Hamed è un ragazzino musulmano molto affezionato all’insegnante che così saluta a fine anno: “Maestra Anna, io ti voglio bene e mi dispiace che tu vai all’inferno!” Ma che dici Hamed, è la risposta della maestra: io spero che ci ritroviamo tutti in Paradiso. “No maestra – fa Hamed severo – tu non sei musulmana e perciò vai all’inferno”. In un’altra classe elementare succede invece che Filippo, buonissimo bimbo, va in pianto dalla maestra e si sfoga così: “Mohamoud ha detto che io vado all’inferno perchè sono cristiano!” Sono due casi che mi sono stati proposti lunedì durante l’incontro con gli insegnanti di religione che ho avuto a Bologna: vedi la mia relazione intitolata PARLARE DELL’ISLAM IN PRESENZA DI ISLAMICI nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto. Nei primi quattro commenti, la risposta che ho dato alle due interpellanze che mi sono state fatte su chi vada all’inferno e perchè.
Hamed: “Maestra mi dispiace che tu vai all’inferno”
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[Segue dal post] Come reagire agli alunni musulmani che si fanno eco, a scuola, di un insegnamento fondamentalista acquisito in famiglia? Questa era la domanda supportata dai due aneddoti sul paradiso e l’inferno e la mia risposta è stata che il fondamentalismo islamico va combattuto culturalmente, come del resto quello cristiano, ovvero come ogni altro fondamentalismo, compreso quello laicista, che si affacciasse nella scuola. Ho aggiunto che nello specifico io avrei parlato così, nell’ora di religione, alle classi di Hamed e di Mohamoud turbate dall’affermazione che solo i musulmani vanno in paradiso. Avrei detto che non si va in paradiso o all’inferno perché si appartiene a un gruppo religioso invece che a un altro, ma perché si vive o non si vive secondo il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo. Avrei poi svolto in questo modo quell’affermazione: “Dio è amore e vuole nella sua casa, che è il paradiso, tutti gli uomini e le donne che sono nel mondo, perchè tutti sono suoi figli e a tutti vuole bene. Ma per entrarvi bisogna somigliare almeno un poco al padrone di casa e cioè bisogna volere bene e fare del bene, per quanto ci riesce, a tutti quelli che ci sono intorno”.
[Segue dal commento precedente] Con metodo scolastico, avrei poi letto la parabola del “Giudizio finale” che è in Matteo 25, facendo notare che Gesù promette il Regno, cioè il paradiso, non a chi è cristiano ma a chi dà da mangiare all’affamato, da da bere all’assetato, accoglie lo straniero, veste chi è nudo, visita chi è malato, va a trovare chi è in carcere.
[Segue dal commento precedente] Non l’ho detto a Bologna, ma qui aggiungo che avrei anche letto un brano del Corano, dalla Sura della Vacca (2, 177): “La pietà non consiste nel volgere i vostri volti verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel credere in Dio e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libri e nei Profeti; nel dare dei propri beni, per amore Suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti e per liberare gli schiavi, compiere l’orazione e pagare la decima, mantenere fede agli impegni presi, essere pazienti nelle avversità, nelle ristrettezze e di fronte al pericolo”.
[Segue dal commento precedente] Se invece la disputa fosse avvenuta alle superiori, avrei fatto riferimento anche alla lettera dei 138 intellettuali musulmani ai capi delle Chiese cristiane che ha la data dell’ottobre 2007 e che è intitlolata “Una parola comune tra noi e voi”, con riferimento al fatto che islam e cristianesimo hanno in comune i due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo.
Accidenti quanto mi sento impreparato a questa sfida culturale.
Nel mio quartiere, quando vedo donne completamente avvolte che lasciano solo gli occhi scoperti, ho un moto interno di profonda indignazione, pensando a quanto è costato conquistare la pari dignità con l’uomo in occidente e ancora non è finita,
e….
intanto arrivano da oriente,
arrivano con i loro usi,
soprattutto quello di considerare la donna come un fantasma,
a Parigi, ho potuto vedere le donne, veramente, con il burka, e non vedendo più l’immagine della donna che mi passa accanto, ma solo un cumulo di stoffa a mo’ di fantasma, sentivo la negazione dell’immagine stessa della donna.
Purtroppo a pelle o a pancia, la mia reazione interna è forte,
ma la logica vuole che sia sul piano della cultura che si porti avanti il confronto.
Ma mi è capitato di toccare con mano,
momenti in cui la cultura non trova assolutamente ascolto,
perché vengono usate solo le azioni di forza,
vince chi è più forte, come in una qualsiasi giungla.
Ma non dubito che la strada da te indicata,
sia quella veramente vincente, soprattutto in un vissuto in cui noi, cerchiamo di fare rete, comunione, in cui ci si incoraggia a vicenda, non ci si lascia soli,
ci spingiamo l’un l’altro alla carità e a far emergere tutto il buono e il bene che c’è anche nella religione e cultura islamica……. oltre che nella nostra ….cattolica.
grazie Luigi
Matteo io ho una tale esultanza, giorno e notte, per la bellezza della donna – la mia sposa, le mie figlie e tutte le figlie degli uomini – che considero la donna come la chiave di volta della “variazione” dell’islam nella nostra epoca. Aprezzo dunque al meglio i tuoi combattuti sentimenti di fronte al burka. Sono anche i miei. – Una volta in questo blog – post del 22 maggio 2006 – ho scritto che “la fede e le donne salveranno l’islam”.
A proposito, ci avete fatto caso come puntualmente le donne non entrino (quasi mai) nelle discussioni un po’ più animose di questo blog ?
Anch’io – anche per questo – nutro una profonda fiducia per la bellezza della donna…
Ma dov’è il problema? Non diciamo anche noi lo stesso ai nostri figli? Non è forse vero che per noi cristiani i mussulmani “sono nell’errore” e quindi …? Siamo tutti uguali ed in modo diverso giudichiamo chi è dentro la salvezza e chi no.
Caro plpl8, almeno per quanto mi riguarda, non entro mai nelle discussioni un po’ animose ma leggo con voracità, mi adiro, sbotto,lancio improperie e dico la mia per tutta casa. Poi faccio vincere la riflessione, mi ritrovo in alcuni commenti, mi accorgo che – talvolta – qualcuno dei bloggers riesce anche a farmi mutare opinione e a farmi pensare più profondamente. Di sicuro, imparo tantissimo. Qualche volta, come adesso, intervengo…
Luigi, vorrei appropriarmi del tuo scritto e allargare l’orizzonte. Secondo me (personalissima opinione,sia chiaro), ” la fede e le donne salveranno il mondo” (non solo l’islam)…
Abbracci sinceri a tutti da una compagna silenziosa ma attenta sempre
Mah, tutta questa retorica sulle donne non mi convince punto. Va bene per intortare, ma in realtà … Le donne sono come gli uomini, il peccato originale l’hanno fatto in due. Belle son belle (quando son belle), ma da qui a salvare il mondo …
… e che c’entra la bellezza con le qualità che rendono unica ogni donna e che, dalla bidella al capo di stato, le consentono di guidare nelle tempeste della vita il suo gregge familiare che è parte del gregge universale?
Non è certo con la bellezza (se non quella interiore) che le donne salveranno il mondo ( ripeto, secondo me).
Ma è anche vero che guardando il gossip di questi giorni ci si potrebbe anche chiedere se le signore che appaiono in giro si rendono conto della maniera in cui si stanno (scusate) sputtanando da sole, ammettendo ciò di cui parlano. Per apparire qualche attimo non ci si fa scrupolo di ledere la propria dignità. Mi chiedo sempre di più se non sono capitata in un mondo alla rovescia…..
Io veramente stavo riprendendo, come mi capita di fare (si chiama allusione), il «io ho una tale esultanza, giorno e notte, per la bellezza della donna» di Luigi.
Anche se non credo alle generalizzazioni (le donne sono così, gli uomini sono cosà), forse potrei azzardare che, in media, sono più permalose?
FW :
San Pio X:
“…7. LA LINGUA PROPRIA DELLA CHIESA ROMANA È LA LATINA. È quindi proibito nelle solenni funzioni liturgiche di cantare in volgare qualsivoglia cosa; molto più poi di cantare in volgare le parti variabili o comuni della messa e dell’officio.
8. Essendo per ogni funzione liturgica determinati i testi che possono proporsi in musica e l’ordine con cui devono proporsi, non è lecito né di confondere quest’ordine, né di cambiare i testi prescritti in altri di propria scelta, né di ometterli per intero od anche solo in parte, se pure le rubriche liturgiche non consentano di supplire con l’organo alcuni versetti del testo, mentre questi vengono semplicemente recitati in coro.
Soltanto è permesso, giusta la consuetudine della Chiesa Romana, di cantare un mottetto al SS. Sacramento dopo il Benedictus della Messa solenne. Si permette pure che dopo cantato il prescritto offertorio della Messa, si possa eseguire nel tempo che rimane un breve mottetto sopra parole approvate dalla Chiesa.
9. Il testo liturgico deve essere cantato come sta nei libri, senza alterazione o posposizione di parole, senza indebite ripetizioni, senza spezzarne le sillabe, e sempre in modo intelligibile ai fedeli che ascoltano…”
Eppoi Giovanni XIII, Cost. Ap. “Veterum Sapientia”, 22 feb 1962, alla vigilia del Concilio, toh!
(testo latino in: http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/apost_constitutions/1962/documents/hf_j-xxiii_apc_19620222_veterum-sapientia_lt.html)
Che é un lunghissimo elogio della preminenza de LAtino su qualsiasi altra lingua liturgica:
“3. Nel mezzo di tale varietá di lingue, CE N´È UNA CHE SORPASSA TUTTE LE ALTRE (EMINET), cioé colei che, nata nel Lazio, diventó in seguito un ammirabile strumento per la diffusione del cristianesimo in Occidente. Non accadde infatti senza una particolare disposizione della Divina Provvidenza che tale lingua, che per numerosi secoli aveva riunito un´unica confederazione di popoli sotto l`autoritá dell´Impero Romano, diventasse poi LA LINGUA PROPRIA DELLA SEDE APOSTOLICA (Pio XI, Unigenitus Dei Filius, 19 marzo 1924) e che, trasmessa alla posteritá, essa costituisse uno stretto legame di unitá tra i popoli cristiani d´Europa.
4. Il Latino infatti per sua stessa natura conviene perfettamente a promuovere in tutti i popoli ogni forma di cultura. Infatti esso non suscita gelosie, é pure imparziale verso tutte le nazioni, senza essere il privilegio di nessuna di esse, ed esso é poi accettato da tutte come un amico. Inoltre non si deve dimenticare che il latino porta con se una sua caratteristica nobiltá. esso possiede uno “stile conciso, vario, armonioso, pieno di maestá e di dignitá” (Pio XI, Epist. Officiorum Omnium, 1 ago 1922) che incita in maniera inimitabile alla precisione e alla gravitá…”
Il resto della lettera del grande Papa che poco dopo apri il Concilio Vat. II, in nome del quale si volle far tabula rasa del Latino, é tutta una lode che ne esalta, al seguito di Pio XI l´universalitá, l´immutabilitá: Infatti la Xhiesa, che raggruppa nel suo seno tutte le Nazionie che é destinata a vivere fino alla fine dei secoli… ha bisogno secondo la propria natura di una lingua universale, definitivamente fissata, e che non sia una lingua volgare. (Pio XI, Officiorum omnium…)…infine la Chiesa Cattolica-continua Giovanni XIII- poiché ´e fondata dal Cristo Nostro Signore, sorpassa lungamente in dignitá ogni societá umana, ed `giusto dunque che essa utilizzi una lingua non volgare, ma bensí nobile e maestosa”
Esso la chiama anche la descrive come chiave della Tradizione: 8? Il latino … dev´essere considerato come un tESORO DI INESTIMABILE PREZZO (Pio XII, Alloc. Magis Quam, 23 sett. 1951) e come una PORTA CHE PERMETTE A TUTTI di accedere direttamente alle veritá cristiane trasmesse sin dai tempi antichi e ai documenti del Magistero della Chiesa (Leone XIII, Enciclica “Depuis le jour”, 8 sett. 1899) esso é infine un legame prezioso CHE UNISCE IN MODO ECCELSO LA CHIESA DI OGGI CON QUELLA DI IERI E CON QUELLA DI DOMANI”
Egli intima poi ai vescovi “11§2..essi veglieranno dunque con paterna sollecitudine a non permettere ad alcuno dei loro subordinati di scrivere, per gusto di novitá, qualsiasi cosa contro l´uso del latino, sia nell´insegnamento delle scienze sacre, sia nella liturgia, oppure che per pregiudizio nessuno attenui la volontá della Sede Apostolica su questo punto o ne alteri il senso… NESSUNO SIA POI AMMESSO AD INTRAPRENDERE STUDI DI FILOSOFIA O DI TEOLOGIA CHE NON SIA PIENAMENTE E PERFETTAMENTE FORMATO IN QUESTA LINGUA E CHE NON NE POSSIEDA L´USO….” E non solo i seminaristi ma a fortior ianche i professori devono saper “docere” in latino, pena la “…sostituzione progressiva con professori che ne siano capaci…” (11§5)
Mi sento meglio, dopo aver letto ciò che hai scritto, caro Luigi
“È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?”
L’interrogativo posto al principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij (apparentemente di poca importanza, tanto che non è neanche un’affermazione, ma una domanda) talvolta viene abusato, eppure significa molto per tutti coloro che credono alla possibilità di emendarsi, la propria e quella del mondo. Questa è la bellezza cui fare riferimento, una bellezza che è specchio della verità e non nasconde il dolore. Guardare oltre l’apparenza di male ed oltre lo stesso male che deturpa i nostri volti e volerci vedere – come idioti – le tracce di bene che vi sono. Anche quando si tratta di trovare ragioni di speranza tra le lacrime del piccolo Filippo.
Per quello che mi riguarda, la maestra avrebbe semplicemente dovuto rispondere, con un bel sorriso e una carezza:
“Ma che dici Hamed, l’inferno non esiste”.
Bentornata Principessa, resta per un poco se ti va.
Segnalo un brano di don Andrea Santoro del dicembre 2004. Mi sembra un bellissimo esempio di dialogo:
“L’incontro più bello è stato con una ragazza, Mektap. È entrata in chiesa un venerdì, giorno in cui facciamo la preghiera sotto la croce. Aveva un viso pulito e un sorriso luminoso. Dopo aver partecipato di tutto cuore alla preghiera, alla fine si è fermata a chiacchierare. Ha cominciato dicendo: «Cos’è la ferita al costato di Gesù sulla croce? Ci hanno messo un chiodo?». Le leggo san Giovanni e le spiego il simbolo di quella ferita sul cuore. Continua: «Cosa significa che Gesù ha lavato il peccato di Adamo? Perché doveva lavarlo? Perché non basta il pentimento? Perché doveva morire? ». Poi mi dice: «Studio le religioni, l’unità tra le religioni e i punti di contatto tra esse. Ci sono tante cose belle nel cristianesimo, nell’Islam, nell’ebraismo perché tutte parlano di Dio e nascono da Lui. Ci vuole l’unità e il rispetto. Dio vede in questo momento che stiamo parlando di Lui, ne è contento. Un giorno in paradiso ce lo ricorderà. Mentre molti in questo momento parlano di soldi, di affari, di guerra, noi parliamo di Lui». Poi si interrompe e mi fa: «Posso fare la preghiera? (quella musulmana con le prostrazioni)». Me lo chiede con grande candore, come per unire la sua preghiera a quella nostra a cui ha partecipato prima. «Certo » le dico. Non mi era mai successa una richiesta del genere. Le cerco un tappetino, si mette in un angolo e fa le sue prostrazioni. Alla fine mi domanda: «Voi che gesti fate nella preghiera? Voi – mi chiede – voi fate tutto per lui? Per esempio – mi dice – se io sposto questo libro da qui a lì lo faccio per Lui. E voi?». «Anche noi – le dico – cerchiamo di fare tutto per Lui: se lavoriamo, se ci divertiamo, se dormiamo, se cuciniamo, se studiamo, se soffriamo…». E lei: «Anche io sono venuta qui in chiesa per Lui.. che bello mi dice, tutto per Lui!». Poi mi saluta con una faccia radiosa: «Vado perché tra poco è l’ora che segna la fine del digiuno e c’è la cena di festa (l’Iftar come si dice)». Quando riferisco il colloquio a Loredana mi fa notare il brano della lettura del giorno: «Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti…»(Efesini 4,6). Mektap ne è la dimostrazione.”
Lettere dalla Turchia, pp. 185-186
E, infine, uno del gennaio del 2006, pochi giorni di morire:
“Dialogo e convivenza non è quando si è d’accordo con le idee e le scelte altrui (questo non è chiesto a nessun musulmano, a nessun cristiano, a nessun uomo) ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spirituale, quando a ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica oltre che privata.”
Lettere dalla Turchia, p. 233
… una perla preziosa!
«Per quello che mi riguarda, la maestra avrebbe semplicemente dovuto rispondere, con un bel sorriso e una carezza:
“Ma che dici Hamed, l’inferno non esiste”.»
Sì, se fosse stata una maestra estremamente malvagia.
Ehi, è vero che le donne non sono uguali agli uomini … e che caspita l’ha detto Dio che “siamo simili” … quindi non uguali.
Ma non è vero che il peccato originale li ha divisi! Me ne sono accorta oggi, Adamo ed Eva non sono mai stati diisi tra di loro, anche dopo il peccato, anche dopo la cacciata.
L’unità tra uomo e donna voluta da Dio ha resistito a tutto, persino al male. Certo poi adagio adagio c’è stata una prevaricazione, c’è stato un po’ di tutto, ma ancora oggi continuano a “stare insieme”.
Sì, credo anch’io Principessa che la “fede e le donne salveranno il mondo” … e Maria ne è la dimostrazione.
Per quanto riguarda, invece, l’estremismo religioso, dico e ripeto che Hamed ha solo detto quello che molti cristiani pensano senza dire.
Gli islamici, a quanto sembra, non hanno nulla di simile alla nostra dottrina dell’ “extra ecclesiam nulla salus”. Sembra la più agghiacciante, e invece è la più radiosa delle dottrine: significa che ogni uomo retto e buono (come ben li descriveva Luigi) si può salvare; però, inconsapevolmente, si salva attraverso la Chiesa cioè, per essere ancora più espliciti, grazie al Sacrificio Redentore di Cristo.
Ammetto però che questo non ha affatto l’aria di essere l’approccio più adatto per il piccolo Hamed 🙂
Vorrei trovare prima o poi il tempo di leggere il libro di Edith Stein: La donna – il suo compito secondo la natura e la grazia; e di rileggere la ‘Mulieris dignitatem’ di Giovanni Paolo II (1988). A volte, specialmente noi uomini, rischiamo di essere un po’ superficiali nel descrivere le qualità e i doni propri delle donne.
Ciao!
Io, come insegnante (di religione per giunta), avrei potuto rispondere “secondo me l’inferno è vuoto” e non per citare eminenti teologi, ma perché è la risposta che mi diede la mia mamma, quando avevo cinque o sei anni: una notte mi trovò a piangere disperata (credo che lei non lo ricordi) e le dissi che ero preoccupata perché i miei due fratelli, atei, sarebbero andati all’inferno.
Ero piccola ma non mi interessava più nemmeno il paradiso, non volevo più andarci perché non ne vedevo la gioia se le persone che amavo non potevano venire con me. Frequentavo un movimento cattolico (di quelli per bene che credono sul serio e non usano il potere di solito), ma ho cominciato ad allontanarmi, a mettere in discussione quel che dicevano (nei movimenti raramente è permesso, soprattutto se a farlo è una bambina di sei anni). Quella frase ha salvato la mia fede perché di un amore ottenuto in cambio di qualcos’altro non volevo proprio saperne.
Più tardi ho messo in discussione il modello educativo legato all’idea di inferno e paradiso, di premi e punizioni per spingere ad un comportamento morale.
Ho visto molte insegnanti, e soprattutto insegnanti di religione, dire ai bambini che chi non crede va all’inferno e ci crede riceve i miracoli e guarisce dalle malattie. Ho sentito molti bambini cristiani chiedere se i compagni non battezzati sarebbero andati all’inferno o nel limbo…
I miei figli a scuola non hanno fatto religione per i primi anni per evitare che qualcuno dicesse loro che dovevano amare Gesù per avere il paradiso e per lo stesso motivo ho scelto di insegnare.
Ho scelto di insegnare religione per parlare ai bambini (da un punto di vista culturale e aperto a tutti e non come catechismo, bravo Leonardo, mi sei piaciuto nel post precedente) dell’amore di Dio che accomuna tante religioni.
I bambini musulmani, come quelli cristiani, ascoltano le persone autorevoli e elaborano nel loro cuore, fanno le connessioni che a noi non riescono sempre e giudicheranno da soli, come noi abbiamo fatto.
L’inferno è vuoto secondo me, checché ne dicano cristiani e mussulmani, e se non lo fosse, non si verrebbe di certo scelti per il nome dato a Dio su questa terra.
PS E basta con questa disputa su chi salverà la terra, gli uomini o le donne: chi ama salverà la terra! E poi ci sono anche gli uomini belli, i greci ne sapevano qualcosa.
PS. Per Leonardo.
Quando dico che mi sei piaciuto mi riferisco in particolare a questa frase:
“Naturalmente (ma forse questo non è così naturale) l’insegnamento della religione cattolica non dovrebbe avare, nella scuola statale, un carattere catechetico, ma strettamente culturale: non deve cioè promuovere l’adesione al cattolicesimo, ma farne conoscere il contenuto dottrinale. In linea di principio potrebbe farlo anche un non credente, purché fosse competente e corretto nel presentare i contenuti della dottrina cattolica.”
Spesso abbiamo opinioni diverse, ma questa frase la sottoscrivo in pieno.
Aggiungo solo che i programmi prevedono sia il parlare delle altre religioni (e come potrebbe essere diversamente? Pensate agli influssi che l’Islam ha avuto sulla nostra cultura soprattutto in Sicilia o a Venezia!) che il parlare ai bambini di altre religioni o atei.
Sì, però , gentile signora Nicol, se lei vuole essere coerente non dovrebbe rispondere alla domanda di un suo alunno sull’inferno dicendogli quel che pensa lei: il suo incarico e la sua funzione istituzionale la obbligano a spiegare al suo alunno la dottrina della chiesa, che non afferma affatto che l’inferno è vuoto (se con questo si intende che è impossibile all’uomo dannarsi), ma che di nessuno si può asserire con certezza che sia dannato e che per tutti si può sperare, il che è ben diverso. Poi se lei non ci crede sono affari suoi, ma non è corretto presentare come dottrina della chiesa quella che è un’opinione personale. Questo lo fanno già quotidianamente i preti (molti preti) nelle omelie e nella catechesi.
Intanto mi scuso con il signor Leonardo per avergli dato del tu. Vedo che Lei non lo fa e specifico che lo facevo per il senso di fratellanza che respiro in questo pianerottolo.
Non ho detto che credo sia impossibile all’uomo dannarsi, non lo credo, perderebbe senso la libertà. Ho detto che, ad un bambino delle elementari (6 o 7 anni) cerco di insegnare che l’amore di Dio espresso dal cristianesimo non serve per ottenere il paradiso, non è un sistema ricattatorio.
Io non parlo affatto dell’inferno ai bambini piccini e nemmeno del paradiso: non è previsto (secondo me giustamente) dai programmi.
Ma se un bambino mi chiedesse, non esiterei a dire che secondo me l’amore di Dio, alla fine, supererà tutti i limiti umani e che non credo affatto che Dio possa mandare qualcuno all’inferno perché lo ha chiamato con un nome diverso.
Lo farei perché il mio ruolo istituzionale (come maestra, indipendentemente dalla materia insegnata) è quello di cercare di rispondere con chiarezza e onestà alle domande dei bambini, anche se chiedono quale sia la mia opinione.
Se dovessi insegnare ai liceali sarebbe diverso: lì spiegherei tranquillamente le differenze di posizione tra i teologi partendo dalla posizione del magistero. Insegnare alle elementari richiede anche un titolo di studio diverso perché più ancora del contenuto contano gli strumenti pedagogici usati e la cautela è uno di questi.
Per quanto riguarda l’inferno vuoto: come dicevo, von Balthassar (mediato dalla mia mamma) è stato la salvezza della mia fede e di questo avrà sempre la mia gratitudine.
Non si preoccupi del tu o del lei: è un mio vezzo, ma lei se vuole mi dia pure del tu.
Sulla pedagogia non saprei che dire: l’unica certezza è che come si fa si sbaglia. Una volta si amava molto spavantare e picchiare i bambini, oggi tutto il contrario ma non c’è nessuna prova (come direbbe forse Waa359 🙂 che un sistema abbia dato risultati peggiori dell’altro. Certo l’attuale mancanza di paura dell’inferno non ci fa bene.
Dio mio, cosa ho fatto! Ho usato una di quelle cose … ecco come ci si riduce!
(sarà anche questo da addebitare alla “deriva postconciliare”?)
veramente, caro Leonardo, qualche studio sui metodi di educazione è stato fatto.. ed è risultato che l’educazione peggiore di tutte,. quella che ha fatto più danni non è come si pensava , fino a qualche decennio fa quella repressiva e autoritaria (tipo anni ’50) ma quella eccessivamente permissiva.. (tipo i figli degli hippy ) oggi tutti gli studiosi di psicologia infantile sono concordi nel ritenere che i bambini, soprattutto piccoli, hanno bisogno di “certezze”, di punti fermi e che l’incertezza, la contraddittorietà, a volte l’arbitrarietà che colgono nel modo degli adulti di porsi e nelle risposte che gli adulti danno , gli da’ fastidio e li ferisce..
i bambini sono sempre quelli che chiedono , gurdando un film o leggendo un libro, chi è il “cattivo” e chi è il “buono”, e rimangono male se gli rispondi- non esistono i cattivi e ibuoni, siamo tutti cattivie buoni contemporaneamente”
questo è il tipo di risposta che i bambini detestano. quindi per tornare all’episodio citato da luigi, un bambino secondo me apprezza di più una risposta tipo “l’inferno non esiste” , di una tipo “l’inferno esiste ma non si sa se c’è qualcuno dentro”, questo risposta pressuppone un mergine di incertezza, di complicazione che un bambino piccolo può non sopportare.. come anche alla risposta se Dio esite è meglio rispondere con un sincero si o un sincero no, che con un “forse, magari, alcuni dicono di sì.. altri di no, chi sa , nessuno lo sa con certezza ecc. ecc.
Mi scuso per gli errori di ortografia e di grammatica!!!!!
La risposta migliore sarà allora: «Certo che l’inferno esiste. Tu cerca di non andarci».
(Il cardinale Tonini ricorda spesso che il refrain con cui sua madre l’ha tirato su era: “salvati l’anima, figliolo!”. Con questo metodo pedagogico è diventato cardinale, è arrivato a 95 anni e presumibilmente si salverà pure l’anima. Non male core risultato)
La Madonna allora non è proprio ‘moderna’! 🙂
Lei addirittura ha fatto ‘vedere’ l’inferno a tre bimbi di età ‘elementare’.
… e non era vuoto 😉
Non credo Discepolo, che nella pedagogia, come nelle altre scienze umane, si possa parlare di verità raggiunte e consolidate come tu lo fai.
E’ vero che alcuni sostengono che l’educazione dei figli dei fiori sia stata la peggiore, e quel che fa specie è che a sostenerlo siano gli stessi che la propugnavano (a me fa pensare che abbiano semplicemente fatto diventare una regola assoluta il proprio fallimento personale così come prima pensavano di imporre come regola i propri esperimenti).
Mi pare invece che ci siano alcune regole condivise dalla maggior parte dei pedagogisti sulle cui basi si cercano ancora equilibri funzionanti e rispettosi.
Una di queste è certamente il bisogno di rassicurazione e attenzione da parte del bambino, ma il rifiuto della violenza e del sopruso sono certamente prioritarie anche rispetto a questa regola!
Inoltre come sia da declinare la risposta a questo bisogno, non è così chiaro. Di certo nessuno dice che al bambino vada dato tutto quel che chiede, nemmeno in termini di rassicurazione, altrimenti lo si rinchiude in una specie di gabbia dorata, in cui è impossibile crescere.
Per questo non mi pare corretta la risposta sull’esistenza o meno dell’inferno: la domanda successiva sarà infatti “lo hai visto?” e, tranne che in senso figurato, nessuno di noi lo ha mai visto. Così le certezze costruite ad arte crolleranno e lo sforzo pedagogico farà gli stessi danni di quello dei figli dei fiori.
Oppure il bambino tornerà a casa e troverà qualcuno che, per “proteggerlo” gli dirà che la maestra è una pazza esaltata, e il risultato sarà simile, oppure genitori rinforzeranno questa paura dell’inferno e costruiranno un eterno bambino della morale, che non riesce a scegliere se non sotto minaccia.
I bambini sono persone e come tali hanno diritto a risposte corrette e complesse, nei limiti delle possibilità d comprensione.
Anche dire “non esiste” ottiene effetti simili.
Nel mio piccolo potrei dire che quel che cerco di non negare ai bambini e la coerenza e la sincerità a costo di dover rispondere “io credo che sia così, altri credono che sia cosà, tu avrai molto tempo per pensarci e farti una tua opinione” oppure “per ora mi risulta molto difficile spiegarti questa idea, per i cristiani però la speranza è la cosa più importante e si può sempre sperare che se c’è un inferno (che comunque non è un posto con i diavoli col forchettone) nessuno ci sia”.
SARA’ IL CASO DI COMINCIARLE UN PO’ A PARLARNE O CONTINUAIAMO A FARE FINTA DI NULLA?
I peccati del potere e l’imbarazzo della Chiesa
Vito Mancuso
la Repubblica
25-06-2009
http://www.libertaegiustizia.it/rassegna/rs_leggi_articolo.php?id_articolo=3950
————————
Segnalo che nel frattempo la modalità di presentare la rassegna stampa da parte del Governo è cambiata da qualche giorno.
http://rassegna.governo.it/
Mentre prima tutti gli articoli delle testate selezionate erano accessibili, ora oltre alla selezione delle testate è stata introdotta la selezione degli articoli all’interno della testata. Ad esempio l’articolo di Vito Mancuso non è stato selezionato tra quelli presenti oggi su Repubblica, se ne può solo leggere l’incipit in quanto è sulla prima pagina.
Traete voi le conclusioni.
Gesù parla spesso dell’inferno nei Vangeli, e non ne parla affatto come di un luogo vuoto. Così lo hanno sempre interpretato le persone semplici, cioè quelle per cui è stato scritto il Vangelo. I dotti e gli intelligenti, si sa, hanno una pesante croce da portare, ma non dovrebbero cercare di rovesciarla addosso agli altri… 🙂
Dato che l’argomento dei “novissimi” sembra interessare (qualcuno) dei lettori, mi permetto di segnalare un intervento di Mons. Jean-Pierre Batut, Vescovo ausiliare di Lione, dal titolo “Dai nostri “sì” quotidiani al nostro “sì” ultimo”, testo che mi pare adatto quasi a tutti. Questo il link:
http://www.catechesibg.it/blog/2009/06/23/chiamati-al-cielo/
…pensando alla bellezza mi è venuto in mente il termine “kecharitomene”…tradotto con “piena di grazia”, ma credo si potrebbe tradurre con graziosissima….
Sarà la bellezza a salvare il mondo, non lo preservano dalla catastrofe planetaria nè la forza del diritto , nè la sapienza dei dotti, nè la sagacia delle diplomazie…viviamo stagioni crepuscolari…, però in questa camera oscura della ragione c’è ancora una luce che potrà impressionare la pellicola del buon senso: è la luce della bellezza!
Aiutaci, almeno a ringraziare Dio che, se per umanizzare la terra si serve dell’uomo senza molto riuscirci, per umanizzare l’uomo vuol servirsi della donna: nella certezza che stavolta non fallirà.
Parola di vescovo!
L’inferno è così importante per costringere le persone ad andare in paradiso?
E’ questa la logica che ha usato Gesù nelle parole che si ritrovano nei vangeli?
Le persone DEVONO aver paura dell’inferno,
perchè DEVONO andare in paradiso?
Questo il rispetto di Cristo per l’uomo?
o forse è questo il modo di alcuni uomini per sottomettere gli altri uomini alla Legge?
Grazie alla segnalazione di Nino ho dato una scorsa all’articolino di Mancuso, leggerino leggerino, come mi pare consuetudine dell’autore.
Non ci sarebbe niente da commentare, però visto che Nino è un po’ agitato, come si evince dal ‘gridato’ maiuscolo e dagli impappinamente («SARA’ IL CASO DI COMINCIARLE UN PO’ A PARLARNE O CONTINUAIAMO A FARE FINTA DI NULLA?») per tranquillarlo gli faccio questa proposta, che mi pare onesta:
facciamo che la chiesa è autorizzata a dare sempre il suo giudizio morale?
Il suo però, non quello di Nino o di Mancuso o di Ezio Mauro o di chicchessia. Quindi, per esempio, dovrebbe dire che – posto sempre che vi sia piena coscienza e deliberato consenso – sono peccati mortali tutti i rapporti sessuali extraconiugali.
A questo punto anche il vecchio mignottomane di Palazzo Grazioli e Villa Certosa non avrebbe scampo e saprebbe di rischiare grosso. Ci state?
quello che a me sempre commuove nei bambini è che prendono le cose terribilmente sul serio e “alla lettera”. così il piccolo mussulmano secondo me è meraviglioso e commovente quando pensa, poichè glielo hanno insegnato gli adulti, che chi non è mussulmano andrà all’inferno.. nei bambini non ci sono dubbi, non c’è l’opaca e nebbiosa coscienza degli adulti, tutto è limpido , netto. mi fa venire in mente le parole di Gesù. se non ritornerete come bambini non entrerete mai nel Regno dei Cieli.. forse voleva dire che è necessario uno sguardo limpido , chiaro non ottenebrato dai mille tentennamenti , e dubbi, e mancanza di chiarezza e di limpidità che caratterizzano un adulto (qualsiasi adulto, purtroppo, perchè la vita e l’esperienza del male e del mondo gli ha tolto la limpidezza dello sguardo)…
con questo non voglio dire che ha ragione il piccolo mussulmano a condannare all’infeno gli infedeli.. voglio solo dire che il suo modo di essere è forse più religioso del nostro.. più sincero meno ipocrito, meno buonista, meno politicamente corretto, più spontaneo, più vicino forse a quello che è
la fonte della religiosità che è si l’Amore ma anche la Verità , assoluta, senza compromessi….
Leonardo
prima leggiti l’articolessa, poi ne riparliamo (non è obbligatorio).
Sono del tutto sereno.
Solo non vorrei che la partte del mio 8×1000 contribuisse al mantenimento del Potere Temporale e alle politiche vaticane anzichè a sostenere la chiesa profetica.
Caro discepolo, come antidoto alla tua esaltazione dei bambini (che perdono volentieri perché sei pediatra e quindi si tratta in fondo di difendere la ditta) e preservarti da pericolose derive russoviane (quanti danni ha fatto quell’uomo!), non potendo chiamare in causa il “perverso polimorfo” di freudiana memoria (buono anche quello!), ti servo un Oscar Wilde, delizioso come sempre:
“Nessuna persona che ami gli animali e detesti i bambini può essere veramente cattiva”.
(io, infatti, detesto anche gli animali, forse più dei bambini)
Nino, se quella che pomposamente (e impropriamente) definisci articolessa è la cosina di Mancuso, posso dire di averla già letta. A meno che tu non voglia sostenere che in esso « ‘l velo è ora ben tanto sottile, certo che ‘l trapassar dentro è leggero», il che mi parrebbe francamente uno sproposito: è Mancuso, non Dante.
Quanto al tuo 8×1000 (che immagino enormemente più cospicuo del mio), chiedi al commercialista se puoi indicare come destinatario «chiesa profetica». Io avevo pensato di scrivere alla Cei che continuerò a darglielo se i preti cominceranno a vestirsi come quelli della loro pubblicità (in talare!!!!).
Cara Nicol hai ragione. nella psicologia non si può mai parlare di “verità”
assolute e consolidate.. e infatti io non credo ciecamente agli studi pur validi che hanno fatto nel campo della psicologia infantile perchè secondo me in questo campo non ci sono mai verità assolute ma solo relative, e domani troveranno dei dati che smentiscono quelli di oggi…
però la mia esperienza di pediatra, che da circa vent’anni parla ogni giorno con quindici- venti bambini al giorno ,mi ha convinto di una cosa: i bambini hanno bisogno che gli adulti e i genitori facciano il loro mestiere.. non hanno bisogno di compagni, di complici nelle marachelle, di personaggi distratti e indulgenti che “lascino correre” e che demandino alla baby-sitter o ai bambini stessi le decisioni su a che ora andare a letto, cosa mangiare, quante ore vedere la TV.. di personaggi evanescenti che non ci sono mai ,che si fanno i cavoli loro, che non rimproverano mmi, che cacciano un sacco di soldi, che quando gli si chiede una cosa non rispondono mai chiaro e conciso……. no , hanno bisogno di Adulti, che gli trasmettano sicurezza, poche regole ma chiare, poche idee ma chiare..
Lo so che per la generazione dei sessantottini e dei post sessanttoni fare i genitori, l’autorità, è dura , è uno sporco lavoro.. ma qualcuno deve pur farlo!
gli adolescenti, confusi, disperati, depressi , alcolizzati sono la yestimonianza del fallimento come educatori di un intera generazione!!!!!
Caro Leonardo , per essere stile Oscar Wilde , ti dirò , c’è solo una categoria di persone che è più detestabile degli animali e dei bambini.
Sono gli adulti.
E i vecchi, dove li mettiamo?
Forse per essere all’altezza di essere Adulti è necessario ricordarsi quando eravamo noi nei panni dei bambini, ricordarsi tutte le emozioni e tensioni, tutte le necessità di cui ne avevamo bisogno e, soprattutto, la nostra necessità di avere degli adulti di riferimento.
Poche cose, ma certe; i “no” piazzati in tal modo e con tutte le spiegazioni possibili (ma se non capite i “no” rimangono); nessuna contrattazione o peggio ancora nessun ricatto (soprattutto da parte degli adulti del tipo “Se fai quello, ti darà quest’altro).
E soprattutto … porre molta attenzione a quel “essere amici dei propri figli” (e cercare di non ingraziarseli). E’ una cosa che potrà andare bene al momento, ma prima o poi presenta il conto. Neppure, credo, opprimere con l’autorità, ma cercare sempre l’autorevolezza, la stima dei e nei propri figli e – perchè no – in certi casi è pure consigliabile “la ricerca insieme della strada migliore” (ovviamente quando i figli sono grandi).
Ed infine, ma forse sta all’inizio di questo discorso, il rispetto sia dei genitori verso i figli (e spessissimo ne ho visto proprio poco) ed insegnare ai figli quello per i genitori. A volte per essere buoni adulti e bravi genitori è necessario partire proprio dal concetto che “i figli non sono nostri e non sono noi stessi”.
Per tornare all’argomento del post: quando il Corano dice che solo i musulmani vanno in paradiso, dice bene. Solo che va compreso ciò che intende. Tutti i puri credenti sono “muslim”:
“In verità, quanto a coloro che credono ai giudei , ai sabei e ai cristiani, quelli di essi che credono in Dio e nel giorno estremo e facciano del bene, nessun timore dovranno avere, né essi si rattristeranno.”
(La sura della tavola imbandita, 5,73)
Caro Matteo, opinione di laico, non teologo, non esperto di Sacre Scritture: effettivamente è proprio Gesù in persona che parla con una certa frequenza dell’inferno.
Mi sono fatto l’idea che per quei tempi, per quell’uditorio, andava bene così.
Ora i tempi sono cambiati. Nella mia ignoranza, l’unica volta che Giovanni Paolo II, in una omelia, ha fatto un indiretto ma evidente riferimento all’inferno è stato in Sicilia nel 1993, nel famoso appello ai mafiosi.
Ok, i tempi sono cambiati.
Ma se una cosa esiste, non smette di esistere, quando la sensibilità della gente rende meno necessario evocarla spesso, quando la gente ha bisogno di essere motivata con la pura positività, con l’amore.
Ciao!
Aurelio
Per Fiorenza, da una “testimonianza” di Annalena Tonelli (http://www.santamariaregina.it/amici/Tonelli/index.shtml):
Poi cominciammo a essere portate come esempio. Il primo fu un vecchio capo che ci voleva molto bene … “Noi Mussulmani abbiamo la fede”,ci disse un giorno,”e voi avete l’amore”. Fu come il tempo del grande disgelo. La gente diceva sempre più frequentemente che loro avrebbero dovuto fare come facevamo noi, che loro avrebbero dovuto imparare da noi a CARE [inglese: care for, voler bene a, prendersi cura di] per gli altri, in particolare per quelli più malati, più abbandonati. Diciassette anni dopo, subito dopo il massacro di Wagalla, un vecchio arabo mi fermò al centro di una delle strade principali del povero villaggio, profondamente commosso perché in mezzo ai morti c’erano suoi amici, perché mi aveva visto quando mi avevano picchiato perché sorpresa a seppellire i morti mentre lui aveva avuto paura e non aveva fatto nulla per salvare i suoi invece io avevo tutto osato e rischiato per salvare la vita dei loro che erano diventati miei, e gridò perché voleva essere sentito da tutti: “Nel nome di Allah, io ti dico che, se noi seguiremo le tue orme, noi andremo in Paradiso”.A Borama, dove vivo oggi, la gente prega intensamente perché io mi converta al mussulmanesimo. Anche negli altri luoghi dove sono stata la gente a un certo punto cominciava a pregare per la mia conversione al mussulmanesimo. Me ne parlano spesso ma con delicatezza, aggiungono sempre che comunque DIO sa ed io andrò in Paradiso anche se rimarrò cristiana.
Sì, è proprio questo che intendevo dire; grazie, Luigi: questa testimonianza di Annalena Tonelli è cosa preziosa. Il vecchio arabo che le grida: “Nel nome di Allah, io ti dico che, se seguiremo le tue orme, noi andremo in Paradiso”. E, d’ altra parte, lei che dice qualcosa di simile a loro, per loro, di loro: “loro mi hanno insegnato la fede, l’abbandono incondizionato, la resa a Dio…una resa che è fiducia e amore”. Qui siamo nel clima in cui vorrei vivere sempre. Una dimensione in cui il problema del desiderare la conversione del’altro va perdendo di senso di fronte al dispiegarsi di qualcosa di più grande, di più reale, che è la Presenza di Qualcuno, in mezzo a noi. Che si possa giungere a tanto già qui, in questa vita, è il miracolo dei miracoli.
Preghiamo anche noi intensamente per la conversione dei musulmani (e degli ebrei, naturalmente)?
Ma noi ormai “preghiamo ” ??
” e per di più “intensamente” ??
Mah…
Per Leonardo
“e i vecchi dove li mettiamo” ‘
ma i vecchi naturalmente non esistono più… sono così anacronistici!
una buona tintura per capelli e un buon chirurgo plastico, qualche ragazzina che ti chiama Papi e la vecchiaia.. non c’è più nel jet-set !!!
Anche al supermercato e al bar del’angolo, a quanto mi pare di vedere … però Dio c’è e molti di quei vecchietti lì sono severamente castigati dalle russe, moldave o ucraine con cui amano accompagnarsi, che, dopo averli spolpati li restituiscono piangenti e sdentati alle vecchie mogli cornificate.
“Sdentati”, mah !, chissà, può darsi pure: ma “piangenti” perchè mai, Leo ?
A domani !
Roberto 55