Gianluca Mangeri medico, prete, malato di Covid

Tra le storie di pandemia che vado raccogliendo, una delle più singolari è quella di don Gianluca Mangeri, 47 anni, laureato in medicina con specializzazione in oncologia al Gemelli di Roma, poi sacerdote dal 2011 nella diocesi di Brescia, da due anni cappellano nell’Ospedale Poliambulanza di Brescia e lì infine ricoverato per Covid. Nei commenti riporto alcuni capoversi delle narrazioni che ha affidato a Elisabetta Reguitti per la rivista “San Francesco Patrono d’Italia” che l’ha pubblicata il 28 maggio; e ad Andrea Cittadini del “Giornale di Brescia” del 16 marzo.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Misericordia di chi mi assisteva. A “San Francesco Patrono d’Italia” 1. La sera del primo marzo 2020 mi compare febbre alta e tosse: è l’inizio di una polmonite da Covid-19. Vengo quindi ricoverato proprio in Poliambulanza. Mi sentivo come arso dalla febbre, debolissimo facevo fatica a respirare e a muovermi, tanto da essere lavato dagli stessi operatori che pochi giorni prima avevo salutato in corsia. Ero confuso, non riuscivo né a pensare, né tanto meno a pregare. In questa fragilità ho sperimentato la misericordia di Dio attraverso i volti di chi mi assisteva: ora ero io il paziente e ogni loro piccolo gesto di attenzione, ogni loro parola di incoraggiamento avevano un forte impatto anche sul mio spirito.
    A loro chiedevo cosa stesse succedendo e, percependo la gravità del momento, sentivo crescere in me un sentimento di amarezza, di dispiacere ed un senso di impotenza. Mi accorgevo di quanto avrei potuto fare per i malati, per i loro familiari angosciati e poi per loro: per i medici, per gli infermieri, per gli operatori dell’ospedale, come potevo lasciarli soli nella “battaglia”?
    Dimesso, sono stato isolato in una stanza del Centro Paolo VI e qui ho sperimentato che è proprio vero che il Signore sa scrivere diritto sulle nostre righe storte. Un amico mi ha fatto pervenire diversi libri tra i quali uno sulla vita di Santa Elisabetta della Trinità. Non conoscevo questa monaca carmelitana francese, vissuta a cavallo tra ottocento e novecento, morta a soli 26 anni […].

    15 Settembre, 2020 - 17:58
  2. Luigi Accattoli

    Accompagnare i morenti. A “San Francesco Patrono d’Italia 2. Ho letto il libro per ben tre volte e mi si sono impresse nel cuore queste sue parole: “Quanto bisogna pregare per i moribondi! Passerei volentieri l’eternità ad assisterli” […]. Mi si è aperto un mondo nuovo: con la preghiera potevo assistere i morenti, potevo chiedere al Signore la forza per i medici, gli infermieri e tutti i “miei” collaboratori, potevo infatti preparare la via all’ingresso di Gesù nei loro cuori e Lui avrebbe pensato a sostenerli.
    Elisabetta mi ha ricondotto sul “campo di battaglia” in modo diverso e del tutto inaspettato. Sapevo che la preghiera era potente, ma lo sapevo con la testa, ora lo comprendevo in profondità e con tutto il cuore. Ho ritrovato così una grande serenità e con essa gradualmente anche le forze ed il respiro. L’amabile cura delle crocerossine e dei confratelli sacerdoti del Centro Paolo VI hanno contribuito ulteriormente a ritemprarmi.
    Gli esami hanno poi mostrato la negatività al virus e la presenza degli anticorpi nel sangue. Guarito! Guarito dalla misericordia di Dio con i suoi molteplici volti ed interventi. Dal 4 maggio ho ripreso la mia missione in ospedale con un più vivo e forte desiderio: quello di condividere e rimettere in circolo gli anticorpi della misericordia ancora una volta incontrata e sperimentata.

    https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/cronaca/don-gianluca-medico-e-sacerdote-al-fianco-dei-malati-di-covid-48721

    15 Settembre, 2020 - 17:59
  3. Luigi Accattoli

    Medici straordinari. Al “Giornale di Brescia” del 16 marzo. «Durante il ricovero ho visto pazienti messi anche molto peggio di me. Ero in camera con un signore di 76 anni che aveva sintomi importanti. Abbiamo condiviso il percorso di combattimento e allo stesso tempo di miglioramento. Ora sono ospite del Centro Paolo VI in stanze messe a disposizione dal Vescovo per chi, dopo l’ospedale, deve affrontare la quarantena. Qui ci sono una ventina di casi come il mio. Siamo clinicamente guariti o in via di guarigione. Tra 15 giorni potrò uscire se il tampone sarà negativizzato. Il pensiero va ai medici. Sono straordinari. Ho visto dottori e infermieri fare 12 ore al giorno. Sono dei Buoni samaritani che si stanno prodigando. A loro va un plauso enorme. Penso anche alle famiglie dei contagiati e alle vittime che purtroppo aumentano e non sono solo persone molto anziane. Le famiglie colpite da malati sono provate e hanno bisogno di una luce. Tornerò ad assistere i pazienti. Certamente aver provato sulla pelle la malattia mi consentirà di avere degli elementi in più. Bisogna sempre alimentare le speranza. Ma mi sono reso conto che anche gli operatori della sanità hanno bisogno di sostegno».

    https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/%C3%A8-una-sfida-dura-ai-medici-va-il-mio-grazie-1.3467400

    15 Settembre, 2020 - 18:00

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