“Il mondo del lavoro è una priorità umana. E pertanto, è una priorità cristiana, una priorità nostra, e anche una priorità del Papa”: così Francesco stamane nell’incontro con i lavoratori al Porto di Genova. Nei commenti citazioni e link.
Genova: Il mondo del lavoro è una priorità anche del Papa
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Siamo tutti Chiesa. Papa al Porto di Genova 1: Ho accolto la proposta di fare questo incontro oggi, in un luogo di lavoro e di lavoratori, perché anche questi sono luoghi del popolo di Dio. I dialoghi nei luoghi del lavoro non sono meno importanti dei dialoghi che facciamo dentro le parrocchie o nelle solenni sale convegni, perché i luoghi della Chiesa sono i luoghi della vita e quindi anche le piazze e le fabbriche. Perché qualcuno può dire: “Ma questo prete, che cosa viene a dirci? Vada in parrocchia!”. No, il mondo del lavoro è il mondo del popolo di Dio: siamo tutti Chiesa, tutti popolo di Dio. Molti degli incontri tra Dio e gli uomini, di cui ci parlano la Bibbia e i Vangeli, sono avvenuti mentre le persone lavoravano: Mosè sente la voce di Dio che lo chiama e gli rivela il suo nome mentre pascolava il gregge del suocero; i primi discepoli di Gesù erano pescatori e vengono chiamati da Lui mentre lavoravano in riva al lago.
Lavoro non reddito. Papa al Porto di Genova 2: Non dobbiamo rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”! Perché senza lavoro, senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti. Il lavoro di oggi e di domani sarà diverso dal lavoro di ieri, ma dovrà essere lavoro, non pensione, non pensionati: lavoro. E’ contro la dignità delle persone mandarle in pensione a 35 o 40 anni, dare un assegno dello Stato, e arràngiati. “Ma, ho per mangiare?”. Sì. “Ho per mandare avanti la mia famiglia, con questo assegno?” Sì. “Ho dignità?” No! Perché? Perché non ho lavoro.
Lavoro amico della preghiera. Papa al Porto di Genova 3: Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore, libertà. Non dobbiamo permetterlo, e dobbiamo continuare a chiedere il lavoro, a generarlo, a stimarlo, ad amarlo. Anche a pregarlo: molte delle preghiere più belle dei nostri genitori e nonni erano preghiere del lavoro, imparate e recitate prima, dopo e durante il lavoro. Il lavoro è amico della preghiera; il lavoro è presente tutti i giorni nell’Eucaristia, i cui doni sono frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Un mondo che non conosce più i valori e il valore del lavoro, non capisce più neanche l’Eucaristia, la preghiera vera e umile delle lavoratrici e dei lavoratori.
Gesù per la strada. Francesco in cattedrale alle persone consacrate: Io dirò che più imitiamo lo stile di Gesù, più faremo bene il nostro lavoro di pastori. Come era lo stile di Gesù come pastore? Sempre Gesù era in cammino. I Vangeli sempre ci fanno vedere Gesù in cammino, in mezzo alla gente, la “folla” dice il Vangelo. Distingue bene il Vangelo i discepoli, la folla, i dottori della legge, i sadducei, i farisei…. E Gesù stava in mezzo alla folla. Se noi immaginiamo com’era l’orario della giornata di Gesù, leggendo i Vangeli possiamo dire che la maggior parte del tempo lo passava per la strada. Questo vuol dire vicinanza alla gente, vicinanza ai problemi. Non si nascondeva. Poi, alla sera, tante volte si nascondeva per pregare, per stare con il Padre.
Ci darà figli e nipoti. Francesco in cattedrale 2: In un ospedale di Buenos Aires sono arrivate tre suore coreane, senza una parola di spagnolo. Dopo alcuni giorni, i malati erano tutti felici: “Ma che suore brave! Ma che bello, quello che dicono!” – “Ma come – dico – quello che dicono, se non parlano una parola di spagnolo?” – “No, no, ma è il sorriso, ti prendono la mano, ti fanno una carezza…”. Il linguaggio dei gesti! Ma soprattutto il linguaggio della testimonianza dell’amore! Guarda, anche senza parole, tu puoi attrarre gente. La testimonianza è decisiva nelle vocazioni: è decisiva. Grazie per quello che fate! Grazie tante! Vi chiedo di pregare per me. Vi ringrazio per la vostra vita consacrata, per la vostra vita presbiterale. E avanti, avanti, che il Signore è grande e ci darà figli e nipoti nelle nostre congregazioni e nelle nostre diocesi!
Come si può non restare edificati da parole come quelle da te citate, Luigi?
Come si può non ammirare un Papa che va al cuore dei problemi come lui fa?
Non sono parole che si sentono una volta e poi si dimenticano; sono parole che lasciano una traccia profonda e ti fanno riscoprire il Vangelo.
Altro che teoria! Altro che indottrinamento!
Francesco parte dalla vita concreta degli uomini, con cui è in piena sintonia, e dice delle verità importanti che hanno il segno dell’universalità. Proprio come le parole del Vangelo.
E ha ragione quando dice che il linguaggio dei gesti ha più efficacia di quello verbale.
Io lo sperimento ogni qualvolta vado in una casa di riposo dove devo andare con una certa frequenza. Quando accarezzo o bacio una di quelle persone, anche dementi, lasciate a sé stesse, mi sorridono o mi baciano la mano con una riconoscenza immensa. Hanno un estremo bisogno del contatto umano.
Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”!
Questa non l’ho capita. Ma non si lavora per avere un reddito? Ci sono il reddito d’impresa e il reddito di lavoro dipendente, o no?
Buona notte.
Giuseppe, io ho capito che il Papa ha voluto dire che innanzi tutto si deve dare importanza al lavoro.
È importante perciò che venga assicurato a tutti il lavoro.
Non un lavoro precario ma un lavoro stabile, perché il lavoro è quello che salvaguarda la dignità di ogni persona.
Il reddito è meno importante di un lavoro sicuro.
Tu non sei d’accordo? Quanti sono quelli che cercano un lavoro senza trovarlo?
Scusa, Victoria. Io ho lavorato per 35 anni in un’associazione di categoria di artigiani. So cosa vuol dire impresa e cosa vuol dire lavoro dipendente. Tu pensi che un imprenditore possa investire i suoi soldi senza aspettarsi un reddito? O un dipendente lavorerebbe senza essere pagato? Se io ti assicuro un lavoro ma non ti pago, per te va bene? Il lavoro è importante quando produce reddito. Nel Vangelo c’è scritto che “l’operaio è degno del suo salario”…
Se poi uno vuole lavorare per hobby, padronissimo!
Una cara buona notte!
Secondo me la contrapposizione di cui parla il Papa è fra “lavoro” e “reddito” qs ultimo inteso come “assegno sociale” ovvero reddito di cittadinanza, già parzialmente introdotto nel nostro ordinamento. In qs senso egli ritiene nn dignitoso per l’uomo percepire un’entrata che nn sia frutto del suo lavoro.
ada murkovic
Ada, buon giorno.
Nel senso indicato da te, quanto detto dal Papa è senz’altro condivisibile.
Nella legislazione italiana, però, se ben ricordo, il reddito è sempre legato a un lavoro, non è contrapposto. Se invece di reddito, vogliamo parlare di speculazione finanziaria, allora questa è senz’altro da condannare perché sfrutta gli andamenti del lavoro, e spesso questo ne fa le spese.
Buona domenica a tutti.
Varie le pecche durante la visita “populista” a Genova del catto-eretico di Roma.
In ordine sparso: il casino dei giovani al santuario della Guardia. Invece di invocare la Madonna urlavano lui (e d’ora in poi a Marassi e altrove: tifo da papa, non più tifo da stadio). Poi al Gaslini, quasi a dare evidenza alla solita frase della inspiegabilità del dolore dei bambini (evidente mistero che solo i moderni messia ultracattolici sanno sciogliere), ecco il bel cartello: negli occhi di chi soffre c’è Dio (non il peccato originale in maxi-formato).
E poi alla fine della messa (tutti ancora con abiti liturgici): invece del bel Regina coeli un canto folcloristico, con la ministra Pinotti comunista che si unisce anche lei.
Per non parlare poi dell’invito a cacciare via i seminaristi che sparlano e spettegolano (magari contro il papa). Ce ne sono già pochi, e anche, generalmente, un po’ conservatori – e liturgicamente “sarahiani” – e li vuole pure cacciare.
Dominus vivificet eum.
Ironia discutibile e fuori luogo.
Ma si’, caro padre Amigone, cacciate pure i seminaristi che sparlano del papa, e gia’che ci siete sberrettate i cardinali dei dubia,mettete la mordacchia e ilcarcere duro al papa Emerito cosicche’non possa piu’scrivere prefazioni, lasciate in confino obbligato Burke a Guam senza che possa rilasciare interviste, fate un corso di “rieducazione” alla Madonna di Medjugorji…., hakerate il sito di Magister, e mettete STATUE PBBLIGATORIE DO BERGOGLIO in ogni chiesa, a cui i fedeli debbano bruciare incenso.
Non vi servira’a nulla caro padre Amigoni perche’come dice il Vangelo:
SE QUESTI TACCIONO GRIDERANNO LE PIETRE.
INTANTO OCCHIO ALL’8per mille im continuo calo!
🙂
E a proposito di “chiesa povera per i poveri”vi risulta qualche rimprovero da parte del papa al parroco del Centro accoglienza migranti di Capu Rizzuto che ha guadagnato sul “conforto spirituale” ai migranti 138 milioni di euro in quattro anni(pagati dai contribuenti italiani), in combutta con la.’ndrangheta? Cara ci e’costata questa assistenza spirituale!
🙂
Come non se ne sente parlare di questo scandalo?Hanno insabbiato tutto?
Rettifica:Scusate non voglio calunniare il parroco, la sua “parcella”per le cure spirituali sarebe stata solo di 3,5 milioni di euro come riportato da Repubblica ed altri giornali in data 15/05/17.
Compagni che sbagliano?Chi non ha rubato 3,5 milipni di euro alla Stato sull’accoglienza migranti scagli la primprima pietra?
Buona festa dell’Ascensione, P. Amigoni.
Spero che non mi consideri un moderno messia ultracattolico, non lo sono affatto. Io sono un modesto e incessante cercatore. La ricerca e le mie piccole scoperte mi affascinano. Quanto ho scritto su quelle parole pronunciate da Papa Francesco, era solo il tentativo di capirle nel modo giusto.
Dominus vivificet eum… et beatum faciat eum in terra.
Oggi, al Regina Coeli, il Papa ha detto che compito della Chiesa è annunciare il Vangelo con gioia.
Ma il Vangelo di oggi ci dice:
“Andate e fate discepoli tutti i popoli,battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.
Mt 28, 16-20
Scusa, Federico, è solo una curiosità, la mia: dov’è la contrapposizione tra l’annuncio del Vangelo con gioia, raccomandato dal Papa, e il mandato di Gesù agli Apostoli di fare discepoli, battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnare loro ad osservare quanto da Lui comandato?
Grazie. Buona Ascensione.
Per carità, anche per me è la stessa cosa: convertire, battezzare, insegnare i comandamenti del Signore.
Mi sembrava però che tutto questo andasse contro la crociata di Bergoglio contro il proselitismo…
A dire il vero, neanche io riesco a capire il gentile p. Amigoni sempre tanto( troppo!) garbato nelle sue note sul Papa.
Oggi avrebbe dovuto definirlo “cattocomunista” e non l’ha fatto.
Avrebbe potuto rilevare che il verbo dei cattolici “veri” non è compatibile con l’allegria di chi fa “casino”, ed anzi richiede sempre contrizione in questa valle di lacrime, perché Dio esige da noi umani penitenze assidue e assidui digiuni per espiare i nostri dannati peccati. Ché, altrimenti, il Cielo lo vediamo solo col binocolo, in sogno.
“Pentitevi e convertitevi”: questi sono i verbi-chiave del cattolicesimo puro; e questo Papa non li pronuncia mai, se non sbaglio.
Avrebbe dovuto evidenziare che sul lavoro il Papa ha sbagliato tutto, perché notoriamente chi non lavora non mangia, e ben gli sta. Altro che parlare di “dignità” nel lavoro e di lavoro per tutti.
Questo è proprio di “sinistra”, e non va bene che un Papa sia così schierato.
Quanto ai seminaristi chiacchieroni e pettegoli, se il Papa fosse stato meno drastico, avrebbe potuto dire–che so?–“preghiamo per loro, e che restino pure. Un giorno saranno preti anche loro, e la Chiesa non si svuoterà”.
Una Chiesa perfetta, è risaputo, non esisterà mai. Una Chiesa con molte rughe è di sicuro più credibile; in fin dei conti, oramai ci siamo anche abituati ai molti peccati della Chiesa.
“Mi sembrava però che tutto questo andasse contro la crociata di Bergoglio contro il proselitismo…”
Quello che non hai colto, Federico, è che il Papa ha detto:
“compito della Chiesa è annunciare il Vangelo CON GIOIA”.
Con gioia!
proselitismo ed evangelizzazione sono due cose diverse.
cristina vicquery
e già lo diceva ratzinger
cristina vicquery
“Spero che non mi consideri un moderno messia ultracattolico, non lo sono affatto.”
Tu, giuseppe di melchiorre, in realtà sei un rivoluzionario.
È inutile che ti voglia nascondere dietro un dito.
Si dia pace Maria Cristina.
Dirotti la sua compassione devota e vibanate a soggetti che ne abbiano un ciccinin più bisogno.
I cardinali dei dubia, ad esempio, e vivaddio il nostro emerito, campano egregissimamente bene…..Forse a Guam il cardinal Burke non avrà potuto portare il baulame necessario al trasporto di cappe, stole con cappucci, stracichi di svariati metri, pizze e trine?!!!
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
vibanate sarebbe vibrante
🙂
e stacichi va inteso come strascichi e pizze come pizzi…..
🙂
Abbiamo capito, Lorenzo, sei un po’ su di giri…:-)
yesssssss….
🙂
Il fatto è che se stiamo ancora a confondere proselitismo con evangelizzazione, si capisce che stiamo sempre fermi al palo.
Ma si vada a rileggere Benedetto, altro che “crociata di Bergoglio” contro il proselitismo……
Ma lei ne ha fatto la sua missione dell’andare contro Bergoglio, caro Lorenzo.
Non ha capito che sono parole al vento.
Anche quando papa Francesco dà un colpo di tosse, è sbagliato.
Più lui viene applaudito, più lei ci soffre. E si affanna a sparare a zero senza colpire il bersaglio.
Congregazione per la Dottrina della fede:
Nota dottrinale su alcuni aspetti della evangelizzazione
3 dicembre 2007(memoria liturgica di S.Francesco Saverio, patrono delle missioni)
Pontificato: Benedetto XVI
Alla nota 49 si spiega bene cosa si intende per proselitismo e chi continua a confondere proselitismo con evangelizzazione sbaglia. Perché si ostini a confondere i due termini non è dato sapere.
Riporto pari pari
“Originalmente il termine «proselitismo» nasce in ambito ebraico, ove «proselito» indicava colui che, proveniente dalle «genti», era passato a far parte del «popolo eletto». Così anche in ambito cristiano il termine proselitismo spesso è stato utilizzato come sinonimo dell’attività missionaria. Recentemente il termine ha preso una connotazione negativa come pubblicità per la propria religione con mezzi e motivi contrari allo spirito del vangelo e che non salvaguardano la libertà e la dignità della persona. In tale senso, il termine «proselitismo» viene compreso nel contesto del movimento ecumenico: cf. The Joint Working Group between the Catholic Church and the World Council of Churches, “The Challenge of Proselytism and the Calling to Common Witnes.
MCV
tranquilizzati, Burke da Guam è tornato da mo’, non era al confino, ma solo in missione : è già in giro da un bel po’ a far conferenze….
cristina vicquery
Non avevo dubbi che Benedetto XVI avesse Chiara la differenza. Non era questo che volevo sottolineare, ma non importa. Va bene così.
Giuseppe,
hai ragione che si lavora per vivere (tramite il reddito). Ma avere il reddito senza lavorare alla lunga fa sentire inutili, un peso per la società. Immagino che dei tuoi anni di lavoro tu ricordi non solo le buste paga ma anche le volte che sei stato utile a qualcuno e la soddisfazione di un lavoro fatto bene. A chi è pagato senza lavorare viene tolta questa componente importante.
Credo che ci sia una differenza tra il reddito di cittadinanza e ciò di cui parlava il Papa. Il Papa parla di una civiltà volutamente organizzata in maniera che solo una parte dei cittadini abbia lavoro retribuito e l’altra parte abbia una sorta di elemosina, cioè sia pagata per non fare niente. Il reddito di cittadinanza è stato pensato per una civiltà che ancora di sforza di dare lavoro a tutti e rappresenta una specie di indennizzo per l’incapacità di ottenere questo risultato. Il rischio, a cui non avevo pensato in precedenza, è che questo reddito diventi una cosa fissa, che non si offrano più possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro, tanto hanno di che vivere.
federico
“Mi sembrava però che tutto questo andasse contro la crociata di Bergoglio contro il proselitismo…”
cioè sei tu che non hai chiara la differenza tra evangelizzazione e proselitismo.
cristina vicquery
Mi permetto di inserire un altro estratto del discorso del papa con il mondo del lavoro a Genova:
Un altro valore che in realtà è un disvalore è la tanto osannata “meritocrazia”. La meritocrazia affascina molto perché usa una parola bella: il “merito”; ma siccome la strumentalizza e la usa in modo ideologico, la snatura e perverte. La meritocrazia, al di là della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza. Il nuovo capitalismo tramite la meritocrazia dà una veste morale alla diseguaglianza, perché interpreta i talenti delle persone non come un dono: il talento non è un dono secondo questa interpretazione: è un merito, determinando un sistema di vantaggi e svantaggi cumulativi. Così, se due bambini alla nascita nascono diversi per talenti o opportunità sociali ed economiche, il mondo economico leggerà i diversi talenti come merito, e li remunererà diversamente. E così, quando quei due bambini andranno in pensione, la diseguaglianza tra di loro si sarà moltiplicata. Una seconda conseguenza della cosiddetta “meritocrazia” è il cambiamento della cultura della povertà. Il povero è considerato un demeritevole e quindi un colpevole. E se la povertà è colpa del povero, i ricchi sono esonerati dal fare qualcosa. Questa è la vecchia logica degli amici di Giobbe, che volevano convincerlo che fosse colpevole della sua sventura. Ma questa non è la logica del Vangelo, non è la logica della vita: la meritocrazia nel Vangelo la troviamo invece nella figura del fratello maggiore nella parabola del figliol prodigo. Lui disprezza il fratello minore e pensa che deve rimanere un fallito perché se lo è meritato; invece il padre pensa che nessun figlio si merita le ghiande dei porci.
Riguardo alla prima parte di questo estrapolato sopra postato, parafrasando le “categorie politiche” di questi giorni, se il papa non è grillino, temo non sia neanche renziano.
🙂 🙂
Ovviamente, il tema del lavoro rimane serissimo e delicato…(Ne so qualcosa).
Ma in lavori come questi come si configura la meritocrazia?
Si può parlare di una vera meritocrazia?
Sono assai perplessa.
Nei filmati e nei documentari vedo sempre uomini e donne che lavorano incessantemente…
Certo, se qualcuno fa il furbastro per lavorare di meno, allora il discorso è ben diverso.