Qui la registrazione audio della serata di Pizza e Vangelo del 21 febbraio:
Le guarigioni dei Vangeli e il miracolo dei miracoli che è Gesù il Cristo
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Non li possiamo ignorare. Karl Barth 1. I racconti di miracoli, che nella testimonianza biblica dell’opera e della parola di Dio giocano un ruolo così grande e così impressionante […], non possono essere ridotti a qualcosa di diverso, cioè a qualcosa di comprensibile (o spiegabile naturalmente) nella connessione naturale nota e assunta come continua; né possono essere ignorati, quasi che non possano essere accaduti così come sono raccontati; né, per la stessa ragione, possono essere intesi come simboli di avvenimenti del tutto spirituali, o come esuberanze della straordinaria fede dei testimoni biblici. La teologia non può seguire né il primo né il secondo né il terzo di questi suggerimenti […].
Sono segni e segnali d’allarme. Karl Barth 2. I racconti di miracoli funzionano prima di tutto come segnali d’allarme – per questo vengono volentieri chiamati “segni” nel Nuovo Testamento – che attirano l’attenzione dell’uditore e del lettore sul fatto che in questa storia si tratta sì di un avvenimento che ha luogo nello spazio e nel tempo, ma tale avvenimento non ha la stessa natura degli altri, né è il loro prolungamento: è un avvenimento nuovo per principio, esploso in mezzo agli altri […].
Annunzi di un mondo nuovo. Karl Barth 3. Che significano le parole “alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”; “esci spirito immondo” o l’ordine rivolto alla tempesta “taci e acquetati”; o quello dato riguardo ai cinquemila affamati nel deserto “voi stessi date loro da mangiare”; il “Lazzaro vieni fuori”, il “non è qui, è risuscitato”? Secondo la testimonianza biblica gli avvenimenti che hanno luogo dopo parole come queste sono trasformazioni particolari, provvisorie, ma pienamente liberatrici dal corso ordinario della natura e del mondo, che minaccia e schiaccia l’uomo; in altre parole: si tratta di promesse e di annunzi di una natura liberata, di un ordine di libertà, di un mondo in cui le sofferenze, le lagrime, i lamenti e la morte non esistono più […]. Questo baluginare della speranza è l’elemento nuovo e, quindi, incoordinabile, dei racconti biblici dei miracoli […].
Gesù come miracolo. Karl Bart 4. Ciò che è propriamente e decisamente nuovo è il nuovo uomo che, secondo la testimonianza biblica, ha operato in questi atti miracolosi in mezzo agli altri uomini […]. Ciò che è nuovo è quest’uomo, in quanto è la grande luce della speranza che è già venuta e che verrà nuovamente, che provvisoriamente ha baluginato nella debole luce dei miracoli […]. Dunque è lui, Gesù Cristo, che parlando propriamente e decisivamente è il miracolo (il miracolo di tutti i miracoli), con cui deve confrontarsi inevitabilmente colui che s’interessa di teologia; è l’infinitamente meraviglioso, che fa dell’uomo che lo conosce e che è da lui conosciuto, un uomo meravigliato, lo fa una volta per sempre e fino al suo più profondo.
Karl Barth, Introduzione alla teologia evangelica, Bompiani 1968, [edizione tedesca Evz 1962], pp. 72-74.
Gesù è di 2000 anni fa e avanti a noi nelle impostazioni spirituali e umane fondamentali. Il cammino della Chiesa è tornare con sempre nuova fiducia a Gesù, Dio e uomo, prendendolo non come riferimento spiritualistico, devozionale, ma anche umano-culturale.
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