“Possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile”: l’ha detto Francesco il 24 agosto alla 68ma Settimana Liturgica italiana. Nei commenti due passaggi papali.
Francesco afferma che la riforma liturgica è “irreversibile”
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Applicare la riforma. Francesco 1: I libri liturgici riformati a norma dei decreti del Vaticano II hanno innestato un processo che richiede tempo, ricezione fedele, obbedienza pratica, sapiente attuazione celebrativa da parte, prima, dei ministri ordinati, ma anche degli altri ministri, dei cantori e di tutti coloro che partecipano alla liturgia. In verità, lo sappiamo, l’educazione liturgica di Pastori e fedeli è una sfida da affrontare sempre di nuovo. Lo stesso Paolo VI, un anno prima della morte, diceva ai Cardinali riuniti in Concistoro: «E’ venuto il momento, ora, di lasciar cadere definitivamente i fermenti disgregatori, ugualmente perniciosi nell’un senso e nell’altro, e di applicare integralmente nei suoi giusti criteri ispiratori, la riforma da Noi approvata in applicazione ai voti del Concilio».[10]
Autorità magisteriale. Francesco 2: E oggi c’è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano. Non si tratta di ripensare la riforma rivedendone le scelte, quanto di conoscerne meglio le ragioni sottese, anche tramite la documentazione storica, come di interiorizzarne i principi ispiratori e di osservare la disciplina che la regola. Dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile.
Speriamo che Sarah prenda atto, basta con queste periodiche uscite di celebrazioni ad orientem e Comunione sulla lingua , infausto prodotti del papato di Benedetto 16 con la sua volontà di tener insieme capra e cavoli
Cristina vicquery
Anche il Summorum Pontificum di Benedetto XVIe’autorita’magisteriale ed e’irreversibe.
L’autorita’magisteriale e’anche dei papi precedenti e non e’iniziata con Bergoglio.
Voglio vedere se avranno il coraggio di abolire il Summorum Pontificum.
Cata Picchio per te Benedetto XVI non aveva l’autorita’magisteriale e ce l’ha solo Francesco?
Secondo te se per secoli e secoli si e’celebrato orietanti verso l’Oriente, questo non era Magistero?
Ma ti rendi conto che stai affermando.che l’autorita’magisteriale in materia liturgica inizia con Francesco?
QUALE ASSURDITA’!
CIO dimostra che per molti la Chiesa e’iniziata nel 2013 tutto quello che c’era prima era superstizione!
La Messa di sempre, laMessa dei nostri padri, dei santi, la Messa celebrata verso Oriente, verso Dio, secondo Picchio erano solo sciocchezze!Il card. SARAH E Benedetto XVI con ntutto il loro amore per la Sacra Liturgia e il loro attento studio e riflessione devono essere fatti fuori da un ignorante che non sa. neanche quel che dice ma afferma di farlo con autorita’magistetiale, solo perche’ha il potere!
Che Dio ci aiuti!
Cara Picchio i preti oggi al potere non riusciranno ad eliminare totalmente la Messa di sempre, qualunque potere colluso col principe di questo mondo non riuscira’a distruggere la Santa Messa!
Che Dio ci aiuti!
“!Il card. SARAH E Benedetto XVI con ntutto il loro amore per la Sacra Liturgia e il loro attento studio e riflessione devono essere fatti fuori da un ignorante che non sa. neanche quel che dice ma afferma di farlo con autorita’magistetiale, solo perche’ha il potere!”
Leggo: “un ignorante che non sa neanche quel che dice….”
Questo ” ignorante” sarebbe papa Francesco?
Si sciacqui la bocca, signora Venturi. Lei davvero non sa quello che dice.
solo perche’ha il poter
che screanzato solo perchè è il pontefice regnante…..
cristina vicquery
e pensa che quello di prima solo perchè aveva il potere si è inventato due forme dello stesso rito…..
cristina vicquery
Chissà come reagirebbero i musulmani se un dottore della legge islamica decidesse, in accordo con gli imam, di operare un qualche aggiustamento : ritoccare una sura di qua, limarne un’altra di la’, accorciare i giorni del Ramadan e magari introdurre la testina di maiale, naso e orecchie compresi, al termine del lungo estenuante digiuno. Sistemare i rituali di purificazione coranici perché sorpassati. Aggiornare il calendario islamico fermo al medio Evo e, perché no, un piccolo breve ritocco a queste cinque pallosissime preghiere e ridurle a tre. Promulgare una regola nel quale s’impone la non necessità di guardare alla Mecca, perché il Misericordioso è presente in cielo in terra ed ogni luogo e invalidare la professione di fede davanti a dei ” probi testimoni musulmani ” o ad un dottore delle legge islamica perché una minchiata, frutto di antiche tradizioni vetuste, stantie e sorpassate da relegare in soffitta e al loro posto, scegliere una donna in piena mestruazione e a capo scoperto perché, questo, ad Allah piacerà senz’altro.
Cosa direbbero i fedeli musulmani e le loro consorti con tanto di burka, birkini, veli e copricapi dalle fogge diverse? sarei curiosa. Certamente la cosa non creerebbe problema quelle provenienti da fede diversa, anzi, ne godrebbero grandemente perchè, come si dice: mal comune mezzo gaudio.
Sulla riforma liturgica ci sarebbe molto, tanto, troppo da dire: mi limito a sottoscrivere quando detto da M.C Venturi e tranciare di netto le altre, bolse e insulse risposte dedotte da un visione superficiale di ciò che costituisce l’Essenza stessa della Chiesa: la Sacra Liturgia. Risposte senza la benché minima percezione di ciò che si va “toccando” -l’economia stessa ella Salvezza- risposte che denotano lo stato di carenza spirituale, animica, in cui versa la maggior parte del cosiddetto ” Popolo di Dio”. Un’ignoranza così diffusa circa ciò che è basilare, il disinteresse totale per quello che la Chiesa definisce “fonte e culmine” di questa vita presente e sopratutto di quella che verrà, oltre la morte….
“…e tranciare di netto le altre, bolse e insulse risposte dedotte da un visione superficiale di ciò che costituisce l’Essenza stessa della Chiesa…”
Non ho visto altre risposte (bolse e insulse) se non la sua.
“Tranci” pure di netto quel che vuole, lei che non ha visioni superficiali e tutto crede di sapere sulla Sacra Liturgia.
Lei sì che sa…beata lei!…
Insulso e inopportuno davvero è il suo riferimento all’Islam.
Io ritengo che la affermazione “la riforma liturgica è irriversibile” vada intesa “cum granu salis” . Cioè non può essere intesa nel senso che “non potrà mai più essere modificata” e che cioè non ci potrà mai più essere una nuova ” Riforma Liturgica”, la quale , magari, recuperi qualche elemento del passato. Il che è evidentemente assurdo, dato che la Liturgia nei secoli ha avuto diversi aggiornamenti ( certamente oggi non si celebra come nei primi secoli )
Ritengo che ” iriversibile ” debba essere intesa : “non sarà abrogata”
Per grazia di Dio siamo cristiani e non islamici!
Bellissimo nelle letture di oggi il brano della scoperta di Dio da parte di Sant’Agostino!
Riforma liturgica irreversibile significa che, essendo iniziata a partire dal C.V.II, prosegue nel suo cammino e va perfezionandosi.
Ci sono dei passaggi interessanti nel discorso di papa Francesco.
Per esempio questo:” Per sua natura la liturgia è infatti “popolare” e non clericale, essendo – come insegna l’etimologia – un’azione per il popolo, ma anche del popolo”.
Prima della riforma la liturgia sembrava essere soprattutto “clericale”: il prete celebrante, con le spalle all’assemblea, era l'”attore”, il popolo assisteva passivamente, anzi buona parte di esso si estraniava e faceva solo presenza. Ora,invece, tutti i fedeli sono “attivi”, cioè concelebrano con il prete. Ed è giusto, perché si è capito che nel memoriale dei gesti e del sacrificio del Cristo il popolo è colui verso cui si compiono quei gesti e si effonde l’Amore di quel sacrificio.
Con buona pace di quelli che vorrebbero il silenzio contemplativo durante la celebrazione eucaristica.
Molto bello è anche questo passo: “l’assemblea liturgica supera, in Cristo, ogni confine di età, razza, lingua e nazione. La portata “popolare” della liturgia ci ricorda che essa è inclusiva e non esclusiva, fautrice di comunione con tutti senza tuttavia omologare, poiché chiama ciascuno, con la sua vocazione e originalità, a contribuire nell’edificare il corpo di Cristo.”
Ci riflettano quelli che sognano una liturgia esclusiva per i soli, privilegiati, cristiani. Il corpo di Cristo viene edificato da tutti gli uomini partecipanti al rito, senza confini.
In Dio non ci sono quei confini che gli uomini mettono sulla Terra a marcare i propri territori e chiudendoli con delle reti di filo spinato o con recinzioni ideologiche.
Anche questo passaggio è significativo: “C’è una bella differenza tra dire che esiste Dio e sentire che Dio ci ama, così come siamo, adesso e qui.
Nella preghiera liturgica sperimentiamo la comunione significata non da un pensiero astratto ma da un’azione che ha per agenti Dio e noi, Cristo e la Chiesa.”
Dio ci ama. La liturgia non deve ritenersi un obbligo, ma deve configurarsi come atto espressivo di un reciproco Amore fra Dio e il suo popolo. Bellissimo! Se fosse intesa così, la liturgia aprirebbe i fedeli all’Amore verso Dio; avrebbe un senso diverso rispetto a quello del DOVERE obbligante. Magari la Chiesa l’avesse proposta in questi termini, in passato, la liturgia.
E poi: “Infine, non possiamo dimenticare che la ricchezza della Chiesa in preghiera in quanto “cattolica” va oltre il Rito Romano, che, pur essendo il più esteso, non è il solo. L’armonia delle tradizioni rituali, d’Oriente e d’Occidente, per il soffio del medesimo Spirito dà voce all’unica Chiesa orante per Cristo, con Cristo e in Cristo, a gloria del Padre e per la salvezza del mondo.”
C’è il medesimo Spirito in ogni Rito diverso nelle diverse realtà geografiche in cui quel Rito si riporta alle forme tradizionali proprie dei luoghi.
È il rispetto per i luoghi dell’ Infinito.
Ieri sera ero a cena da amici limpidi sugli ottanta, persone sempre attive in chiesa e in gruppi ecclesiali. A proposito di quanto detto dal papa, essi ricordavano come una grande liberazione, un progresso nettissimo e un miglioramento nel loro modo di pregare l’abbandono della messa in latino e della celebrazione verso l’altare.La scorsa ßettimana, curioso di come fosse la messa che non ho mai visto, ma tanto rimpianta e adulata dai sostenitori dell’inutilissimo Summorum Pontificum, sono andato ad esplorare Yountube. Introibo ad altare Dei…. Etc etc. Non so se oggi le chiese europee sarebbero ancora frequentate da un terzo dei fedeli che ancora ci vanno, se avessimo continuato con quel teatrino Il cui senso si smarrisce nel tempo, protocollato in ogni minima parola formalizzato in ogni espressione; esoterico magico piu simile ad una fotmula magica, al protocollo di corte per la visita ad un re capriccioso, riservato a esseri scelti e superiori. Con tutto il rispetto: vi si blandiva una divinita che si percepiva autitaria, arbitraria, vendicativa e remota. Non un dialogo con colui che mi è Padre e mi vuole figlio.
S. Lepora
Lo dica ai nostalgici del vecchio rito. Ancora oggi in alcune chiese si celebra, a una certa ora, l’Eucaristia in latino.
E ci vanno, appunto, i nostalgici.
Ricordo che mio padre si sentì sollevato anche lui quando si passò al rito in italiano.
Alcuni mesi fa due mie amiche andarono in una chiesa dove erano entrate per confessarsi.
Dopo la confessione il prete uscì bardato a festa e celebrò l’Eucaristia col vecchi rito.
In chiesa c’erano solo le due signore, stranite e incredule.
Conoscevano il vecchio rito e capivano il latino, ma si trovarono spiazzate.
Bisognerebbe conservare nel nuovo rito qualcosa del vecchio. Ad esempio, il Gloria, il Sanctus, il Salve Regina in latino …
«Possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile» (Francesco, ieri).
«Con il nostro presente decreto, valido in perpetuo, Noi determiniamo e ordiniamo che mai niente dovrà essere aggiunto, omesso o cambiato in questo Messale. … Noi qui dichiariamo che, in virtù della Nostra Autorità Apostolica, decretiamo e decidiamo che il nostro presente ordine e decreto durerà in perpetuo e non potrà mai essere legalmente revocato o emendato in avvenire» (san Pio V, nel 1570).
Io di anni ne ho 74 e quindi ho vissuto la transizione dal vecchio al nuovo rito.
Che cosa dico? Nel vecchio rito c’era una atmosfera più “sacrale” che non in quello attuale. C’era più “raccoglimento” di quanto non ci sia ora.
Con la riforma alcune cose si sono perse ( ad esempio è venuto meno un potente segno di unità- quello di avere lo stesso rito in tutte le parti del mondo ) altre se ne sono guadagnate ( le due letture bibliche e in particolare la inclusione del Vecchio Testamento ).
Qualcuno è nostalgico del vecchio rito? Siamo tutti diversi l’uno dall’altro : de gustibus non est disputandum! Se papa Benedetto ha voluto dare spazio con la Summorum Pontificum anche a loro, non mi dispiace. EVidentemente c’è un gruppo di persone che con il vecchio rito ci si ritrova meglio. Che cosa “toglie” questo a chi non lo capisce, al punto da definire “inutilissimo” la “Sacrosantum Concilium” ? .
La liturgia non dovrebbe essere un obbligo. Concordo assolutamente. Tuttavia….
Tuttavia il partecipare anche senza avere piena consapevolezza di quello che si sta facendo è “bene”. E che la Chiesa desse ai suoi figli il PRECETTO di partecipare alla Messa tutte le domeniche e le feste comandate era una indicazione preziosa. E obbedire a quel PRECETTO una cosa ottima: forse, una di quelle domeniche mentre si presenzia al rito si avverte la chiamata del Signore e…..tutto cambia.
Molto più difficile avvertire la chiamata del Signore mentre si sta sdraiati a prendere il sole o poltrendo nel letto o facendo una gita fuori porta. ( Non IMPOSSIBILE ma molto più difficile )
Forse… Forse… Forse…
Di forse è pieno il mondo.
Molto probabile che la presenza del Signore la si avverta di più guardando lo spettacolo della natura, dove la bellezza è forma dello Spirito.
Però quel (san) Pio V era assai presuntuoso.
Lo Spirito ha deciso diversamente.
Credo che anche senza l’acribia di Accattoli – che lietissimi riconosciamo – tutti saremmo arrivati a capire che il discorso del papa ai molti partecipanti della Settimana Liturgica Nazionale è stato importante, e che la scelta di alcune espressioni (inedite per il papa) è stata accurata e destinata ad essere colta e far discutere.
Dire – “con sicurezza e autorità magisteriale” – che la riforma liturgica è irreversibile vuol dire poche e chiare cose, in un contesto in cui, anche “in alto”, si è parlato (o sparlato) di “riforma della riforma liturgica” e fatto intender che essa sia a portata di mano. E’ chiaro che questo discorso è solo di normale attività di governo, di “magistero” non ai più alti vincoli di adesione; ma non equivale nemmeno a quattro parole di circostanza di un dopo-Angelus domenicale, che varrebbero ancora di meno. Non è magistero irreformabile, né infallibile (ci mancherebbe), ma parte di un magistero autentico, a cui aderire con “religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza”. Come opportunamente (ore 7.45) richiamava qualcuno più sopra, questo discorso vale né più né meno di analoghi discorsi (e conseguenti atti) in materia liturgica, di alcuni non lontani anni fa o secoli fa.
In concreto tutti i normali e ragionevoli lettori di questo discorso intendono che non ci sono da aspettare in questo pontificato fatti e iniziative evidenti di cambiamento, che non siano, ad esempio, l’obbligo nuovo di qualche memoria di santi, la modifica del grado liturgico per la ricorrenza di un santo o di un titolo della Madonna; l’aggiunta di una speciale “qualifica” di una domenica (domenica della carità, dei poveri, del canto gregoriano) o, per i vescovi, di usare in modo più o meno frequente mitria e pastorale.
Anzi si può aggiungere che c’è già stato una “riforma”, non da poco, ma “innovativa”, di segno esattamente contrario a quanto qualcuno si illude di attendere: la im-precisazione (di cui si è assunto titolarità e responsabilità il papa stesso e non altri) di chi partecipa alla lavanda dei piedi nella messa del giovedì santo.
Sul discorso del 24 agosto nessuno (siano prefetto del culto divino o altri addetti al mestiere) può avere “dubia” o motivi per presentarli. Non solo; questi, io credo, hanno capito molto più di quanto intenda io. Magari qualcuno si sta premurando di trarre qualche conclusione.
E’ il caso di precisare che la riforma liturgica del dopoconcilio significa, in buona sostanza: libri liturgici diversi dai precedenti per ciascuno dei sette sacramenti, nuovo ordinamento dell’anno liturgico (domeniche e feste e triduo pasquale e altro, con relativo lezionario), nuova disposizione del ciclo dei santi e delle feste della Madonna; disposizione, in parte diversa da prima, della liturgia delle ore; benedizionale più ricco e attento, rispetto al precedente; indicazioni inequivoche su lingua o lingue da usare in ogni celebrazione e sui “posti” in cui svolgere il rito (ambone, sede del celebrante, altare, altro). Su queste cose, che hanno dietro a) decenni di studi e ricerche b) indicazioni di un concilio seguito da un autorevolissimo e legittimo interprete dello stesso, il Papa c) un “diffuso consenso dei fedeli” (almeno di quelli non arroganti) non c’è da sperare nessun ritorno all’indietro. Si mettano il cuore in pace, almeno fino al cambio di papa, quelli che pensano diversamente. Così come altri si illudevano che cambiasse idea papa Benedetto circa la “straordinarietà normale” del “vetus ordo”
Farebbe ridere un papa che ritornasse all’uso della sedia gestatoria (oggetto da spiegare a chi ha meno di 45 anni) – che non è obbligo di fede il non usarla -; non meno lo farebbe – anche se nulla lo vieta e basta pagarne il prezzo – chi si divertisse a cambiare tutto e tornare, in tutto o in parte, a prima del 1955, anno in cui Pio XII avvia – con una metodologia perfetta – la prima, più grande e intelligente riforma liturgica: quella del triduo pasquale, un vero “ritorno alle origini”. Va da sé che i santi ci sono stati anche con la notte della risurrezione celebrata il sabato santo mattino presto. Ma va da sé anche che i martiri occidentali cristiani dei primi secoli hanno “ascoltato messa” in greco e non secondo il rito di san Pio V. E va ancora da sé che oggi Giustino e Ippolito (2° e 3° secolo) troverebbero (anzi: trovano) che la messa di Paolo VI è esattamente impostata e segue pedissequamente i momenti e le parole essenziali di quella lasciataci nei loro scritti.
Mi scuso per la lunghezza e mi riservo altro momento per la “Summorum Pontificum”
Non è che Pio V fosse chissà quanto presuntuoso. Quelle erano le formule, sempre più complicate, della Curia romana. Ora non solo non si usano più, ma non ne sanno più nemmeno il significato … Lo so di sicuro, avendo dovuto tradurne alcune perché mi era stato richiesto.
Ecco il testo di S. Agostino nell’Ufficio di oggi:
Seconda Lettura
Dalle «Confessioni» di sant’Agostino, vescovo
(Lib. 7, 10, 18; 10, 27; CSEL 33, 157-163. 255)
Eterna verità e vera carità e cara eternità!
Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29, 11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi parve di udire la tua voce dall’alto che diceva: «Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me».
Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato il «Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5), «che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli» (Rm 9, 5). Egli mi chiamò e disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6); e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14).
Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.
“Non è che Pio V fosse chissà quanto presuntuoso”
Il mio era uno scherzo, Antonella. So bene che ogni epoca ha i suoi modi.
La tua era una cattiveria, come al solito.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/08/29/liturgia-la-controrelazione-del-cardinale-sarah/
“Nel lungo discorso letto da papa Francesco si citano a iosa Pio X, Pio XII e Paolo VI. Ma per Benedetto XVI, grandissimo cultore della liturgia, non c’è nemmeno un cenno. Tanto meno per il suo motu proprio, nonostante proprio questa estate ricorra il suo decennale.
Marginalissimo è anche il riferimento alle imponenti degenerazioni in cui è sfortunatamente incorsa la riforma liturgica postconcicliare, fuggevolmente denunciate come “ricezioni parziali e prassi che la sfigurano”.
Silenzio totale anche sul cardinale Robert Sarah, prefetto della congregazione per il culto divino, e soprattutto sulle sue boicottate battaglie per una “riforma della riforma” che restituisca alla liturgia latina la sua natura autentica.”
Insomma l'”amato predecessore” è citato da questo papa solo a sostegno e rincalzo della sua teoria della superiorità della sicurezza dei migranti sulla sicurezza nazionale.
quando si tratta di Liturgia ( il cavallo di battaglia di Benedetto XVI) l'”amato predecessore ” non è più così amato, anzi è pesantemente snobbato…..
Del resto cosa aspettarsi ?
Dice che il gesuita ” nec rubricat nec cantat”, cioè in soldoni. non gliene può frega’ di meno del culto, delle sue sottigliezze, e dei cerimoniali.
Peccato . Perchè la Sacra Liturgia è il CUORE della religione.
Non il cuore arcobaleno del logo papale Peace and Love, ma il Sacro Cuore di Gesù, il Sancta Sanctorum, il NUCLEO , il centro del mondo.
il Tempio di Gerusalemme è stato per centinaia d’anni il luogo del culto di Dio ed il CENTRO SPIRITUALE DEL MONDO..
Distrutto il Tempio di Gerusalemme, i cui sacri veli si squarciarono alla morte in croce di Gesù Cristo ( secondo il racconto evangelico) un nuovo culto , un nuovo Sacrificio, una Nuova alleanza ha unito l’umanità al Divino, un nuovo canale di grazia fra cielo e terra, era la Santa Messa, memoriale del Sacrificio dell’ Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Tolto ogni aspetto sacrificale e mistico e soprannaturale della Santa Messa e ridotta oramai a sola assemblea ( ciondomin iale?) vuol dire la nuova distruzione del Tempio. Hanno di nuovo distrutto il Tempio.
Oggi non è stato distrutto un Tempio di pietra ma un Tempio spirituale. non è stato distrutto il sacrificio di capri e buoi , ma il sacrificio spirituale. E’ stato distrutto il canale che legava cielo e terra.
“In tutto quel che fa, l’uomo imita un gesto primordiale della divinità e lo imita non solo per “timore” o per “superstizione” (sebbene anche questi fattori abbiano il loro scopo) ma in primo luogo per proteggere se stesso dal nulla e da ciò che è illusorio… Attraverso la semplice imitazione del gesto divino (che è un atto reale, poiché è sacro), il sacrificante coincide con lo spazio e con il tempo originario. Simbolicamente parlando, l’uomo rifà la Creazione, la cosmogonia»..
MIRCEA ELIADE
poi uno si chiede come mai molti cattolici non danno più l’8 per mille alla Chiesa cattolica ma lo danno alla Chiesa ortodossa.
forse perchè la Chiesa ortodossa ha tramandato fino a noi lo splkendore il significato profondo della Liturgia?
Forse perchè per la Chiesa ortodossa prima viene Dio e il suo culto in una gerarchia di valori, la Sacra Liturgia cuore pulsante della VITA DIVINA che viene trasmessa all’uomo attraverso la preghiera , il culto, i Sacramenti , e solo dopo , molto dopo, l’importanza dei migranti, le femministe , i gay, i disoccupati, il clima, il riscaldamento globale, l’ecologia, i programmi dell’ONU?
Da “La filosofia del culto” di padre Pavel A. Florenskij ( edizioni San Paolo)
“La prima fondamentale e piu’ sostanziale definizione del culto è questa:
è quella specifica parte della realtà nella quale si incontrano immanente e trascendente, le cose terrene e quelle celesti, quelle di qui e quelle di la’, l’istante fugace e l’Eterno, il relativo e l’Assoluto, il mortale e l’immortale”
” il culto si comprende considerandolo dall’ALTO in BASSO, e non dal basso in alto.Visto dal basso in alto il culto è solo una DELLE ATTIVITà DELL’UOMO, E PER L’ESATTEZZA è UN ASPETTO DELLA SUA ATTIVITà CULTURALE.”
“iN UNA CONCEZIONE TIPICAMENTE PROTESTANTE IL CULTO E’ UNA PREDICA-LEZIONE E NON UN ATTO SACRAMENTALE”
” O CROCE, SOSTEGNO DEI FEDELI, ARMA DEI RE, GLORIA DEI SACERDOTI , FORTEZZA DEI MONACI, salva con la tua potenza tutti coloro che ti glorificano nei secoli.
O CROCE di CRISTO rialza la fronte delle Chiese, abbatti l’orgoglio eretico con la tua potenza e rallegra i devoti, rendici tutti degni di celebrare la tua esaltazione e di prostarci a te, piedistallo di Cristo: di te ci pregiamo Albero Benedetto!
(Dalla Liturgia Ortodossa , Mattutino, settima prima di Pasqua)
ricordiamoci anche che la Chiesa ortodossa permette le seconde nozze al coniuge separato incolpevole che non saranno un sacramento come le prime, ma sono pienamente accettate dalla comunità ecclesiale .
cristina vicquery