I Papi di una volta non chiedevano perdono. Poi il Vaticano II ha girato la carta e le richieste si sono moltiplicate. Giovanni Paolo II ne ha fatte più di un centinaio, ma riguardavano colpe storiche. Benedetto XVI ha ampliato alle colpe d’oggi, per prima la pedofilia. Erano comunque colpe d’altri, sia per il polacco sia per il tedesco. Francesco chiede perdono anche per le colpe sue: questa è novità. Nei commenti i dettagli e le pignolerie.
Papi che chiedono perdono: Wojtyla Ratzinger Bergoglio
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La lettera di Francesco ai vescovi del Cile (vedi il post dell’altro ieri: qui il testo integrale in traduzione italiana) ha questo passaggio da memorizzare: “Per quanto mi riguarda, riconosco, e voglio che lo trasmettiate fedelmente, che sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, in particolare per mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate. Fin da ora chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente, nelle prossime settimane, negli incontri che avrò con rappresentanti delle persone intervistate”.
Itinerario che sto percorrendo. La lettera ha dell’altro da ricordare: “Vi assicuro della mia preghiera e voglio condividere con voi la convinzione che le difficoltà presenti sono anche un’occasione per ristabilire la fiducia nella Chiesa, fiducia infranta dai nostri errori e peccati, e per risanare alcune ferite che non smettono di sanguinare nell’insieme della società cilena. […] Vi offro questa riflessione con l’auspicio che ognuno di voi mi accompagni nell’itinerario interiore che sto percorrendo nelle ultime settimane, affinché sia lo Spirito a guidarci con il suo dono e non i nostri interessi o, peggio ancora, il nostro orgoglio ferito […]. Uniti a Cristo come i tralci alla vite, vi invito a innestare nella vostra preghiera dei prossimi giorni una magnanimità che ci prepari al suddetto incontro e che ci permetta poi di tradurre in atti concreti ciò su cui avremo riflettuto. Forse sarebbe addirittura opportuno mettere la Chiesa in Cile in stato di preghiera“.
Mi corrigerete. Wojtyla appena eletto aveva detto “se mi sbaglio mi corrigerete” ma si riferiva alla lingua italiana, non ad atti o discorsi. Si aveva notizia di Papi che chiedevano scusa in privato per una parola sbagliata o inopportuna, detta poniamo a un collaboratore, ma mai in pubblico, almeno nei tempi recenti. Inoltre con gli ultimi, da Montini a oggi, sono state tante le richieste di scuse per fatti storici – guerre di religione, roghi di eretici, caso Galileo – o per colpe altrui, dalla pedofilia al genocidio del Rwanda, ma non si ricorda una tale scusa per un proprio passo falso, piccolo o grande. Neanche di Francesco, esternatore spericolato, si raccontano precedenti pubblici. L’autocritica non gli è sconosciuta. Con disinvoltura si sbaglia e si corregge, su date, nomi, fatti. Spesso precisa: “Questo non lo so con esattezza: controllate”. Oppure cita un predecessore e aggiunge: “Non ricordo quale Papa l’abbia affermato”. Ha persino detto, in un’intervista a El Pais del gennaio 2017: “A volte prendo delle cantonate”. E un’altra volta, il 13 luglio 2015 di ritorno dal Paraguay: “Se sbaglio, con un po’ di vergogna chiedo scusa e vado avanti”. Ma una vera richiesta di scuse, pubblica e diretta, l’abbiamo solo ora con i fatti del Cile. Ed è arrivata in tre tappe: prima il riconoscimento d’essersi espresso male su quei fatti, parlando in aereo con i giornalisti il 21 gennaio; poi l’invito di due suoi legati con l’incarico di indagare; infine la lettera pubblicata l’altro ieri.
Sulle orme di Benedetto. La lettera di Francesco ai vescovi del Cile è direttamente ispirata alla lettera di Benedetto ai cattolici d’Irlanda del 25 marzo 2010. Eccone alcuni brani che mostrano la lampante vicinanza dei due testi: Considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa Lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione. […] Per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. […] La mia preghiera è che, assistita dall’intercessione dei suoi molti santi e purificata dalla penitenza, la Chiesa in Irlanda superi la presente crisi e ritorni ad essere un testimone convincente della verità e della bontà di Dio onnipotente, rese manifeste nel suo Figlio Gesù Cristo.
devo dire che quella richiesta di perdono da te mi ha evidenziato nel commeto 1, mi ha commosso è così poco frequente ascolare parole simili da un ecclesiastico , ma in generale da chiunque sia in posizione di potere..
Quelle parole che fanno risaltare l’umanità del papa mi hanno fatto tornare in mente le parole che paolo VI scrisse agli uomini delle brigate rosse. Io vedevo Paolo VI come un papa austero, un po’ algido , lontano da me, quelle parole me lo resero vicino. Per me fu la prima volta che un papa apriva il suo cuore.. Le trovo anvora oggi commoventi .
https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/letters/1978/documents/hf_p-vi_let_19780422_brigate-rosse.html
cristina vicquery
Se la Chiesa non si decide ad interrogarsi sinceramente sulle cause di tanta perversione che la inquina in profondità fra i suoi membri, e preferisce chiudere gli occhi ma soprattutto la mente, nessuna lettera di papi che chiedono perdono e implorano che venga salvaguardato il buon nome della Chiesa, varrà a risovere un problema tanto grave qual è quello della pedofilia.
Una piaga per tanto tempo tenuta nascosta, oggi emersa in tutta la sua gravità e che si estende sempre di più ed esige un’analisi non superficiale, non edulcorata, dei veri motivi che l’hanno prodotta.