Con un messaggio al summit di Glasgow sui cambiamenti climatici Francesco fa appello a “una profonda e solidale collaborazione tra tutti i popoli del mondo” per affrontare insieme la sfida ecologica e il dramma pandemico: “Non abbiamo alternative. Possiamo conseguire gli obiettivi scritti nell’Accordo di Parigi solo se si agirà in maniera coordinata e responsabile. Sono obiettivi ambiziosi, ma indifferibili. Oggi queste decisioni spettano a voi”. Nei commenti alcuni paragrafi del messaggio letto oggi pomeriggio all’assemblea dal cardinale Parolin.
Glasgow: monito di Francesco su debito ecologico, debito estero, ferite della pandemia
10 Comments
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Per un modello integrale e integrante. La ferite portate all’umanità dalla pandemia da Covid-19 e dal fenomeno del cambiamento climatico sono paragonabili a quelle derivanti da un conflitto globale. Così come all’indomani della seconda guerra mondiale, è necessario che oggi l’intera comunità internazionale metta come priorità l’attuazione di azioni collegiali, solidali e lungimiranti.
Abbiamo bisogno di speranza e di coraggio. L’umanità ha i mezzi per affrontare questa trasformazione che richiede una vera e propria conversione, individuale ma anche comunitaria, e la decisa volontà di intraprendere questo cammino. Si tratta della transizione verso un modello di sviluppo più integrale e integrante, fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità; una transizione durante la quale andranno considerati attentamente anche gli effetti che essa avrà sul mondo del lavoro.
Due debiti incatenanti. In tale prospettiva, particolare cura va rivolta alle popolazioni più vulnerabili, verso le quali è stato maturato un “debito ecologico”, connesso sia a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ambientale, sia all’uso sproporzionato delle risorse naturali del proprio e di altri Paesi. Non possiamo negarlo.
Il “debito ecologico” richiama, per certi versi, la questione del debito estero, la cui pressione ostacola spesso lo sviluppo dei popoli. Il post-pandemia può e deve ripartire tenendo in considerazione tutti questi aspetti, collegati anche con l’avvio di attente procedure negoziate di condono del debito estero associate a una strutturazione economica più sostenibile e giusta, volto a sostenere l’emergenza climatica. È «necessario che i Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere il debito [ecologico] limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai Paesi più bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile». Uno sviluppo a cui, finalmente, possano partecipare tutti.
Proteggere il futuro dei giovani. Purtroppo dobbiamo constatare amaramente come siamo lontani dal raggiungere gli obiettivi desiderati per contrastare il cambiamento climatico. Va detto con onestà: non ce lo possiamo permettere! In vari momenti, in vista della COP26, è emerso con chiarezza che non c’è più tempo per aspettare; sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica: oltre ai suoi sempre più frequenti e intensi impatti sulla vita quotidiana di numerose persone, soprattutto delle popolazioni più vulnerabili, ci si rende conto che essa è diventata anche una crisi dei diritti dei bambini e che, nel breve futuro, i migranti ambientali saranno più numerosi dei profughi dei conflitti. Bisogna agire con urgenza, coraggio e responsabilità. Agire anche per preparare un futuro nel quale l’umanità sia in grado di prendersi cura di sé stessa e della natura.
I giovani, che in questi ultimi anni ci chiedono con insistenza di agire, non avranno un pianeta diverso da quello che noi lasciamo a loro, da quello che potranno ricevere in funzione delle nostre scelte concrete di oggi. Questo è il momento della decisione che dia loro motivi di fiducia nel futuro.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-grazia-che-ci-porta/
Caro Luigi.
Il papa è da molti criticato per queste sue posizioni “ambientaliste” e si arriva addirittura a tacciarlo di occuparsi solo di tematiche ecologiche. E’ ovvio che quest’accusa rivolta al pontefice è falsa e non corrisponde al vero, ma è tipico di questi critici allargare il campo e arrivare alla critica al Concilio Vaticano II.
Forse vado un po’ fuori tema , ma forse no. Leggo dal sito chiesadimilano.it che nell’ultimo cinquantennio vi è stato un calo delle vocazioni di oltre il 60%.
Facciamo tutti un rapido calcolo e si arriva al Concilio.
Premesso che io in quegli anni non ero nato, che non ho studiato il Concilio se non “leggiucchiando” qua e là i documenti, che non sono uno storico, mi sovviene però qualche dubbio su questa coincidenza.
E torno all’inizio e al tema del post: è corretto sposare in toto ogni tematica ecologica? Ci aiuta a crescere nella Fede in Cristo?
https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/seminaristi-in-italia-i-numeri-della-chiesa-di-domani-479451.html
Si rivela sempre più fondamentale, e se credenti potremmo dire tout court provvidenziale, l’ enciclica LAUDATO SI’ con cui Francesco dava fondamento organico, prospettico e magisteriale alla cd. “questione ambientale”. Con quel documento si dava continuità e fortissimo sviluppo alle “intuizioni” dei predecessori, da Paolo VI a Ratzinger, con una particolare sensibilità mostrata da GPII all’affaccio sul millennio nuovo, a dimostrazione che coloro che ulularono alla luna della propaganda antibergogliana, presero- come continuano a prendere- un abbaglio colossale, oltreché una cantonata solenne.
A tutti giova una rilettura, o unalettura, meglio se continua:
https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html
https://www.tempi.it/cop26-biden-onu-clima-ambiente-james-bond-hitler-greta/
https://www.vanthuanobservatory.org/il-sostegno-acritico-della-santa-sede-per-la-cop26-e-preoccupante-di-edward-pentin/
Ci inchiniamo deferenti di fronte all’autorità e all’autorevolezza della rivista Tempi e dell’Osservatorio Van Thuan…
Rif. 5 novembre – lettura attenta
Per immunizzarmi da una pregiudiziale acritica di Glasgow 2021 ho letto anch’io con “sudditanza psicologica” i due articoli segnalati