog almeno un’altra portava il segno ciellino:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/romano-colozzi-paura-e-grazia-in-terapia-intensiva/

    Ho pure già narrato un’altra storia che aveva il libro di Ignacio Carbajosa come fonte:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/giancarlo-missionario-veneto-che-muore-di-covid-a-madrid/

    Per un altro cappellano narrante vedi la storia che ho inserito ieri:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/la-parola-a-don-luca-che-ne-ha-visti-morire-130/

    Per un cappellano ospedaliero che ha preso il Covid vedi questa storia:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/gianluca-mangeri-medico-prete-colpito-dal-covid/

    9 Novembre, 2020 - 13:00
  6. Luigi Accattoli


    La copertina del volume di Ignacio Carbajosa. La foto lo ritrae in tenuta da reparto Covid.

    9 Novembre, 2020 - 14:22

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