Gli agnostici ci passano avanti dice Benedetto

I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31-32)… Tradotta nel linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede. Così, la parola di Gesù deve far riflettere, anzi, deve scuotere tutti noi. – Così Benedetto poco fa a Freiburg im Breisgau. Mi pare detto bene.

119 Comments

  1. Nino

    Un’inversione di tendenza?

    Comunque mi fa piacere che anche Benedetto ci sia arrivato.

    Per il resto, che non è meno impegnativo, sto alla finestra.

    25 Settembre, 2011 - 14:42
  2. Gioab

    Così ora tutti i difensori della cupola diroccata spariranno come neve al sole per riapparire ammantati di un candore mieloso e fraterno disposti al dialogo mentre altri più radicali se la prenderanno con l’inchino della curia non essendo disposti a perdere il primato. Offesi per la critica alla loro assiduità abituale priva di sostanza.

    25 Settembre, 2011 - 15:18
  3. Nino

    Mi dicono che i fiori di bach fanno miracoli.

    Anche se io rimango dell’idea che belle passeggiate all’aria aperta, meglio se in montagna, e bagni con sali profumati e vapori di essenze balsamiche siano decisamente la cura migliore per certe psicopatologie da vaniloquio.

    25 Settembre, 2011 - 15:28
  4. Clodine

    “Chi di questi due ha fatto la volontà del padre?”….io mi soffermerei più su questo segmento della pericope attorno al quale si avvita il resto del testo, perché l’importante è fare la Volontà del Padre e la Volontà del Padre,nel contesto, è che la vigna sia lavorata, qui si tratta di coltivare, di sudare,non di difenderla. Ritengo che ogni discriminazione sia pericolosa. Non abbiamo tra le mani la livella per stabilire chi è dentro e chi non lo è, quella eventualmente solo Dio ce l’ha. Abbiamo delle indicazioni, certamente legate all’infondatezza di certi privilegi che si ritengono acquisiti e per converso mettono in luce indebite esclusioni sulla scorta del pregiudizio, dell’ipocrisia. Come dicevo nel post precedente: ci si accosta alla Vigna del Signore non con la verità sotto il braccio, ma con la Verità tradotta nei fatti. Ricordate la pericope precente la presente risonanza, sempre di Matteo [7,21] è importante per la comprensione: “molti diranno: non abbiamo profetato nel tuo nome, nel tuo nome cacciato demoni e fatto molti miracoli! ed Egli rispose: “Non vi ho mai conosciuto. Andate via da me,voi tutti, operatori d’iniquità!” , e se dovessimo aprire il dossier delle accuse, gli errori dei coltivatori, i singoli sbagli , la requisitoria sarebbe implacabile anche tra i ladri e le prostitute…Credo che tra i figli del “si” e quelli del “no” esista una terra di mezzo in cui si partorisce il figlio del silenzio, che non parlare, nè punta il dito accusatore ma ha orecchie per ascoltare e occhi penetranti per vedere cosa c’è da fare, mette mano all’aratro senza voltarsi..

    25 Settembre, 2011 - 15:42
  5. Clodine

    Geob, il vizio di dire sproloqui [eufemismo] non se lo toglie he…ci vuole uno stomaco di ferro per sopportarla…

    25 Settembre, 2011 - 15:53
  6. Gioab

    @ Clodine
    “l’importante è fare la Volontà del Padre e la Volontà del Padre,nel contesto, è che la vigna sia lavorata, qui si tratta di coltivare, di sudare, non di difenderla.

    L’ha scritto lei questo ?
    “costei è simile a una donna che guarda la sua faccia naturale in uno specchio. Poiché si guarda, e se ne va e immediatamente dimentica quale sorta di donna essa sia. “ ( Giacomo 1.23-24)

    25 Settembre, 2011 - 19:38
  7. Clodine

    Senta, Geob, ne ho piene le scatole delle sue insinuazioni e continui riferimento offensivi. La misura è colma…e se non ci pensa Luigi farò a modo mio….non creda che mi manchi la favella o il coraggio di rispondere pan per focaccia e ridurla in polvere! il vizzietto di insultare se lo deve togliere! Chi la sta interpellando!? Ho fatto il suo nome? Ho chiesto forse un suo parere un suo commento…?…La sua offesa del tutto gratuita se la infili in quel posto…ammesso che sia integro. La deve smettere di fare il Killer sui blog e divertirsi ad insultare le persone visto che non è in grado di affrontare nessun tipo di dialogo. Sa a cosa la paragono? Ad un fastidioso ossiuro di difficile estrazione!? brutto ceffo energumeno…Non si permetta MAI più di pronunciare il mio nome sono stata chiara!?…

    25 Settembre, 2011 - 21:06
  8. fabi

    A me del Vangelo di oggi colpisce il tempo:
    è al presente! … Vi passano avanti.
    ‘notte a tutti.

    25 Settembre, 2011 - 22:15
  9. Gioab

    @ Clodine
    Riferimenti offensivi ? dove ?
    “non creda che mi manchi la favella o il coraggio di rispondere pan per focaccia e ridurla in polvere!” Vendicativa ? Anche ? Ma non aveva lo stomaco di ferro ?

    “se la infili in quel posto…ammesso che sia integro.” “- mettere mano all’aratro senza voltarsi..” Si fa così ?

    Killer sui blog ? ma è solo una scrittura ? si fa killeraggio con le scritture ?
    “visto che non è in grado di affrontare nessun tipo di dialogo” Di cosa vuole parlare ? Del verme dei bambini ? voleva dire che è una bambina e io sono il suo verme ? con cui vuole dialogare ?

    25 Settembre, 2011 - 23:17
  10. Marilisa

    I fedeli “di routine” sono molti di più di quanto si possa immaginare. Vanno a messa tutte le domeniche e nelle feste di precetto, danno quache soldo in elemosina, spesso conoscono le sacre scritture, e soprattutto sono pronti a giudicare con una punta di disprezzo, e certo negativamente, tutti quelli che non vedono aderenti al loro modello di religiosità e quelli che professano religioni diverse da quella cattolica.
    Anche tra i preti purtroppo ci sono fedeli di routine.
    Gli agnostici, dubbiosi sull’esistenza di Dio, ma che rispettano il prossimo e le loro credenze religiose, che hanno consapevolezza delle loro debolezze, che magari vorrebbero credere e non riescono a trovare la luce, che fanno del bene a modo loro, non c’è dubbio che, non essendo ipocriti, vanno assimilati ai pubblicani e alle prostitute di cui parla il Vangelo di oggi.
    Tutti noi che ci diciamo credenti cattolici siamo chiamati in causa da questa pagina di Vangelo così categorica e provocatoria, che ci fa tremare.
    L’ unica consolazione è che Dio vede tutti, i buoni e i più reticenti, come figli nei quali ripone la sua ostinata fiducia, nonostante tutto.
    A questa idea di Dio dovremmo, a mio giudizio, ancorarci con tutte le nostre facoltà mentali per non perdere la speranza.

    25 Settembre, 2011 - 23:47
  11. Clodine

    “si fa killeraggio con le scritture ?” : si, si fa killeraggio con le scritture solo i seguaci di satana lo sanno fare, manovrando la Parola di Dio .

    26 Settembre, 2011 - 4:55
  12. @Clodine
    perdonalo, non sa quel che fa (o forse si). Hai tutta la mia stima ed appoggio per sopportare tale zizzania.

    Mi sono sempre chiesto perchè Gioab, zelante pioniere della sua personale setta, si prodighi a tempo pieno solo in questo blog piuttosto che su altri dove ci sarebbe più bisogno dei suoi sproloqui (e verrebbe certamente più apprezato che qua eheheh) come con l’UAAR…

    26 Settembre, 2011 - 8:28
  13. Clodine

    Grazie per la solidarietà Spunto. Il tuo blog è molto bello, lo leggo sempre con grande piacere.
    Felice giorno!
    Clo

    26 Settembre, 2011 - 8:37
  14. L’affermazione è quella che è ed e condivisibilissima.
    Inserita però nell’insieme di un discors, di un pensiero, di una visione globale. Poco più avanti benedetto XVI dice che questo “non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio.”
    Anzi, per il Papa a queste persone va espressa gratitudine,così come va espressa profonda gratitudine a chi, tramite le strutture della Chiesa prestano il loro volontariato.che “richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale.”
    C’è un “però”, una domanda da porsi in questo, che Benedetto XVI evidenzia e cioè: “come è il mio rapporto personale con Dio, nella preghiera, nella partecipazione alla Messa domenicale, nell’approfondimento della fede mediante la meditazione della Sacra Scrittura e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica?
    Ovvero, si offre un servizio meramente “tecnico-professionale” o ad esso viene aggiunto il necessario di più, cioè “l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo” ?
    Ma la domanda più importante da porsi è questa: si fa davvero parte anche “spiritualmente” di quella struttura, oppure tale struttura è solo “usata”, per fine seppur nobile come le opere caritatevoli ed assistenziali, senza che se ne condivida lo spirito, la dottrina e la legge, e la fede di chi le muove e ispira, cioè Cristo e la Chiesa?
    Buona giornata a tutti

    26 Settembre, 2011 - 9:02
  15. E cmq alla fine di questo discorso Benedetto XVI fa un chiarissimo richiamo all’umiltà, ad “ascoltare Cristo, la Parola di Dio, la quale rinnova ininterrottamente la Chiesa ed ogni suo membro.”

    .

    26 Settembre, 2011 - 9:08
  16. Marilisa

    E comunque il punto importante, che ha maggior rilievo, resta che gli agnostici e quelli che non credono sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”. Cosa a cui molti fedeli forse non avevano mai pensato.
    Certamente l’umiltà è un elemento essenziale, non solo nella Chiesa ma in ogni campo della vita. La prosopopea è esecrabile sempre.

    26 Settembre, 2011 - 10:32
  17. Clodine

    Eh, carissima, purtroppo, il bacillo del fariseismo non fù mai debellato: è rimasto tal quale. Continua a mitere vittime, a contagiare ad oltranza. Il suo esordio non sempre si palesa esteriormente, ma dentro scava il tarlo e si è inesorabilmente “perduti”, finanche per la misericordia di Dio il quale nei confronti dei farisei usa solo l’invettiva. Però, io credo ci sia un antibiotico, un rimedio efficace: riconoscersi ipocriti. In quel medesimo istante in cui questa scoperta arriva come aceto sulla piaga e ci si sbarazzo della “seconda faccia”, anche Cristo ci riconosce…allora, e solo allora ci si potrà incamminare sulla via della salvezza..

    26 Settembre, 2011 - 11:08
  18. Marco

    Strano leggere il vostro plauso…
    Ma anche comprensibile…
    Non ci si sente mai nella parte dei routinari…

    26 Settembre, 2011 - 11:09
  19. Marilisa

    Chi te lo dice, Marco? Ne sei proprio sicuro? La frase del Vangelo e quella del Papa interpellano ciascuno di noi, nessuno escluso. Più che di “plauso” si tratta di rimarcare un concetto che, per quanto mi riguarda, era già mio e più volte lo avevo espresso senza, peraltro, trovare il consenso di nessuno. Ma tant’è….Quando parla un’ autorità è tutt’altra cosa.

    26 Settembre, 2011 - 11:40
  20. FABRICIANUS

    Clo, sono con te.

    26 Settembre, 2011 - 11:48
  21. ondivago

    Non per fare le pulci a Benedetto, che dice una cosa molto vera a proposito di noi tutti quando caschiamo nella routine della fede..il concetto è chiarissimo e la sferzata efficace.
    Però non mi pare che c’entri molto con il richiamo di Gesù ai “publicani e alle prostitute” che passano davanti nel regno dei cieli.Gesù è andato a pescare le due categorie piu’ esecrate e vituperate per la mentalità del pio ebreo di allora( a parole, ovviamente: perché la presenza delle due figure testimonia non solo una pratica diversa dalla teoria, ma soprattutto un “bacino di utenza” come al solito florido e ben nutrito, almeno per la prostituzione).
    Sottolineando che queste, ritenute anime perdute, dal fondo della loro vita battagliata, avrebbero potuto ascoltare piu’ facilmente il richiamo della voce di Dio, come era stato con Giovanni, ed approdare al pentimento e alla conversione. A differenza dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo che pur “vedendo” e sapendo, si sentivano già nel giusto, restando pietrificati in sé stessi.
    Insomma un ceffone diretto e violentemente provocatorio ai moralisti , ai benpensanti, e agli uomini di religione moralisti e benpensanti. Sarebbe come se , con riferimento alla mignottopoli che ormai si trascina da noi ( e non solo) da anni, dicesse, che so?, ai membri del sacro collegio( ma anche, piu’ terra terra ai partecipanti a qualunque messa domenicale): i corrotti e le mignotte vi passano davanti nel mio regno.
    Che ha un impatto un po’ diverso, no? 🙂

    26 Settembre, 2011 - 12:06
  22. Federico B.

    Sarebbe opportuna una precisazione: i pubblicani e le prostitute dopo l’incontro con Gesù si sono convertiti e hanno cambiato vita.
    Se non c’è conversione non passano davanti a nessuno, restano dove sono.
    La “routine” fa perdere passione e intensità a tutto, non solo alla vita spirituale: il Papa ci richiama questo aspetto per sollecitare i credenti a di tenere sempre vivo l’amore per Cristo, senza cedere alla tentazione della “tiepidezza”.
    Comunque sono d’accordo con Marilisa: l’umiltà è una virtù essenziale per ogni cristiano, consigliabile per ogni uomo.
    .

    26 Settembre, 2011 - 12:25
  23. Clodine

    @ Marco”Strano leggere il vostro plauso…
    Ma anche comprensibile…
    Non ci si sente mai nella parte dei routinari…”

    …punti di vista!..il mio è senz’altro Socratico,nel senso che nessuno possiede virtù acquisite: le virtù [ivi compresa la capacità di sgretolare il proprio ego, il proprio falso, bugiardo, meschino ego che ci fa essere uno, nessuno, centomila, marionette dalla faccia intercambiabile pronti a puntare il dito e a giudicare] sono innate, sono dono di Dio. E se dono di Dio è il discernimento si è anche in grado di stabilire il livello della propria fede e a comprendere noi stessi e Dio in noi. Perchè, vedi Marco, la fede non è dimostrabile empiricamente, essa è un diamante dentro il cuore e solo Dio può vederne la purezza, ma il male si, la malvagità si, la doppiezza si, sono individuabili, percepibili e rendono odiosa la creatura che ne è posseduta sia essa routinaria o distante anni luce dalla Chiesa, non c’è distinzione: la bruttezza interiore non fa differenza di persone…

    26 Settembre, 2011 - 12:44
  24. Clodine

    Ciao FABRICIANUS !! UN BACIONE GRANDE!

    26 Settembre, 2011 - 12:48
  25. ondivago

    D’accordo con la precisazione di Federico B.
    I pubblicani e le prostitute “dopo” si sono convertiti e hanno cambiato vita.
    Che è quello che avrebbero dovuto fare anziani e capi dei sacerdoti, e che invece non hanno fatto. Loro infatti, senza pentimento e conversione, non vanno da nessuna parte, e restano dove sono.
    E non è un gran bel posto.

    26 Settembre, 2011 - 12:53
  26. fabi

    Il Vangelo è al presente,
    forse vuol dire qualcos’altro …
    magari ci si può fermare a pensarci.

    26 Settembre, 2011 - 13:28
  27. Pika

    Veramente nel Vangelo la precisazione non c’è. Ovvero non è richiesto alcun cambio di professione a persone che non avevano la possibilità di farlo (nella società dell’epoca erano reietti per sempre).
    Il senso secondo me è che molti pubblicani e prostitute nel Vangelo mangiano con Gesù (= danno adesione a lui), mentre i farisei mormorano.
    L’effetto è che la parola di Gesù per pubblicani e prostitute è liberante (in questo senso, dopo, “si convertono”), mentre per i farisei è opprimente.

    26 Settembre, 2011 - 13:56
  28. Federico B.

    Mangiare con Gesù significa entrare in intimità e comunione con Lui.
    Già questo è l’inizio del loro cammino di conversione.
    Il Vangelo è pieno di peccatori convertiti: Levi, Zaccheo, la peccatrice di Lc 7…
    Gesù li accoglie con amore e loro si pentono e cambiano vita.
    Credo che le parole del Signore si riferiscano a questi peccatori, non genericamente a pubblicani e prostitute in quanto tali, e quindi comprendendo anche coloro che perseverano nel peccato.
    Aggiungo che erano tutte persone consapevoli di essere peccatori.
    Oggi che ne è del senso del peccato e del male?
    Se non ci riconosciamo peccatori, come i farisei dei tempi di Gesù, come facciamo a incontrare Cristo, pentirci e convertirci?

    26 Settembre, 2011 - 14:13
  29. ondivago

    E’ vero Pika.
    Chi ha provato su di sè una “vita di peccato” coglie immediatamente la forza liberatoria di Gesù, che si mostra sempre vicinissmo a chi si riconosce a terra e a pezzi.
    Quando invece ci si sente- sventatamente .- piu’ o meno ” a posto” con la coscienza, è molto piu’ difficile non solo cogliere questa forza, ma accogliere e vivere la parola stessa del vangelo.Di qui tutti i contorcimenti che facciamo quando ci sentiamo come il Fratello maggiore della parabola, i distinguo, i tentativi di addomesticamento, ecc ecc.
    La realtà è che dal papa al piu’ sciagurato dei battezzati, tutti abbiamo lo stesso bisogno di pentimento e di conversione. Lo stesso, senza graduatorie.
    Direi che non è tanto il senso del peccato la cosa importante ( viaggia di pari passo alla voglia della trasgressione, in senso proporzionale), quanto il senso di essere peccatori, e di rimanerlo a vita, anche dopo le conversioni e i cambiamenti.

    26 Settembre, 2011 - 14:28
  30. Nino

    Ma quanti luoghi comuni madama dorè, ma quante ovvietà e sfondoni.

    Saò mica capitato nel blog delle elementari?

    26 Settembre, 2011 - 14:38
  31. Gioab

    @ FedericoB.

    “Mangiare con Gesù significa entrare in intimità e comunione con Lui.
    Già questo è l’inizio del loro cammino di conversione.
    Il Vangelo è pieno di peccatori convertiti: Levi, Zaccheo, la peccatrice di Lc 7…
    Gesù li accoglie con amore e loro si pentono e cambiano vita.”

    Bella considerazione, ma nessuno di questi ha fatto la comunione con lui né ha partecipato alla sua cena. Come mai. Come avranno fatto a convertirsi senza l’eucarestia ?

    26 Settembre, 2011 - 14:45
  32. Pika

    Secondo me i pubblicani e le prostitute del Vangelo sono tutte persone consapevoli di essere impure (intendevi questo con peccatori?), ovvero condannate dalla religione del tempo. Gesù invece mostra un volto di Dio che non discrimina fra puro ed impuro. Questo brano non riguarda invece il peccato, ovvero le opere buone o cattive (in base a Mt25) fatte da “pubblicani e prostitute”; è una critica ai farisei che discriminandoli (oltretutto in nome di Dio!) facevano male ad essi.
    Nella chiamata di Levi non si parla delle sue opere; nel brano di Zaccheo invece è descritto esplicitamente il cambio di vita (da accumulare ricchezza a condividerla); In Luca 7 l’accento mi sembra sugli effetti della “liberazione”: nei gesti della donna è descritta non la contrizione ma l’amora scaturito.

    26 Settembre, 2011 - 14:48
  33. Gioab

    @ Clodine
    Aaahhhh , non avevo capito. Allora la Parola di Dio fa killeraggio ! Viene usata da Satana e per questo è definita una spada a due tagli ( Ebrei 4.12) – Perché taglia e divide !

    26 Settembre, 2011 - 14:50
  34. Pika

    “Come avranno fatto a convertirsi senza l’eucarestia ?”
    Cosa vuoi dire Gioab?

    26 Settembre, 2011 - 14:52
  35. ondivago

    @ Nino

    Me li vuole raccontare madama dorè
    questi luoghi comuni?
    Me li vuole raccontare madama dorè
    queste ovvietà e sfondoni?

    ( da canticchiare cantilenando intorno alla signora maestra)

    26 Settembre, 2011 - 15:10
  36. Nino

    Rileggiti e capirai, forse, madamadorè.

    E poi già il nickname a proposito di luoghi comuni è tutto un programma.

    Comunque, non badare a ciò che scrivo.
    Tira dritto e fregatene.

    26 Settembre, 2011 - 15:17
  37. Clodine

    Nino….dai!…..

    26 Settembre, 2011 - 15:26
  38. nico

    Nino, quando parli di luoghi comuni forse ti riferisci a questo?

    “Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
    le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.
    Quanto il cielo sovrasta la terra,
    tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
    i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8-9).

    26 Settembre, 2011 - 15:35
  39. ondivago

    Grazie per l’invito, del tutto superfluo.
    Il nickname è quel luogo comune.
    Hai fatto bene a mettere quel ” forse”: perchè infatti mi sono riletto, e non ho ” capito” .
    Ho trovato invece che lo stesso ” forse” non entra nel ritmo della filastrocca: non si puo’ cantare.
    Dovresti mettere un po’ piu’ di attenzione nel fare i tuoi compitini e le tue rispostine.
    ( vado subito a dirlo alla signora maestra)

    26 Settembre, 2011 - 15:44
  40. Federico B.

    @Ondivago,
    mi riferivo al senso del peccato che si compie, al senso del male fatto. Quindi, sì, si può dire come dici tu: senso di essere peccatori.
    La mentalità relativista di oggi non aiuta e tutti si sentono sempre a posto con la “propria coscienza”: secondo questa logica dovremmo essere tutti santi e invece siamo tutti peccatori che non sono capaci di convertirsi…

    @Pika,
    i personaggi del Vangelo che ho citato sono pubblicani e prostitute (peccatori, appunto) che incontrano Cristo e cambiano vita. Non volevo addentrarmi nei brani che li riguardano e che, come dici tu, affontano altri temi. Non vorrei che qualche “pubblicano” di oggi si sentisse approvato e rinunciasse allo sforzo necessario per la conversione.

    26 Settembre, 2011 - 15:45
  41. fabi

    Pika,
    quando parli di precisazione che non c’è,
    di quale parli?
    Secondo me io sono d’accordo con te,
    ma vorrei capire il tuo punto di vista.
    Grazie

    26 Settembre, 2011 - 15:47
  42. Clodine

    Geob…guardi, non condivido uno iota delle cose che dice men che meno i testi sacri che consulta i quali sul versante della traduzione sono osceni,…..ma questo è un mio punto di vista che certamente lei contesterà: fa niente! Andranno bene per i TDG , MAI per un cattolico per cui mi sembra più che evidente che parliamo lingue totalmente diverse.
    Tuttavia, parafrasando S.Paolo nella I ai Corinzi [ cap 7] : lei continui a vivere nella condizione che aveva quando Dio la chiamò, ed io nella mia; accetterò di buon grado di conversare con lei, ma la prego: non mi chieda alcun tipo di confronto di stampo teologico perchè troverà un muro!
    Detto questo le dico che mi dispiace averla trattata duramente questa mattina. Pertanto le porgo le mie pubbliche scuse sperando di non incorrere mai più in simili spiacevoli inconvenienti! Lei rispetti me ed io farò altrettanto e vedrà che andremo daccordo.

    Clo

    26 Settembre, 2011 - 15:50
  43. Pika

    Fabi,
    mi riferivo alla precisazione di FedericoB: “i pubblicani e le prostitute dopo l’incontro con Gesù si sono convertiti e hanno cambiato vita. Se non c’è conversione non passano davanti a nessuno, restano dove sono.”
    Nel brano di domenica scorsa non si parla di conversione, per questo mi sembra che le categorie “pubblicani e prostitute” non siano quelle dei peccatori (persone che agiscono per il male, “non lavorano nella vigna”), ma delle persone impure secondo la legge di Mosè, quindi emarginate dai capi religiosi del tempo.
    Gesù afferma che il fatto di essere impuri secondo la legge non li trasforma necessariamente in peccatori.
    Tu che ne pensi?

    26 Settembre, 2011 - 16:21
  44. Gioab

    @ Clodine
    Confesso che sono stupito ! Piacevolmente e mi congratulo con cotanto coraggio e forza. Davvero brava. Vede, è tutto qui; è questo il cristianesimo non altro non dogma o rito. E’ questo coraggio che la rende cristiana e degna di considerazione.

    E’ la vita vissuta con la capacità di dire e fare il cristianesimo nel modo da essere iitato.

    Non ho altro da dirle, parliamo due lingue diverse ? dovremo imparare a parlarne una sola : “Poiché allora darò in cambio ai popoli una lingua pura, perché tutti invochino il nome di Geova, perché lo servano a spalla a spalla’.” ( Sofonia 3.9)

    “Nel mondo avete tribolazione, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”.” – Cristiano è il modo in cui si supera la tribulazione. Come ha fatto lei. Il rispetto va meritato non è gratuito o per cortesia !

    26 Settembre, 2011 - 16:25
  45. Marilisa

    Il brano del Vangelo di ieri ha fatto scaturire molti commenti, vedo; tanto più in quanto le parole del Papa hanno messo in rilievo la possibilità di salvezza per agnostici e atei. Prevale da sempre un’ interpretazione di questa pagina del Vangelo: quelli che appaiono peccatori, non obbedienti alla volontà del Padre, non è escluso che entreranno nel Regno di Dio prima di quegli altri che, osservando formalmente le prescrizioni religiose, con una fede di facciata, si ritengono salvi.
    Tutti noi sappiamo quanto sia provocatoria la parola del Signore, e lo è nei confronti di tutti. In tutti noi che diciamo di credere, c’è, io penso, un po’ dell’ uno e un po’ dell’altro figlio. Chi può dire di avere una fede lineare? Chi può credere di essere a posto con la coscienza in materia di fedeltà a Dio? La parola del Signore è molto esigente e richiede l’aiuto di Dio stesso per essere messa in pratica. Gesù lo sa bene anche perché la sua venuta fra noi risponde al suo amore per noi, tutti peccatori, e soprattutto per quelli che nella società vengono additati e disprezzati ( e già il senso di superiorità è una colpa). I farisei che sono pronti a criticare, forse sono più colpevoli perché ipocriti, perché possono ingannare gli uomini, che giudicano dalle apparenze, ma non sfuggono a Dio che legge nei cuori.
    Come non condividere il giudizio di Gesù? Pubblicani e prostitute, se talvolta o spesso fanno con cuore la volontà di Dio, sono più meritevoli di chi bada alla ritualità, antica o moderna che sia. Dio si onora più con le azioni che con i riti, perché le azioni sono il cuore della carità. E–lo ricordo– fra le tre virtù teologali la carità supera le altre.
    Quando il Papa, ieri, ha parlato giustamente di agnostici e atei che potrebbero passare davanti ai fedeli di “routine”, non ha pronunciato, mi pare, le parole pentimento e conversione. Se qualcuno non crede nell’esistenza di Dio, di che cosa sarebbe colpevole? Di che cosa dovrebbe pentirsi?
    Eppure non pochi fra di loro sono generosissimi. E non si tiri in ballo sempre, a proposito e a sproposito, il relativismo religioso.
    La verità è che tutti, proprio tutti, dobbiamo semplicemente chiedere l’aiuto del Signore per avere il giusto discernimento di ciò che è bene e male, e per fare del nostro meglio per la realizzazione del Regno. Anche i riti, in fondo, devono servire a darci forza per questo scopo, accrescendo la nostra fede.

    26 Settembre, 2011 - 18:05
  46. Nino

    Marilisa,
    sono in piedi per una standing ovation senza piaggeria nè ironia.
    Non avrei saputo dire meglio.

    Nico,
    talvolta per superare l’avvitamento, è bene dare una “scossa” , una discontinuità, esagerare fino al punto di far dire a Clo, ciao Clo,
    “Nino….dai!…..”

    Quel passo di Isaia è più per gente come il caimano.
    Ciao.

    Non sono il caimano

    26 Settembre, 2011 - 18:50
  47. Nino

    REFUSO : Non sono il caimano

    26 Settembre, 2011 - 18:51
  48. Nino

    Marilisa,
    potrei solo aggiungere che il figlio è uno solo.
    Si tratta di uno sdoppiamento della personalità che nella stessa situazione ci fa assumere un diverso atteggiamento, falso o leale
    in funzione del rapporto di amore-odio intrinseco al rapporto filiale.

    Subirlo o confrontarsi lealmente e apertamente con il padre.

    Così penso.

    26 Settembre, 2011 - 19:08
  49. nico

    Nino
    se il caimano a cui ti riferisci è quell’unico che io chiamo così, sarei davvero curiosa di sapere in quale senso riferisci a lui le parole di Isaia.

    Ma scriverlo qui ci porterebbe OT. O no?

    26 Settembre, 2011 - 19:56
  50. Marilisa

    Nino,
    “confrontarsi lealmente e apertamente con il padre” sarebbe augurabile in ogni famiglia umana terrena.
    In riferimento al nostro rapporto con Dio, è, secondo me, l’atteggiamento più consono alla nostra natura di uomini che il Padre ha creato liberi affinché giungiamo consapevolmente, passo dopo passo,–anche attraverso i rifiuti, le cadute e le varie vicende umane– all’amore per Lui. Egli non ci costringe e plasma la nostra fede nel modo che a Lui piace. Solo Dio sa tessere la trama che può portarci alla salvezza. Noi dobbiamo sperare.

    26 Settembre, 2011 - 20:27
  51. Nino

    Marilisa,

    certamente, sono d’accordo per Padre intendevo Dio e il rapporto personale dei figli-o con Lui..
    Nella semplificazione ho sottovalutato l’equivoco interpretativo.

    Nico,
    avendo interpretato il passo di Isaia come metafora di delirio di
    onnipotenza e superiorità da parte mia, ho specificato che l’unto del Signore non sono io ma altri, ad esempio il caimano.

    26 Settembre, 2011 - 20:59
  52. nico

    Scusa, Nino, sono spesso troppo criptica nei miei messaggi, ma ho paura di annoiare… così però rischio il fraintendimento.

    Non intendevo attribuirti delirio di nessun genere, ma affermare che, come poi è emerso nel commento di Marilisa, le parole di Gesù non vanno interpretate solo in senso moralistico ma, più radicalmente, in senso esistenziale, perchè il Signore segue una logica a volte sconvolgente, tanto da sembrare illogica (la croce del giusto, stoltezza e scandalo…).

    (OT: Il caimano lasciamolo perdere, non capirebbe neppure di cosa stiamo parlando…)

    26 Settembre, 2011 - 21:26
  53. Nino

    nico,
    Ok, sono d’accordo.

    26 Settembre, 2011 - 21:57
  54. fabi

    Pika,
    sono d’accordo con te.

    26 Settembre, 2011 - 22:24
  55. Marilisa

    Nino,
    nessun equivoco, avevo capito perfettamente.
    Buona notte.

    26 Settembre, 2011 - 23:08
  56. lycopodium

    Interessante questa vostra conversazione.
    Ma io mi permetto di essere un po’ scettico di fronte alle attualizzazioni. Non sarebbe meglio tornare alla scena iniziale?

    27 Settembre, 2011 - 7:29
  57. Federico B.

    @ Marilisa, che scrive:
    “Se qualcuno non crede nell’esistenza di Dio, di che cosa sarebbe colpevole? Di che cosa dovrebbe pentirsi?”

    E’ come dire che se uno non crede in Dio, Dio per lui non c’è. Questo, anche se non a Marilisa piace la parola, è quel relativismo che ho richiamato in altri interventi. Il fatto che molti non credano in Dio dovrebbe sollecitare i credenti ad una testimonianza ed a una evangelizzazione più efficace.

    Nessuno è autorizzato a comportarsi come se Dio non esistesse, nemmeno i non credenti. Il Signore nella sua misericordia saprà riconoscere a ciascuno i suoi meriti, ma per tutti vale Lc 12, 47-48:
    “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

    27 Settembre, 2011 - 9:16
  58. Marilisa

    “E’ come dire che se uno non crede in Dio, Dio per lui non c’è”.

    È esattamente così, anche se può non piacere a chi crede.
    Tuttavia, molti di loro agiscono come se ci fosse; molto meglio, a volte, di chi è convinto dell’esistenza di Dio.
    A questi agnostici e atei faceva riferimento il Papa ( relativista?).
    Un po’ di raziocinio non farebbe male, e non farebbe male provare a mettersi nei panni altrui.
    Se io, credente, mi do da fare per “testimoniare” ed “evangelizzare” presso un non credente ( e a me personalmente è successo più di una volta) e questi non risponde perché non è convinto dalle mie parole, dove sta il relativismo? Non sono stata efficace? Dov’è la mia colpa? Quante volte anche i credenti si comportano come se Dio non esistesse? E viceversa?
    Quello che più mi indispone è constatare che molti credenti parlano come se avessero la verità in tasca, e chiudono gli occhi di fronte alla realtà variegata della nostra vita.
    E si arrampicano sugli specchi per dimostrare la loro verità.
    È una rigidità ottusa e ingiustificabile e, soprattutto, controproducente.
    E su questo argomento ho chiuso.

    27 Settembre, 2011 - 9:59
  59. Federico B.

    Ma Marilisa!
    Dio c’è sempre per tutti. E i credenti sono invitati da sempre a compiere opere di misericordia che aiutino i non credenti nel loro cammino di conversione: insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consigliare i dubbiosi…
    Non nomini a sproposito il Papa, che è stato chiaro.
    Il relativismo è solo in chi afferma che Dio non esiste per i non credenti, mentre l’autentica fede cattolica ci insegna che Dio c’è sempre per tutti e aspetta a braccia aperte tutti, anche coloro che fanno fatica a vederlo.
    Non si indisponga senza motivo ma colga le ragioni di certe affermazioni.
    Cordialmente e fraternamente
    Federico

    27 Settembre, 2011 - 11:19
  60. Marilisa

    @ Federico B.

    Si tratta di sapersi esprimere, benedetto uomo!
    Certo che chi crede ritiene che Dio ci sia per tutti e naturalmente anche per chi non crede. È lapalissiano. Ma lei mi crede rimbecillita?
    Ma per chi non crede evidentemente non esiste nessun Dio.
    Ma in quale lingua sto parlando? Ha letto attentamente ciò che ho scritto?
    E poi, io non mi permetterei mai di nominare a sproposito il Papa. Ma lei ha letto bene ( e capito) le parole del Papa? A me sembra di no.
    Lei ha uno zelo che fa a meno del raziocinio, la fa partire in quarta e la porta a respingere a priori ciò che vede in conflitto con una religione seguita passivamente.
    Guardi che nemmeno la Chiesa è così arretrata.
    Lei dice: “L’autentica fede cattolica ci insegna che Dio c’è sempre per tutti e aspetta a braccia aperte tutti, anche coloro che fanno fatica a vederlo”.
    Non ho mai–ripeto “mai”–sostenuto il contrario, anzi…

    27 Settembre, 2011 - 12:51
  61. Leopoldo

    @ Federico B.
    “Il relativismo è solo in chi afferma che Dio non esiste per i non credenti.”
    Lei parla tanto di relativismo e non sa neppure che cosa sia.

    27 Settembre, 2011 - 13:37
  62. Marco

    Leopoldo,
    relativista è l’aggettivo di conio ecclesiastico post-moderno che ha sostituito l’obsoleto eretico/strega.
    Tra quattro secoli ci chiederanno scusa…
    Peccato che non potremo gustarci la scenetta.
    Stia bene!!!

    27 Settembre, 2011 - 13:51
  63. Federico B.

    @Marco,
    relativista è la versione aggiornata di: sofista, scettico, empirico e altri termini che i filosofi hanno coniato per togliere a Dio il monopolio della verità.
    Se non è Dio a stabilire la verità, ciascuno di noi può crearne una a suo piacimento: ogni uomo è come Dio.

    @Leopoldo e Marilisa,
    Trovo su internet una definizione di relativismo che condivido, ve la propongo:

    Il relativismo è una posizione filosofica che nega l’esistenza di verità assolute, o mette criticamente in discussione la possibilità di giungere a una loro definizione assoluta e definitiva.
    Chi è relativista sostiene che una verità assoluta non esiste, oppure, anche se esiste, non è conoscibile o esprimibile o, in alternativa, è conoscibile o esprimibile soltanto parzialmente (appunto, relativamente); gli individui possono dunque ottenere solo conoscenze relative, in quanto ogni affermazione è riferita a particolari fattori e solo in riferimento ad essi è vera.

    Dire che Dio non esiste è una bestemmia, dire che Dio non esiste per un non credente è una affermazione relativista, perchè conferma che il punto di vista di un non credente è verità. Per un cattolico Dio esiste sempre per tutti e tutti, anche i non credenti, devono rendere conto a Dio delle proprie azioni. Sono convinto che il Signore nella sua misericordia non userà lo stesso metro per credenti e non credenti, ma nessun cristiano può affermare con Marilisa:
    “Se qualcuno non crede nell’esistenza di Dio, di che cosa sarebbe colpevole? Di che cosa dovrebbe pentirsi?”
    Non credere in Dio è solo un punto di vista?

    @Marilisa,
    contavo sul fatto che lei si era impegnata a non interloquire più con me. Ha cambiato idea?

    27 Settembre, 2011 - 14:17
  64. nico

    Federico B.
    Devo dire che sono confusa…
    provo a spiegare come la penso, vediamo se arriviamo da qualche parte.

    Dire che Dio non esiste è una bestemmia, ma la riconosce come tale solo un credente.
    Per il non credente questa è la verità.

    E affermare che “secondo un non credente – agli occhi di un non credente Dio non esiste” non è relativismo.
    E’ constatare un dato di fatto: l’ateo crede che Dio non esista. Punto.

    Se un credente dice che “fa lo stesso credere o no in Dio” è relativista, ma
    un ateo che afferma che Dio non esiste compie un atto di fede, fede nella non esistenza di Dio.

    Infatti non ci sono prove dell’esistenza di Dio.
    Ma non ci sono prove neppure della non esistenza di Dio.

    Perciò le due posizioni hanno la medesima dignità, dal punto di vista umano.
    E, ancora, questo non è relativismo.

    Il discorso di fede è un altro, si muove su un altro piano, nasce all’interno di una relazione e chi la vive non può essere relativista. Ha incontrato il Signore, “sa” che esiste.

    http://www.youtube.com/watch?v=djwIe4u4npk

    27 Settembre, 2011 - 15:27
  65. Marilisa

    Federico B.

    Sa che lei mi ricorda tanto un’altra persona che frequenta questo blog?
    La ricorda soprattutto nell’ottusità, con tutto il rispetto.
    Rigirare la frittata a vostro piacimento è una vostra peculiarità. Entrate solo per fare perdere tempo. Non avete nient’altro da fare?
    Dio ci scampi da religiosi simili! Molto meglio gli atei intelligenti.

    27 Settembre, 2011 - 15:33
  66. Marilisa

    Grazie, Nico. Spero che abbia capito le tue parole, anche se ho qualche dubbio.

    27 Settembre, 2011 - 15:39
  67. Federico B.

    @Nico,
    mi spiace, mi rendo conto di non essermi espresso chiaramente.
    Tutto parte dall’affermazione di Marilisa:
    “Se qualcuno non crede nell’esistenza di Dio, di che cosa sarebbe colpevole? Di che cosa dovrebbe pentirsi?”

    In coscienza, anche tu pensi che chi non crede nell’esistenza di Dio non è colpevole e non ha niente di cui pentirsi?
    Non c’entrano niente la coerenza personale degli atei o la loro dignità di esseri umani: qui c’è una verità da riconoscere (se la si ritiene tale): Dio esiste e chi non lo crede sbaglia. Il riferimento al relativismo c’entra nella misura in cui si “relativizza” questa verità.

    @Marilisa,
    mi aspettavo che lei coerentemente con quanto scritto ripetutamente non volesse interloquire con me. Se lo fa, eviti di offendermi senza motivo.
    Mi creda non ho alcuna antipatia personale nei suoi confronti, mi limito ad esprimere legittime obiezioni ad alcune affermazioni che leggo.
    Cerchiamo di ristabilire un rapporto da “buoni vicini” di pianerottolo: lei eviti insulti gratuiti nei miei confronti (ottuso, poco intelligente,…) ed io cercherò di essere più misurato quando mi dovesse capitare di commentare un suo intervento. Lasciamo perdere la polemica sul relativismo: lei sa come la penso io e io ho capito come la pensa lei: ciascuno dei due ha avuto uno spunto su cui riflettere. Consideriamola correzione fraterna e non ne parliamo più. Si può fare?

    27 Settembre, 2011 - 16:00
  68. nico

    Federico B.
    In coscienza, io credo che ci si debba pentire delle cattive “prassi”, del male praticato consapevolmente o per mancata formazione della coscienza (più o meno volontaria).

    Non credere in Dio, secondo me, non è in sè una “colpa” in quanto non appartiene alla categoria delle “prassi” ma abbraccia una dimensione esistenziale (torniamo al discorso sull’essere pubblicani o prostitute, che è ulteriore rispetto al “fare” i pubblicani e le prostitute).

    Tu parli di una verità da riconoscere: se fosse così evidente e incontrovertibile, perchè è richiesta la fede? Perchè è richiesto l’atteggiamento, che Kierkegaard definisce “Folle”, di totale abbandono al di là di ogni possibile prova?
    La verità, l’unica Verità, è Cristo. Ma la si riconosce se la si incontra (che non vuol dire semplicemente che la si sente raccontare…)

    Non so in che realtà vivi, chi conosci. Io conosco persone buonissime, che non credono in Dio. Che non disprezzano il mio essere credente ma che mi dicono: “Non so come e dove Lo hai incontrato, io non Lo trovo, o Lui non mi trova…”.
    Quale colpa in loro?
    Nel libro dell’Esodo leggiamo che Dio stesso “indurì il cuore del Faraone” per impedirgli di lasciar partire gli ebrei.
    Il mistero della volontà di Dio può essere causa di una colpa?

    Forse tu hai tutte le risposte, e tutte chiare.
    Io ho il cuore pieno di domande da fare al Mio Signore.
    Credo che verrà il Giorno in cui avrò risposta, se avrò amato abbastanza.

    27 Settembre, 2011 - 16:29
  69. Federico B.

    @ Nico

    Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, capitolo relativo ai sacramenti di guarigione.
    Art. 4 Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione:

    1432 Il cuore dell’uomo è pesante e indurito. Bisogna che Dio conceda all’uomo un cuore nuovo. La conversione è anzitutto un’opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: « Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo » (Lam 5,21). Dio ci dona la forza di ricominciare. È scoprendo la grandezza dell’amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall’orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati.

    « Teniamo fisso lo sguardo sul sangue di Cristo, e consideriamo quanto sia prezioso per Dio, suo Padre; infatti, sparso per la nostra salvezza, offrì al mondo intero la grazia della conversione ».

    1433 Dopo la pasqua, è lo Spirito Santo che convince il mondo quanto al peccato (Gv 16, 8-9), cioè al fatto che il mondo non ha creduto in colui che il Padre ha inviato. Ma questo stesso Spirito, che svela il peccato, è Consolatore (Gv 15,26) che dona al cuore dell’uomo la grazia del pentimento e della conversione.(At 2, 36-38)

    27 Settembre, 2011 - 17:00
  70. Marco

    Ah…
    Adesso è tutto chiaro. Grazie!
    😎

    27 Settembre, 2011 - 17:02
  71. Marco

    “1432 Il cuore dell’uomo è pesante e indurito.”

    Non so… Potrebbe essere una cardiomiopatia restrittiva.
    Verifichiamo l’ipotesi diagnostica con ECG ed ECO-cuore.
    Giunti gli esiti decidiamo la terapia più adatta.

    Lyco, è d’accordo?

    27 Settembre, 2011 - 17:08
  72. nico

    Ci sono un sacco di cose scritte, Federico, un sacco di cose.
    Ma anche tra di esse c’è una gerarchia (la gerarchia delle verità è riconosciuta dalla chiesa cattolica, non sono eretica, vedi Unitatis Redintegratio), che fa sì che alcune siano essenziali e irreformabili, altre passibili di modifica, come per esempio tutta la dottrina morale sulla quale non sono mai stati emessi dogmi.
    Questo non significa che il Catechismo non sia autorevole (ci mancherebbe altro!), ma che chiede sempre di essere pienamente pensato dai fedeli, comprendendone lo spirito prima che la lettera (hai presente alcune pagine del vecchio catechismo della chiesa elga citate da Lyco?).

    Citare numeri del CCC, quindi, non ci garantisce di aver ragione.
    Se cominciamo così, io vado alla fonte, cito un versetto della bibbia (parola di Dio) e lo applico alla lettera decidendo, per esempio sulla traccia del libro dei Numeri, che va lapidato chi lavora in tempo di sabato
    (caro Marco futuro medico, ecco una scusa per liberarmi di te: quando lavori durante la festa stai bene attento…).

    Mi sono spiegata?
    Questo purtroppo ci inquieta molto, non ci garantisce mai di “avere ragione” ci impedisce, radicalmente, di considerarci giusti, ci fa sentire bisognosi di essere guidati e salvati, e proprio così ci apre la porta della salvezza!

    E’ proprio un Dio illogico, assolutamente contrario alle nostre umane attese, e questa a mio avviso è una delle più grandi contestazioni a chi pretende che Dio sia una proiezione dei nostri bisogni: no, troppo spiazzante, poco securizzante, a volte absurdum, Lui è Altro!

    Deo Gratias

    27 Settembre, 2011 - 17:21
  73. Nino

    E il manuale delle giovani marmotte, beh, dove lo mettiamo?

    27 Settembre, 2011 - 17:28
  74. Leopoldo

    @ Federico B.
    “Non credere in Dio è solo un punto di vista?”
    Sì, più o meno come crederci. Ho il piacere di comunicarle, però, che quel “solo” è fuori luogo, perché a quel punto di vista è in qualche modo legato il senso che ciascuno dà alla propria vita.

    27 Settembre, 2011 - 17:47
  75. Luigi Accattoli

    A FedericoB, Leopoldo, Nico, Marilisa. Forse può essere utile alla conversazione – tra le migliori che qui si siano mai svolte – un passaggio di un libro intervista del cardinale Ratzinger (tenendo conto che la questione nasce da un’omelia di papa Ratzinger):

    In questo senso [di ‘sottomettere alla ragione ciò che ci viene incontro in Dio’] la fede non è nemmeno dimostrabile. Non posso dire che chi non l’accetta sia stupido. Proprio della fede è un percorso esistenziale in cui l’oggetto di fede trova gradualmente conferme nel vissuto e si dimostra nella sua totalità gravido di senso. Dal punto di vista della ragione ci sono quindi approssimazioni che mi danno il diritto di avvicinarmi a essa. Mi danno la certezza che non mi sto consegnando a una qualche superstizione. Ma una dimostrabilità esaustiva, quale può esistere per le leggi naturali, non c’è“.

    Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, in colloquio con Peter Seewald, San Paolo 2001, pagina 41.

    27 Settembre, 2011 - 18:36
  76. Nino

    CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

    http://www.vatican.va/archive/catechism_it/prologue_it.htm

    III. Lo scopo e i destinatari di questo Catechismo

    11 Questo Catechismo ha lo scopo di presentare una esposizione organica e sintetica dei contenuti essenziali e fondamentali della dottrina cattolica sia sulla fede che sulla morale, alla luce del Concilio Vaticano II e dell’insieme della Tradizione della Chiesa. Le sue fonti principali sono la Sacra Scrittura, i santi Padri, la liturgia e il Magistero della Chiesa. Esso è destinato a servire come « un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nei diversi paesi ».23

    12 Questo Catechismo è destinato principalmente ai responsabili della catechesi: in primo luogo ai Vescovi, quali maestri della fede e Pastori della Chiesa. Viene loro offerto come strumento nell’adempimento del loro compito di insegnare al popolo di Dio. Attraverso i Vescovi, si rivolge ai redattori dei catechismi, ai presbiteri e ai catechisti. Sarà di utile lettura anche per tutti gli altri fedeli cristiani.

    ———

    “Sarà di utile lettura anche per tutti gli altri fedeli cristiani.”
    Appunto, porà essere utile come altri manuali come ad esempio
    “Il nuovo commentario biblico” della Queriniana, che io trovo di gran lunga più interessante ed utile.

    27 Settembre, 2011 - 19:05
  77. Leopoldo

    @ Luigi
    “Proprio della fede è un percorso esistenziale in cui l’oggetto di fede trova gradualmente conferme nel vissuto e si dimostra nella sua totalità gravido di senso.”
    Lui lo dice molto meglio, sicuramente, ma si avvicina a ciò che penso io, anche se ci sono arrivato per un’altra strada.

    27 Settembre, 2011 - 19:13
  78. lycopodium

    La fede non ha soltanto una grande componenete di inevidenza, ma richiede un talento speciale di discernimento e di riconoscimento.
    Se torniamo alla scena iniziale, quella del Vangelo di domenica scorsa, citato da Luigi, questo è molto chiaro.
    Gesù non sta parlando a persone qualunque, sta parlando ai legittimi rappresentanti del Popolo eletto.
    Non sono atei, né infedeli.
    Invece hanno tutto (con le parole della Lettera ai Romani: “sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne”.
    Eppure non sanno riconoscere che Chi hanno davanti “è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli”.
    Ecco perché pubblicani e prostitute, che invece L’hanno riconosciuto, “li stanno sorpassando”.
    Così come – un’altra scena – il fariseo, divorato dallo zelo fino a farsene divorare, non si accorge del giusto modo di stare nel Tempio e di porsi alla presenza di Dio; il pubblicano sì e dunque è “reso giusto”.

    p.s.
    Per questo diffido delle interpretazioni attualizzanti, sappiamo davvero entrare nella scena?

    27 Settembre, 2011 - 19:29
  79. Marco

    Concordo al 100% con Lyco.

    27 Settembre, 2011 - 19:39
  80. Marco

    “Ma una dimostrabilità esaustiva, quale può esistere per le leggi naturali, non c’è”

    Apprezzo il barlume di onestà intellettuale che traspare.
    E sottolineo che in realtà non c’è nemmeno una dimostrabilità esaustiva delle cosiddette leggi naturali, se per leggi naturali si intendono le leggi della Fisica e della Chimica (Popper docet).

    L’unica legge naturale è che si nasce e si muore, senza averlo scelto, trovandosi gettati nel mondo ad un determinato grado di latitudine/longitudine di un dato anno.

    27 Settembre, 2011 - 20:52
  81. lycopodium

    Il poke-divertissement heideggeriano di Marco mi ha condotto a trovare questo link:
    http://www.educare.it/studi/articoli/piccolo_principe.htm
    Quanto meno, una buona lezione di relazionalità “naturale”, che si chiude problematicamente, in attesa della grazia di un talento: quello che riconosce in forma visibile l’Autore del nostro essere-qui.

    27 Settembre, 2011 - 21:04
  82. Marilisa

    Ma, dal punto di vista della ragione, non c’è una dimostrabilità almeno approssimativa neppure negli straordinari meccanismi della riproduzione degli esseri viventi? La loro nascita, il loro evolversi, determinati da leggi casuali?
    Io non credo.

    27 Settembre, 2011 - 23:20
  83. Federico B.

    @ Nico,
    ho recuperato il Catechismo, perchè credo che quando ci sono opinioni inconciliabili vada cercata una fonte che gli interlocutori riconoscono valida e autorevole. Mi aspettavo che tu proponessi altri punti del Catechismo o altri documenti. Dire che le fonti sono tante e che ciascuno può trovarci ciò che vuole è un discorso pericoloso, diseducativo nei confronti dei giovani e decisamente relativistico (ahimè, torniamo sempre lì, ma non sono io ossessionato: mi ci trascinano gli altri): significa non riconoscere valore a nessuna di quelle fonti. Le Scritture e i documenti ufficiali vanno letti ed interpretati nel modo corretto: per questo c’è il magistero autorevole della Chiesa, che interpreta tutte le fonti in modo coerente. Dobbiamo ringraziare il Signore per questo dono, che altre religioni non hanno.

    Altra questione: i non credenti.
    La fede è un dono che Dio fa a tutti, senza distinzioni tra figli e figliastri: qualcuno lo accoglie, con travagli e fatica o con serenità ed entusiasmo, e qualcuno no. Non diamo la colpa a Dio, chiediamoci come mai qualcuno si ostina a rifutarlo mettendo al suo posto qualche altro “idolo” (in genere se stessi e le proprie idee e comodità).

    Fatta salva la carità, la comprensione e tutto il bene che dobbiamo nei confronti dei nostri fratelli non credenti/agnostici/atei, che affidiamo alla misericordia del Buon Dio che è Padre di tutti, non capisco perchè da duemila anni i cristiani si spendono in attività misionarie ed evangelizzatrici SE I NON CREDENTI NON HANNO COLPE e quindi, in una logica escatologica, sono salvi. Perchè correre rischi, faticare, spendere delle vite intere per DISTURBARE la serenità dei non credenti che non hanno colpe e non hanno nulla di cui pentirsi (parto sempre da qui, dalla frase di Marilisa che ha generato la discussione e continua a non convincermi)?
    Sono convinto che dovremmo avere più a cuore la salvezza delle anime, a partire da quelle di amici e parenti, che non può esserci lontano da Cristo, Via Verità e Vita e fuori dalla Chiesa (extra Ecclesiam nulla Salus).
    Vanno bene il rispetto, la delicatezza e il tatto nei confronti di tutti, ma l’esempio dei santi ci dovrebbe ispirare maggiore ardore (e in sostanza amore) verso quei nostri fratelli che, come dice Leopoldo, seguono altre strade e per altre vie cercano di dare un senso alla propria vita.
    Tra le “omissioni” che confessiamo pubblicamente quando recitiamo il mea culpa, c’è anche la mancata testimonianza della Verità, magari mascherata da “rispetto verso chi la pensa in modo diverso”.

    28 Settembre, 2011 - 9:47
  84. Nino

    lyco,
    “Per questo diffido delle interpretazioni attualizzanti, sappiamo davvero entrare nella scena?”

    ————————-

    Ma proprio BXVI ha attualizzato la parabola e il suo significato.
    Nel paragonare gli agnostici ai professionisti della fede, più chiaro e duro di così non poteva essere.

    I primi assimilati al primo figlio , sanno di non essere a posto , si pentono e così fanno la volontà di Dio e passano avanti.

    I secondi , come i sommi sacerdoti, si credono giusti e pii e continuano a perseverare nel loro comportamento.

    Costoro in sostanza vivono in una situazione di menzogna negando a se stessi ciò che sono.

    Chi sa di non essere a posto è pronto a cambiare, chi invece crede di essere a posto non cambierà mai.

    Se non riconosciamo la nostra volontà contraria a quella di Dio, non possiamo nemmeno essere salvati, perche Dio salva i peccatori non i giusti. Cristo è venuto a curare gli ammalati non chi è sano.

    Il giusto non accetta di essere salvato, lui è già a posto.

    Se il tema fondamentale della vita è cambiare e convertirci, solo chi si accorge o avverte di non essere a posto può farlo. Una persona che sta bene e si sente a posto non cambierà mai.

    Può essere portato a guarigione chi ammette di essere ammalato, il medico può iniziare la terapia se l’ammalato manifesta o rende comprensibile la malattia.

    Non si avvia a guarire chi invece si sente sano perché non ammette e non fa capire la sua malattia.

    In estrema sintesi , Si arriva al si attraverso il no.

    28 Settembre, 2011 - 9:51
  85. Nino

    Matteo,

    sempre grande.
    Un abbraccio.

    28 Settembre, 2011 - 9:52
  86. Mabuhay

    Il tempo purtroppo non mi assiste in questi giorni per poter condividere su questo tema molto interessante (e molto vicino a me). Ringrazio tutti intanto della condivisione. Aggiungo poi che non mi entusiasma molto l’applicazione che il papa fa della parabola. Ma siccome il tema si e’ aperto, vi passo questa piccola storiella da uno che possedeva l’arte di raccontare (e ascoltare) storie concernenti il divino.

    ” A Uwais, il sufi, fu chiesto: “Che cosa ti ha dato la grazia?” Egli rispose: ” Quando mi sveglio al mattino mi sento come un uomo che non e’ sicuro di vivere fino a sera”. L’interrogante replico’: “Ma non e’ una cosa che tutti gli uomini sanno?” Uwais rispose: “Lo sanno, certo. Ma non tutti lo SENTONO.”.

    Nessuno si e’ mai ubriacato per aver compreso intelletualmente la parola VINO. (Da Anthony de Mello)

    28 Settembre, 2011 - 10:38
  87. Marilisa

    Leggo: “qualcuno si ostina a rifutarlo mettendo al suo posto qualche altro “idolo” (in genere se stessi e le proprie idee e comodità).”
    Chi parla così sta partendo dal suo punto di vista di credente zelante e pensa che tutti debbano necessariamente essere credenti; e se non lo sono, sono colpevoli e da mettere sulla strada giusta. E siccome si vuole arrivare a tutti i costi a portare gli altri al proprio credo, si fanno contorsioni mentali incredibili. Questo è un punto di partenza sbagliatissimo, che fra l’altro non convince nessuno.
    La parola impropria è “ostinazione”.
    Chi non crede, non si ostina per niente, almeno non tutti. Esemplificando: se io sono convinta, sulla base di miei ragionamenti personali, che non esiste nessun Dio, non è che io mi ostini a non avere fede; è che io non vedo nessun Dio e non credo nella esistenza di alcun Dio. Punto e basta.
    È come se mi dicessero che esistono i marziani e devo crederci. Per me non esistono– e magari da qualche parte ci sono pure– e io non ci credo neppure se mi puntano il fucile contro.
    Ma se, anche non credendo, si fa del bene per amore dell’uomo, ci si salva–io ritengo– perché nel prossimo c’è l’immagine viva di Dio. Parlo naturalmente dal mio punto di vista di credente.
    Del resto, si è davvero convinti che dicendo ad un ateo o ad un agnostico: Dio esiste,credimi; entra nella Chiesa e vedrai che lo troverai, quello si lascerà convincere di qualcosa che la sua mente rifiuta perché non riesce a concepirla?
    Io nelle mie esperienze personali ho avuto splendide amicizie con persone non credenti, alle quali ho esposto le mie ragioni del credere e sono stata ascoltata con attenzione. Mica le ho convinte!
    Si dice che la fede è un dono che col battesimo viene dato a tutti. Ma, pur ammettendolo, è evidentissimo che non a tutti in egual misura, se è vero che ci sono quelli “zelanti” e i tiepidi (forse in maggior numero) e ci sono pure quelli che perdono quel poco che avevano.
    A chi la responsabilità di queste differenze?
    Chi ha una fede forte, se la tenga ben stretta, ma non pretenda che gli altri debbano averla o averla nella stessa misura. Per di più ventilando l’idea della colpa e dell’inferno incombente. Questo faceva, sbagliando, la Chiesa di tanti anni fa, ma anche certa parte della Chiesa di oggi come è dimostrato dai post di alcuni frequentatori di questo blog.

    28 Settembre, 2011 - 11:39
  88. Nino

    Una doverosa precisazione al mio post 28 settembre 2011 @ 9:51 in risposta a lyco.

    Quanto ho scritto riguarda i credenti.

    Per il resto rimango nella mia posizione ribadita più volte in questo blog che evito di ridire in quanto è sulla stessa linea di quella espressa chiaramente da Marilisa.

    28 Settembre, 2011 - 12:46
  89. Nino

    Mabuhay scrive,
    28 settembre 2011 @ 10:38

    Credo di intuire il tuo disagio che condivido.

    Così come mi ha fatto un gran piacere, e te ne ringrazio, l’aver citato il grande padre gesuita Anthony de Mello, di cui rimango un fan dei suoi scritti e del suo “pensiero positivo”.

    28 Settembre, 2011 - 12:59
  90. Federico B.

    @Leopoldo, che scrive:
    “Non credere in Dio è solo un punto di vista?”
    Sì, più o meno come crederci. Ho il piacere di comunicarle, però, che quel “solo” è fuori luogo, perché a quel punto di vista è in qualche modo legato il senso che ciascuno dà alla propria vita.

    Come non credente lei ha perfettamente ragione. Io non volevo assolutizzare ma, rivolgendomi a una persona che si definisce credente, intendevo dire che per un cattolico non è accettabile considerare un “punto di vista” qualsiasi l’esistenza di Dio. Non è un’opinione “neutra”, ma è una presa di posizione che interroga la coscienza e, pur nel rispetto verso chi la pronuncia, sollecita una risposta. Un cattolico non può rimanere indifferente.

    28 Settembre, 2011 - 13:57
  91. Federico B.

    @Marilisa, che scrive:
    “io nelle mie esperienze personali ho avuto splendide amicizie con persone non credenti, alle quali ho esposto le mie ragioni del credere e sono stata ascoltata con attenzione. Mica le ho convinte!”

    Non faccio fatica a crederlo, anche perchè il percorso di conversione di un non credente non può fermarsi a qualche chiacchierata con il primo credente che si incontra. I non credenti (non battezzati o apostati) che vivono in Italia hanno molte occasioni di conoscere e incontrare Dio: la frequenza all’ora di religione a scuola, la testimonianza di tante realtà del volontariato cattolico, la disponibilità di sacerdoti e religiosi per colloqui di direzione spirituale, la possibilità di entrare in qualunque chiesa durante le funzioni…
    Se una persona non si “ostina” probabilmente riesce a scorgere qualche segno della presenza di Dio. Naturalmente questo significa che i cattolici che entrano in contatto con un non credente hanno una responsabilità fortissima e dovrebbero incoraggiare e stimolare la ricerca del Signore. Temo che fermarsi al “politically correct” non sia di grande aiuto.
    Poi ci sono anche quelli che si “ostinano” a non entrare in chiesa, a non aprire la Bibbia, a non voler parlare con un prete… A questi come possono bastare le parole, magari appassionate, di un’amica?

    28 Settembre, 2011 - 14:10
  92. Federico B.

    @Marilisa e tutti coloro che ritengono l’inferno un retaggio del passato,

    Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

    IV. L’inferno

    1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: « Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv 3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola « inferno ».

    1034 Gesù parla ripetutamente della « geenna », del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe: « Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno […] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente » (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! » (Mt 25,41).

    1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, « il fuoco eterno ». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

    1036 Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l’inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l’uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14).

    «Siccome non conosciamo né il giorno né l’ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti».

    1037 Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine.

    28 Settembre, 2011 - 14:21
  93. Marco

    “Poi ci sono anche quelli che si “ostinano” a non entrare in chiesa, a non aprire la Bibbia, a non voler parlare con un prete… A questi come possono bastare le parole, magari appassionate, di un’amica?”

    Riprova con i roghi… Magari si convincono…
    😉

    28 Settembre, 2011 - 14:24
  94. nico

    Federico B, scrive:
    perchè da duemila anni i cristiani si spendono in attività misionarie ed evangelizzatrici SE I NON CREDENTI NON HANNO COLPE e quindi, in una logica escatologica, sono salvi. Perchè correre rischi, faticare, spendere delle vite intere per DISTURBARE la serenità dei non credenti che non hanno colpe e non hanno nulla di cui pentirsi?

    Caro Federico, rispondo per l’ultima volta e poi chiudo, non perchè cerchi di farti cambiare idea (nessuno convince chi pensa di non doversi lasciar convincere. Vale per me e per te).
    Mi preme solo esprimere un aspetto della fede cristiana che qui mi pare un po’ trascurato.
    La salvezza portata da Cristo non è riducibile nella dimensione escatologica. Detto altrimenti, non si è cristiani SOLO per guadagnare il Paradiso!!!
    O il cristianesimo trasforma, salva, benedice e dona significato a QUESTA vita, o non ha speranza di fecondare l’al di là!!!
    Per cui si evangelizza per portare salvezza globale, miglioramento delle relazioni interumane e tra uomo e Dio, rispetto per la vita in tutte le sue forme, di chi è debole e di chi è forte, di chi è maschio e di chi è femmina.
    Si evangelizza perchè Dio ci insegna ad amare l’uomo, questo concreto uomo di carne che Dio stesso ha voluto assumere IN sè.
    Davvero credi che il cristianesimo non costituisca un valore aggiunto nell’al di qua, per cui evangelizzare sarebbe solo “disturbare”?
    Mi spiace per te, che sembri vivere come il “fratello maggiore”, frustrato ed invidioso che guarda l’altro e masticando bile dice: “lui si è divertito finora con le prostitute e magari poi il Padre lo perdona. E io che lo SERVO da tanto e mi sono rovinato il divertimento? Stesso destino?”

    L’extra ecclesiam che citi è bellissimo, e assai più ricco dell’interpretazione ristretta che proponi.
    Significa che se Cristo non avesse portato nel mondo la Chiesa, il suo messaggio salvifico non avrebbe potuto risuonare e che l’esistenza della Chiesa consente che le persone accedano all’Annuncio. Cristo infatti non vuole che tutto il mondo diventi Chiesa, ma che tutto il mondo diventi regno. E se mi permetti, è un progetto ben più ambizioso.

    Infine: NON SONO relativista.
    L’unica cosa che in te trovo irritante è questo giudizio gratuito che appiccichi a destra e a manca se le persone non condividono ciò che scrivi. Allora io potrei definirti integralista, e tu dovresti incassare e tacere.

    Grazie comunque del confronto, buona giornata.

    28 Settembre, 2011 - 17:30
  95. lycopodium

    Nino
    “Nel paragonare gli agnostici ai professionisti della fede, più chiaro e duro di così non poteva essere”.
    ————————-
    Ti rubo il formato per una breve replica.
    Il tuo discorso è senz’altro giusto e se la scena fosse come la descrivi e come gran parte degli intervenuti di qui ammettono.
    Ma io dubito che sia tutta la scena.
    Davvero i protagonisti sono solo gli agnostici (o gli atei) e i professionisti della fede (o i cristiani routinari, che è cosa diversa)?

    Intanto, non sono i protagonisti di quella scena.
    Lì si tratta, in soldoni, del popolo eletto che non riconosce il suo Elettore e non per accidente ci sarà l’esito che c’è stato. Non è un dramma da poco e non è rispettoso passarvi oltre.
    Prima di attualizzare oggi, dovremmo saper attualizzare allora.

    28 Settembre, 2011 - 18:00
  96. Nino

    LYCO,
    “Prima di attualizzare oggi, dovremmo saper attualizzare allora.”
    —–

    Provo ad attualizzare ad allora.

    Prima della parabola.
    Mt 21,23
    23 Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». …e quel che segue.

    Sappiamo che Gesù è interrotto dai sommi sacerdoti e dagli anziani, da qui inizia un dialogo esclusivamente tra di loro, tra “maestri addetti ai lavori”.

    Gesù alla fine risponde con la parabola dei due fratelli.

    Al termine della parabola domanda : “Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Dicono: «L’ultimo».

    Quindi segue l’ammonimento ai sommi sacerdoti, ai giusti, a coloro che amministravano il sacro e la giustizia, attraverso la metafora dei pubblicani e delle prostitute.

    Faccio notare che nel versetto Mt 7,21-27 che precede Gesù dice chiaramente qual’è la condizione per entrare nel regno dei cieli.

    Matteo (Mt 7,21-27)
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

    In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”………….

    Ed ecco che nella parabola dei fratelli i sacerdoti che amministrano la legge e il sacro, sostengono la tesi del secondo fratello che ha detto si, ma non ha fatto.

    Proprio come loro che dicono si ma non fanno, non cambiano.

    tu dici
    “Davvero i protagonisti sono solo gli agnostici (o gli atei) e i professionisti della fede (o i cristiani routinari, che è cosa diversa)?”

    Così ha voluto didascalicamente rappresentare BXVI

    28 Settembre, 2011 - 19:39
  97. Marilisa

    Nel post precedente (28 settembre 2011 @ 11:39), quando ho accennato a splendide amicizie con persone non credenti, parlavo di persone che pure avevano frequentato l’ora di religione, che avevano conversato con i preti, che avevano fatto, loro stesse, volontariato (le sembra strano, Federico B.?). Io certamente non ero per loro “il primo credente che si incontra”. Qualcuno aveva avuto genitori di grande fede, non so se autentica ( per come io l’intendo) o meno ; in un caso certamente sì.
    Un caro amico, in particolare, agnostico, prodigo di offerte versate nelle mani di preti in suffragio di anime di familiari, che erano stati credenti ( quindi per affetto verso di loro, ma senza credere al valore della messa) e comunque sempre generoso verso tutti, durante una cerimonia funebre uscì in fretta e furia dalla Chiesa, irritato perché gli suonavano false e banali le parole del prete durante l’omelia.
    Quale significato dare a quest’episodio? Non saprei. So però che lui, in fin di vita, in coerenza con la sua mancanza di fede nel corso della sua esistenza, espresse la volontà di non avere esequie religiose. E il suo desiderio venne rispettato. Dovrei credere che è finito nel “fuoco inestinguibile”? Non lo credo proprio per niente. Un uomo che ha lasciato sulla terra un segno tanto forte di sé per la sua generosità non è possibile che si sia perso. Un prete da me interpellato mi ha detto– senza scandalizzarsi e con semplicità, senza citarmi il catechismo o altre indicazioni ecclesiali– di pregare io per lui.

    Veniamo al catechismo ( citato da Federico), che ovviamente si rivolge ad un credente, non ad altri.

    -1033- “Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv 3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli.”
    È esattamente quello che ho affermato io in molti post.
    L’ amore per il prossimo (carità) è il fondamento della salvezza. Aggiungo: sia che si abbia la fede sia che non la si abbia.
    – 1034-“Gesù parla ripetutamente della « geenna », del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo.” Io ho capito come lei, Federico B., intenda questo passo. Nel senso più banale dell’espressione.
    Io, invece, alla luce di tanti altri passi del Vangelo intendo quel “credere e convertirsi” nel senso di ritenere vere le parole del Signore– e quindi metterle in pratica– quando ci dice: ‘Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli’.
    Ovviamente questo è riferito a chi dice di avere fede in Dio; ma di fatto dimostra di non averla, la fede, se ,anche osservando tutti i riti possibili e immaginabili, non ama il suo prossimo.
    Infatti nella prima lettera di Giovanni leggiamo : “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. E sant’Agostino dice : “ama e fa’ ciò che vuoi”.
    Se poi uno non crede nell’esistenza di Dio, va da sé–mi pare inconfutabile– che le opere buone lo riscattano perché, anche inconsapevolmente, fa la volontà del Padre che è nei cieli, cioè ama il prossimo.
    -1035- “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno… ”
    Intanto bisogna precisare che il peccato mortale si basa su tre condizioni: materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso.
    Poi ricordiamo che San Paolo afferma: « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20). La grazia però, per compiere la sua opera, deve “svelare” il peccato per convertire il nostro cuore e accordarci « la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore » (Rm 5,21).
    Non mi sembra poca cosa. E Gesù Cristo, fino a prova contraria, è venuto per tutti i peccatori: credenti, non credenti e aderenti a religioni diverse. Inoltre dico a ragion veduta che troppo spesso la Chiesa del passato si serviva dello spauracchio dell’inferno per tenere il gregge sotto le sue ali. Sbagliava, a mio parere, perché moltissimi cosiddetti fedeli erano–per usare un’espressione forte–plagiati. Seguivano, cioè, determinate regole per paura dell’inferno ( inteso, allora, come fuoco eterno, non come separazione da Dio) non per amore verso Dio e verso la Chiesa; avevano una fede infantile (lo sottolineo) che portavano avanti fino alla morte, e alcuni ancora ce l’hanno perché è difficile disancorarsi da ciò che ci è stato inculcato da bambini.
    Invece non è la paura che deve portare a Cristo, ma la gioia. Una religione basata sul timore (per non dire terrore) “lega” nel senso peggiore del termine e non giova a nessuno.
    -1036-«Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14).
    Significa, secondo il mio modesto parere, che effettivamente l’amore per il prossimo, che rappresenta la volontà di Dio ( se si sta attenti, tutti i comandamenti sono in funzione dell’amore, variamente sfaccettato, verso i nostri fratelli), non è per niente facile, è una porta davvero stretta. Se così non fosse non ci sarebbero tante discordie, tante guerre, tanti soprusi ed ingiustizie, a tutti i livelli, e il Regno di Dio sarebbe già pienamente realizzato.
    Mi chiedo, infine : perché a molti piace vedere nella religione l’aspetto più negativo, quello di un Dio da adorare con paura, di un Padre che è pronto a cogliere in fallo i suoi figli e a castigarli piuttosto che amarli? Perchè non riescono a vedere nel Padre il volto materno?
    Domenica scorsa il prete nell’omelia ha sottolineato che Dio ci ama tutti, non emargina nessuno, ci accoglie anche con i nostri peccati e, soprattutto, non vuole che noi seguiamo i suoi precetti per assicurarci la sua benevolenza. Parole di grande consolazione.
    La Chiesa non ha sempre parlato così. Quante storture!

    28 Settembre, 2011 - 19:44
  98. Marilisa

    Brevemente, tanto per integrare, io quando recito l’atto di dolore, ometto l’espressione “perché peccando ho meritato i tuoi castighi”.
    La parola “castigo” mi disturba enormemente. Sarebbe ora che la Chiesa la depennasse. Io la penso così.

    28 Settembre, 2011 - 20:19
  99. Marco

    Eh… ma allora lo provochi…
    Chissà che ti dice domattina…
    Lo anticipo (ci provo):

    Figliuola, Dio è padre amorevole e un padre ha il dovere di correggere la sua creatura.
    Dio, padre buono, è costretto dalla tua ostinazione nel peccato, dal tuo egoismo, dalla tua superbia a punirti,
    affinché ti ravveda e,
    pentendoti amaramente,
    tu possa sperimentare umilmente la grazia della Sua misericordia.
    Chiedi perdono al Signore perché ometti la parola castigo quando reciti questa preghiera universale della Santa Chiesa, che è Madre e Maestra.
    Orsù figliuola, piega il tuo orgoglio superbo e chiedi al Signore di renderti docile pecorella del suo gregge.
    Ricordi la canzone delle processioni Il Signore è il mio Pastore?
    “È ristoro per l’anima mia,
    in sentieri diritti mi guida!”

    Non riesci proprio a dire castigo?
    Allora, figliuola carissima, con rinnovato slancio verso il Bene, consapevoli dei nostri peccati, del nostro bisogno di Redenzione, preghiamo insieme e diciamo:

    Oh Gesù d’amore acceso
    non ti avessi mai offeso.
    Oh mio caro e buon Gesù
    non ti voglio offendere mai più,
    né mai più disgustarti
    perché Ti amo sopra ogni cosa.
    Signore, misericordia, perdonami!
    Amen

    28 Settembre, 2011 - 20:57
  100. Marilisa

    Marco, ha ragione Luigi: sei proprio piromane.
    Ravvediti o andrai all’inferno.

    28 Settembre, 2011 - 21:12
  101. nico

    Un piromane… all’inferno?
    Nonnononnnonnnò, troppo comodo!!!

    28 Settembre, 2011 - 22:07
  102. Marilisa

    Invece sì, nico, ad attizzare il fuoco e aiutare i diavoli con i forconi.
    Buona notte.

    29 Settembre, 2011 - 0:30
  103. lycopodium

    Anche a me la parola castigo disturba.
    Proprio per questo non la depenno.

    29 Settembre, 2011 - 6:46
  104. lycopodium

    Don Matteo è studioso di interesse (ho letto un suo libro, Presenza infranta, con cui sono -problematicamente- d’accordo).
    Ora non posso dilungarmi.
    Ma mi irrita quell’idea dei lontani che la Chiesa sia un esercito. Miopia involontaria e incolpevole, ma miopia. Da vicino, e umanamente parlando, a me pare un’armata brancaleone.

    29 Settembre, 2011 - 9:21
  105. nico

    Grazie, Marco
    nell’articolo leggo che la chiesa è chiamata a:
    “predisporre la propria testimonianza del Vangelo, che o è annuncio di libertà e di compimento dell’umano o semplicemente non è”.

    E’ – detto molto meglio – ciò che cercavo di comunicare ieri…

    @Lyco:
    armata Brancaleone è perfetto. Ci comprende tutti.

    29 Settembre, 2011 - 9:42
  106. Federico B.

    Ringrazio Marco per i suggerimenti, ma credo di saper rispondere da solo, a meno che non voglia diventare lui “clone” di un “clone”…

    @Nico e Marilisa,
    Udite, udite: l’inferno esiste. Fatevene una ragione e comportatevi di conseguenza. Oggi non si vuole più parlare della morte e dell’Aldilà per paura di dover rendere conto delle proprie azioni. Si preferisce pensare che tutto finisca su questa terra o che il Signore, tanto più misericordioso dei preti, alla fine perdonerà tutti di tutto, perfino i non credenti di averlo rifiutato.
    L’inferno esiste, non nelle tinte dantesche e medioevali di chi vuole deridere i cattolici, ed esiste il diavolo, il Maligno che opera instancabilmente per conquistare anime (tentazioni, dubbi, ribellioni). Prendiamone atto e facciamo la nostra parte per salvare la nostra anima e quante più anime possibile. Questo è amore per il prossimo.

    So benissimo che questo argomento è scomodo e antipatico ma bisogna pur affrontarlo, almeno una volta nella vita. Anch’io credo che il cristianesimo cattolico sia amore verso il prossimo, carità e perdono. Anch’io ho esperienze bellissime da raccontare di comunità fraterne e amorevoli, che scaldano il cuore, aiutano la fede, rafforzano la speranza e rendono viva la carità. Benissimo, ciò non toglie che il Signore Gesù moltissime volte ha parlato anche di Inferno, di Paradiso e del Giudizio. Non dobbiamo fare il bene per paura dell’inferno, lo dobbiamo fare per amore, ma senza dimenticare tutto il resto.

    @Nico
    non dico che tu sia relativista, ma quando trovo delle parole che possono suggerire una visione relativista del cattolicesimo, mi sento in dovere di segnalarle, con uno spirito non polemico o integralista, ma con uno spirito costruttivo, di correzione fraterna. Personalmente trovo interessanti e utili alcuni spunti che ho colto nei tuoi commenti, come anche in altri, e spero che anche i miei possano aiutare qualcuno nella propria riflessione. Detto tra noi, amichevolmente, è meglio passare per integralisti che per relativisti. Quanto alla parabola del Padre misericordioso (o del figliol prodigo, come si diceva una volta), la figura del figlio maggiore è l’immagine dei credenti: i suoi peccati e i suoi limiti sono quelli dei credenti, quindi sicuramente anche i miei. Grazie per il suggerimento per il mio esame di coscienza.

    @Marilisa,
    sono d’accordo su alcune cose che scrivi, come l’aspetto materno (e quindi amorevole, dolce, delicato ma al tempo stesso autorevole) di Dio.
    Non mi convince la pretesa di saperne più della Chiesa riguardo a questioni importanti che hanno impegnato per duemila anni Padri della Chiesa, teologi, studiosi, filosofi, Papi, vescovi e soprattutto Santi. Se hai difficoltà a comprendere come un Padre misericordioso possa castigare, fatti aiutare da un buon direttore spirituale preparato, non pretendere di aver capito tutto e di poter insegnare il cattolicesimo a telogi, papi, vescovi… che da duemila anni si interrogano e si sforzano di comprendere la Volontà del Signore. Come puoi pensare che una tua interpretazione del cristianesimo, anche se certamente in buona fede, possa essere più corretta? Non ti viene il dubbio che anche questo atteggiamento sia frutto di una tentazione?
    Te lo scrivo, senza dare giudizi, in quello spirito di cui sopra.

    Ringrazio entrambe (non Marco che questa volta si limita a canzonare) per il confronto.

    29 Settembre, 2011 - 9:54
  107. nico

    Caro Federico B.
    il limite di questo genere di comunicazione è la sinteticità, che genera fraintendimenti.
    Non ho dubbi sull’esistenza dell’inferno, del male e del principe del male. Il fatto che io mi auguri che l’inferno sia vuoto è pura speranza personale, ma non potrei mai mettere in dubbio la giustizia di Dio, che si coniuga misteriosamente con la Sua immensa misericordia.

    Contesto invece la tua affermazione secondo cui, tra i due MALI, è meglio essere integralisti.
    L’integralismo potrà garantire un personale sentirsi “a posto”, ma porta in sé un innegabile germe di violenza.

    29 Settembre, 2011 - 10:04
  108. Marco

    Gesù mio,
    perdona le nostre colpe
    preservaci dal fuoco dell’Inferno
    porta in Cielo tutte le anime
    specialmente le più bisognose della Tua misericordia.
    Amen

    29 Settembre, 2011 - 10:30
  109. nico

    Caro Marco
    sono contenta che tu reciti il Santo Rosario: non può fare che bene, e tiene a bada incendi pericolosi
    🙂
    Buona giornata

    29 Settembre, 2011 - 10:34
  110. Marco

    Più che un clone
    è un linfocita B della memoria.
    Entra in contatto con il germe relativista
    si attiva
    assume la conformazione tipica con nucleo a raggiera
    e produce tante immunoglobuline.
    Classe IgG.

    Ha letto l’articolo di Armando Matteo che ho linkato?
    Lo legga bene e poi vada in apoptosi.

    29 Settembre, 2011 - 10:34
  111. Marilisa

    A lycopodium dico semplicemente: bravo! Sei l’immagine personificata dell’ umiltà: non davanti a Dio ma di fronte ad una Chiesa di cui non riconosceresti mai gli sbagli.
    Padronissimo.

    A Federico B.
    Mi sento obbligata ad una replica.
    Io non ho nessuna pretesa di aver capito tutto e di poter insegnare a nessuno. Le sue parole, oltre che essere offensive (per il tono), denotano acredine nei confronti di chi prova a mettere in moto il proprio raziocinio.
    Se tutti fossero come lei, la Chiesa resterebbe cristallizzata e asfittica. Meno male che non è così, anche se si muove lentamente.
    Provo a ricordarle che la Chiesa non è rappresentata solo dalle gerarchie, ma da tutti noi– anche il più piccolo– battezzati, e non è detto che essi abbiano minori capacità intellettive di chi indossa tonaca e paramenti liturgici varî. E le faccio notare che le mie posizioni sono condivise da molti– preti e non– che sicuramente ne sanno più di me, ma forse anche più di lei.
    Mai detto che l’inferno ( che lei sembra amare tanto) non esiste; caso mai si discute su chi eventuamente dovrebbe andare a finirci. Ho conosciuto un sacerdote teologo, anziano e con molti meriti, che una volta si disse propenso a credere che all’inferno non ci sia nessuno.
    Del resto, chi può saperlo?
    Il presuntuoso è lei che crede di parlare a nome dell’intera Chiesa.
    Infine: non amo per niente i falsi umili. Lei, per quello che ho potuto capire, è uno di loro.

    29 Settembre, 2011 - 11:59
  112. lycopodium

    Aho!
    Marilisa,
    ho appena scritto che la Chiesa è, umanamente parlando, un’armata brancaleone e dici che non trovo difetti ed errori in essa.
    Ma mi leggi?
    I tuoi giudizi sulla mia persona lasciano il tempo che trovano, non mi conosci e dunque PIANTALA.

    29 Settembre, 2011 - 12:38
  113. Marilisa

    Sai cos’ è, lycopodium? Che l’espressione generica “armata brancaleone” può dare adito ad equivoci, se non si è dentro la testa di chi la pronuncia. Le parole scritte hanno un loro limite. Si dovrebbe essere più chiari, mi pare.
    Comunque, quel “piantala” gridato lo rimando, umilmente, al mittente; dillo a te stesso davanti allo specchio.

    29 Settembre, 2011 - 14:34
  114. Federico B.

    @Marilisa,
    sono passato al tu per cercare un confronto fraterno. Evidentemente tu preferisci mantenere le distanze, dandomi del lei e continuando ancora con le offese personali: presuntuoso, amante dell’inferno, falso umile (= superbo?).
    Perchè?
    Mi fa piacere che tu abbia frequenti contatti con persone preparate, ma ciò non toglie che anche le loro parole sono ben poca cosa rispetto alla sapienza millenaria della Chiesa. Io non sono, ne’ mi reputo o mi presento come tale, portavoce della Chiesa: mi limito a dare un contributo alla discussione, specie se mi sembra utile o necessario, affidandomi alla mia formazione cattolica. Non credo di essere più presuntuoso di chiunque altro, anche se obiettivamente devo ammettere che, quando scrivo su questo blog, sono convinto di avere ragione. Proprio per evitare confusione bisogna rifarsi al Magistero della Chiesa e ai suoi documenti: altrimenti abbiamo tutti ragione anche se pensiamo cose diverse (riecco il relativismo).

    @Nico,
    non ho detto che è meglio ESSERE integralisti, ma PASSARE per integralisti piuttosto che pe relativisti. C’è una differenza sostanziale. Hai ragione: la sinteticità può creare fraintendimenti.

    @Marco,
    tra una battuta e l’altra, un po’ di autocritica non ti farebbe male, sai?

    29 Settembre, 2011 - 14:40
  115. Federico B.

    @Marco
    ho letto e condivido in parte la conclusione, che riprendo:

    “Insomma, nella reazione di possibile spavento da parte dei non credenti di fronte a un’esplicita azione di evangelizzazione, si nasconde in filigrana una sorte di spavento della stessa comunità dei credenti: lo spavento del proprio coraggio di continuare, forse riprendere, quel dialogo onesto e profondo con la realtà nella quale le tocca vivere al fine di più opportunamente predisporre la propria testimonianza del Vangelo, che o è annuncio di libertà e di compimento dell’umano o semplicemente non è.
    Se così stanno le cose, allora la seconda suggestione che ci viene dalla riflessione del Papa sul Cortile dei gentili è quella legata alla priorità che la comunità dei credenti deve esprimere, nella relazione con gli atei, con gli agnostici e con le persone estranee alla religione: la priorità di tenere desta la ricerca di Dio, la preoccupazione che tale ricerca non venga messa da parte. A tal fine, nello spirito che fu del Concilio, non possiamo non chiederci quale profilo assuma una tale ricerca di Dio nel tempo che stiamo vivendo”.

    Nello spirito del Concilio e della tradizione della Chiesa, chiediamoci pure quale profilo assume oggi la ricerca di Dio, aiutiamo i nostri fratelli con comprensione e carità fraterna (l’ho già scritto, ma forse è sfuggito), ma non troviamo giustificazioni a chi, pur nella ricerca si “ostina” a rifiutarlo.
    Non sono d’accordo sulla priorità: per me è importante tenere viva la ricerca, ma è più importante non creare confusione e non vergognarsi di dire la verità, anche se la verità può essere dura da accettare e può isitintivamente alimentare dei rifiuti. Cristo è Verità e se non parliamo di Lui ai non credenti, di che cosa parliamo? di quanto è bello stare insieme? Alle prime inevitabili difficoltà questi abbandonerebbero la ricerca e tutto il cammino fatto!
    Qual è la contraddizione tra Vangelo come annuncio di libertà e di compimento dell’umano (e su questo sono perfettamente d’accordo) e il fatto di ricordare a noi stessi e al prossimo che c’è una vita oltre la morte e che saremo giudicati per le nostre azioni? La libertà si coniuga con la responsabilità per le scelte liberamente compiute. Non può esserci libertà senza responsabilità: non è umano e non è cristiano.
    A parte la questione sulle priorità, quindi, condivido e sottoscrivo l’articolo di don Matteo. Aggiungo una chiosa: non escludo che le paure di affrontare la realtà di oggi, così ben descritte nell’articolo, siano dovute proprio alla deriva del relativismo, che spinge persino i più sinceri cattolici a “riconoscere” come “vero” anche il punto di vista di chi non crede all’esistenza di Dio. Se mancano punti di riferimento certi, si ha paura di tutto e il dialogo non ha basi su cui essere costruito…

    29 Settembre, 2011 - 15:39
  116. Federico B.

    Il Vangelo di oggi torna sull’argomento dell’altro giorno: Mt 13, 47-53.

    47 Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48 Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49 Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    51 Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52 Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
    53 Terminate queste parabole, Gesù partì di là

    30 Settembre, 2011 - 10:26

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