Saluto il caro, libero, combattivo don Arturo Paoli che ci ha lasciato a 102 anni nella notte tra domenica e lunedì. Il suo nome e la sua parola sono tornati più volte in questo blog e nei commenti metterò qualche link, ma qui lo voglio ricordare per una parola ammonitrice che ebbe a dire nella Certosa di Farneta – Lucca – un mese prima del passaggio del fronte e della strage: una parola che ho trovato nel diario inedito del procuratore della Certosa don Gabriele Costa – uno dei dodici certosini uccisi dai tedeschi in ritirata. L’appunto è alla data del 20 luglio 1944, quando già il monastero rigurgitava di ospiti in fuga dai tedeschi: “Il prof. Don Arturo Paoli, nella Cappella di Famiglia [è una chiesa interna alla Certosa, riservata ai fratelli laici e agli ospiti], esorta tutti i rifugiati a prepararsi con la preghiera e la confessione agli avvenimenti imminenti”. Lo leggo come un monito a prepararmi io oggi agli avvenimenti imminenti.
Grazie ad Arturo Paoli che esortava a prepararsi
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Avevo intervistato don Arturo l’ultima volta per il libro “La strage di Farneta” quando aveva già compiuto i cento. Qui una presentazione del libretto
http://www.luigiaccattoli.it/blog/antologia-delle-pubblicazioni-2/la-strage-di-farneta/
E qui l’ultimo ricordo nel blog di Arturo centenario
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2015/06/18/ho-due-amici-centenari-arturo-e-maria/
Qui una sua parabola al compimento dei cento:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2012/11/30/parabola-di-arturo-e-del-canmmello/
Qui una mia intervista pubblica ad Arturo in San Giovanni a Lucca nel 2006
http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/arturo-paoli-amico-dei-poveri/
Sapevo che ne avresti parlato, Luigi.
Un uomo come Arturo Paoli quando se ne va, lascia un vuoto incolmabile. Avevo letto quel bel libro “la pazienza del nulla” da te segnalato e mi era piaciuto molto. Ne avevo riportato l’ impressione di un uomo di Dio straordinario. Di quelli che capiscono molto di più dei teologi di professione chi sia realmente Dio. Lo capiscono nella vita in cui camminano facendo tesoro delle esperienze proprie e di coloro che si incontrano sulla via. Non Lo incontrano nei libri, non bevono le parole scritte nei grandi volumi da archivio.
La conoscenza di Dio avviene nell’ incontro con il Cristo che si fa presente nel prossimo.
A. Paoli insisteva sul concetto dell’ Amore. E in età avanzata aveva abbandonato ogni elemento dottrinale per abbandonarsi totalmente all’ Amore del Cristo, l’ unica vera legge di Dio Padre. Non è un caso che ciò sia avvenuto quando ormai la sua esistenza era sul finire. Quando Dio e l’ uomo si avvicinano nell’ abbraccio reciproco.
Allora si capiscono molte cose che prima non erano visibili, e si comprende finalmente che l’ unica cosa che conti davvero nella vita è l’ Amore. Ogni altra cosa è superflua. Ogni altra regola appare priva di senso.
Lo aveva capito perfino il laico Norberto Bobbio, esprimendo questo convincimento in un libretto sulla vecchiaia.
A. Paoli , nella sua libertà di pensiero, si permise di criticare certi insegnamenti nei seminari, dove si impartiscono lezioni volte alla difesa dell’ lstituzione più che a evidenziare l’ Amore del Padre nei confronti di ogni creatura umana e, quindi l’ Amore dovuto da ogni uomo ai suoi fratelli.
Le parole di A. Paoli sono un insegnamento prezioso.
Ha lasciato una traccia profonda del suo cammino nel segmento ( lungo) della vita che Dio gli ha dato quaggiù.
Leggevo spesso la sua rubrica su Rocca “amorizzare il mondo”.
“Cosa pensi di trovare oltre la soglia? “Vedi — risponde – oggi pomeriggio un caro amico mi accompagnerà a fare una passeggiata. Io non sto mica a chiedergli dove andremo, non sto mica a farmi spiegare cosa troverò. Così penso all’incontro con Dio. E’ un amico. E io mi fido di lui”.
“Dio opera cose tanto grandi in molte persone. Ringrazia Dio dei doni che fa loro e, se li fa a te, accettali, in nome di Dio. Se poi non te li accorda, fanne volentieri a meno; abbi soltanto lui nel tuo pensiero”. Questo è il senso vero della preghiera: avere solo Lui nei pensieri, e quando si ha Lui nei pensieri, si prende coscienza della propria inadeguatezza, del proprio niente , e allora dispiace anche per un filo d’erba calpestato…
pericoli del credere troppo semplicisticamente che Dio è un “amico”:
nessuna differenza fra Creatore e creatura?
nessuna differenza fra il nulla ontologico ( la creatura) e l’Essereassoluto ( IO SONO COLUI CHE SONO)? Nessun senso di vertigine di fronte all’Assoluto?
un Dio antropomorfo tipo caro vecchietto colla barba bianca che ti batte amichevolmente una mano sulla spalla?
Mosè quando andò sul Monte Sinai per incontrare “IO SONO COLUI CHE SONO ” si sentì dire: togliti i sandali perchè il suolo che calpesti è sacro e non si trovò davanti un amicone ma un FUOCO.
Gesù ha detto ai suoi discepoli “vi chiamo amici e non servi” però ha insegnato a pregare Dio col titolo di “Padre “.
Diciamo infatti nella preghiera che Gesù ci ha insegnato: ” Padre nostro che sei nei cieli” non Amico mio che sei nei cieli.
anche psicologicamente , oltre che spiritualmente ,c’è una differenza tra “amico” e “padre”.
Ci sarà un perchè se tutti i santi cristiani( TUTTI I SANTI, anche San Francesco citato oggi sempre a sproposito!) hanno sempre avuto in ogni epoca una reverenza filiale, un acuto senso della propria nullità e della maestà di Dio, e non una facile ed amichevole “compagnoneria” con Dio.
Mi permetto una citazione letterale di un commento di un utente del blog postato nel thread su Biffi:
” Saaaaaaantooooooo suuuuuibbbbbitoooooo!!!! ”
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2015/07/12/per-biffi-che-fu-forte-nella-fede-e-tagliente-nella-lingua/#comment-141853
Fratello Arturo ha terminato il suo viaggio.
Una quindicina di anni fa ne sentii parlare, di lui e della sua vita, e ne rimasi subito preso. In seguito, con grande mio piacere, l’ho incontrato cinque o sei volte. Sempre parlandoci, discutendo e soprattutto ascoltando. Si dilungava sulle sue favelas e sul modo in cui aveva vissuto, per mezzo secolo, con gli ultimi del mondo. Poi girava il discorso sugli ultimi del mondo attuali.
Una volta gli portai un mio librino, dicendogli: “Io ti ho letto, e desidererei che anche tu leggessi me”.
“Lo farei volentieri, ma fatico”. Aperse un cassetto e ne tirò fuori una lente, grossa come una padella. Lesse l’intestazione e disse qualcosa come “vedremo!”. Dubito che lo abbia fatto, ma sono certo che sarebbe stato inutile, perché lui non vi avrebbe trovato nulla di nuovo.
Un caro pensiero a te, fratello Arturo.
Anch’io tremo al pensiero di chiamare Dio, il Creatore di tutte le cose, l’Onnipotente : “amico”, e magari pensare di dargli una confidenziale pacca sulla spalla. Fino a qualche decennio fa, al sud, si dava del “Voi” al padre. Nelle preghiere d’intercessione, dice San Paolo agli Efesini, si devono “piegare le ginocchia davanti al Padre da cui ogni stirpe nei cieli e sulla terra prende nome”. Gli ebrei pregavano in piedi, il gesto di piegare le ginocchia è un modo del tutto nuovo di santificare il nome del Padre. E se l’Apostolo “piega le ginocchia quanto più dobbiamo farlo noi…
Ho conosciuto molti religiosi e religiose proveniente dall’America Latina e tornati ,in seguito, a fare apostolato in quelle terre lontane: tutti hanno la stessa visione politica di don Arturo Paoli , tutti estremamente politicizzati per questo non mi ha meravigliato più di tanto il dono singolare di Ivo Morales al Papa . Ora, è vero che tutti, cattolici compresi, sono chiamati a combattere l’ingiustizia sociale, ma questo non significa per forza difendere il socialismo o il capitalismo men che meno fare propaganda per questo o quel partito: no, non ci è chiesto, né il cristiano è obbligati ad essere socialista, o di destra e scagliarsi gli uni contro gli altri.
Si può combattere contro l’ingiustizia sociale, il cattolico, il cristiano può. Ma se il cristiano, il cattolico perde di vista l’obiettivo , io credo che le derive sarebbero tragiche..perché la Religine è qualcosa di diverso da una mera conseguenza della miseria umana, la fede non deriva dalla condizione sociale dall’essere miserabile o schiavo, altrimenti suonerebbe come una provocazione Pascaliana del termine del tipo :” suvvìa, azzardiamo una scommessa..” così, per suffragare le tesi marxiste secondo le quali la Religione sarebbe l’oppio dei popoli.
Allora, penso che il cristiano che crede veramente in Dio, quando in questioni politiche si confronterà con l’uso della violenza, il terrore, la pace,la giustizia, l’amore… farà riferimento solo unicamente a Gesù Cristo…non a Marx, o a Lenin o a Mao tse Tung..cosa non del tutto scontata, a quanto pare, in quelle terre alla fine del mondo..
http://www.avvenire.it/rubriche/Pagine/WikiChiesa/Test%20di%20ecclesialita%20%20ultimo%20salutoal%20cardinal%20Biffi%20e%20a%20fratel%20Paoli_20150715.aspx?rubrica=WikiChiesa
Non lo conoscevo moltissimo giusto un libro “la pazienza del nulla” letto penso su suggerimento di Luigi.
La frase sul fidarsi di Dio, al netto della diversità di stili, mi pare simile al telo dei pompieri di Biffi.
Grazie ad Arturo, di cuore, per tutto.
Senza tante menate.
Essere citato da uno che ha il nickname ubi humilitas ibi sapienza è un onore inaspettato… Adulatore che sei Ubi…
Il Dio di Arturo ti prende per mano, non ti chiede di buttarti nel vuoto sperando che ci sia qualcosa a tenerti. È già lì che ti tiene. Niente salti nel buio.
Veramente Biffi ha scritto che tu sai che c’è qualcuno a tenerti.
A casa mia e’ lo stesso Dio.
Ci sono situazioni nel mondo per le quali affidarsi alla fede in Dio come ad un evento quasi miracolistico per cambiarle, è una utopia senza senso.
La Chiesa di una volta chiedeva questo ai diseredati sottomessi alle potenze che li affamavano. Sperare nell’aiuto di Dio e pregarLo per compiere miracoli impossibili è un assurdo. Aspettare l’aiuto compassionevole e solidale degli uomini di buona volontà, specialmente cristiani, non è efficace per cambiare situazioni di ingiustizia che sono indegne dell’uomo. L’aiuto ci sarà, ma sarà equivalente ad una elemosina, ad una goccia d’acqua nella grande sete di giustizia. Chi crede il contrario, è un visionario.
Dio richiede la collaborazione fattiva dell’uomo per operare dei cambiamenti di grandi proporzioni. E la teologia della liberazione aveva lo scopo di spronare alla ribellione gli uomini schiacciati da altri uomini potenti.
La Chiesa di G.P.II e di Ratzinger ha avuto il torto grande di chiudere, per paura e per eccessiva cautela, un capitolo di Storia molto importante per quei popoli che si erano assuefatti al dominio delle classi ricche e prevaricatrici. Chi aderiva a quella teologia, lo faceva nel nome di un’equità sociale ispirata primariamente al Vangelo. Chiuso quel capitolo, i contraccolpi non si sono fatti attendere. Molti ottimi preti, scandalizzati dai richiami dei loro pastori, hanno lasciato la Chiesa, non ritenendola credibile né in consonanza con i dettami evangelici. A mio giudizio avevano ragione.
D’altro canto la Chiesa indulgeva al permissivismo con quei potenti malversatori e adulatori, sedicenti cristiani cattolici, che facevano larghe elargizioni al clero. Si chiama connivenza. E questa è una storia che rimanda la sua eco nei secoli: il dio denaro ha la meglio sulla coscienza morale sia di laici che di certi ecclesiastici. Il suo volto ammaliante ha una presa abbastanza facile e tenace anche su chi dovrebbe respingere con decisione la tentazione con la quale il principe di questo mondo aveva cercato di sedurre anche Gesù.
Dovranno rendere conto a sé stessi e a Dio, quando si troveranno di fronte, di questa colpa. Sarà difficile per loro rispecchiarsi nel volto di Dio.
“Ci sono situazioni nel mondo per le quali affidarsi alla fede in Dio come ad un evento quasi miracolistico per cambiarle, è una utopia senza senso.”
Nelle parole di Biffi l’affidarsi è riferito all’opzione esistenziale di fondo, non all’attesa di qualche miracolo.
Molto Barthiano tra parentesi.
I due discorsi mettono l’accento sulla fiducia ( Io non sto mica a chiedergli dove andremo, non sto mica a farmi spiegare cosa troverò. ) più che sulla conoscenza certa, in questo li ho trovati simili. (Anzi nel libro di Paoli che ho letto c’è anche l’accento sul nulla).
Notte.
Quello che di una certa chiesa sacrificale non sopporto è questa logica del salto nel buio… Magari sarà pure lo stesso concetto di fiducia ma non mi piace tanto questa senso di “tragicità”… Sara se non sbaglio hai citato Kierkegaard relativamente a Biffi.
Si Kierkegaard che ho detto non essere molto nelle mie corde. (Ma affascinante)
L’accento era sulla fiducia non sul salto nel vuoto. (Che è tipico della teologia protestante noi cattolici procediamo a passetti)
“Dio richiede la collaborazione fattiva dell’uomo per operare dei cambiamenti di grandi proporzioni”.
Stesso postulato lo applicano i tagliagola dell’Isis.
Onnipontente è un errore di traduzione. Il Pantacrator, tradotto dal greco al latino con Omnipotens ci ha fatto commettere alcuni errori di valutazione. Un conto infatti è dire che Dio è creatore del tutto, un conto è dire che è onnipotente. I due concetti non sono del tutto sovrapponibile. Diffifilmente l’Onnipotente potrà essere amico. Il Creatore di tutto probabilmente sì.
Questo e’ il senso della lezione di Ratisbona.
Poi ognuno ha il Dio che si merita…
Ha ragione sara: la fiducia di fondo, o pedagogia evolutiva o come meglio credi, invita a vivere le situazioni contingenti, anche le più tragiche, con l’atteggiamento fiducioso del bambino [ricordate? “se non diventerete come bambini non entrerete” ] è un dono , la fiducia, e un compito.
Un dono perché la realtà in cui siamo immersi [a volte nostro malgrado] ci è data , così com’è ,e anche nella peggiore delle circostanze si presenterà piena di senso e di valore solo se sorretta dalla fede, e abbandono, in Dio, nel quale mi rifugio senza riserve .
Un compito, perché è anche nel buio più tremendo che ci si confronta con la libertà la quale si presenta anch’essa come una realtà contingente da verificare nella prassi.
Allora sarà bloccante, la realtà in cui sono immerso, inesorabile, horror vacui, assurdità e mi esolleciterà alla scelta per un pro o un contro, si o no, la fuga o il restare in base alla fiducia o sfiducia che avrò nei confronti di Dio e della vita.
Lo Stesso principio, che diventa critica ovviamente, lo possiamo applicare alle condizioni sociali: ci interroghiamo sulle ingiustizie, sul perché del fallimento delle istituzioni: problematiche, catastrofiche, che spingono gli esseri umani al suicidio alla guerra alla povertà…e cos’è questa se non una sfiducia di fondo inculcata da certe ideologie mortifere che deprivano i popoli della sicurezza, della dignità, atte solo a defraudare, annichilire i popoli con leggi capestro. Ecco la disperazione che non lascia spazio ad alcuna speranza…davvero mortale: la sfiducia di fondo.
E’ una lotta continua la decisione in favore della realtà, problematica la fiducia di fondo: oscillanti come siamo tra fiducia e disperazione. Spesso minacciata otpabile, la fiducia , mai definitiva, per questo occorre vigilare e molto per mantenerla viva, accesa come la lampada delle Vergini in attesa…
I tagliagole dell’ ISIS applicano il postulato della diffusione della loro religione vista erroneamente, cioè fraintesa alla grande.
Nella teologia della liberazione c’ è ben altro, per chi lo voglia capire.
E per chi voglia capirlo, il marxismo, che però era solo un filone di quella teologia, non è stato solo la violenza di Stalin e dei suoi seguaci.
Come altre volte ho detto, nasceva da una esigenza profonda di cambiare uno stato di cose incancrenito.
Solo una comunicazione di servizio, casomai qualcuno che si trovasse per davvero nel buio piu’ tremendo della sua storia si fosse trovato a leggere qui, oggi.
Vorrei “rassicurare” tutti coloro che si trovano schiacciati letteralmente sotto il peso di sofferenze inaudite di vario genere, ordine e grado.
Se anche non padroneggiassero in modo olimpico l’atteggiamento fiducioso del bambino in braccio alla madre, se proprio non ne avvertissero nemmeno l’ombra, se anzi si sentissero fortemente inclini a mandare a quel paese gli esortatori devoti e sapienti in tal senso, che attorno a loro non mancano mai,non importa assolutamente nulla.
Se anche non trovassero , pur con tutta la fede del mondo, la realtà che tocca loro di vivere piena di senso e di valore, se anzi la trovassero- come semplicemente e concretamente è nel loro caso -senza alcun senso e senza alcun valore suo proprio(, se non quello della vita in se stessa,sempre e comunque vita da vivere in pieno), se da questo schifo scandaloso e incessante non solo non trovassero facile consolazione nella fede, ma un bisogno irrefrenabile di sbatterla in faccia a Dio, chiamandolo a rispondere personalmente e duramente di ogni singolo attimo di sofferenza innocente che sono chiamati a bersi fiuno all’ultimo goccio, bene, se si trovassero in questa situazione, non si spaventino e non si demoralizzino ulteriormente per questo.Hanno già una croce devastante da portare, senza bisogno che altre some siano aggiunte.
Guardino solo a Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto.
Il nostro Dio amico, fratello, complice di sofferenza, collega di emarginazione, il nostro Dio tradito, umiliato, abbandonato, fallito, rinnegato, reietto e mollato a crepare in croce da tutti, salvo due soli.
Non stacchino lo sguardo di lì.
Quel Gesù, che non è salito in croce chiosando ” vedi? sto sereno come un bimbo in braccio a sua madre”, ma avendo dimostrato tutta quanta la sua angoscia e la sua desolazione, come ciascuno di noi, Lui è vicinissimo, ma per davvero,a tutti loro: molto piu’ che a tutti gli altri, molto più che in tutti gli altri momenti della vita….
Ci si abbracci a Lui e non gli si stacchino gli occhi di dosso, anche quando non si riuscisse piu’ a fare, a dire o a pensare null’altro: figuriamoci a pregare.
Fine della comunicazione di servizio.
Meravigliosa comunicazione di servizio. Fanne altre ogni tanto!
Che bella boccata d’ossigeno Lorenzo!
E’ stato come vedermi dal di fuori quando qualche anno fa avevamo a che fare con il cancro e l’unica cosa che riuscivo a fare era sedermi e guardare il Crocifisso, senza una parola, un gesto, un pensiero e meno che mai, una preghiera.
Grazie delle conferme che mi dai, ogni tanto.
Un bacio a te e Margherita
Un grandissimo abbraccio a principessa, anzi due, contando Margherita!!!
🙂