«Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12), dice Gesù a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua. Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1). E’ il primo paragrafo dell’esortazione “Gaudete et exsultate” pubblicata stamane. Ero in sala stampa per ascoltare la presentazione ma ora non ho tempo di commentarla perchè stasera in casa ho il gruppo biblico di cui al post del 7 aprile. Darò nei commenti qualche brano, dicendo innanzitutto la mia exsultatio.
“Gaudete et exsultate”: la nuova esortazione del Papa
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Sono felice di questo documento che non attirerà i media: non riguarda il governo della Chiesa, non annuncia riforme, non affronta direttamente questioni disputate. Ne sono felice perché appartiene al filone delle omelie di Santa Marta, della visita alle parrocchie, delle catechesi del mercoledì, dell’ordinaria predicazione del Papa incentrata sulla Scrittura e sulla figura di Cristo: quella che ritengo più feconda. E perché mira alla promozione della santità ordinaria e quotidiana dei cristiani comuni, che è quella di cui mi sono sempre occupato con la ricerca di storie di vita cristiana: vedi la pagina Cerco fatti di Vangelo elencata sotto la mia foto. A riprova di questa mira apostolica ordinaria, la presentazione del documento era affidata al vicario di Roma Angelo De Donatis, al giornalista Gianni Valente, a Paola Bignardi dell’Azione Cattolica italiana. Nei commenti che seguono, nove brani tratti dai 177 paragrafi dell’esortazione.
Santi della porta accanto. Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità […]. Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. [paragrafi 2 e 7]
Piccoli gesti. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza […]. Questa santità a cui il Signore ti chiama andrà crescendo mediante piccoli gesti. Per esempio: una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica. Quindi sperimenta un momento di angoscia, ma ricorda l’amore della Vergine Maria, prende il rosario e prega con fede. Questa è un’altra via di santità. Poi esce per strada, incontra un povero e si ferma a conversare con lui con affetto. Anche questo è un passo avanti. [11 e 16]
Cercarlo in ogni vita. Quando qualcuno ha risposte per tutte le domande, dimostra di trovarsi su una strada non buona ed è possibile che sia un falso profeta, che usa la religione a proprio vantaggio, al servizio delle proprie elucubrazioni psicologiche e mentali. Dio ci supera infinitamente, è sempre una sorpresa e non siamo noi a determinare in quale circostanza storica trovarlo, dal momento che non dipendono da noi il tempo e il luogo e la modalità dell’incontro. Chi vuole tutto chiaro e sicuro pretende di dominare la trascendenza di Dio. Neppure si può pretendere di definire dove Dio non si trova, perché Egli è misteriosamente presente nella vita di ogni persona, nella vita di ciascuno così come Egli desidera, e non possiamo negarlo con le nostre presunte certezze. Anche qualora l’esistenza di qualcuno sia stata un disastro, anche quando lo vediamo distrutto dai vizi o dalle dipendenze, Dio è presente nella sua vita. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito più che dai nostri ragionamenti, possiamo e dobbiamo cercare il Signore in ogni vita umana. Questo fa parte del mistero che le mentalità gnostiche finiscono per rifiutare, perché non lo possono controllare. [41 e 42]
Che cosa sia santità. Essere poveri nel cuore, questo è santità […]. Reagire con umile mitezza, questo è santità […]. Saper piangere con gli altri, questo è santità […]. Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità […]. Guardare e agire con misericordia, questo è santità […]. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità […]. Seminare pace intorno a noi, questo è santità […]. [67-89]
Secondo la parabola del Giudizio. Diceva san Giovanni Paolo II che «se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi»; e diceva che il testo di Matteo 25,35-36 «non è un semplice invito alla carità: è una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo». In questo richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi. Davanti alla forza di queste richieste di Gesù è mio dovere pregare i cristiani di accettarle e di accoglierle con sincera apertura, “sine glossa”, vale a dire senza commenti, senza elucubrazioni e scuse che tolgano ad esse forza. Il Signore ci ha lasciato ben chiaro che la santità non si può capire né vivere prescindendo da queste sue esigenze, perché la misericordia è il cuore pulsante del Vangelo. [97]
Non nati e nati. La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto. [101]
Migranti e bioetica. Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci chiede Gesù quando ci dice che accogliamo Lui stesso in ogni forestiero (cfr Mt 25,35)? […] Pertanto, non si tratta dell’invenzione di un Papa o di un delirio passeggero. Anche noi, nel contesto attuale, siamo chiamati a vivere il cammino di illuminazione spirituale che ci presentava il profeta Isaia quando si domandava che cosa è gradito a Dio: «Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora» (58,7-8). [102 e 103]
Attenzione ai particolari. La vita comunitaria, in famiglia, in parrocchia, nella comunità religiosa o in qualunque altra, è fatta di tanti piccoli dettagli quotidiani. Questo capitava nella comunità santa che formarono Gesù, Maria e Giuseppe, dove si è rispecchiata in modo paradigmatico la bellezza della comunione trinitaria. Ed è anche ciò che succedeva nella vita comunitaria che Gesù condusse con i suoi discepoli e con la gente semplice del popolo. Ricordiamo come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo particolare che mancava una pecora. Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine. Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda. Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano. Il piccolo particolare di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all’alba. [143 e 144]
Esistenza del diavolo. Non ammetteremo l’esistenza del diavolo se ci ostiniamo a guardare la vita solo con criteri empirici e senza una prospettiva soprannaturale. Proprio la convinzione che questo potere maligno è in mezzo a noi, è ciò che ci permette di capire perché a volte il male ha tanta forza distruttiva […]. La sua presenza si trova nella prima pagina delle Scritture, che terminano con la vittoria di Dio sul demonio.[120] Di fatto, quando Gesù ci ha lasciato il “Padre Nostro” ha voluto che terminiamo chiedendo al Padre che ci liberi dal Maligno […]. Gesù ci ha insegnato a chiedere ogni giorno questa liberazione perché il suo potere non ci domini. Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea.[121] Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). [160 e 161]
Rif. 18.30 – n. 101 e 102
Avevo colto anche io, subito, i non “magisterialmente (!) corretti” n. 101 e 102.
Rif 20.43
Non “magisterialmente” corretti = polemici?
Più volte mi era capitato di affermare che secondo alcuni cristiani gli unici momenti della vita che contano sono quello intrauterino, quello della morte e quelli in cui si esercita la sessualità. Ben venga quanto ci ricorda Francesco sulla promozione di una vita dignitosa per tutti. È questo uno dei motivi per cui molti non lo sopportano: chiedere una più equa ripartizione delle ricchezze infastidisce chi é più interessato alla difesa di un ordine sociale che all’affermazione del Regno di Dio.
“Il mio regno non è di questo mondo ” gv 18,36
La sollecitudine verso i poveri è manifestazione dell’Amore di Dio riversato nei nostei cuori.
Il tentativo di affermare su questa terra il “Regno di Dio” ha portato a gravi fraintendimenti.
Infatti al posto del Regno di Dio si è affermata nella storia l’alleanza fra trono ed altare, sulla quale credo sia meglio soprassedere. Il Regno di Dio, che è in mezzo a noi, si afferma ogni qualvolta la logica dell’amore e della gratuità si concretizza in un mondo legato invece alla logica della sopraffazione e della violenza. Ogni gesto di carità, di misericordia, di perdono è un piccolo mattone che costruisce questo regno che non è di questo mondo perché risponde a criteri completamenti diversi. La Chiesa stessa diventa inutile quando afferma se stessa e non si pone nella logica dell’affermazione del Regno di Dio.
Sull’esortazione papale linko il bel commento di Mons. Pierangelo Sequeri
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201804/180410sequeri.pdf
Alberto Farina
” Il tentativo di affermare su questa terra il “Regno di Dio” ha portato a gravi fraintendimenti.”
Il Regno di Dio ha inizio già su questa Terra.
Il grave fraintendimento per molti secoli è stato quello di dividere il cielo dalla Terra e di immaginare il Regno di Dio oltre la morte, in un pianeta sconosciuto.
Se non si comprende QUESTO FRAINTENDIMENTO non si capisce la Parola di Gesù.
Amando qui, su questa Terra, si crea il Regno di Dio che avrà compimento alla fine dei tempi.
Scriveva il grande D. Bonhoeffer, martirizzato dai nazisti: «Non intendo la fede che fugge dal mondo, ma quella che resiste nel mondo e AMA e resta fedele alla terra malgrado tutte le tribolazioni che essa ci procura….
Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con un piede solo, staranno con un piede solo anche in cielo».
Il Regno di Dio ha inizio su questa terra in tutti coloro che riconoscono la sovranita’ di Dio.
“Ha inizio” è qnche linguisticamente bem diverso da ” si afferma”.
Il Regno di Dio non è un particolare ordine sociale che deve essere affermato ( alleanza trono-altare o uniformità nella disponibilità dei beni materiali o quant’altro sistema politico )
Caro Luigi, quando ho potuto leggere il testo dell’Esortazione, ho pensato subito alla tua “inchiesta permanente”, alla tua ricerca di anni, di “fatti di Vangelo”… Trovo grande consonanza di sguardo e sensibilità. Mi permetto solo di far rilevare che “nonostante” il titolo e nonostante la semplicità e la quotidianità del linguaggio scelto dal Papa, anche questo suo testo, a dispetto di alcune interpretazioni pregiudiziali, è incoraggiante per noi poveri battezzati “normali”, ma molto, molto esigente sul piano di una piena, costante e matura vita spirituale… Credo che questo sia uno dei motivi per cui questo Papa resta indigesto ad alcuni.
Simone benvenuto – anzi: bentornato – nel blog. E’ vero, mi sento in consonanza con l’esortazione meglio che con ogni altro precedente testo di questo Papa. E condivido la tua percezione: viene accusato di banalizzare, annacquare, facilitare il messaggio cristiano, ma la sola idea di praticare nel quotidiano la via che propone dovrebbe far tremare vene e polsi a chiunque.