Gesù caccia i mercanti dal Tempio – mosaico di Monreale che metto qui per introdurre la lectio che faremo lunedì 16 su quell’episodio profetico e simbolico come viene narrato nel capitolo 11 di Marco. Chiave primaria per intendere quel gesto forte di Gesù e di tenere insieme, come fa l’evangelista, i venditori e i compratori, e di fare attenzione al fatto che tra i compratori vi sono pellegrini ben intenzionati, proprio come quelli di noi che vanno ai santuari e comprano dalle bancarelle di Loreto, di Lourdes, di Fatima, di San Giovanni Rotondo, icone, candele, foulard e quant’altro viene offerto. Nei commenti la scheda e l’invito di chi passa di qui a collegarsi.
Gesù scaccia dal Tempio sia i mercanti che vendono sia i devoti che comprano
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Gesù scaccia dal tempio bancarellari e pellegrini compratori – Marco 11, 15-19 – All’azione profetica dell’ingresso in Gerusalemme segue quella – altrettanto simbolica – della purificazione del Tempio. Come non vuole presentarsi nelle vesti di un messia politico, e perciò entra nella Città Santa cavalcando un asino preso in prestito; così Gesù non intende stabilire una nuova religione del Tempio, ma si comporta e parla in modo da porre le premesse per il superamento epocale del culto dei sacrifici che si svolgeva nel Tempio.
Come già avevo fatto con le ultime schede, anche stavolta ho posto alla lectio un titolo provocatorio. Questo episodio evangelico è abitualmente denominato Cacciata dei mercanti dal Tempio, ma Gesù caccia sia i venditori sia i compratori e dunque l’ho intitolato evocando “bancarellari e pellegrini compratori” per non limitarne la condanna ai mercanti ma per aiutare a intenderla come rivolta anche ai pellegrini di allora; e includente persino i bancarellari e i pellegrini dei nostri santuari.
Purificazione simbolica. Presteremo attenzione alle dimensioni grandiose del Tempio di Erode, come gli studiosi denominano il Tempio del tempo di Gesù, con la presenza di una milizia ebraica agli ordini del Sommo sacerdote e di una coorte romana acquartierata nella Fortezza Antonia; dimensioni e guarnigioni che è indispensabile richiamare per rendere comprensibile l’affermazione unanime degli studiosi che la “purificazione” attuata da Gesù fu simbolica più che fattuale.
Definendola come purificazione simbolica non si intende dire che non sia avvenuto nulla, ma che dev’essersi trattato di poca cosa: di un dibattito concitato, di qualche spinta e qualche grido, non certo di una cacciata generale di tutti gli animali e di tutti i loro custodi e acquirenti. Qualcosa che non ha provocato l’intervento delle due polizie del Tempio e che non sarà portato come capo d’accusa nel processo a Gesù.
Ma se ardua è l’interpretazione fattuale del brano, chiarissimo è invece il suo insegnamento simbolico: richiamandosi alla tradizione profetica di Israele Gesù qui insegna che i suoi seguaci sono chiamati ad adorare Dio in spirito e verità (Giovanni 4, 23).
Marco 11, 15-19. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17E insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: ‘La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?’ Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”. 18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
Nel cortile dei gentili. v. 15: Giunsero a Gerusalemme. Nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì dopo l’ingresso in Gerusalemme Gesù e i discepoli passano il giorno nel tempio e la notte a Betania. In questo versetto li vediamo arrivare di buon mattino a Gerusalemme, mentre al versetto 19 li vedremo uscire a sera dalla città per tornare a Betania.
v. 15b: Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano. Siamo nel cortile dei gentili, al quale avevano accesso anche i pagani: questo è il significato di “gentili”, le genti, i non ebrei. Gesù considera abusivi sia i mercanti che qui vendono agnelli, colombi, grano, vino, olio; sia i pellegrini che acquistano dai mercanti quanto è loro necessario per il culto e le offerte.
v. 15c: rovesciò i tavoli dei cambiamonete. Le monete greche o romane erano considerate “impure” e non potevano essere usate per fare offerte nel Tesoro del Tempio e a questo scopo dovevano essere cambiate con monete giudaiche. – Quando più avanti, nel capitolo 12 (versetti 41-44), leggeremo l’elogio di Gesù alla vedova che versa nel tesoro “due monetine”, si tratterà di monete avute dai cambiavalute.
Covo di ladri. v. 15d: rovesciò […] le sedie dei venditori di colombe. In Luca 2, 24 abbiamo letto che Maria e Giuseppe presentando Gesù al tempio avevano offerto “una coppia di tortore o due giovani colombi”, che era l’offerta dei poveri: quegli uccelli probabilmente li avevano acquistati dai venditori, in questo Cortile dei Gentili.
v. 16: non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. Notazione esclusiva di Marco. Gli studiosi richiamano uno dei trattati della Mishna: “Non si faccia del Tempio una scorciatoia per abbreviarsi la strada” (Berakhot IX, 5). A modo di curiosità storica segnalo che Carlo Borromeo (arcivescovo di Milano dal 1564 al 1584) fece murare una porta laterale sulla sinistra del Duomo di Milano – rispondente all’altra sulla destra tutt’oggi esistente – per impedire che i bancarellari dei mercati limitrofi alla cattedrale l’attraversassero con animali e merci per abbreviare il percorso.
v. 17a e b: Non sta forse scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Qui Gesù cita Isaia 56, 7. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri: qui invece la fonte è Geremia 7, 11. Nella tradizione profetica sono frequenti le invettive contro le degenerazioni della religiosità legata al Tempio.
v. 18: Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Già in Marco 3, 6 avevamo incontrato i farisei e gli erodiani che tenevano consiglio “per farlo morire”. Ora sono i capi dei sacerdoti e gli scribi. E’ l’intera ufficialità ebraica che ormai si schiera contro il rabbi di Galilea.
La parola a un primo maestro: Innocenzo Gargano – Non occorre immaginare storiograficamente cosa sia veramente successo. Gli artisti si butteranno a capofitto nel descrivere chissà quale palingenesi verificatasi nel tempio e lasciando immaginare un Gesù furibondo che capovolge tutto. Gesù ha compiuto certamente dei gesti, ma dei gesti simbolici, che erano abituali nel modo di presentarsi dei profeti di Dio. Furono probabilmente gesti minimali, ma comunque carichi di un’intensità incredibile, perché il popolo di Israele e gli anziani del popolo, conoscendo la tradizione profetica, capivano immediatamente di che cosa si trattasse. Marco lo lascia capire molto bene quando scrive: «Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire» (Mc 11,18). Avevano capito dunque molto bene! [Lectio divina sul Vangelo di Marco / 5, EDB 2018, p. 29]
La parola a un secondo maestro: Rudolf Schnackenburg. Come per l’ingresso in Gerusalemme, anche per la purificazione del Tempio è quasi impossibile ricostruire con esattezza le circostanze storiche, lo svolgersi del fatto e le sue conseguenze più immediate. Di questa storia, narrata dai quattro evangelisti ciascuno secondo il suo programma, si è voluto fare una grossa vicenda […]. Ma al processo di Gesú, nemmeno dall’esame dei testimoni, i quali parlano della distruzione e della ricostruzione del tempio, esce un diretto accenno a questo fatto. L’avvenimento non può aver assunto forme spettacolari in senso politico; in questo caso, i romani che sorvegliavano il tempio dalla fortezza Antonia sarebbero immediatamente intervenuti. Ogni congettura sul come Gesú abbia potuto agire con successo contro i numerosi cambiavalute e contro i venditori d’animali per i sacrifici che ingombravano la vasta piazza del tempio, più esattamente il cosiddetto atrio dei pagani, è priva di senso. Non ci è detto che, allo scopo, si sia servito dei suoi discepoli e seguaci, né si parla d’un’eventuale resistenza opposta dagli interessati. La narrazione di Marco ancora una volta si presenta come un gesto significativo di Gesú a carattere profetico. Agli evangelisti stanno a cuore unicamente il significato dell’azione compiuta da Gesú e la reazione delle autorità giudaiche. Non c’è motivo per mettere in dubbio la storicità del fatto ma, dal di fuori, l’episodio deve aver avuto modeste proporzioni e nessun carattere politico. [Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, volume 2, p. 138s]
Pizza di nome e di fatto. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 16 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 2 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 7 ottobre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/non-era-infatti-la-stagione-dei-fichi/
QIELLO CHE CONYA QUINDU NON SINI GLI I ORPELLI, MA LA SINCERITA’ e la profondità dell’anima: