“Nel Figlio di Dio Crocifisso, tutto l’enigma del soffrire umano si comprende. Ma si comprende oggettivamente, in se stesso, sul piano dell’essere; io, soggettivamente, non lo comprendo”: sono parole di pregio contenute nel carteggio di Giacomo Biffi con Emanuela Ghini. Nei commenti fornisco la fonte, le riproduco per intero, aggiungo un minimo commento. La segnalazione di questo testo biffiano è un mio dono ai visitatori che invito a restare all’altezza delle parole del cardinale, o almeno a quella della mia lettura.
Giacomo Biffi che non comprende l’enigma del male
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E’ la lettera 52 con la data 22 agosto 1983 riportata alle pagine 171-173 del volume Giacomo Biffi, “Lettere a una carmelitana scalza 1960-2013”, Itaca editore 2017. Non conosciamo l’occasione della lettera, di che cosa cioè avesse parlato la Ghini nella lettera alla quale Biffi, allora vescovo ausiliare di Milano, risponde con questa drammatica riflessione sulla mancanza di parole umane di fronte al mistero del male. Questo è il sommario alla lettera posto dalla Ghini, curatrice del volume: “Cristo crocifisso soluzione dell’enigma del dolore umano. Scelta tra l’assurdo e il mistero. Inutilità della preghiera? Risposta del Manzoni”. Riporto la lettera rispettando la divisione in paragrafi che è nel libro e staccando un paragrafo dall’altro in modo da cavarne quattro “commenti”.
Dolore degli uomini. Biffi 1. Emanuela carissima, finalmente trovo un po’ di spazio per rispondere con un po’ di agio alla tua lunga, viva, dolorante lettera. Mi par di capire come sia stata traumatica e angustiante l’esperienza ravvicinata del dolore degli uomini e del male. È uno spettacolo che supera ogni possibilità di sopportazione, tanto che per sopravvivere penso che istintivamente ci si costringa a renderci almeno parzialmente insensibili e a ispessire per così dire la pelle del nostro spirito. Mi sono sempre chiesto come faccia il Padre (che è padre), che è onnisciente e non gli è data la facoltà di chiudere gli occhi, a reggere questa visione insopportabile. E come possa restare, almeno in apparenza, latitante da queste tragedie.
Resto all’oscuro. Biffi 2. So che la risposta deve stare nel Figlio di Dio Crocifisso, e che in questo (che è il più incomprensibile dei possibili eventi) tutto l’enigma del soffrire umano si comprende. Ma si comprende oggettivamente, in se stesso, sul piano dell’essere; io, soggettivamente, non lo comprendo e, illuminato da una luce così alta, resto all’oscuro.
Tra l’assurdo e il mistero. Biffi 3. E mi confermo nella convinzione che siamo chiamati a scegliere tra l’assurdo e il mistero; tra il non-senso e il suicidio della ragione, e la resa a una verità che penosamente ci oltrepassa e ci eccede. E poi, se solo nel Figlio di Dio Crocifisso l’uomo si salva dall’insignificanza (perché ciò che è angosciante non è il dolore, ma il dolore senza significazione e senza finalizzazione), come mai di fatto non lo conoscono, come mai non si riesce a farlo conoscere? E come mai, in questo oscuro oceano di pene, si debba sperimentare l’inefficacia, e quindi l’inutilità, della preghiera che chiede sollievo?
Manzoni si fermò. Biffi 4. Il Manzoni, che è sempre un po’ la “coscienza” di noi lombardi, ha scritto – nell’incompiuto Il Natale del 1833 – i versi più terrestri che siano usciti da una penna cristiana:
Vedi le nostre lacrime,
intendi i nostri gridi;
il voler nostro interroghi,
e a tuo voler decidi:
mentre a stornare il fulmine
trepido il prego ascende,
sordo il tuo fulmin scende
dove tu vuoi ferir.
Ma tu pur nasci a piangere;
ma da quel cor ferito
sorgerà pure un gemito,
un prego inesaudito.
Taccio anch’io. Biffi 5. “Cunctae res difficiles” [Tutto è difficile, Qoelet 1,8]. A questi versi il Manzoni appose la nota: «Cecidere manus» [Caddero le mani: Virgilio, “Eneide”, canto sesto]. Che vale anche per me.
Biffi apologeta. Considero importante questa pagina perché ne è autore il migliore apologeta tra i nostri vescovi al cambio del millennio. Non cioè un teologo abile nell’adattamento al tempi né un pastore timoroso di non contraddire il sentimento del tempo. Vedo un segno nel fatto che il più coraggioso e uno dei più attrezzati tra i difensori della fede ricevuta e del suo linguaggio parli in privato, nel 1982, del mistero del male come tre decenni più tardi ne parleranno in pubblico i Papi Ratzinger e Bergoglio, impegnati sul fronte dell’aggiornamento di quel linguaggio, riconoscendo cioè che per quel mistero non abbiamo parole. Vedo nella continuità tra Manzoni, Biffi, Ratzinger e Bergoglio il segno della provvida verità di quel riconoscimento. La proposta della Croce di Cristo all’umanità di oggi non può che partire dal riconoscimento che essa non trova punti d’appoggio nella cultura in cui siamo immersi, esattamente come non li trovava all’origine dell’avventura cristiana: “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”.
Per la presentazione del volume del cardinale Biffi che ho tenuto a Bologna il 14 giugno, vedi qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/conferenze-e-dibattiti-2/presentazione-del-volume-del-cardinale-biffi-lettere-a-una-carmelitana-scalza-1960-2013-itaca-editore/
Per il riferimento alle parole dei Papi Ratzinger e Bergoglio sul mistero del male, vedi qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/benedetto-xvi-sul-dolore-innocente-non-abbiamo-le-risposte/
Luigi, mi inginocchio leggendo le parole del Card. Biffi sull’incomprensibilità del dolore.
Ieri leggevo un articolo di Pietro Citati, che tu conosci sicuramente, sulla contiguità, nella misericordia, del Dio dell’Islam e del Dio cristiano. Il Citati riportava un pensiero di Ali Bakr, il miglior amico di Maometto. Lo trascrivo: “La nostra assoluta incapacità di comprendere Dio è il nostro modo supremo di comprenderlo”. Secondo me la stessa cose si può dire della comprensione del dolore: la nostra assoluta incapacità di comprendere il dolore è il nostro modo supremo di comprenderlo. Che è poi, secondo me, l’incomprensione soggettiva del dolore da parte del Card. Biffi.
Io una mia idea sull’inevitabilità, ma non sulla comprensione, del dolore da parte dell’uomo l’avrei… Ma davanti a quanto di grande detto dal Card. Biffi, non ho il coraggio…
Buona giornata.
quelli che ogni giorno si affannano a spiegare che c’e’ continuita’fra papa Francesco e il suo predecessore Ratzinger, sono da ammirare perche.compiono una fatica di Sisifo. Ogni giorno ,ogni atto,ogni intervista papa Francesco platealmente smentisce questa ipotetica continuita’e cosi’devono ricominciare pazientemente tutto da capo,a trovare precedenti storici nelle parole del papa emerito per difendere ,appellandosi alla auctotitas dell’Emerito, le parole di Francesco e farle apparire perfettamemte in linea con la dottrina..fino alla prossima esternazione rivoluzionaria del Papa che manda tutto a catafascio.tanta paziente costruzione di un aura di normalita’e di perfetta ortodossia.
Le fatiche di Sisifo:far apparire Bergoglio come un rispettoso e umile continuatore di Ratzinger
Vuole Maria Cristina Venturi , partendo dallo specifico contenuto di questo post, indicare dove starebbe la discontinuità tra papa Francesco e il suo predecessore Ratzinger?
Signora, è sicura che fosse questo il tema introdotto da Luigi Accattoli?
Ogni tanto un piccolo sputazzo sul Papa ci sta bene, vero?…
Mi piacerebbe, giuseppe di melchiorre, che tu esponessi la tua idea sull inevitabilità del dolore da parte dell’uomo.
La tua idea, secondo me, non è meno interessante di quella di Biffi.
Cara Victoria, già ne ho parlato tempo fa, e non vorrei ripetermi, anche perché constato che non a tutti interessa il profondo argomento del dolore proposto dal sig. Luigi. E’ vero che lui permette che si vada fuori tema, ma ha anche scritto che preferisce che si rimanga nel tema proposto.
Oggi leggevo “Una vita di Cristo” di Luigi Santucci e ho scoperto, di questo grande scrittore, un’idea che mi è molto piaciuta. Te la trascrivo: “Penso che tutti, d’ogni fede e miscredenza, siano almeno disposti a ripetere con la gente di Gerusalemme. ‘Nessuno ha mai parlato come quest’uomo’. E a Dostoevskij questo vertice di seduzione dettò il famoso paradosso ‘Se dovessi scegliere tra Cristo e la verità, è Cristo che sceglierei’.” Forse perché, per tornare al tema proposto, nemmeno Gesù ha detto niente sul dolore? Non ha detto, ma ha fatto e ha sofferto anche Lui. E che dolore!…
Ti saluto.
Nella misura in cui si crede nella presenza trascendente e personale di Dio, Signore del tempo e della Storia, anche il concetto di provvidenza come la intende il Manzoni prende consistenza, altrimenti si vanifica. Io penso, paradossalmente che proprio la presenza del male comprova l’esistenza di Dio , ed è proprio il negarlo, il male, che il problema diventa enigma insolubile. Intanto partirei dal presupposto che il male, i mali , tutti i mali : morali, fisici, spirituali, sono intriseci la natura comune, in potenza, a tutti gli “enti creaturali” imperfetti, fragili, esposti agli accidens, alle circostanze contingenti, perciò pur volendo, Dio, solo il bene per ciascuno, può tollerare o viceversa impedire il male secondo un’ottica inscritta in una Volontà a noi incomprensibile se non in prospettiva di fede né ci è dato tentare Dio. Rifletto: se l’umanità, su questa terra fin dai suoi albori, soggetta ad ogni genere di barbarie : guerre, calamità, pestilenze, epidemie, fosse stata priva di questa Presenza Onnipotente, Onniscente, ci saremmo, noi ora? O non saremmo totalmente estinti, divorati l’un l’altro.
E’ vero che lentamente, di nuovo, stiamo cadendo dentro l’imbuto dantesco, ma perché? Io me la pongo questa domanda: stiamo precipitando nel baratro perchè abbiamo messo Gesù Cristo in uno di quegli Hospital dove di tanto in tanto ti mostrano il paziente, e poi ci lamentiamo se l’umanità è ridotta un’ospedale da campo. Se togli il primario,come minimo lo staff è perduto.
Non ci illudiamo: Dio ha posto lo scettro in mano a Cristo, nessun potente della Terra per quanto escogiti il peggio potrebbe averla vinta sui piani di Dio, nessuno.
Penso a tutto l’iter che ha accompagnato questa sorta di involuzione religiosa, identitaria, dell’Italia, e dell’Europa, al pessimismo esistenziale di Schopenhauer dal quale prende le mosse Giacomo Leopardi ,benchè diverso nelle tematiche, spietato nel suo realismo.
Eppure,nella
“Odorata ginestra contenta dei deserti
spargi intorno i tuoi cespi solitari qui
su l’arida schiena
del formidabil monte sterminator”. E’ qui chefocalizza il tema dell’umano orgoglio,della superbia degli uomini. Pensiero che motiva citando espressamente Gv 3;19 “perché gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce .
E’ questo il punto. Le tenebre alla luce.
Le tenebre infatti influenzeranno tutto il pensiero filosofico posteriore da Nietzsche fino alla dissoluzione del pensiero che si tradurrà in volontà di potenza. L ‘atteggiamento critico nei confronti della metafisica e penso a Schelling, a Feuerbach, Marx, Freud che ritiengono impossibile la pratica di valori non-eterni, non-immutabili, non-necessari a distanza di qualche decennio, l’umanità sperimenterà le camere a gas. E’ vero che Nietzsche non le vide ma è altrettanto vero che Hitler portava Zaratustra nello zaino. L’dea del Dio arbitrario, da detronizzare, hanno intettato quella linfa di veleno che è ancora in circolo…Il male è un’enigma? Forse lo è, ma non è da Dio, semmai si annida nel cuore dell’uomo e la sua brama atavica, di voler essere dio senza Dio.
@corrige : che ritengo possibile (non imposibile) la pratica di valori non-eterni, non-immutabili, non-necessari, e a distanza di qualche decennio, l’umanità sperimenterà le camere a gas.
Solo una precisazione.
La citazione dell'”ospedale da campo “è inesatta e fuori contesto.
Fu pronunciata da papa Francesco ma non con riferimento all’umanità, bensì alla Chiesa stessa, e non come ” lamentando” questo fatto, ma al contrario indicandolo ad essa, provvidenzialmente, come il posto e il ruolo che avrebbe dovuto occupare e svolgere verso l’umanità tutta.
Non si tratta affatto, come si suggerirebbe nella metaforina qui sopra, di togliere il primario, ma, al contrario, di portarlo a tutti.
http://www.lastampa.it/2013/09/21/vaticaninsider/ita/vaticano/intervista-al-papa-la-chiesa-un-ospedale-da-campo-VdVNaXhm7aKKHUXxdTYXqJ/pagina.html
Le parole di Biffi sul dolore hanno suscitato in me una immediata sintonia: ho scoperto una persona libera di esprimere il proprio pensiero senza la preoccupazione di inseguire misticismi fuori dalla realtà. Tutti noi dovremmio riflettere su queste parole. Se fossi in Luigi manderei una copia anche al suo amico Valli perché pur guardando in alto si ricordi che i suoi piedi appoggiano sulla terra. Onore a Biffi.
Caro Giuseppe,
belle e condivisibili le parole che hai trascritto.
Il tema del dolore e della sofferenza interessa tutti, io credo, perché è il tema dei temi per l’uomo. Solo le persone superficiali non se ne occupano.
Molti se la sbrigano chiamando in causa la volontà di Dio oppure facendo discutibili elucubrazioni mentali per spiegarlo. Moltri altri lo includono nella categoria “Provvidenza di Dio”. Ovvero: Dio permette il male in vista di un bene maggiore.
Questa era, per esempio, la tesi di G.P II, alla quale si contrapponeva quella di Ratzinger, secondo cui non c’è alcuna spiegazione alla sofferenza; che esiste da sempre come inseparabile compagna dell’uomo.
Io aderisco a questa tesi.
Ho letto alcune pagine interessanti sull’argomento, scritte dal card. Scola, il quale ha detto che nel silenzio del Padre alla domanda del Figlio Gesù sulla croce: “Padre, perché mi ha abbandonato?” , proprio in quell’abbandono da parte del Padre è da vedersi il mistero insondabile del dolore umano. Non solo quello del Figlio, ma quello di tutta l’Umanità.
In quel silenzio c’è Dio.
“Non è forse l’esperienza preponderante che ciascuno di noi fa di fronte alla sofferenza altrui? Il restare zitti, il non sapere cosa dire.”
Ma, paradossalmente, tale silenzio ci avvicina al Dio silente.
Dice Scola : “Anche il silenzio è una risposta”.
Gesù Cristo ha abbracciato, nella libertà umana, il dolore, le sofferenze, per AMORE degli uomini tutti, e ha assunto direttamente su di sé tutto il male.
Le sofferenze, la morte e la risurrezione di Gesù hanno la forza di espiare tutti i peccati del mondo. Come dire che l’opera compiuta dall’amore del Cristo si dilata ad ogni sofferenza umana.
“L’opera compiuta dall’amore di Cristo non resta riservata alla sua singolare persona “.
Chi aderisce a Cristo, esplicitamente o implicitamente, realizza una vita piena già qui nella storia, non in prospettiva dell’aldilà.
In parole come queste, che io apprezzo nella verità che esprimono, vedo che nella vita che viviamo qui ed ora è già in atto quel Regno di Dio che molti vedono proiettato nel futuro post mortem.
Voglio dire che la chiave per capire il senso dell’esistenza umana, anche nel dolore, è l’amore autentico, che crea una rete invisibile che lega gli esseri umani e realizza il Regno di Dio in modo misterioso.
Maria Cristina Venturi forse possiamo provare a intenderci almeno un poco. Io ci provo. Non nego che vi siano discontinuità tra Benedetto e Francesco, anzi le considero provvidenziali. Sull’urgenza di una “riforma missionaria” della Chiesa, sulla figura papale, sulle priorità a cui far fronte, sul modo di governare, sulle nomine dei vescovi e dei cardinali, sul linguaggio e sui gesti. E altre. Ma vi sono anche continuità altrettanto provvide: tra la teologia dell’amore di Benedetto e la pastorale della misericordia di Francesco, sul carattere costitutivo del servizio della carità, sulla conversione per attrazione, sulla mancanza di parole di fronte al mistero del male, sulla presenza del marcio nella Chiesa, sulla necessità di un governo mondiale dell’economia. E altre ovviamente. Se io riconosco le discontinuità e tu le continuità facciamo un passo, non ti pare?
“So che la risposta deve stare nel Figlio di Dio Crocifisso, e che in questo (che è il più incomprensibile dei possibili eventi) tutto l’enigma del soffrire umano si comprende. Ma si comprende oggettivamente, in se stesso, sul piano dell’essere; io, soggettivamente, non lo comprendo e, illuminato da una luce così alta, resto all’oscuro.”
Queste parole del card.Biffi, nella lettera a suor Emanuela, sono belle e rispondono alle umane perplessità di fronte al dolore umano. A me piacciono proprio quegli ecclesiastici che non si mettono in cattedra e rivelano di non avere certezze apodittiche. Ne ho conosciuti alcuni così e li ho apprezzati particolarmente, riconoscendoli più vicini al mio umano sentire.
Una volta un monsignore rispose ad una mia domanda, con un certo disagio: ” non lo so”.
Di Biffi ho letto parole diverse da quelle citate da Luigi.
“Gesù poi – rivelandoci, attraverso il mistero della sua passione e della sua gloria, che anche l’umiliazione, la sofferenza, la morte trovano posto in un disegno d’amore che tutto riscatta e alla fine conduce alla gioia –ci preserva anche dalla follìa di chi arriva a ipotizzare, fondandosi sulla sua stessa personale esperienza, che un Dio probabilmente esiste; ma, se esiste, è malvagio e causa di ogni malvagità…..Il Dio che ci è fatto conoscere dal Redentore crocifisso e risorto, è un Dio che ci vuol bene e, come dice san Paolo, fa in modo che «tutto concorra al bene per quelli che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (cf. Rm 8,28); tutto concorre al nostro bene anche quando noi sul momento non ce ne avvediamo. È la verità consolante ed entusiasmante che Gesù ci confida, quasi suprema sua eredità, nei discorsi dell’ultima cena: «Il Padre vi ama» (Gv 16,27).”
Qua ritrovo il concetto secondo cui tutto concorre al nostro bene, sul quale io personalmente non sono d’accordo.
Biffi parla dalla cattedra.
Ma sono parole che in qualche modo confliggono con quelle dette in confidenza a suor Emanuela Ghini.
Se mi è concesso esprimere un’opinione sui due pontefici, Luigi, io questa continuità non la vedo. Sono totalmente diversi sia per formazione, culturale e umana, che in prospettiva . Se J.Ratzinger è sacerdote da sempre, nato sacerdote, e lo è nel cuore nell’anima, uomo di fede e di Chiesa in una maniera viscerale. Bergoglio lo divenne grazie all’incontro con un certo padre Duarte che gli rischiarò la fede alquanto “appannata” ;dal suo percorso con i gesuiti , poi, si porta dietro il pacchetto sia in positivo che, soprattutto, in negativo. Di questo fa parte un’ immagine di Dio forse , non cattolico, un malcelato relativismo con segmenti populisti, demagogici , sudamericani del tipo “hasta la victoria siempre” che fa molta presa sulla pancia della gente e che avrebbe convinto anche mio padre e mio nonno ateo, ma non è questo che fa di un papa “la roccia”. Ratzinger, nella sua posizione da Sant’Uffizio è integro e coerente, intellettualmente e materialmente con una onestà che pagò a caro prezzo. E’ Papa di alta scienza, mentre Bergoglio non lo è altrettanto. La gradualità è l’anima della Chiesa che ha più bisogno di certezze teologiche -molto meno di pratiche esteriori accessorie tipo opanda, scarpe nere ecc- ha bisogno anche di rispetto per la sacralità della Liturgia, ieraticità e autorità che un pontefice deve avere; aspetti che tutti i pontefici prima di lui han sempre salvaguardato e che Ratzinger assicurava. Certo, per gli atei e i non credenti Bergoglio è il non plus ultra (che importa loro se la Chiesa scivola e si spacca, anzi, meglio) mentre Ratzinger (che la teneva unita e il Motu Proprio Summorum Pontificum lo attesta) non può che risultare irritante, rigido, fastidioso.
Sul piano dottrinale nelle sue dispute con Atei e non crdenti , e basterebbe leggere le 11 pagine protocollo, datate 30 agosto dal Papa emerito ad Odifreddi, egli non civettò mai con costoro ma replicò con franchezza, lucidità, in modo puntuale e severo le ragioni della fede. La fede, ecco il tema che lui premeva più d’ogni altro. Oltre alla sacralità della vita,alla bellezza del matrimonio naturale tra un uomo e una donna,al l’urgenza della libertà educativa e a tutti quei valori che non cambiano con il tempo e per questo sono “non negoziabili ” ai quali rinunciò mai, fino all’ultimo, di diffondere…e che, almeno io personalmente, non trovo divulgati con la stessa efficacia in Papa Francesco…
Papa Ratzinger e Papa Bergoglio hanno parlato del “mistero del male” ma il papa che maggiormente se ne è occupato è stato a mio parere San Giovanni Paolo II che al mistero della sofferenza ha dedicato la lettera apostolica Salvifici Doloris.
Il male nel mondo e spesso anche il male nella nostra vita personale è un “mistero”.
Dicendo che è un “mistero” affermiamo che non lo possiamo “comprendere” ( = capire da capere , afferrare o contenere) cioè ci trascende.
Come possano stare insieme la affermazione di base della nostra fede Dio è Amore e la esistenza della sofferenza degli innocenti e la inefficacia (apparente) della preghiera?
Il mistero lo si può solo “accettare” – “accogliere” nella dimensione della “fede” e non nella dimensione della “ragione”. Il mistero lo si può “conoscere” cioè fare esperienza della sintesi tra queste due opposizioni. Questa “conoscenza” è di natura “mistica” .
È possibile – e ce ne sono stati nel corso dei secoli numerosissimi testimoni – ma è una “grazia”, un “carisma”, un “dono” dell’Altissimo.
La contemplazione del crocifisso “glorioso” ci fornisce un “lampo di intelligenza” : la sofferenza dell’innocente e’ legata all’Amore.
Personalmente non trovo nulla di strano nelle parole di Biffi: quale cristiano non si trova nella sua stessa posizione? Il mistero del male è una sfida alla fede alla quale, in un modo o nell’altro, prima o poi, dobbiamo passare tutti.
Se fosse per Clodine Pietro non sarebbe mai diventato papa. C’e’ una delegittimazione nelle sue parole molto evidente legata alla storia giovanile di papa Francesco che francamente mi sembra alquanto faziosa….
Clodine,
che a te piaccia più uno che l’altro ci sta. Come rilevato da Andrea la faccenda della gioventù di Bergoglio è un po’ debole come giustificazione. Su Ratzinger potrei dire che non mi piace come Papa perché da ragazzino era iscritto alla Gioventù Hitleriana: avrebbe senso?
Ma il punto non è questo. Luigi ha indicato dei punti di continuità. O dimostri che su quei punti in realtà la continuità non c’è o la frase ‘io questa continuità non la vedo’ è campata in aria. Io potrei dire che sono diversi perché uno beve la birra e l’altro il mate ma non dimostro che quanto scritto da Luigi non è vero.
Toh guarda.
La Guida Michelin dei papi.
By Claudia Kessler Floris Leo.
Inizio a preferire la viscerale, distruttiva e sistematica avversione a viso aperto di M.C.V. a papa Francesco a quella più ovattata e mascherata, ma non meno viscerale e distruttiva, di C.C.L.
OT su Charlie.
Da In Terris:
‘Il togato si è detto pronto a rivedere la sua decisione solo laddove il documento preparato dal pool internazionale di medici e la cartella clinica di Charlie Gard dimostrino tre dati: che il principio attivo impiegato nel trattamento sperimentale riesca a superare la barriera encefalica; che il cervello non sia irrimediabilmente danneggiato; che ci siano statistiche di miglioramenti del sistema nervoso del piccolo in percentuali adeguate (il dieci per cento di cui si è discusso nei giorni scorsi non è considerato tale). Oggi è prevista la consegna del documento a Francis.’
L’unica richiesta ragionevole è la prima, che forse è anche inutile: quelli del Bambin Gesù non credo si sarebbero mossi se la terapia sperimentale non fosse in grado di arrivare al cervello con certezza.
La richiesta secondo me più incredibile è l’ultima: per cercare di salvare una vita non basta che ci sia una esilissima speranza? Perché non tentare comunque? O pensa che al Bambin Gesù i medici siano dei sadici macellai in combutta con quei criminali dei genitori? Come se su un protocollo sperimentale si potesse produrre chissà quale documentazione. I medici del GOSH volevano staccare la spina perché pensavano non ci fosse più nulla da fare, il giudice alza l’asticella vuole buone percentuali di successo. Non ho parole.
Riguardo al secondo punto per quel che so io del cervello si conosce ancora troppo poco e non credo sia possibile dire con certezza se il cervello di un bambino (e sottolineo bambino, quindi persona ancora in sviluppo) sia irrimediabilmente danneggiato o meno.
Perché “avversione”, Luca, non si tratta di “avversione”, parola che , tra l’altro, non mi appartiene per formazione.
Semplicemente ritengo il papa un’istituzione, ed è istituzione prima ancora del suo essere uomo e persona. Egli è il “papato” , questo rappresenta il Papa: Il papato dentro cui si concentra il governo, la dottrina e il Magistero della chiesa Cattolica Apostolica Romana la quale è, eminentemente e principalmente il Corpo mistico di Cristo.
Poi, dentro questa “eredità”, pesante vige lo status giuridico con poteri oggettivi che esulano dalla personalità esteriore, dalla simpatia più o meno accattivante di un Papa piuttosto che un’altro. Anche dal pensiero politico il quale, qualora ci fosse -com’è giusto che sia- deve lasciare il posto al Vangelo e al bene della Comunità che deve tenere unita ad ogni costo perchè è custode di un “trono” terreno donato da Cristo stesso. Percanto l’ufficio , di cui è detentore, la sua persona pubblica, tutto quanto dice e fa è fondamentale.
Ciò detto – e la questione, almeno per me, non è di mera, romantica nostalgica (anche perché romantica non sono, anzi, direi piuttosto pragmatica, o meglio, dommatica) ma, dicevo,di sostanza- trovo che Benedetto XVI, per una questione di opportunità , non contraddirebbe mai apertamente papa Francesco.
Viceversa: quanto Papa Francesco su questioni dottrinali di grande importanza ha rimaneggiato – eccome si- tutto quanto Giovanni Paolo II aveva in precedenza sigillato tanto da far insorgere 45 , e si aggiunsero molti altri, tra teologi e filosofi cattolici al punto da sottoscrivere addirittura una dichiarazione di «fedeltà al magistero immutabile della Chiesa».
Ora, se si vuole forzare la serratura diciamo che tra i due c’è continuità. Ma se si vuole fare una critica seria e onesta Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio rappresentano due mondi ,con idee profondamente diverse del cattolicesimo.
Naaaaaaaaaa…….mica si tratta di avversione!!!!!
( pensa se lo si fosse trattato).
🙂 🙂 🙂
Quanto alla insurrezione ( sic) di 45 ( dicasi quarantacinque ) che non saprei come definire a questo punto (Ribelli? apostati? secessionisti? relativisti mi pare la definzione più azzeccata) consiglio a tutti una interessantissima e comicissima lettura dell’elenco completo dei firmatari della Dichiarazione…..una vignarola di conti, contesse, S;A;R, principi e principesse e via discorrendo, a metà tra il Circolo della Caccia e il salotto della Contessa Serbelloni Viendalmare. Come non stupirsi che S:E:R: il cardinal BURKE , con una dozzina di metri malcontati di strascico e gran ciambellano in feluca e mazza, compaia ai primi posti di questo consesso impressionantissimo?!
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
https://www.corrispondenzaromana.it/lista-dei-primi-firmatari-e-testo-completo-della-dichiarazione-dichiarazione-di-fedelta-allinsegnamento-immutabile-della-chiesa-sul-matrimonio-e-alla-sua-ininterrotta-disciplina/
Nel commento di una signora, che sembra saperla lunga sulla vera credibilità di un papa e sulla Chiesa in generale, leggo un confronto fra due papi che io, a dir poco, ritengo del tutto inopportuno.
Innanzitutto perché si tratta di due papi viventi e vicini. Quindi se non addirittura scorretto, è sconveniente.
Sarebbe assai meglio lasciarli ai posteri i confronti, se proprio devono esserci. Anche perché si rischia di prendere lucciole per lanterne.
Ciò che è incredibile, e direi anche offensivo, è che la signora incorona il papa emerito con virtù quali riconoscimento della sacralità della vita, lode della bellezza del matrimonio fra uomo e donna e via discorrendo; tutte cose che la sensibilità della signora non vede enunciate in modo altrettanto evidente, cioè rigoroso, dal papa attuale. Per non parlare poi della franchezza, della lucidità, della severità nelle ragioni della fede riscontrabili nel papa emerito e non nel papa oggi sul soglio pontificio.
Insomma, ci troviamo di fronte ad un confronto che è tutto un dieci e lode per un papa e un voto di risicata sufficienza, ma anche meno, per l’altro.
In effetti, papa Bergoglio–lo si sa bene– non ha mai parlato di sacralità della vita né di bellezza del normale matrimonio fra uomo e donna. Tanto meno ha dimostrato franchezza, lucidità, ragioni di fede e via enumerando. Insomma, un papa che è venuto dal sud America è di per sé un relativista, quasi un miscredente. E poi, diciamolo: lui non è nato prete. Solo chi nasce prete può essere un buon prete. Figuriamoci se poi si tratta di un papa, per di più un gesuita con relativi pacchetti di bene e di male.
Posso definirlo, questo, uno sproloquio propinato in un mattino di caldissima estate?
Inutile dire che è visibile a tutto tondo una partigianeria esecrabile sotto ogni punto di vista.
Ma soprattutto è dettata da una ignoranza macroscopica che fa sragionare. O è il gran caldo a far perdere il lanternino della ragione?
Però la signora, con una saccenteria che ne delinea la personalità e che è pari all’ignoranza che sarebbe meglio nascondere, ritiene forse di dimostrare di essere all’altezza di esprimere giudizi non obiettivi.
Mi dispiace per lei, ma no, non è proprio all’altezza di un bel niente. Se ne faccia una ragione una volta per tutte.
Faccio presente che essere “uomo di fede e di chiesa” non è di per sé un merito. Potrei spiegare il perché ma sarebbe un discorso abbastanza lungo. Come non è un merito essere un uomo “di alta scienza” teologica, suppongo.
E faccio anche presente che le cosiddette “certezze teologiche” non saranno mai certe, qualunque cosa asserisca la “pseudoteologa” che crede di saper tutto e poco sa. E che appena può, mostra a sua insaputa il suo tallone d’Achille. E cioè una fede solo dottrinalistica, moralistica, ritualistica; che si configura come una tra le forme di RELIGIOSITÀ IMMATURA.
Molti fedeli hanno questo tipo di fede e si illudono di essere nella verità.
Si illudono, infatti sono distanti dalla verità.
La loro è una fede statica e immutabile, mentre la fede vera e adulta– e la religiosità che la esprime– si manifesta in un cambiamento di sé in conformità del manifestarsi di Dio, dentro la vita, in uno dei tanti modi in cui si realizza il Suo disegno sull’uomo e sul mondo.
Donare sé stessi di fronte a Dio, senza riserve mentali, in un cambiamento graduale della propria persona anche in tempi medio- lunghi della vita, questa sì è vera fede nel Dio di Gesù Cristo.
E non ha niente a che fare con regole e dottrine, né con dissertazioni teologiche che, ha detto questo Papa, spesso uccidono la fede.
Caro Lorenzo, mi dispiace ma non aprirei quel link neanche se mi pagassero con oro. Non avertene a male. 😀
vorrei rispondere a Beppe Rezza.
il “mistero del dolore innocente” ov vero il mistero dell’innocente sacrificato che poi è il mistero dell’Agnello di Dio senza macchia immolato, ovvero il mistero del Servo di Javhe’ che era come pecora condotta al macello, , ovvero il mistero di che senso abbia il dolore e se abbia un senso, non può essere spiegato dalla ragione umana ma solo CONTEMPLATO.
Una volta sentii una meditazione sul santo rosario da parte di una grande guida spirituale. Non posso citare esattamente le sue parole , ma diceva pressapoco così:
Nei misteri del Rosario, i misteri gaudiosi, i misteri dolorosi, i misteri glòriosi, non sono solo contemplati episodi della vita di Gesù e di Maria, altrimenti non avrebbe senso chiamarli misteri, ma sono contemplati dei profondi misteri che attingono anche alla vita umana e all’anima umana.
Il sacerdote faceva poi un paragone fra i misteri gaudiosi , e il mistero della nascita di ogni uomo, il mistero della vita . Perchè nasciamo ? perchè veniamo al mondo? perchè ogni uomo nasce? Sarebbe stato meglio non venire alla luce? Meditare sul mistero del Natale diceva il santo sacerdote non vuol dire meditare solo sulla nascita di Cristo, ma meditare sulla nascita di OGNI BAMBINO che viene al mondo.
Così anche per i misteri dolorosi. il dolore innocente , inspiegabile e ingiusto , è quello che meditiamo nei misteri dolorosi del Santo Rosario.
non meditiamo solo sull’angoscia di Gesù nell’Orto del Gethsemani , ma sulla angoscia che attanaglia il cuore umano, in tante circostanze, sulla paura, su quel senso terribile di solitudine di essere abbandonati, che tutti gli uomini prima o poi sperimentano. Perchè? che senso ha?
Non meditiamo solo sulla corona di spine di Cristo, ma sulla tortura di milioni di esseri umani che nella storia sono stati torturati. Perche? Che senso ha questo mare di dolore , di sangue, di tortura?
E infine nei misteri di gloria contempliamo non solo la Resurrezione di Cristo, ma il destino dell’uomo , di ogni uomo dopo la morte. Che ne sarà di noi? C’è un aldila’?
Mi ricordo che la meditazione del sacerdote sul Santo Rosario finiva con queste parole che mi colpirono: Nei Misteri del Santo Rosario ci stanno tutti i misteri dell’uomo, oltre che della vita di Cristo, perchè Cristo è l’UOMO per eccellenza.
E si chiamano misteri perchè la ragione non basta a dare una spiegazione, ne’ sulla nascita , ne’ sulla morte, ne’ sulla vita dopo la morte,, ne’ sulla sofferenza degli innocenti.
si chiamano misteri perchè hanno una dimensione non solo orizzontale , ma vertiginosamente verticale: sono immersioni in PROFONDITA’, uno psicanalista junghiano direbbe nell’inconscio collettivo.
Quello che per me è insopportabile non è tanto l’affermazione che non c’è nessuna spiegazione del dolore innocente, quanto quella che molti si ostinano a fare che” la Chiesa cattolica e la fede cattolica non danno nessuno risposta al dolore innocente” Questo equivale a dire che la Chiesa cattolica non da’ nessuna risposta sul significato della vita , della morte, dell’aldila’.
ma se la Chiesa cattolica e la fede in Cristo, non danno nessuna risposta sulla vita , sulla morte, sul dolore, sull’aldila’ , cioè sulle diomande fondamebntali di senso, allora mi chiedo : se NEPPURE la Chiesa e la fede in Cristo danno risposte , allora dove busseremo per averle?
Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto.
IO credo che chiedendo a Gesù e alla Madonna, nel Santo Rosario , di poter
per GRAZIA, comprendere i Misteri dolorosi, una risposta ci viene data. Forse non è una risposta razionale, ma certo è una risposta che illumina il cuore di speranza e che non lascia al dolore e alla morte l’ultima parola.
Non so quanto sia corretto parlare di dolore innocente a proposito delle malattie dei bambini quasi che nelle malattie degli adulti il dolore non sia comunque di per se’ innocente. La visione veterotestamentaria di un Dio che punisce inviando malattie a chi se le è meritate con i propri peccati sembra riemergere in certe definizioni. Il dolore provocato da malattie e’ sempre innocente! Anche se si ha peccato.
io non potrei sopportare quello che invece pare piacere ormai a molti : una religione priva della parte trascendente e salvifica, priva di quella molla che portò i primi cristiani ad aderire al Cristo cioè la speranza della vita eterna : CHi crede in me vivrà , chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”
Questa speranza soteriologica ed escatologica , che animo i primi secoli dopo Cristo di una ansiosa attesa del Signore ( Maranatha, Vieni signore Gesù)sembra non interessare più molti cristiani che sono attenti solo al “qui e ora” , che riducono la fede ad una morale ( ama il prossimo, sii solidale, sii pacifista , animalista, ecologista, politicamente corretto) o a una politica.
Se , come da tanti segnali appare, la fede cattolica sarà ridotta solo allo strato “orizzontale” cioè morale e socio-politico, costruzione di un mondo terreno , di una società di un certo tipo inclusiva tollerante , questa religione non mi attrae e non ci credo. Il cristianesimo è una altissima risposta ( l’unica risposta!) ai problemi fondamentali dell’uomo: chi sono? perchè esisto ? che ne sarà di me?
Non è la credenza nel riscaldamento globale o nei partiti di sinistra.
Per capire quello che intendo vi posto questo link, satirico ma non troppo:
http://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca/2017/07/11/news/gesu-era-meno-prolisso-e-piu-efficace-delle-associazioni-cristiane-di-oggi-144071/
Maria Cristina, scrivi:
‘ovvero il mistero di che senso abbia il dolore e se abbia un senso, non può essere spiegato dalla ragione umana ma solo CONTEMPLATO.’
Poi scrivi in un commento successivo:
‘Quello che per me è insopportabile non è tanto l’affermazione che non c’è nessuna spiegazione del dolore innocente, quanto quella che molti si ostinano a fare che” la Chiesa cattolica e la fede cattolica non danno nessuno risposta al dolore innocente” Questo equivale a dire che la Chiesa cattolica non da’ nessuna risposta sul significato della vita , della morte, dell’aldila’.’
Il senso di ‘non danno risposta’ non è ‘non dicono nulla’ bensì ‘non danno spiegazione’, come del resto nemmeno tu l’hai data (il mistero del dolore va contemplato, scrivi). Prendi il card. Biffi:
‘So che la risposta deve stare nel Figlio di Dio Crocifisso,’ ‘io, soggettivamente, non lo comprendo e, illuminato da una luce così alta, resto all’oscuro.’
Io credo che il problema sia quello di intendersi sulle parole.
Quello che lei non riesce ad intendere, signora Venturi, è che Gesù Cristo è morto in croce per Amore e per riscattare gli uomini, suoi fratelli, dal peccato del mondo.
Li ha presi su di sé, i peccati, una volta per tutte e al posto di tutti. Il che vuol dire che l’Amore è la chiave dell’esistenza umana e che seguendo questa “insegna”, si percorre la strada giusta fino alla fine, cioè fino alla visione, prima o poi, del Volto di Dio.
Tutto questo non ha niente di misterioso.
Il dolore del mondo nessuno lo può spiegare, neanche la Chiesa. Lo si deve accettare e basta. Non è il dolore che salva l’uomo; l’Amore lo salva.
A quelli che hanno la fede può essere di consolazione associare il proprio dolore a quello del Cristo. Quelli che la fede non ce l’hanno ( per motivi diversi) non possono ovviamente associarsi al Cristo. Ma se nella loro vita hanno amato di un amore non egoistico, sono ugualmente salvi.
In questa visione della vita non c’è solo la dimensione orizzontale, ma c’è anche quella verticale. Perché Gesù ha detto : “chi ama i poveri etc…, ama me. Chi ama me, ama il Padre.”
Quindi, è evidente anche la dimensione verticale.
La fede va ripensata in questi termini, ben diversi da quelli di una religione doloristica, secondo la quale la sofferenza sarebbe necessaria per la salvezza.
Una fede così è fuorviante.
‘ Vedo un segno nel fatto che il più coraggioso e uno dei più attrezzati tra i difensori della fede ricevuta e del suo linguaggio parli in privato, nel 1982, del mistero del male come tre decenni più tardi ne parleranno in pubblico i Papi Ratzinger e Bergoglio, impegnati sul fronte dell’aggiornamento di quel linguaggio, riconoscendo cioè che per quel mistero non abbiamo parole.’
Quello che ho indicato io credo sia il significato di quanto ha scritto Luigi: per quel mistero i due Papi non hanno spiegazione (ed è quella che veniva loro chiesta, se non ricordo male).
Victoria, scrivi che “Gesù Cristo è morto in croce per Amore e per riscattare gli uomini”. Verissimo! Dico di più: Gesù con l’Eucarestia diventa anche un po’ noi, che, assumendolo nel pane e nel vino, lo assimiliamo nel nostro corpo. Non è una mia idea, l’ho letta in un libro. E mi è piaciuta moltissimo. Più Amore di così!… Trasformarsi nell’amato!!!… Divino!
Buona serata a te e a tutti.
Ha ragione Maria Cristina Venturi, anche per me è insopportabile constatare come autorevoli personalità cattoliche ritengano l’origine del male -e del dolore sotto ogni aspetto- “enigma incomprensibile”.
Questo è un modo di respingere tutti i tentativi teologici che si appellano alle fonti soprannaturali della Rivelazione e perché ? Perché inassimilabili dalla ragione, e perciò non degni di essere considerati . Queste non sono che le conseguenze . gravissime, di quella moderna teologia in cui, introdotti asserti filosofici in base alle quali il metodo per raggiungere una qualsiasi conoscenza deve avere basi scientifiche (il cosidetto Teilharismo) esclude a priori tutto quanto riguarda l’aspetto antropologico della teologia, sia circa l’origine del male che il conseguente il tradimento dell’Alleanza tra l’uomo e Dio , la caduta, il “peccato del mondo” o peccato primigenio, o feix colpa come si vuole, quel peccato “che meritò di avere un così grande Redentore”.
Posto che il messaggio di fede destinato ad ogni creatura sotto il cielo e a qualsiasi latitudine deve essere alla portata di tutti. Ma pretendere che la Parola di Dio, in questo contaminato mondo dove il peccato è dilagante, strabordante, che invita l’umanità a risollevarsi da uno stato indegno ad un livello soprannaturale non venga accolto, o predicato, perché giudicato all’apparenza stoltezza e scandalo per l’intelligenza ( orizzontale ovviamente) allora anche del Vangelo, dellaa Parola di Dio fin dalle origini, della stessa Rivelazione si può fare benissimo tabula rasa Il Vangelo: una dottrina che per essere accolta nella sua trascendenza esige la trasformazione del cuore che solo Dio può operare diventa parola priva di senso, tutto è privo di senso….
La Parola di Dio a partire da Genesi con la sua esposizione metodica (teologica) è priva di senso e, non è che l’ingenua nostalgia di antichi miti che poteva andar bene nel mondo medievale quando cristianità e civiltà coincidevano ma ora, che siamo “scafati”, è solo una “rottura” in tuti i sensi. Allora tutte le dottrine specifiche del cristianesimo risultano inaccettabili.
Se è così, diamo una bella mano di vernice “cristiana” ad un mondo NON cristiano piuttosto che continuare a ripetere formule VERAMENTE cristiane ma che sono state svuotate di quel contenuto specifico di cui sono state veicolo, tanto, perfino San Paolo viene interpretato in modo del tutto arbitrario e diverso da quanto l’Apostolo intese comunicare e annunciare.
E ci meravigliamo, poi, se il male è percepito come “enigma” . Ovvio che tutto è “enigma” il peccato è “enigma” la presenza di Satana è “enigma”, il paradiso e l’iferno sono “enigma”, il sacro e la presenza di gesù nell’Eucaristia è “enigma”. Quando si pretende di interpretare un messaggio di fede in chiave evoluzionistica il Vangelo , Cristo, la Parola di Dio è semplicemente superflua…
Certe affermazioni apodittiche mi paiono eccessive:Il dolore provocato da malattie e’ sempre innocente!
Mica vero.
Se ho una malattiia venerea causata da un comportamento sessuale disordinato, il mio dolore non è affatto “innocente”. : è il frutto dei mei peccati.
Se ho un tumore al polmone perché ho fumato come un turco tutta la vita, il mio non è un dolore innocente: è il frutto dei miei peccati
È pur vero che ALCUNE sofferenze che patiamo sono del tutto gratuite ( cioè non sono in alcun modo riconducibili a noi, ma di molte ne siamo responsabili!
( secondo il linguaggio del AT, è Dio che PUNISCE i peccati
Una cosa mi colpi anni fa visitando una abbazia: su un pilastro c’erano le date di anscita e di morte dei monaci. La vita media era di ottanta anni quando nel mondo circostante non superava i cinquanta!
Anche oggi hanno fatto delle ricerche statistiche e hanno verificato che che conduce una vita di fede ha mediamente una vita più lunga e più salubre.
Che cosa vuol,dire questo? Che seguire le regole di vita che il Signore ci fornisce asicura una vita migliore anche qui su questa terra.
Certo, è vero Beppe, è VERO, lo sostengo anch’io!
Quando Nostro Signore dice che ogni capello del nostro capo è contato, non ci dice che non cadranno i capelli, ma che sono tutti contati….
Mi limito a dire che c’è una lunghissima teoria di persone che non solo “ha seguito le regole di vita che il Signore ci fornisce” ma lo ha fatto in modo riconosciuto eroico al massimo grado ed è morta non solo giovane, giovanissima, bambina, ma anche tra sofferenze atroci e assurdi e inspiegabili tormenti. Avrei potuto mettere assurdi e inpiegabili tra virgolette, ma , da cattolico, me ne prendo ben guardia.
Vediamo di non fare le favolette moralistiche fuori luogo e guardiamo la verità in faccia.
Preferisco le riflessioni del cardinale Biffi.
In secondo luogo vorrei rassicurare tutte le persone, e sono un esercito , che si portano tutti i giorni addosso il peso e l’incudine di un dolore che non ha pari , che questo NON HA NULLA a che fare con una presunto giudizio e condanna, per giunta preventiva, di Dio nei loro confronti.
Si tolgano queste tristi e lugubre ubbie dalla testa e dall’anima, soprattutto si tolgano di torno le persone che gettano sulle loro spalle, con noncuranza, un ulteriore macigno da trascinarsi avanti. E le rispediscano vigorosamente ai mittenti, moderni amici di Giobbe in versione 2017.
A differenza di tutti i molesti predicatori improvvisati che hanno certezze in tasca, si aggrappino, che credano o no, che Gli credano o no, a Gesù Cristo crocifisso e risorto. SI aggrappino a Lui senza mollarlo mai. Tignosamente, cocciutamente, assurdamente. Lui non solo è innocente del loro gran dolore, ma è lì con loro: a differenza di tutti quanti gli altri.
Gesù Cristo Crocifisso : basta, avanza e sopravanza.
Caro Lorenzo, sottoscrivo convintamente quanto da te appena scritto.
Buona notte.
Qui si sta confondendo il comportamento che mette a rischio la propria salute con la malattia come punizione divina. Si tratta di due cose completamente diverse. E mi meraviglio che si possano confondere i piani. La malattia come punizione divina non esiste.
Tutti moriremo in un modo o nell’altro, e la morte che tutti gli esseri umani dovranno presto o tardi affrontare è un vero quadro dell’orrore: gelo, bocca impastata, capelli che si rizzano sul capo….tutti indistintamente saremo sottoposti a questo calvario, allora? ricorriamo all’eutanasia perché basta e avanza Cristo?
Non è così che funziona, questi sono discorsi che un cristiano non dovrebbe mai fare. Siamo creature contingenti,fragili, caduche, nessun essere umano finché respira su questa terra è esente da un’infinità di prove, dolori, acciacchi, tormenti della mentem, della psiche, dell’anima. Poi c’è la povertà, la miseria, le ingiustizia sociali, allora anche per quelli Cristo basta e avanza?. Proprio un’ora fa mi è giunta notizia di una mia cara amica la cui nuora ha partorito un feto di 5 mesi, vivo, e non si sa in che modo se sopravviverà, riuscirà ad avere una vita normale. Allora che diciamo che Cristo basta e avanza? Certo che Cristo basta e avanza, ci mancherebbe, ma quando si è in Cristo quella soffernza quella morte esce dall’alveo del non senso, cambia di prospettiva …o no!? Questo è la logica del nostro essere cristiani, se lo siamo veramente…
Quello che dice Beppe è giusto…se siamo in Cristo allora useremo con giudizio, e in base ai santi precetti la nostra libertà e non solo faremo del bene a noi stessi ma eviteremo dolore e male agli altri. Perché se mi ubriaco e poi mi metto al volante contromano sull’autostrada uccido me e gli altri. Se una donna o un uomo vive la propria sessualità in modo difforme, si ammala trascinandosi dietro non solo la sposa, la compagna , il compagno , ma chiunque si confronterà con loro e anche i figli che veranno…Se l’imprenditore di una fabbrica come l’ILVA avvelena l’aria e trascina nel cancro decine , centinaia , migliaia di esseri innocenti . Se in tutto il cibo, le carni, i vegetalil i frutti di cui ci nutriamo sono pieni zeppi di additivi spesso cancerogeni cosa diremo, che quelle malattie, quel male è un “enigma”?
Non ci sono “enigmi”, c’è l’uomo con la sua perversa indole, semplicemente…
La vuoi piantare , sì o no, di fare della retorica da zero lire sulla pelle altrui?
Ma leggiti, almeno ,quando parli di sofferenza e di dolore, che sono terreno sacro, da calpestare togliendosi i calzari, non concimandolo con quattro idiozie .
E vergognati, una buona volta.
Anche se dubito profondamente che tu ne sia anche solo lontanamente capace.
Non la senti, non la vedi, la crudeltà che butti addosso a chi in questo preciso momento in cui tu giochi a fare la predicatrice sta tirando la vita con le unghie e con i denti?
Meno male che Gesù Cristo crocifisso e risorto c’è, nonostante te e quello che di lui tu vai dicendo.
C’è l’uomo con la sua perversa indole, semplicemente….non ci sono enigmi…
CVerto, come no.
Trovamela in Piergiorgio Frassati, la sua perversa indole, ammalato e bruciato in tre giorni da polio fulminante a poco più di vent’anni.
Vai in un qualunque ospedale e tira tutti fuori dai letti di dolore edalle camere , e sbattigliela in faccia a tutti, uno per uno, la loro perversa indole, e spiegaglielo col dituccio alzato che stanno crepando lentamente per la loro perversa indole.
Ma come si fa adire una serie di cattiverie senza fondamento alcuno e senza anima, oltre che completamente prive di ogni minima ombra di cristianesimo, in questo modo?
Il compianto cardinal Biffi si chiede “come possa (Dio) restare, almeno in apparenza, latitante da queste tragedie”.
E chi può dire se Dio è latitante? Chi lo dice? Io non credo affatto che Dio sia latitante. O non è forse vero che siamo noi, latitanti, nei suoi confronti perché abbiamo perso il senso dell’attesa, ci siamo stancati e agiamo come i Procidi che non attendo più il ritorno dell’Odisseo e allora, se la comandano!
Marcati da totale cecità, prigionieri in una sorta di “giara pirandelliana”.
L’attesa della salvezza è tema caro a certa cinematografia di I .Bergman nella trologia “Come in uno specchio”, “Luci d’inverno”, “il settimo sigillo”;
Ma anche di Kafka e di Beckett premio nobel per la letteratura nel 1969 che coglie il tema dell’attesa nell’opera teatrale “Aspettando Godot”. Contesti in cui il silenzio di Dio stimola la spasmodica ricerca di Dio, tale che, si sperimenta la disperata solitudine di ciascuno nel suo proprio personale deserto…
“Aspettando Godot” : l’attesa della salvezza è il filo conduttore che anima i due poveri mendicanti , poveracci, Vladimiro ed Estragone, cifre emblematiche dell’ ostinata perseveranza di chi aspetta lontano dalla città disumanizzata in un luogo deserto, di campagna un certo Godot, amplificazione del nome di Dio.
Dio non arriva. E tuttavia resta l’atteso, sul filo dell’indomabile speranza che l’Innominabile e il Desiderato finalmente arrivi ad impedire l’atto assurdo del suicidio. L’attesa si fa struggente. la delusione cogente. Ma, lentamente si accende la fiaccola dell’avvento, disperazione e speranza si sfidano a duello, continuamente.. Al tramonto di un certo giorno si svolge tra i due questo dialogo:
– si c’impiccasimo?
– con che cosa?
– non ce l’hai un pezzo di corda?
-no
-aspetta c’è la mia cintola
-è troppo corta
-mi tirerai per le gambe
-e chi le tirerà a me?
-e’ vero
-ci impiccheremo domani (pausa)
a meno che non venga Godot.
-e se viene?
-allora solo saremo salvi.
Questa , è una testimonianza che viene della letteratura contemporaena che vede solo in Dio la salvezza in un messaggio di un magnetismo messianico che dovremmo tutti recuperare.
Ho solo voluto sottolineare che esiste sofferenza e sofferenza. Alcune sono inspiegabili, misteriose e ci appaiono “ingiuste”, altre invece sono invece piu o meno facilmente spiegabili.
Quelle che ci fanno meditare e che mettono alla prova la fede sono le sofferenze “ingiustificate”.
Quando lo AT afferma che Dio PUNISCE i peccati, sta affermando che oltre alle leggi fisiche Dio ha stabilito anche delle leggi morali, che se infrante, provocano delle conseguenze di sofferenza. Alla fonte di quella sofferenza derivante dall’infrangere la legge moralec’è dunque Dio, anche se non per un intervento immediato.
Tutti i peccati producono sofferenza. Si ( prima o poi )
Tutte le sofferenze provengono da peccati? No. ( vedi il cieco nato )
Sono queste – vedi Pier Giorgio Frassati ecc – che ci interrogano.
Una risposta che mi do io, ma che non so quanto sia adeguata, è questa : la mia ottica è forztamanete limitata. Che ne so io di quali effetti di bene su altri quella sofferenza porta?
Ad esempio: mia madre al termine della vita era sofferente e diceva: vorrei che il Signore mi prendesse perché non voglio darvi fastidio. E io: mamma vorresti impedirmi di riscattarmi per come ti ho trattato male tante volte, spendendo un po della mia vita per te?
Pe fortuna oggi ci sono i vaccini che scongiurano la Polio, la difetrite ringraziamo Dio. Quando non c’erano gli antibiotici la strage di innocenti era l’ordine del giorno, e durante il medioevo la peste decimò intere comunità.
Questo pure è un aspetto riconducibile alla caducità, agli accidens. Io ho perso un fratello , piccolo martire dei primi vaccini sperimentali. Perciò parlo con cognizione . Si vergogni invece di insulta, e si sciaqui la bocca.
Ringraziamo Dio che i vaccini esistono. Speriamo che tutti si assumano la responsabilità e sottopongano i loro bambini a queste benedette vaccinazioni.
Ora che per Giorgio Frasati sia stato colpito da polio fulminante ,sorte toccata a centinaia di migliaia di ragazzi rientra in quel quadro
Tutte parole inutili.
Gesù ne ha dette 7, ed era Dio.
Davanti alla sofferenza si sta ZITTI.
GESU CRISTO CROCIFISSO, SOLO.
Basta, avanza, sopravanza.
Spero e prego che nessuna persona ammalata stasera ci abbia letto.
Vai, vai: vai dal papà e dalla mamma di Matteo che sta morendo di leucemia , a ore, a otto anni.
Vagli a parlare di Vladimiro e Estragone, vagli a parlare di Godot, vagli a parlare di letteratura contemporanea, vagli a parlare di quello che tu credi e che non credi.
Ma chissene frega?
Fare dell’accademia da scuola Radioelettra sulla pellaccia degli altri, è una roba insostenibile.
“Certa cinematografia”….i Procidi, l’Odisseo.
La giara Pirandelliana. “Come in uno specchio”, “Luci d’inverno”, “il settimo sigillo”; Kafka e di Beckett premio nobel per la letteratura nel 1969 .
Gli accidens ( sic). GLI ACCIDENS.
Fare sfoggio di erudizione e di paroloni è sempre un bel modo per nascondere il nulla che uno ha da dire.
Ma in questo caso è peggio.
Dà il voltastomaco.
Colgo l’occasione affinché il martirio di mio fratelo -deceduto a 6 anni sotto gli occhi dei miei genitori, a seguito di una somministrazione eseguita da un giovane infermiere che poco sapeva circa il dosaggio e gli effetti di quei primi vaccini sperimentali – affinché la morte sua e di altri bambini che , come lui, subirono la stessa sorte, non sia stata vana.
Loro, piccole vittime della sperimentazione, han permesso la quasi estinzione di terribili, infauste malattia, all’insegna di efficacia e garanzia. ..
Che Dio possa proteggere tutti i bambini e illuminare le menti dei ricercatori perché tante malattia rare spesso genetiche trovino risoluzione. ..cura….e vita..,
Ah, si tratto’ di antitetanica, mio fratello è deceduto con i sintomi e l’agonia del tetano.
Grazie a Dio, oggi l’antitetanica è totalmente priva di effetti collaterali. Proteggete i bambini e così si costruirà una catena di solidarietà tale da salvaguardare quelli più fragili, affetti da malattie debilitanti, è un dovere oltre che un atto d’amore.
Chi nega come superato o mitico l’Antico Testamento e la Genesi ,chi pensa che il racconto della Creazione dell’uomo e della sua cadutacon la conseguente punizione divina della cacciata dall’Eden ,non si rende conto che il Nuovo Testamento nasce dall’Antico.
La religione che Gesu’ha portato a compimento superandola e’proprio la religione che viene insegnata nei Rotoli Sacri della Torah.
Mai nei Vangeli Gesu’che viene descritto come un pio ebreo,che va il sabato nella sinagoga leggere e spiegare i Rotoli, mai Gesu’ci viene detto negare l’Antico Testamento.Quel Dio veteritestamentario,che caccio’Adamo dall’Eden e che pose il cherubino dalla spada fiammeggiante a difesa del Paradiso,quello che mando’il diluvio,che stermino’Sodoma e Gomorra e’lo stesso Dio che Gesu’chiama Abba,Padre.E’il “Dio degli eserciti”cantato dal re David nei Salmi,e’il Dio che parlo’ai profeti.
Quindi non sono d’accordo con chi non crede a TUTTAla Bibbia,sia al vecchio che al Nuovo Testamento.Non credere alla caduta dell’uomo da una precedente armonia con Dio e col cosmo,non credere alle successive “punizioni divine”come il Diluvio, la distruzione di Sodoma e Gomorra, ecc, vuol dire togliere un tassello dalla Intera Rivelazione.
Oggi si ha la rendenza ad essere UNILATERALI:,si pone l’accento solo ed esclusiv a mente sulla misericordia di Dio,percio’risulta incomprensibile che Dio possa “punire”, risulta incomprensibile che Dio non intervenga quando c’e’un casodi sofferenza umana.E’lo stesso atteggiamento di chi sotto la Croce beffeggiava Gesu’dic r ndon Se e’davvero figlio di Dio perche’Dio non viene a salvarlo?
Che la sofferenza umana sia un mistero quindi non significa che la situazione tragica dell’uomo,soggetto alla sofferenza e alla morte,non abbia nessuna risposta dalla fede cattolica.Non e’vero.L’intera Rivelazione Divina,dal primo.libro della Genesi alla Apocalisse e’come l’enorme Rotolo che dispiegato contiene tutto.
E ‘riduttiva la polarizzazione che si fa oggi solo di alcuni passi del Vangelo e non di altri e solo del Nuovo Testamento,censurando le parti del Vecchio Testamento che meno piacciono alla mentalita’moderna,fino a negare come mitologia la parte Fondativa della fede cattolica il Peccato Originale,la malvagita’degli uomini,l’amore quindi di Dio che manda suo Figlio per risollevare il genere umano e riportarlo all’antica armonia col suo Creatore,la lotta fra il bene e il male,il.peccato,la grazia,la vita o.la dannazione eterna.
In questo quadro complesso e certo per molti aspetti difficile da capire alla ragione umana,c’e’anche la risposta alla inspiegabile esistenza della sofferenza e del male che colpiscono i bambini e le ingiustizie che v olpiscono i giusti.
La risposta sta nella Rivelazione Divina tutta intera pero’non mutilata dei suoi testi piu’antichi e sacrii come il primo libro di Genesi.Se si pensa che JHWE sia l’opposto del Dio del Nuovo Testamento,che il Peccato Originale e la cacciata dall’Eden sia una favoletta, oltre che cadere in una antica eresia,non si capisce piu’neppure la fede
cattolica.
Con la speranza di aver assolto la raccomandazione di Luigi, il suo invito a restare all’altezza delle parole del cardinale, o almeno a quelle della sua lettura.
Dopo aver raccolto e accolto il punto di vista dei miei fratelli in Cristo concludo con l’auspicio che i credenti, tutti i credenti,ma soprattutto le guide, quelli che che sono il alto a cui Dio ha molto dato e molto chiederà , che finalmente rifiutino di svendere il cristianesimo a prezzo di saldi stagionali.
Che questi “esperti della liberazione” aiutino gli uomini al rifiuto di essere…uomini per procura…Li contagino all’accoglienza di una vita che sia esperienza di fede in grado di proporre alternative concrete alla storia. Affinché ciascuno avverta la propria vocazione in questo mondo e si disponga a discerne i valori dai disvalori , i bisogni dagli pseudo-bisogni sbandierati come vangelo che sono alla base di una economia capestro la quale altro non fa che scatenare giuochi di potere, desideri irrefrenabili, ingiustizie sociali, bisogni indotti senza freni allo scopo di soddisfare ogni brama.
Dio ci aiuti a recuperare il senno e ciascuno, in questo caleidoscopico “atomo opaco di male” , nel profondo del proprio cuore confessi, implicitamente e a caratteri di fuoco: ” io credo nel Risorto, credo nel Dio liberatore che guidò Israele dalla schiavitù alla terra promessa, e guida, nel presente, in questo “oggi” mortificante, ritmato da angosce e speranze, il popolo della Nuova Alleanza,popolo riscattato a caro prezzo, e lo conduca verso una terra di giustizia e comunione .
Eccone un’altra, di predicatrice.
Dalla cui omelia Gesù Cristo , con il suo Vangelo, sparisce completamente.
Non stupisce: è la stessa predicatrice che ignora completamente il Dio sconfitto, reietto e fallito della croce, e si riempie occhi, bocca e illusioni solo di Cristi Pantocratori Sfolgoranti in Gloria.
Per fortuna che c’è Gesù , ZITTO e inchiodato sulla sua croce.
Sottoscrivo Cristina Venturi, totalmente….
Ma lasciamo perdere la vuota ciarla, e la prosa barocca “ore rotundo”, per piacere.
Altroché confessare nel profondo del proprio cuore a caratteri di fuoco chissà che.
Ci si aggrappi a Gesù crocifisso senza tante menate, e si tenga la ciabatta finalmente chiusa.
Il razionalismo moderno da Renan a Loisy in poi ci ha abituato a leggere i testi sacri come se fossero dei testi profani.Noi quindi oggi cerchiamo delle “spiegazioni”Perche?Perche’Dio castiga il genere umano per la colpa del primo uomo?Perche’?Perche’Dio distrusse Sodoma dove pure dovevano trovarsi bambini innocenti?
Perche?Perche scelse Israele come popolo eletto?Perche’ ?e cosi via.
Naturalmente la Bibbia non da’nessuna di queste “spiegazioni”e cosi noi abbandoniamo i testi sacri perche’non spiegano nulla e ci sembrano solo un mucchio di favole
Ma per la vera persona religiosa i testi sacri non sono spiegazioni sono VISIONI.
LEggendo le prime parole di Genesi” B’eresit Elhoim”,gli antichi cabalisti passavano giorni e anni nel contemplare ogni LETTERA del sacro testo,come spiega bene il grande studioso Gersom Scholem nel suo libro I segreti della Creazione.
Per loro ogni Alef ogni Yod del testo sacro aveva un valore mistico.Ogni lettera era una Visione.
Questo ci riporta all’Apocalisse dove l’Agnello -Gesu’
p roclama Io sono l’Alfa e l’Omega.
Il modo razionalistico di leggere i testi sacri,fa il paio con il modo razionalistico di porsi di frontefronte ai misteri della vita e della sofferenza e della morte.
Cerchiamo “spiegazioni”se non le abbiamoci lamentiamo e dubitiamo di Dio e del suo amore.
Come e’possibile se Dio e’il bene che esista il male?Come e’possibile se Dio e’amore che lasci soffrire gli innocenti?come e’possibile che esista l’Inferno?
E cosi via.
Ma ponendosi in questo atteggiamento non faremo che rinforzare i nostri dubbi e il.nostro gia’notevole scetticismo.Se invece riprendessimo il metodo degli antichi cabalisti di contemplare ogni lettera e ogni sillaba dei sacri testi con venerazione relugiosa,forse qualcosa capiremmo.
Alle persone ammalate, a quelle che sulla croce-la stessa di Gesù Cristo- ci sono per davvero e tutti i giorni, chiedo, sperando che non abbianmo avuto quetsa disavventura, di DIMENTICARE tutte le nostre parole, la nostra segatura che sventatamente abbiamo buttato loro in faccia.
Ritornino piuttosto alla chiarezza oggettiva da cui era partito questo post, e solo a quella:
“Mi sono sempre chiesto come faccia il Padre (che è padre), che è onnisciente e non gli è data la facoltà di chiudere gli occhi, a reggere questa visione insopportabile. E come possa restare, almeno in apparenza, latitante da queste tragedie.
So che la risposta deve stare nel Figlio di Dio Crocifisso, e che in questo (che è il più incomprensibile dei possibili eventi) tutto l’enigma del soffrire umano si comprende. Ma si comprende oggettivamente, in se stesso, sul piano dell’essere; io, soggettivamente, non lo comprendo e, illuminato da una luce così alta, resto all’oscuro.
. E mi confermo nella convinzione che siamo chiamati a scegliere tra l’assurdo e il mistero; tra il non-senso e il suicidio della ragione, e la resa a una verità che penosamente ci oltrepassa e ci eccede. E poi, se solo nel Figlio di Dio Crocifisso l’uomo si salva dall’insignificanza (perché ciò che è angosciante non è il dolore, ma il dolore senza significazione e senza finalizzazione), come mai di fatto non lo conoscono, come mai non si riesce a farlo conoscere? E come mai, in questo oscuro oceano di pene, si debba sperimentare l’inefficacia, e quindi l’inutilità, della preghiera che chiede sollievo?”
Giacomo Biffi.
La mitica ” risposta”, come la intendiamo noi, NON C’E’.
Se no Gesù ce l’avrebbe data, soloneggiando salendo sulla Croce.
Ma c’è Gesù Cristo crocifisso, che è molto di più di tutti teoremini.
E per passare dai cabbalusti a un domenicano tedesco del 1200,il grande Meister Eckart non “spiegava”mai nei suoi sermoni il testo dell’Evangelo del giorno Egli si fermava su una sola frase,di due tre parole.Su ognuna di queste parole meditava in profondita’Questo era un immergersi in profondita’nell a parola del Signore.Leggendo ancoea oggi i suoi Sermoni Tedeschi si impata piu’che da mille prediche v ontemporanee.
Oggi nelle omelie di solito il prete “prende spunto”dal racconto evamgelico per tenere discorsi sociologicopolitici su temi di attualita’.
Cioe’la Parola di Dio mon e’piu’adorata e venerata ma ci si “serve”di essa,la si strumentalizza per il proprio utile.
Dunque, chiaro a tutti?
La risposta sta negli antichi cabalisti.
Finito?
Cristo è Risorto….e annuncia all’uomo di oggi che è ancora possibile essere “esseri umani, creati a immagine di Dio” anche se sprofondati nel più profondo abisso di dolore…
Fuori dall’idoatria, fuori dagli schemi di stallo che tentano di manipolare il Dio Rivelato, manipolando finanche la fede , nel goffo tentativo di strumentalizzare il concetto di Dio, vanificando e insabbiando la Parola, defraudando ogni anelito di speranza. Cercando di sondare la Volontà di Dio, appiattiti come blatte dentro la nostra miserbile immanente realtà, tentando di decriptare con la forza delle nostre piccole scatole craniche il peccato primigenio e “spiegarlo”, addirittura, con concetti scientifici quando è constatato che di tutto lo scibile solo il 5% è stato svelato dalla scienza…
L’antico serpente è sempre all’opera. E Il peccato lacerò e lacera l’umanità oggi, frammentando, dividendo, generando istinti di morte per questo è
attivo h 24.
Se il regno dell’amore si trasforma nel regno del più abietto dominio,
se ll’stinto omicida, eredità di Caino, rende incapace di governare gli istinti.
Se l’umanità dispersa perché sottratta a Dio dopo che dell’Onnipotente si è perduto la giusta relazione . Se questa umanità dispersa e divisa non recupera l’unità focalizzando in Cristo Signore, padrone del tempo e della storia, in ogni suo atto anche il più semplice, il gregge si disperde enon è sufficiente riunire attorno all’Eucaristia un’umanità a compartimenti stagni dove ciascuno, alla fine, risolve a proprio piacimento il mistero dell’incarnazione, la venuta del Verbo, il senso che soggiace a questa immensa Rivelazione. Così ciascuno partecipa con i propri dubbi, i propri pensieri, le proprie infamie e calunnie, le proprie maldicenze contro il prossimo. beviamo dell’unico calice da “divisi” (basterebbe leggere gli improperi qualche post sopra). Dunque, chi non si compiace della verità e si ferma all’ apparenza chiuso al ” l’oltre”, è uno stolto un falso operaio e un fraudolento come è falso e fraudolento ogni Cristiano che non accetta di confrontarsi con il sacro e il mistero.
“La mitica ” risposta”, come la intendiamo noi, NON C’E’.
Se no Gesù ce l’avrebbe data
Ecco un esempio di chi chiede solo “risposte” ” come le intendiamo noi” e siccome Gesù dalla Croce non l’ha data “come intendiamo noi “allora non c’è.
Non ti viene in mente che magari la risposta voi la intendete in modo sbagliato?
ma non ti viene in mente Lorenzo Cuffini che Gesù, il Servo sofferente di JHWH profetizzato da Isaia , questa risposta l’ha data con tutta la sua vita, la sua Incarnazione , la sua morte e la sua Resurrezione?
Non ti viene in mente le parole del vecchio Simeone : Ora lascia che il tuo servo vada in pace perchè i miei occhi hanno visto la salvezza?
Non ti viene in mente che Gesù, il Salvatore profetizzato 80 volte nell’Antico Testamento, è stato il Messia che gli ebrei aspettavano, è stato l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo?
E questa non è una risposta , Lorenzo? certo che Gesù non ha dato una risposta una risposta filosofica, razionaLE. PROPRIO QUESTA QUELLA CHE TU CHIEDI: UNA RISPOSTA FILOSOFICO-RAZIONALE., no non l’ha data.
lMa la risposta c’è ed è una risposta RELIGIOSA, Lorenzo Cuffini,una risposta che certo gli atei, Scalafari, e i cristiani razionalisti non capiscono e non prendono neppure in considerazione ostinandfosi a dire quasi con soddisfazione che la risposta non c’è e che nessuno si azzardi a dire il contrario..
il fatto che non sia come l’intendi tu la risposta, o come l’intenderebbe Scalfari, non vuol dire che non c’è.
la risposta è più GRANDE DI TE , Lorenzo cuffini, talmente grande, immensa , che non la vedi come non la vedono i nostri contemporanei ormai sempre più accecati.
Gesù non ha dato risposte filosofiche, non è stato Socrate ma Socrate è morto, come tutti i filosofi, mentre in Gesù scorre la vita divina IN ETERNO.
http://www.aldomariavalli.it/2017/07/12/e-nel-foglietto-della-messa-ecco-un-inno-al-soggettivismo/
http://querculanus.blogspot.it/2017/07/venite-ad-me.html
Ecco, l’asino è finalmente cascato.
Siamo arrivati a Scalfari, Valli, querculanus.
Questo è quello che rode veramente: questo, quello che veramente importa.
E la degna compare, qui sopra, continua con la sua recita dozzinale, dando fondo a tutto il repertorio da guitta predicatrice….
Non avete rispetto manco di chi soffre.
Ve lo ripeto: un po’ meno boria, e un po’ di sana vergogna.
” E poi, se solo nel Figlio di Dio Crocifisso l’uomo si salva dall’insignificanza (perché ciò che è angosciante non è il dolore, ma il dolore senza significazione e senza finalizzazione), come mai di fatto non lo conoscono (gli uomini) come mai non si riesce a farlo conoscere? (dagli uomini) E come mai, in questo oscuro oceano di pene, si debba sperimentare l’inefficacia, e quindi l’inutilità, della preghiera che chiede sollievo?”
Si domandava Giacomo Biffi.
La risposta il cardinale la conosce perfettamente, ma, con la sagacia che sempre lo contraddistinse è all’umanità che rivolge, angosciato,la domanda!
Quid prodest?
A chi giova, che regni la confusione, la frammentazione , la presunta assenza di risposte. Probabilmente giova all’umanesimo contemporaneo,alla falsa teologia, ai falsi maestri che progettano capriate ideologiche con tentativi di salvezza insufficienti. Fanno come gli imbianchini che riparano l’intonaco all’avvicinarsi del terremoto e omettono di provvedere a tenere salda la costruzione dalle fondamenta. La risposta del cardinale rimarrà sempre evasa se manca la dimensione ontica, profonda, della nostra vocazione recidendo le radici della trascendenza in virtù della scelta proposta, accattivante ma falsa, che presume di offrire spiegazioni alla sola condizione che Dio venga negato per la serie “aut Deus aut homo” e così si opta per l’uomo, per la storia, per il cosmo e si rifiuta Dio, è il frutto della cultura contemporanea , letta attorno all’asse dialettica- ricerca-rifiuto di Dio- approdo del pensiero relativista venato di ateismo, di esistenzialismo che non calcola lo scacco e il fallimento dell’umanità impastata di contingenza e di colpa e nel contempo è anche l’approdo della scienza (vedi anche sul piano giuridico il fallimento della corte che ha sentezianto la morte del piccolo Charlye, la giustizia umana che ingoia il cammello e filtra il moscerino- chiudo chiosa) dicevo, che vuole trovare in sé, sostituendosi a Dio un principio di valore assoluto dentro un’etica aliena dalla vera giustizia che fa pendant con la misericordia. E’ il regime di giungla in cui siamo immersi, tutti,dal più grande al più piccolo, e perciò, senza salde mura ciclopiche, ogni bestia invade, distrugge, divora…
Ah certo, se manca la dimensione ontica…quid prodest? ( sic)
Ma parla come magni.
‘La risposta il cardinale la conosce perfettamente, ma, con la sagacia che sempre lo contraddistinse è all’umanità che rivolge, angosciato,la domanda!’
Sicura? La frase è tratta da una lettera ad una suora, non da un’omelia.
Perché avrebbe dovuto giocare agli indovinelli in un dialogo che sicuramente non pensava sarebbe mai stato reso noto?
Clodine
‘A chi giova, che regni la confusione, la frammentazione , la presunta assenza di risposte. Probabilmente giova all’umanesimo contemporaneo,alla falsa teologia, ai falsi maestri che progettano capriate ideologiche con tentativi di salvezza insufficienti.’
Magari ti sei dimenticata, l’assenza di risposte è tale anche per Benedetto XVI.
Devo prendere atto che per te è un falso teologo e falso maestro?
Ma, a chi chiede “risposte” , cara Cristina, c’è una sola risposta, valida per ogni tempo sotto il cielo che Nostro Signore, Alfa e Omega, principio e fine continuerà a ripetere a tutti i figli sparsi nel mondo, anche ai figli della Chiesa , che hanno smesso di essere sapienti e sono divenuti tenebra con le tenebre.
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona”
Lc 11,29-3
Toh guarda, e che sarà mai “il segno di Giona”?
Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto.
Attaccati a questo segno, e taci.
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2013/documents/papa-francesco-cotidie_20131014_sindrome-di-giona.html
Benedetto XVI non ha detto che “non vi sono risposte”, ma che “non vi sono RISPOSTE UMANE”, pertanto le risposte vanno cercate altrove, nelle pieghe della Rivelazione. E credo che da questo punto di vista la prospettiva cambia, eccome se cambia… e di molto…
Resurrezione, e conversione, questo è il segno del profeta Giona, figura emblematica del tradimento della fede . Ed è il solo segno dato a tutti i farisei dentro e fuori la Chiesa, ai farisei passati, presenti e futuri .
Benedetto XVI non ha detto che “non vi sono risposte”, ma che “non vi sono RISPOSTE UMANE
Perché invece Biffi e Francesco chissà cosa intendevano, proprio non riesco ad immaginarlo
‘ pertanto le risposte vanno cercate altrove, nelle pieghe della Rivelazione.’
O forse rimangono un mistero da contemplare, come ha scritto qualche giorno fa Maria Cristina, e ne sapremo, sempre forse, qualcosa in più nell’aldilà.
https://youtu.be/l19MJbo7a3Y
Caro Lorenzo, dopo tante “lectiones magistrales” mi rivolgo a te che sei meno cattedratico e per me più accessibile, e senz’altro più condiviso per quello che scrivi. Ma lo faccio senza nessuna intenzione di insegnarti niente, lo faccio solo per dire una mia opinione circa alcuni temi fin qui trattati con esuberanza letteraria. Io volo molto più basso, e con questo non voglio dire che voli basso anche tu. È che mi sembri più dialogante, non sentenzioso.
Secondo me Gesù, che è il Logos, non ha tenuto nessuna lezione di teologia. La sua teologia è stata il suo modo di vivere, quello che ha fatto, quello che ha detto, quello che sono stati i suoi interessi e le sue preoccupazioni, quello che ha visto nella gente che ha conosciuto. Il ricordo di tutto questo è nei quattro Vangeli, fatti di racconti, e di racconti fatti da Gesù. Una “teologia narrativa”, si potrebbe dire.
Ebbene, leggendo e rileggendo quella teologia narrativa, cioè quell’insieme di racconti, si nota subito che vi sono tre grandi preoccupazioni che hanno occupato e monopolizzato la vita di Gesù. Che sono:
1) la salute degli esseri umani (vedi i racconti di guarigioni);
2) l’alimentazione condivisa (i pranzi dei quali si parla tanto nei vangeli);
3) le relazioni umane (sermoni e parabole).
La fede, la relazione con il Padre, i sentimenti personali più profondi, tutto nella vita di Gesù gira intorno a queste tre preoccupazioni. E queste preoccupazioni sono state così forti che Gesù le ha anteposte alle norme che imponevano i maestri della legge, alle osservanze dei farisei, all’autorità dei sommi sacerdoti … Fino al punto che questo gli è costato la vita. E Gesù ha fatto tutto questo perché affermava con certezza che chi vedeva lui, vedeva Dio (Gv 14,7-9). Ossia, si è identificato con Dio.
Dio, perciò, si è preoccupato dell’uomo, ne ha voluto sperimentare la vita, condividendola nel dolore più atroce della croce. Lui, che più innocente di Lui non c’è mai stato nessuno. La sofferenza l’ha vissuta, non l’ha spiegata. E si è pure lamentato con il Padre. Era proprio ANCHE un uomo, oltre che essere DIO!…
Ma prima di morire aveva promesso “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…” Secondo me quel “quando” ancora dura… Perché Dio parla la lingua degli uomini, che man mano cambia con gli uomini perché cambiano anch’essi…
Mi rendo conto che ho esuberato anch’io. “Abbimi per iscusato”…
Un caro saluto a te e anche a Enrico Usvelli, che pure lui mi piace per quello che scrive.
Buona giornata a tutti!
Giuseppe,
Grazie per il saluto che ricambio volentieri.
‘Ma prima di morire aveva promesso “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…” Secondo me quel “quando” ancora dura…’
‘Quando però verrà lo Spirito di verità’: forse si riferiva alla discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli. Noto però: ‘vi guiderà’, non ‘vi farà conoscere’. Per cui la penso come te.
Il ‘wind’ della canzone di Dylan per me (non so per lui, ma non credo) è proprio lo Spirito Santo.
Caro Giuseppe,
ti abbraccerei volentieri, non ci fosse il fastidio della virtualità di mezzo.
Abbiti però come abbracciato.
Condivido tutto.
In particolare la frase: ” La sofferenza l’ha vissuta, non l’ha spiegata. E si è pure lamentato con il Padre. Era proprio ANCHE un uomo, oltre che essere DIO!…”
Che è l’unica cosa in grado di poter rendere per davvero “accettabile” ( nella sua dimensione inaudita) la sofferenza , e la sua terribile casualità, capricciosità, ingiustizia .
Questo è quello che cerco di condensare in quel ” Gesù Cristo crocifisso e risorto basta, avanza e sopravanza.”
Caro Giuseppe, ma, le scritture attestano che lo Spirito di Verità , e la Verità tutta intera, si è già manifestato. Non si attendno altre Verità, o altre Rivelazioni.
Quello che invece sperimentiamo, e con smarrimento, è il tempo, o meglio, lo spazio che intercorre tra la Pentecoste, avvenuta, e la Parusia o il ritorno di Nostro Signore nella Gloria.
Un tempo situato fra il già e il non ancora, in cui Gesù continua a camminare e noi , in modo misterios, ma reale e noi con Lui camminiamo, proietatti verso l’attesa e il compimento di una promessa a venire. Un tempo che ci è stato dato affinché tutta l’umanita sia raggiunta da Cristo e l’esistenza fisico-spazio temporale in cui noi, oggi, siamo situati non è che il breve segmento di una linea proiettata su ciò che è atteso nel tempo.
Se non credessimo nel compimento futuro, e demitizzassimo la promessa, come si è preso a fare con la Parola di Dio, allora, misconosceremmo anche Dio e tutto: passione, morte , Resurezione e Ascensione di Cristo, tutto entrerebbe nel mito e in un assurdo horror vacui …che cercheremo di riempire con ogni sorta di scuse atte a colmare un vuoto senza fine..
Per questo mi rifiuto di credere che non ci sono risposte al male e al dolore del mondo. E’ una bestemmia che rigetto tout court perché se è vero che siamo balbettanti davanti al mistero, non possiamo esserlo davanti all’annuncio del Nuovo Testamento, all’accettazione obbediente della Volontà di Dio cui anche Gesù, veramente obbediente fino alla morte di Croce, si sottomise.
Se io, qui, vivo il mio presente dentro questo corpo , il mio, così com’è, anche nella miseria, nella sofferenze e nella morte che mi attende e dico che risposte al mio sacrificio per il bene di u qualcosa che va oltre, che accetto in obbedienza a Dio -perché parliamoci chiaro, la vita si può perdere in mille modi, e il sacrificio è sacrifico sempre, non esiste il sacrificio di serie A e il sacrificio di serie B, anche il sacrificio delle ancelle di clausura: la rinuncia di quelle vite non vale meno delle altre vite sacrificate ok?) .
Allora se dico che non ho risposte , qualcosa non va’, è segno che c’è stato un corto circuito e bisogna sistemare l’impianto se non si vuole rimanere al buio. Se diaciamo che non ci sono risposte, allora tutto è assurdo: non c’è santificazione, né trasformazione, e dovremmo domandarci seriamente a che punto è la nostra fede, se veramente c’è, o non stiamo ingannando Dio prima ancora che noi stessi.Viceversa le troviamo queste risposte dinnanzi al Messia obbediente e attendiamo; attendiamo credendo contro ogni speranza, contro ogni skàndalon, in questo presente e nel futuro a venire …
Caro Lorenzo,
un abbraccio anche da parte mia. Ma non troppo forte, con questo caldo…
🙂
Condivido in pieno le parole di Lorenzo e di Giuseppe.
Col discorso sulla sofferenza si rischia di prendere grossi abbagli. Questo argomento, lungi dall’avere trovato un punto fermo, è sempre stato la pietra dello scandalo, da cui hanno avuto origine tanti dubbi e ateismo e agnosticismo.
Qualcuno dice, nella sostanza, che gli uomini sono cattivi e a volte meritano di soffrire. Colpa loro che non seguono le leggi di Dio e del Cristo. Non tutti però–bontà loro!– sono colpevoli, ci sono anche quelli che non lo sono, eppure in qualche modo pagano un tributo all’essere nati. Immessi nella vita senza averlo chiesto né voluto. Nati con grandi disabilità o fin da piccoli immersi nel dolore, loro e i genitori.
Di fronte a questa realtà si deve scommettere come Pascal: credere in un Dio che permette un male devastante che fa inorridire, o non crederci?
Chi vuole credere, lo fa per qualche motivo. Qual è questo motivo?
Chiedo a chi vuol far quadrare invano il cerchio: quelli, gli adulti, che credono, aderiscono convintamente all’esistenza del Dio di Gesù Cristo perché sono stati instradati così da piccoli ( un po’ come l’avere da sempre parlato la lingua madre) o perché hanno necessità di credere in una Entità superiore che in Occidente chiamiamo Dio-Gesù Cristo e altrove chiamano Allah o Visnù o YHWH? Oppure credono perché si sono abbarbicati alle tesi e ipotesi di chi ha sempre fatto studi sul Dio “latitante”?
Tutti quelli che rientrano nella seconda categoria, quando seguono le leggi di Dio, lo fanno per paura dei castighi o perché vedono in esse non l’imposizione dei precetti ma l’amore di Dio?
C’è un significato sostanziale fra le due opzioni. E io ho ragione di credere che più o meno tutti coloro che dicono di seguirle e che predicano in tutte le salse che devono essere seguite, lo facciano per un forte timore delle punizioni divine.
La qual cosa significa semplicemente che si vede Dio come un padrone e noi esseri umani, sue creature, saremmo degli esseri senza libertà, un po’ come se fossimo degli schiavetti.
Mi dispiace tanto, ma costoro non hanno capito un bel niente del rapporto Dio-uomo.
Per quanto mi riguarda, un Dio padre-padrone indicatoci dalle Scritture spesso male interpretate, e da una Chiesa discostatasi assai frequentemente dal comandamento essenziale dell’AMORE, non mi interessa più, non riesco più a concepirlo. E non provo nessun senso di colpa, nonostante in questo blog ci siano persone nostalgiche di quella Chiesa rimasta indietro rispetto ai tempi nuovi, che vorrebbero inculcartelo a viva forza.
Quella Chiesa una volta vedeva le sofferenze come castighi di Dio. Una bestemmia! Quando questa visione fu superata, di fronte a Gesù Crocifisso un’altra lettura ancora sbagliata: il Figlio di Dio ha sofferto per noi e la spiegazione della sofferenza degli uomini sta lì, in quel Crocifisso innocente. Lì c’è la salvezza dell’uomo. Passando attraverso le sofferenze, si arriva alla Resurrezione, cioè alla salvezza.
Domanda già posta: e chi muore senza sofferenze, magari d’improvviso per un infarto o per un incidente stradale o per un fulmine o altro ancora, per tutti questi dunque nessuna salvezza?
Allora, correggiamo il tiro, per favore.
Non è la sofferenza a salvare l’uomo, che ogni giorno ha una sua croce piccola o grande da portare.
È L’Amore che ha accompagnato quelle atroci sofferenze a salvarci. Ben altra cosa dunque! Abbracciamoci a quell’Amore quando soffriamo, non alla croce in sé.
LUI ha patito per tutti; ha rappresentato e incluso nella sua Persona tutti gli uomini sofferenti.
Questa, per chi crede, è la magnificenza del Cristo, e non lo si è spiegato mai abbastanza. Si deve fare ancora tanta strada per illuminare questo cammino.
Nessun moralismo, nessun dottrinalismo.
La sofferenza ha un’unica spiegazione non trascendentale: la caducità di tutto ciò che è stato creato, quindi anche dell’uomo fragile.L’uomo, fatto di spirito e di polvere, trova nella polvere un limite potente allo spirito.
Dio ha creato l’uomo–si dice– a sua immagine e somiglianza. Tale somiglianza non la si costruisce certo con i divieti messi ad ogni angolo della strada esistenziale di ogni singola creatura. Coartando la libertà di cui è dotato l’uomo.
Noi non siamo puro spirito, e mai lo saremo. La vita degli uomini sarà sempre lastricata di bene e di male. Lo era ieri, lo è oggi e lo sarà in futuro. Il senso della vita risiede nel dare spazio sempre maggiore all’amore, alla giustizia, alla luce, per creare equilibrio ed armonia in noi stessi e per diffondere nel mondo quei valori, che sono costitutivi del Regno di Dio .
In piena libertà, come libero fu Gesù Cristo nel donare la vita per amore degli uomini.
A)
Chi dove e quando, ” demitizza la promessa “?
Chi dove e quando ” si è preso a farlo con la Parola di Dio”?
A parte il fatto che queste due affermazioni contengono una somarata che è anche una contraddizione in termini: per DEMITIZZARE occorre avere un MITO da abbattere. Ora, forse la promessa e la Parola sono un mito per Claudia Floris Leo: certo non per la Chiesa Cattolica.
Di che sta cianciando, allora?
B)
Chi mai, se non la farneticazione strumentale di chi scrive, chi mai nella Chiesa , ” non crede nel compimento futuro” e così facendo ” misconoscerebbe anche Dio e tutto: passione, morte , Resurezione e Ascensione di Cristo, tutto entrerebbe nel mito e in un assurdo horror vacui ”
Nessuno, ovviamente. Se la bambasciona che lo scrive ha dei nomi, bene, li cacci fuori. E questo ” mito ” in cui tutto in tal caso dovrebbe entrare, in accezione evidentemente negativa, come lo coniuga con quell’altro mito ci cui ha cianciato tre righe più sopra?
Di nuovo: di che si sta squaqquarando, qua?
C)
“mi rifiuto di credere che non ci sono risposte al male e al dolore del mondo.” Affari di Claudia Floris Leo e di nessun altro: a chi interessa?
“E’ una bestemmia che rigetto tout court “: col che, in una botta sola, si da del BESTEMMIATORE a due papi e a un cardinale: Francesco,Bendetto, Biffi, così, tanto per doler di callo al mignolo sinistro della scrivente.
“se è vero che siamo balbettanti davanti al mistero, non possiamo esserlo davanti all’annuncio del Nuovo Testamento, all’accettazione obbediente della Volontà di Dio cui anche Gesù, veramente obbediente fino alla morte di Croce, si sottomise.”
Daccapo: chi mai nella Chiesa , fuori i nomi cognomi e documenti, CHI MAI NELLA CHIESA CATTOLICA ha messo in discussione e ha balbettato davanti all’annuncio del Nuovo Testamento? Chi mai, fuori i nomi i cognomi e i documenti, ha messo in discussione e ha balbettato davanti all’accettazione obbediente della volontà di Dio da parte di Cristo?
Di che si sta somarando, allora?
d) eccoci allo zuppone del ” sacrificio”. Cosa c’azzecca mai? Ammesso e non concesso, da quello che si legge,( pure rileggendolo enne volte, non si capisce il costrutto della frase) che Claudia Floris Leo rivendichi la possibilità di utilizzare eventuali sacrifici personali, di qualsiasi tipo siano senza far classifiche ,in vista di qualcosa di superiore, bene: questo è pacifico, è strapacifico, è assodato. Le auguro vivamente di volerlo, di saperlo e di poterlo fare. Ma questo non c’entra nulla con il tema delle risposte e dei significati.Ben intatto il mistero completamente insondabile della sofferenza la cui unica ” risposta”/non risposta è Cristo crocifisso e risorto, chiunque di noi puo’ unirle comunque e unirsi comunque a Lui stesso. Tutt’altro dicosro, evidentemente, rispetto al tema introdotto da Biffi nella presente occasione.
E allora? Allora niente.
e)
“Allora le troviamo queste risposte davanti al Messia obbediente.”
Deo gratias.
E speriamo sia finita.
“Per questo mi rifiuto di credere che non ci sono risposte al male e al dolore del mondo. ”
No, risposte non ce ne sono. La Volontà di Dio non è di farci soffrire, perché questa volontà confliggerebbe con la vita creata per amore.
Amore e sofferenza sono in antitesi.
La sofferenza la accetti e basta, senza aspettare risposte e senza cercare spiegazioni arbitrarie e soggettive.
Ripeto un ultima volta e poi non interverrò più.
chi sostiene col vecchio ‘argomento della citazione dell’ “auctoritas” ( argomento con cui i medievali si appellavano sempre all’auctoritas dei testi precedenti come Aristotele o sant’agostino e che Tommaso D’Aquino trionfalm,ente sconfisse) ) “non ci sono risposte” perchè lo ha detto Biffi , lo ha detto Ratzinger , lo ha detto Bergoglio, perchè gesù sulla Croce non ha parlato, ecc. ecc. ripeto
il dire che NOI , insieme a Ratzinger, Biffi e Bergoglio, e a tutti i più profondi filosofi e grandi pensatori, non sappiamo dare risposte al mistero della sofferenza , non significa che la risposta non c’è .
Significa che noi non capiamo. Significa che siamo limitati per capire l’ampiezza e la profondità del pensiero divino.Significa che siamo ignoranti ma non che la risposta non c’è.
prima che si vedessero i batteri e ivirus al microscopio, quando non esistevano i microscopi, pensavano che i batteri non ci fossero perchè non li vedevano. DOPO quando li hanno visti al microscopio hanno capito che i batteri c’erano, era solo la limitatezza dell’occhio umano a far dire non esistono.
l’affermazione di lorenzo Cuffini poi che la risposta non c’è se no Gesù l’avrebbe detta ,presuppone che Gesù, il figlio di Dio seconda persana della Sntissima Trinità, non avrebbe saputo che dire, che rispondere . presuppone che Dio sia ignorante in merito ad un aspetto fondamentale della realtà , la sofferenza, che Dio non dia risposte perchè non sa la risposta , oppure perchè la sofferenza è assurda.
Dio dunque, e neppure Gesù , e neppure la Chiesa non da’ risposte, non sa le risposte, risposte non ve ne sono, non si possono dare risposte e via dicendo.
da qui a pensare che Dio non esista e che la sofferenza non abbia ALCUN SIGNIFICATO , il passo logico è breve. Continuate pure ad appellarvi a Biffi, a Ratzinger( stravolgendo il suo pensiero volutamente!) a Bergoglio.
Non mi convincete: io credo in Dio creatore del Cielo e della Terra di TUTTE le cose visibili ed invisibili. Dunque credo che la risposta vi sia.
Quello che ora non capiamo quando saremo faccia a faccia con Dio lo capiremo, come ha detto San Paolo, capiremo anche che la sofferenza ha un senso e un significato e che una risposta c’è, capiremo che solo la nostra sconfinata limitatezza e ignoranza e superbia ci ha impedito in vita di capirla e persino ci ha convinto che “non c’è risposta”..
allora non vedremo più come in uno specchio, ma faccia faccia.
nessuno di noi può presumere di capire PER INTERO il perchè e il percome di TUTTO. neppure i grandi santi come san Paolo ritenevano di poter dare una risposta all’intero enigma dell’uomo, del cosmo, del bene e del male.
ma l’ignobile e presuntuoso cristiano adulto, presume di aver “diritto” ad una risposta e se non ce l’ha dice che non esiste risposta..
l’unica risposta adeguata a tale ridicola presunzione è il silenzio divino.
la forza del silenzio divino, come dice il card. Sarah.
tanto più ci agitiamo nella nostra misera pochezza, tanto più il silenzio di Dio, eterno, profondo, ci risponde.
Bene, Maria Cristina Venturi.
Benvenuta fra di noi.
Hai appena riconosciuto, come è inevitabile fare, che la sofferenza è un MISTERO.
Certo, che la capiremo un giorno. Quando saremo faccia a faccia.
Adesso, non lo possiamo fare.
Bon.
Tutto sto casino, per arrivare a dire la stessa cosa.
Ogni tanto, permettimi, sei bizzarra forte.
🙂
” Non mi convincete: io credo in Dio creatore del Cielo e della Terra di TUTTE le cose visibili ed invisibili. Dunque credo che la risposta vi sia….
capiremo anche che la sofferenza ha un senso e un significato e che una risposta c’è, capiremo che solo la nostra sconfinata limitatezza e ignoranza e superbia ci ha impedito in vita di capirla e persino ci ha convinto che “non c’è risposta”..
Cominciamo col dire che il pensiero di Ratzinger non è stato stravolto per niente.
Diciamo pure che la limititatezza fa parte dell’umanità creata da un Dio infinitamente superiore all’uomo. E ASSOLUTO, cioè sciolto dalla razionalità umana, rispetto alla quale Egli è totalmente ALTRO. E già ammettendo questo, avremmo detto moltissimo.
Smontiamo, invece, una volta per tutte, la convinzione che ci sia superbia nell’uomo che vuole conoscere e che non si accontenta di quel che trova in certe pagine della Scrittura e non le beve come acqua fresca.
L’uomo è fatto per ragionare, non per aderire in toto alla volontà altrui e alle parole di chi ha letto certe pagine dall’angolo visuale del proprio punto di vista. L’intelligenza dell’uomo richiede, a volte, dei passi indietro rispetto alle vedute passate, presentate come vere-verissime e non opinabili.
Ma richiede anche che si vada avanti nella lettura ed interpretazione di certi eventi.
Da qui risulta necessitato un rinnovamento della teologia biblica che, affinando gli strumenti di lettura, riesca a far comprendere come, nei racconti della creazione e del vissuto degli uomini nei secoli, gli autori non sempre erano mossi da un autentico interesse teologico. O, quantomeno, facevano coincidere la propria visione delle cose con la volontà di Dio.
E che, dunque, l’antico significato va ripensato e rimodulato alla luce di una ragione umana evoluta e più capace di comprendere i fatti e le asserzioni di certi “profeti”.
Il “presuntuoso” cristiano adulto, cara signora Venturi, non è per niente presuntuoso.
È un cristiano che è uscito dalla fede infantile che faceva credere che esiste babbo Natale ed esiste la Befana.
È quello che si pone domande e cerca risposte, fa funzionare l’intelletto e continua a cercare, senza adagiarsi nelle teorie prefabbricate che non convincono più.
E quando mancano le risposte ai perché della vita, COME AL PERCHÉ DEL DOLORE NEL MONDO, ammettono con semplicità che non esistono risposte.
In questo caso si accontentano di recepire che l’uomo è una creatura finita, e nella sua finitezza sono inclusi malattie e sofferenze e dolore del vivere.
Ogni altra spiegazione è una interpretazione soggettiva, cui si può aderire o meno per avere qualche consolazione momentanea.
Dopo, chiusa l’esistenza terrena, si sapranno con certezza molte cose.
Per ora una coltre oscura copre molte presunte verità.
Io continuo a credere, piuttosto, che c’è un’ unica chiave di lettura del senso della vita altrimenti insensata, ed è l’amore che ci proviene dalla Trinità e che liberamente facciamo circolare per rendere più umano e vivibile il mondo.
Si dice che chi cerca trova, bisogna vedere, poi, cosa si trova, o cosa si cerca, peccato che il più delle volte quello che si trova… non si trova, o peggio, non si sa!
Il soggettivismo è un’impostazione di fondo improntata al relativismo, che, a parer mio, non è conciliabile con la dottrina della Chiesa, parafrasando San Paolo nella lettera ai Galati (2,20), “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”, e pongo la “vita” nell’ambito di un’esperienza di conversione, la quale mi fornisce le coordinate per una vita basata sulla fede (1).
E su questo presupposto si basano le mie certezze.
Tutte le risposte sono scritte bianco su nero nei testi Sacri, tutte.
Eppoi, dov’è questo grande amore per il PadreEterno, considerando oggettivamente l’andamento del mondo,a questo amore, alquanto sbiadito, si oppone una massa di peccato sconvolgente, che se volessimo quantificarlo potremmo paragonarlo all’eplosione in contemporanea di un milione di bombe atomiche.
Ma. Tornando alla Sacra Scrittura – perché quella, per me, è la magna carta di riferimento, unitamente al Magistero e alla Sacra Tradizione-, è chiarissima nell’individuare la sorgente del male e a tracciarne l’eziologia che Sant’Ireneo identifica in una “apostasia” teologale e antropologica primigenia che ha permesso al diavolo di dominare l’uomo, un’ apostasia teologale e insieme antropologica che spinge al peccato personale « Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi (Sap 1,13; 2,24) e, “per tentare di comprendere che cosa sia il peccato, si deve innanzi tutto riconoscere il profondo legame dell’uomo con Dio, perché, al di fuori di questo rapporto, il male del peccato non può venire smascherato nella sua vera identità di rifiuto e di opposizione a Dio, mentre continua a gravare sulla vita dell’uomo e sulla storia” (2)
San Paolo è chiarissimo nell’individuarlo basterà leggere le lettere ai Romani 5;12-21, Corinzi 15;21-22, 45-49, 56-57 Rm 6-23.
Quanto alla rivelazione futura, quella non contempla la tragicità del peccato e la presenza del male nel mondo, ma la visione beatifica:” La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.” . Corinzi 13.
Giusto per fare chiarezza.
Inoltre sta scritto:” passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono:” Rabbi, chi ha peccato. lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?. Risponde Gesù:”Nè lui né i genitori, MA (importante questa particella pronominale) perché in Lui siano manifestate le opere di Dio”, (Gv 9;2)
Infatti questo è uno dei rarissimi casi (due in tutto il N.T) in cui Gesù prende l’iniziativa e opera il miracolo, a sottolineare che tutto è nei piani della Sapienza Eterna, e termina dicendo:” Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”.
Alleluia!
Rif
1) per una “Teologia della Vita”
nell’opera di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI
2) Catechismo della Chiesa Cattolica cap. I n°386
Inno alla Carità di Cristo in prospettiva beatifica
“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la Carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.
Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la Carità non sarei nulla.
Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la Carità,
non mi gioverebbe a nulla.
La carità è paziente,
è benigno la carità;
non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;
tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
la Carità non verrà mai meno.
Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.
Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Ma quando divenuto uomo,
ciò che era del bambino l’ho abbandonato
Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.
Ora esistono queste tre cose: la FEDE , la SPERANZA e La CARITA’;
ma la più grande di esse è LA CARITA’.
Questo non è più il blog di Luigi Accattoli. Su questo post
100 interventi di cui 20, la maggior parte chilometrici, della signora Clodine-Claudia Leo.
Proposta:
Perché la signora Clodine-Claudia Leo non si fa un suo blog?
Oppure Luigi stabilisce un limite agli interventi di ciascun partecipante (di numero e righe)?
Censura?
No, giusta misura
Non ti preoccupare Federico, grazie per la solidarietà…ti voglio bene!
Andrea,
Per una serie di ragioni io non sono intervenuto in questa discussione. Fai conto che una metà degli interventi di Clodine li abbia scritti io. Così il conto ti piace di più? Rientra in una media più accettabile per i tuoi incomprensibili criteri?
Continuo ad avere l’impressione che in questo blog si fatichi (ed è evidentemente un eufemismo) ad accettare le voci fuori dal solito coro …
Non capisco però che interesse può avere, Salvi, a contare i post di clodine.
Provi a concentrarsi sugli altri 85 , Salvi, vedrà, ne uscirà edificato: un vero toccasana.
Comunque, Grazie per l’interesse che manifesta nei miei confronti.
Clodine, figurati. Non è questione di affetto (che c’è e ricambio), ma di buon senso. Il blog si anima di opinioni diverse, è assurda questa continua pressione per denigrare e azzittire le uniche, rare, voci fuori dal coro: non la pensiamo tutti alla stessa maniera, fatevene una ragione. Troviamo dei punti in comune nel catechismo e nella dottrina della Chiesa Cattolica, non votando a maggioranza le interpretazioni soggettive o le opinioni viscerali dell’uno o dell’altro.
NON SCRIVETE COMMENTI SUPERIORI ALLE TRENTA/QUARANTA RIGHE. LE EVENTUALI CITAZIONI DI TESTI E DOCUMENTI LINKATELE.
CERCATE DI ATTENERVI AL TOPIC DEL BLOG IN QUESTIONE.
Se queste cose le scrive il tuo amico Tosatti sul suo blog nulla da eccepire, se oso proporre qualcosa di simile qui, subito accuse di intolleranza?
Dopo le battute sulle Kessler, questa puntualizzazione e poi risposte villane di cuffini, le ironie di altri…
L’insieme delle cose produce l’impressione di cui scrivevo.
Andrea, se vuoi fare una proposta di questo genere, non sarò certo io a impedirlo, ti chiederei però di rimanere sulle generali o di fare esempi relativi a diversi interventi, non solo a quelli di una sola persona.
E poi chi ha detto che tosatti debba essere esempio per questo blog?
Caspita, più intollerante di così, Salvi, ripeto, si concentri sugli altri 85 interventi e conti pure le battiture, se la cosa la diverte tanto si accomodi…ci mancherebbe, ne ha facoltà!
A mio parere c’e’ la necessità di un certo ordine.
Ma non essendo io il conduttore del blog il mio parere conta zero. Ne sono consapevole.
Sono ben altre le gravità, e di ben altra portata, altre le cose lesive, gravi, intollerabili, non certo l’ordine dei commenti. Faccia una cosa Salvi, ho postato l’inno alla Carità, che adoro: lo faccia suo, e rifletta…e mi lasci in pace, per favore!
Ricambio di cuore
Cara Clodine, ti rispondo anche se non sono all’altezza delle tue conoscenze teologiche. Non ho studiato teologia. Ma la cosa non mi scoraggia, perché una cosa la so. L’esame finale, cioè il giudizio universale, non sarà basato sulla dottrina, ma sulle opere di bene fatte al prossimo, che il Gran Giudice riterrà fatte a Lui stesso. L’Amore o il non-Amore sarà la misura per la salvezza di ciascuno di noi, ma di tutti, anche i non cristiani a questo punto, che comunque se la caveranno se avranno fatto del bene al prossimo. Non per nulla Gesù ha detto che i comandamenti più importanti sono solo due, che non ti ripeto, perché offenderei la tua sapienza dottrinale.
Riporto qui di seguito quanto hai scritto più sopra:
Inoltre sta scritto: ”Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono:” Rabbi, chi ha peccato. lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?. Risponde Gesù:”Né lui né i genitori, MA (importante questa particella pronominale) perché in Lui siano manifestate le opere di Dio”, (Gv 9;2)
Tieni presente che “ma” non è una particella pronominale, ma una congiunzione coordinativa avversativa , esprimente spesso esplicita contrapposizione al termine che precede (Grammatica Italiana), il quale termine è per lo più espresso negativamente. Perciò è davvero importante nella citazione riportata da te. Il male dell’uomo, in questo caso la cecità, non è causato dal peccato, ma è l’occasione in cui Dio manifesta la sua opera di bontà.
Concludi poi con un “Alleluia” riferito al fatto che Gesù è “venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. E’ un grido di gioia, come in genere viene inteso, oppure pensi al suo vero significato ebraico, che è “Lodate Dio”?
Comunque non dimenticare che è Gesù che giudica. Non tocca a te dare del “bestemmiatore” agli altri. Detto questo, ti saluto con un abbraccio, da fratello in Cristo. Può darsi che il Buon Giudice mi dirà: “Hai discusso, ma mi hai abbracciato…” 🙂
E buona notte a te e a tutti.
È vero! Le particelle che per altro conosco a menadito come i 7 re di Roma) sono mi-ti-ci-si-vi. Chiedo scusa per la disattenzione.
Per il resto, Giuseppe, non ti dispiacera’,spero, se preferisco non entrare in merito. ..sono troppo stanca e non riesco a mettere a fuoco. Dico solo che non è nel mio stile dare a qualcuno del bestemmiatore, hai capito senz’altro male….o forse non mi sono espressa al meglio.
Riprenderemo quanto in sospeso in un altro momento. Per ora ti lascio con un ringraziamento e un caro saluto
Clodine-Claudia Leo scrive,
13 luglio 2017 @ 15:04
” Per questo mi rifiuto di credere che non ci sono risposte al male e al dolore del mondo. E’ una bestemmia che rigetto tout court “.
Tanto per precisare.
“Il soggettivismo è un’impostazione di fondo improntata al relativismo, che, a parer mio, non è conciliabile con la dottrina della Chiesa,…”
Peccato che il soggettivismo sia altra cosa dalla soggettività. E peccato che il relativismo sia una bubbola creata dal dottrinalismo di una fede tutta impostata su una dottrina elaborata non linearmente dalla Chiesa e non da Gesù Cristo. Per cui poco ha a che fare con la fede.
Non è affatto vero che tutte le risposte sono scritte nei testi sacri.
Anche questa è una bella menzogna. Tanto è vero che nella Bibbia (AT) ci sono evidenti contraddizioni.
Ed anche nel N.T, per esempio, la frase :” Io sono venuto in questo mondo PER GIUDICARE, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”, è contraddetta alla grande da un altro passo del Vangelo di Giovanni dove si legge:”E se uno ode le mie parole e non crede, io NON LO GIUDICO ; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo.”
Parole, queste, che il mio parroco cita in continuazione.
Allora, giudizio o non-giudizio?
“Chi crede in lui” – e credere significa dare adesione a questo modello d’uomo, un uomo capace di un amore illimitato e incondizionato – “NON É GIUDICATO”. Quindi non si va incontro a nessun giudizio. Chi crede, cioè chi è capace di un amore illimitato e incondizionato, non va incontro a nessun giudizio, ma è già nella pienezza della vita.
È questo il concetto basilare della religione cristiana: amare, amare e ancora amare. Ma molti cattolici continuano a non capire, a non volere accettare.
La signora che conclude il suo discorsetto pseudoteologico con un alleluia!, dimostra di non avere a cuore l’amore, ma di provare soddisfazione per il giudizio divino, che presume essere di condanna per i “ciechi” (metaforicamente parlando).
Se questa è la fede sottesa alla religione cristiana, io sono ben contenta di non aderirvi.
Esiste una falsa carità, fatta di colpevole indulgenza e di debolezza, come la dolcezza di quelli che non urtano nessuno perchè hanno paura di tutti. Vi è anche una presunta carità fatta di sentimentalismo umanitario che cerca di farsi approvare dalla vera e che spesso, per il suo contatto, la inquina.
[…] Se quindi per stupidità o per codardia coloro che dovrebbero rappresentare la vera carità approvano in qualche cosa ciò che afferma la falsa, ne può risultare un male incalcolabile, ancora maggiore a volte di quello che farebbero dei persecutori dichiarati, con i quali è manifesto che non si può avere più niente in comune”
Padre Garrigou Lagrange
«Signore, concedi a tutti i nostri nemici pace, Carità vera e il perdono dei loro peccati. E con al tua potenza liberaci dalle loro insidie».
“tribue eis remissionem cunctorum peccatorum et nos ab eorum insidiis potenter eripe”
Messale Romano
Pro inimicis
Si continuano a mescolare le carte del mazzo e a fare un polverone spettacolare, sotto il quale scappare come lepri….:)
Che c’entrano qui il soggettivismo e il relativismo, che sono diventati una specie di prezzemolo buono da spargere a piene mani quando uno non sa che altri pesci pigliare?
QUi non c’azzeccano né l’uno né l’altro.
A meno che non si voglia dare a Benedetto ( oltrechè a Biffi, Francesco è già stato ricoperto di contumelie quindi gli si può dire ogni cosa)del soggettivista e del relativista: cosa oltremodo, oltremodo ridicola. Oltreché palesemente falsa.
Si sono citati ” a piè di pagina”, come riferimenti , sia un brano del card. Muller, sia un articolo del CCC.” Rif
1) per una “Teologia della Vita”
nell’opera di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI
2) Catechismo della Chiesa Cattolica cap. I n°386″
(Clodine-Claudia Leo scrive,
13 luglio 2017 @ 20:52)
Ma , entrembi questi riferimenti, non c’entrano assolutamente un tubo con le affermazioni di Biffi di sui si sta discutendo, vertendo entrambe sulla esistenza del peccato e sulla connessione tra peccato e male nella storia.
Chi mai mette in dubbio questa connessione?
Certo non la Chiesa Cattolica, nè Ratzinger, né Muller, né Biffi, né Francesco.
Ma questa è la spiegazione teologica dell’esistenza del male, che non ci esenta, sulla nostra carne, dal farci i conti quotidianamente, nelle nostre vite, su di noi e sui nostri cari. Ed è quella la domanda ” senza risposta”( se non la risposta/non risposta CHE E GESu’ CRISTO CROCIFISSO E RISORTO) cui fanno limpidamente riferimento sia Biffi che Benedetto.
Poi, si puo’ anche pregare pro inimicis, ma le cose non cambiano di una virgola.
LA tavanata di fondo che sembra stare sotto tutto questo affannarsi ad argomentare è che porsi legittime, naturali, umanissime domande sul soffrire, che Gesù stesso si è posto, in fondo, con il suo ” Dio mio perché mi hai abbandonato?”, sia un rinnegare l’esistenza del peccato, il suo essere radice di ogni male, e compagnia a a briscola.
Ma questo non entra minimamente in discussione .
“Esiste una falsa carità, fatta di colpevole indulgenza e di debolezza, come la dolcezza di quelli che non urtano nessuno perchè hanno paura di tutti. Vi è anche una presunta carità fatta di sentimentalismo umanitario che cerca di farsi approvare dalla vera e che spesso, per il suo contatto, la inquina.”
Resta il fatto, gentile signora, che nei suoi discorsi tutti dottrinali e moralistici non ho mai visto scritta la parola AMORE.
La sua religiosità, per come la enuncia, è puramente formale e libresca.
Amore sbandierato pallone gonfiato!
Amore esibito, a Dio non è gradito!
Carità e pudore: binomio imprescindibile, cui non potrei mai rinunciare. Al contrario di lei, ho il pudore dei sentimenti, e me lo tengo ben stretto.
La Carità non si gonfia, non si vanta la carità…
Sta scritto:” non sappia la destra cosa fa la sinistra ” -e-
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Ripeto: religiosità formale e libresca.
Si limiti alla sua.
ammesso ci sia, un barlume di religiosità, in quel caotico ammasso di cianfrusaglie .