La differenza tra la disfida di Barletta e quelle dei blog è che la prima avvenne un dì, mentre quelle dei blog avvengono tuttodì e sono d’infinita lagna. Non entro a descriverle ma offro qualche suggerimento per evitarle o fermarle: non rispondi, ci scherzi su, quereli, dici e taci. – Per la prima puntata vedi qui.
Ideuzze sul blog 2. Le disfide individuali
19 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Non rispondi. La mancata risposta è grande arte e costituisce il mezzo più efficace per troncare una polemica allo stato nascente. Qualcuno afferma che il Conte di Cavour militò nelle file dell’Anarchia e tu, giusto per gradire, metti un commento sonnacchioso: “Il Conte Benso fu anarchico?”. L’altro innesta la quinta: non fare l’ingenuo, sai bene che si può essere anarchici in tanti modi, di conti anarchici ce ne furono prima e dopo e durante – e via con la pianara. A questo punto puoi scegliere: entri nella diatriba con tutte le scarpe e la stolta querelle va avanti per una settimana nello sbadiglio universale, o non rispondi. Se non rispondi vinci su tutta la linea. Risparmi fatica innanzitutto. Poi: se l’interlocutore ha un forte bisogno d’autostima riterrà d’averti ridotto al silenzio, ne sarà felice e tu avrai aiutato un bisognoso. Se invece è un cavilloso si chiederà come mai non rispondi e arriverà a sospettare che tu non abbia letto la sua filippica. Questo sospetto non lo lascerà dormire e tu avrai punito un vanitoso. “Ma se non replico confermo un falso”: non la mettere sul tragico, il Conte Benso è lì da un paio di secoli e lì resterà checché ne diciate tu e il vanitoso cavilloso.
Ci scherzi su. Torniamo al Conte di Cavour che milita nell’Anarchia. Quell’interlocutore lo prendi in parola e metti un link alla Locomotiva di Guccini, buttando là un sobrio accenno alla passione del Conte per le ferrovie, che fece costruire per tutta la penisola.
https://www.google.it/search?q=guccini+la+locomotiva&oq=guccini+la+locomotiva&aqs=chrome..69i57j0l5.6925j0j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8
Dici e taci. Sempre sul Conte e sull’Anarchia. Commenti secco: “Camillo Paolo Filippo Giulio Benso (1810–1861), Conte di Cavour, non fu anarchico”. Non aggiungi altro e non torni sull’argomento. Mi raccomando tra parentesi le date di nascita e di morte: fanno enciclopedia. Soprattutto eviterai di dare del citrullo all’interlocutore che altrimenti si sentirebbe necessitato a dimostrare che non lo è: la dimostrazione potrebbe risultare impegnativa, e durare a lungo. “Ma se dico solo così l’altro se ne sbatterà e continuerà a divagare”. E’ probabile ma la divagazione durerà di meno e ai visitatori resterà il tuo verdetto: “Non fu anarchico”.
Se arrivano insulti. Capita che i cari visitatori si insultino alla brava e ognuno ritiene d’essere vittima e chiede aiuto al moderatore del blog: credo sia chiaro che da quando qui si firma con nome e cognome il moderatore non si sente in causa sulle diatribe individuali. Potete insultarvi liberamente. Chi ritiene di non poter sopportare l’insulto, quereli. Non s’appelli a me. Nessuno mi ha costituito giudice tra voi. Se poi risultasse – alla lunga tutto risulta – che qualcuno si firma con nome e cognome finti, potendosi così permettere di condurre battaglie e anche offendere senza pagare pegno, quando ciò risultasse sarò io a denunciarlo e a pubblicare, immediatamente, la sua vera identità.
Il polemista vuole vincere. Punta deciso al risultato. Combatte per la causa ma anche ci mette la faccia. Lo fa dunque a due titoli. Quando gli sembra che potrebbe cedere sui contenuti ha un rigurgito d’orgoglio: “Se gliela do vinta passo per fesso”. Altre volte è tentato di compiere un gesto d’umiltà ma viene bloccato dal senso del dovere: “Se non le dico io queste cose chi mai le dirà”. Altre volte ancora è l’amore per le situazioni bilanciate che lo spinge: “Qui la situazione è troppo di sinistra e io devo far sentire l’altra campana”. Dunque il vero esercizio da compiere – per ottenere un calo delle polemiche – è di non sopravvalutare il proprio ruolo, specie su argomenti che vastamente ignoriamo. Vedo che i miei visitatori discutono ciclicamente del peccato originale come se da loro dipendesse la tenuta del cristianesimo nel mondo d’oggi, tanta è la passione che vi spandono ma da quello che scrivono appare chiaro che nessuno di loro ha letto non dirò il saggio di Luis Francisco Ladaria (il nuovo prefetto della Dottrina della Fede: “Teología del pecado original y de la gracia”, Biblioteca Autores Cristianos, Madrid 1996) ma neanche le catechesi di Papa Benedetto. Rilassatevi dunque visitatori belli, non sarete voi che spianterete o salverete il dogma. Mi avvedo che sono passato alla terza ideuzza che mi ero proposta, quella della teologia. E dunque mi fermo.
A buon intenditor poche parole.
Mi terrò a mente tutto: allusioni, esempi, suggerimenti.
Vorrei però porre a Luigi un problema che la sua riflessione sembra ignorare: esistono dei sentimenti anche nelle relazioni “virtuali”, le simpatie, le antipatie, passione, emotività, permalosita.
Il “futuro beato” Pascal dovrebbe che il cuore ha le sue ragioni che la ragione ignora.
Luigi si può appellare finché vuole alla razionalità e alla freddezza dei frequentatori di questo blog, ma questi, pur volendo, potrebbero non riuscire a contenere la loro emotività.
Cavour, quanto mi piace! Mi è sempre piaciuto il Conte Cammillo Benso, si dice fosse un gran donnaiolo. Mi piace così tanto che, se fossi nata in quell’epoca lo avrei certamente corteggiato anche se d’aspetto non credo fosse granché. Degli uomini mi affascina la testa, l’intelligenza. A volte penso a Leopardi, ecco, avrei perso la testa per uno come Leopardi nonostante il metro e quaranta d’altezza e la doppia gobba. Ma Cavour: spregiudicato, senza scrupoli, grandissimo giocatore politico e statista tra i più intelligenti e se abbiamo una patria lo dobbiamo a lui . Sicuramente fu un massone, anarchico no, né fautore di espressioni rivoluzionarie, probabile motivo per cui è sempre li, con l’occhio attento su Garibaldi.
Ma… mi sembra si parlava di polemiche. Certo, a volte sono inevitabili, anche se mi ripugna profondamente e sarebbe molto più saggio lasciare la “vittoria” (di Pirro) al brandeggiante di turno alcuni hanno la vocazione di rompere le scatole e “tirarti il sistema nervoso” per cui ci vuole molta forza di volontà in che potrebbe diventare un esercizio per lo spirito, difficle, ma proficuo. Su suggerimento di Accattoli ho deciso un cambio di strategia : “ci scherzo su” e ” Dico e taccio” e qualora “al mio segnale” dovesse scatenarsi l’inferno sappiate che Clodine non è sul campo di battaglia.
Sul peccato originale non conosco il testo di Luis Francisco Ladaria , ma ho letto e riletto comparandolo con altri testi (anche se farraginoso per alcuni aspetti) quello di Maurizio Flick – Zoltan Alsezghey “IL peccato Originale” , seconda edizione, Queriniana. Brescia; e sicuramente le catechesi di Benedetto XVI , il miglior interprete del Dogma, chiaro e limpido nella narrazione come sempre.
E bravo Luigi, una bella manifestazione di superiorità antropologica.
Caro Luigi, mi costringi ad essere “polemica” nei tuoi confronti. So che te ne impiperai altamente, e farai più che bene, ma permettimi di fare qualche osservazione. Così come le farei se parlassimo stando di fronte uno all’altra ( magari!).
Tu hai tratteggiato un’analisi dei pensieri e delle intenzioni che starebbero alla base delle polemiche dei frequentatori. Ma sei sicuro di aver centrato del tutto il bersaglio? Sei sicuro di non avere omesso qualcosa di importante? A te, per esempio, non dice proprio niente la parola “provocazione”? Vedo che non l’hai menzionata neanche di striscio. Eppure, ha un peso assai rilevante nelle polemiche che sorgono non solo nel tuo blog ma anche in molte guerricciole che si accendono fuori dei blog. Esistono persone che provocano altre persone, ovvero sono colpevoli di “provocazione”. Per dirla tutta, mi rifaccio ad uno scrittore che disse, in una sua opera-capolavoro, che i provocatori hanno DUE COLPE: quella di provocare e quella di indurre il provocato a reagire nello stesso modo e anche peggio.
Credo che avrai capito di quale scrittore e di quale opera sto parlando; se non l’avessi capito, non è un gran danno e non fa niente.
I provocatori sono quelli che parlano o agiscono con l’intento preciso di dare una scoppola o un colpo basso a chi non è di loro gradimento per un motivo o per un altro. Possono essere tante le ragioni e non sto ad elencarle solo per carità di Dio.
Alcuni tirano il sasso e ritirano la mano; altri tirano il sasso e lo accompagnano con un manrovescio; altri ancora fingono di essere buonini buonini e, senza mostrarlo, ti danno un calcio negli stinchi sotto il tavolo, sicché chi è terzo, non se ne avvede. Questi ultimi sono proprio quelli che mi piacciono di meno.
Resta il fatto che il più delle volte chi è provocato, stante che è un essere umano e non è una pietra e neppure una pianta, un fiore o un filo d’erba, ha delle reazioni che non sono filosofeggianti alla maniera degli stoici. E allora replica, come è umano che sia, senza restarsene lì come un salame. È una colpa? Sì, è una colpa, anzi è un peccato, ma da attribuire a chi per primo ha provocato innescando una catena di repliche anche insultanti e nauseanti.
Poi tu dici, a proposito di certe dispute pseudoteologiche: “… tanta è la passione che vi spandono ma da quello che scrivono appare chiaro che nessuno di loro ha letto non dirò il saggio di Luis Francisco Ladaria (il nuovo prefetto della Dottrina della Fede: “Teología del pecado original y de la gracia”, Biblioteca Autores Cristianos, Madrid 1996) ma neanche le catechesi di Papa Benedetto.”
Ti chiedo bonariamente: secondo te, esistono solo quei due teologi che valgano la pena di essere letti? E perché mai?
Ma a parte questo, a te dà tanto fastidio che i frequentatori del blog si mettano a discutere di certe questioni teologiche, pur non essendo dei teologi con tanto di patente? Qual è il motivo? Ti sembrano tutte ciarle vane? È pur vero che ai fini pratici non cambia niente nella Chiesa e nel mondo, ma è altrettanto vero che a certi discorsi ci si può anche appassionare più che a parlar di canzonette.
Infine, vorrei farti notare che a volte, o anche spesso, chi entra nel blog vorrebbe dare un sincero apporto positivo sui temi che tu, Luigi, vai a postare periodicamente con encomiabile diligenza.
Se non fosse che questo intendimento viene molto spesso travisato di brutto da chi( quasi tutti) vorrebbe mettere il silenziatore alle pecorelle considerate “eretiche”. Quelle pecore nere che devono restare, secondo molti, fuori del recinto di nostro Signore. E fuori del blog.
Data l’ora tarda, ti auguro la buona notte, Luigi.
Non esistono solo quei due teologi, ma una miriade di falsi maestri che all’interno di circoli cattolici più o meno progressisti tendono a negare questa o quella realtà di fede professata, talora adulterando talaltra annacquando, riducendo al nulla con abili sataniche manipolazione le stesse “Realtà Rivelate” lo stesso contenuto della Divina Rivelazione Trasmesso e condensato nel “Credo” della Chiesa Cattolica svuotandolo del suo mistero salvifico. Ora, dal Concilio Vaticano II ad oggi nell’unico soggetto “Chiesa”, il variegato palcoscenico interpretativo -con dispute teologiche e proposizioni del tutto arbitrarie- si respira l’impellente desiderio di smantellate i dogmi che sotto la mannaia di Kasper e altri epigoni compreso il Santo Padre che sembra incentivare lo scempio, è diventata la parola d’ordine all’interno dell’altra : “Riforma ” (o de-forma, dipende).
Per dirla con il Cardinale Peel “è una posta in palio nello scontro fra ciò che resta del cristianesimo in Europa e un neopaganesimo aggressivo. Tutti gli avversari del Cristianesimo vorrebbero che la Chiesa capitolasse su questo punto”.
Cara Signora Boe, per questo ed altri motivi, non da ultimo per il dono dello Spirito Santo che mi è stato conferito «lo Spirito della verità che procede dal Padre» e che rende testimonianza al Figlio (Gv 15,26)- per cui- tutti i battezzati partecipano alla funzione profetica di Gesù Cristo, «Testimone degno di fede e veritiero» (Ap 3,14). La sottoscritta , ed altri, come me, che credono fermamente nella Chiesa Cattolica sono chiamati a rendere testimonianza al Vangelo e alla fede degli apostoli nella Chiesa. Ed è per questo unico e improrogabile motivo che mi vedo costretta a contraddirla continuamente. Non desisterei dal farlo se non fosse che il sorbirmi le sue sfuriate violente mi ingenera non poche perplessità.
Non per debolezza spirituale, quanto per la sua pervicace inclinazione a definire “ingerenza” qualsiasi ammonimento. Pertanto, la teologia che lei propone, impregnata di storture inaccettabile, è, almeno per me, incondivisibile. Motivo per il quale me ne dissocio tout court. Lei faccia lo stesso senza recriminare né insultare come sempre fa con tutti coloro che non intendono assecondarla e che lei, invece, vorrebbe a tutti i costi far persuasi.
Il Santo Padre che sembra incentivarne lo scempio….”
Eciò il letame delle 7.43 scodella fresco fresco e fetente da Claudia Floris Leo.
Tutto il resto è aria fritta.
Scodellato.,pardon.
Per essere più chiaro.Quello che scrive qui sopra Claudia Floris Leo a proposito del “Santo Padre che sembra incentivarne lo sicempio ” è una falsità, una calunnia,una diffamazionè.
Il suo letame quotidiano,appunto.
“Ed è per questo unico e improrogabile motivo che mi vedo costretta a contraddirla continuamente. Non desisterei dal farlo se non fosse che il sorbirmi le sue sfuriate violente mi ingenera non poche perplessità….
Lei faccia lo stesso senza recriminare né insultare come sempre fa con tutti coloro che non intendono assecondarla e che lei, invece, vorrebbe a tutti i costi far persuasi.”
Ma lei chi l’ha chiamata in causa, scusi tanto? Non con lei parlavo né con nessun altro se non con Accattoli.
E di quali “sfuriate violente”, di quali “recriminazioni”, di quali “insulti” parla? E poi perché mai si inventa che io vorrei essere assecondata? Io mi limito ad esprimere il mio pensiero senza mettere davanti a nessuno una pistola.
Temo che abbia sbagliato persona e mi viene perfino da ridere: ha attribuito a me proprio tutti gli atteggiamenti che sono esclusivamente suoi. Se li tenga pure e li coltivi come vuole.
Lei anche con questo commento ha dato ampia dimostrazione di essere una polemista violenta per vocazione, che pur di colpire chi non le aggrada, travisa tutto e fa il diavolo a quattro. Una persona inaffidabile e permalosa.
Non si dia la missione di ammonirmi; non è proprio la persona più adatta, per quel che mi riguarda.
Altra volta ho detto che lei è proprio una con cui non vorrei avere niente a che vedere, e per molteplici ragioni.
Impari almeno a discernere il momento opportuno per intervenire.
Questa polemica ha fine in questo preciso momento.
Nel sud d’Italia Cavour si pronuncia Càvur e non Cavùr.
Mi sembra un “peccato” assai “originale”.
Propongo quindi una bella scazzottata sul tema.