“Sentendo parlare Benedetto divento forte, sento il succo delle radici che mi viene e mi aiuta ad andare avanti. Sento questa tradizione della Chiesa”: belle parole dette ieri in aereo da Francesco ai giornalisti. Su di esse intitolo la mia antologia della Conferenza stampa volante: aiutano a relativizzare polemiche recenti sulla scomodità della compresenza di due Papi. Io non la vivo male e sono contento delle parole di Francesco. Nei commenti il contesto di esse e altre varie materie, piccole e grandi, trattate alla giusta quota.
Francesco su Benedetto: sentendolo parlare divento forte
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Gli prendo la mano e lo faccio parlare. Santo Padre, ieri nell’incontro con i giovani, ha insistito di nuovo sull’importanza del rapporto tra i nonni e i giovani. Lei non ha una famiglia ma ha detto che Benedetto XVI è per lei come un nonno: continua a vederlo così? Di più! Ogni volta che vado da lui a visitarlo lo sento così. E prendo la mano e lo faccio parlare. Parla poco, parla adagio, ma con la stessa profondità di sempre. Perché il problema di Benedetto sono le ginocchia, non la testa: ha una lucidità grande e io sentendo parlare lui, divento forte, sento il “succo” delle radici che mi viene e mi aiuta ad andare avanti. Sento questa tradizione della Chiesa che non è una cosa da museo, la tradizione, no. La tradizione è come le radici, che ti danno il succo per crescere […]. La tradizione della Chiesa è sempre in movimento.
Il luterano al cattolico: fai tu il culto. Camminare insieme, e questo è già unità dei cristiani. Ma non aspettare che i teologi si mettano d’accordo per arrivare all’Eucaristia. L’Eucaristia si fa tutti i giorni con la preghiera, con la memoria del sangue dei nostri martiri, con le opere di carità e anche volendosi bene. In una città d’Europa c’era un buon rapporto – c’è! – tra l’Arcivescovo cattolico e l’Arcivescovo luterano. L’Arcivescovo cattolico doveva venire in Vaticano domenica sera e ha chiamato che sarebbe arrivato lunedì mattina. Quando è arrivato mi ha detto: “Scusami, ma ieri l’Arcivescovo luterano è dovuto andare a una riunione e mi ha chiesto: ‘Per favore, vieni alla mia cattedrale e fai tu il culto’”. C’è fratellanza! Arrivare a questo è tanto! E la predica l’ha fatta il cattolico. Non ha fatto l’Eucaristia, ma la predica sì. Questo è fratellanza. Quando io ero a Buenos Aires sono stato invitato dalla Chiesa scozzese a fare parecchie prediche, e andavo lì, facevo la predica… Si può! Si può camminare insieme. Unità, fratellanza, mano tesa, guardarsi con bontà, non sparlare degli altri.
Il popolo prega insieme. Santità, a cosa ha pensato quando è rimasto in silenzio durante il Padre Nostro in rumeno? Io ti farò una confidenza: io non sono rimasto in silenzio, ho pregato il Padre Nostro in italiano. E ho visto, durante la preghiera del Padre Nostro, che la maggioranza della gente sia in rumeno, sia in latino, pregava. La gente va oltre noi capi: noi capi dobbiamo fare degli equilibri diplomatici per assicurare che andiamo insieme […]; ma il popolo prega insieme. Anche noi, quando siamo da soli, preghiamo insieme. Io ho l’esperienza di preghiera con tanti pastori luterani, evangelici e anche ortodossi. I Patriarchi sono aperti. Sì, anche noi cattolici abbiamo gente chiusa, che non vuole e dicono: “No, gli ortodossi sono scismatici”. Sono cose vecchie. Gli ortodossi sono cristiani. Ma ci sono dei gruppi cattolici un po’ integralisti: dobbiamo tollerarli, pregare per loro perché il Signore e lo Spirito Santo ammorbidiscano un po’ il cuore. Ma io ho pregato. Non ho guardato Daniel, ma credo che lui abbia fatto lo stesso.
Quella nonna di Iasi. Sono contento, perché a Iasi ho fatto riferimento a quella nonna [con il nipotino neonato tra le braccia]: è stato un gesto di “complicità”, e con quegli occhi… In quel momento ero tanto emozionato che non ho reagito e poi la papamobile è andata avanti; insomma, avrei potuto dirle di venire davanti, a questa nonna, per far vedere quel gesto… E ho detto al Signore Gesù: “E’ una pena, ma tu sei capace di risolvere”. E il nostro bravo Francesco [fotografo], quando ha visto la comunicazione che ho avuto con quella donna con gli occhi, ha scattato la fotografia e adesso è pubblica: l’ho vista questo pomeriggio su Vatican Insider.
Queste le parole che Francesco aveva dedicato alla nonna di Iasi: Sto finendo, mi manca un paragrafo, ma non voglio tralasciare di dire un’esperienza che ho avuto mentre entravo in piazza. C’era un’anziana, abbastanza anziana, nonna. Nelle braccia aveva il nipote di più o meno due mesi, non di più. Quando sono passato me lo ha fatto vedere. Sorrideva, e sorrideva con un sorriso di complicità, come dicendomi: “Guardi, adesso io posso sognare!”. Sul momento mi sono emozionato e non ho avuto il coraggio di andare e portarla qui davanti. Per questo lo racconto. I nonni sognano quando i nipoti vanno avanti, e i nipoti hanno coraggio quando prendono le radici dai nonni.
Questo il link alla foto: https://www.lastampa.it/2019/06/02/vaticaninsider/il-gioco-di-sguardi-tra-il-papa-e-una-nonna-conin-braccio-il-nipotino-francesco-mi-sono-emozionato-riGAsDyI3psmSP0sgRPhnK/pagina.html
Il premier Conte. È stata una bella udienza [quella] con il Premier Conte, di un’ora o più, forse. Un uomo intelligente, un professore che sa di cosa parla.
Il Messaggero ha titoli grossi. “Il Messaggero” mi piace perché ha dei titoli grossi.
Far paura al paese. Dobbiamo aiutare i politici a essere onesti, a non fare campagna con bandiere disoneste – la calunnia, la diffamazione, gli scandali… E, tante volte, seminare odio e paura: questo è terribile. Una politica, un politico mai, mai deve seminare odio e paura. Soltanto speranza. Giusta, esigente, ma speranza. Perché deve condurre il Paese lì, e non fargli paura.
Che bella la Transilvania. A motivo del clima, ieri sono dovuto andare in macchina: due ore e 40. È stata una grazia di Dio: ho visto un paesaggio bellissimo, come mai avevo visto. Ho attraversato tutta la Transilvania: è una bellezza! Mai avevo visto una cosa del genere. Ringrazio anche la pioggia che mi ha fatto viaggiare così e non con l’elicottero, avere più contatto con la realtà.
Pregate per l’Europa. So che alcuni di voi sono credenti, altri non tanto, ma io dirò ai credenti: pregate per l’Europa, per l’unità. Ai non credenti: augurate la buona volontà, l’augurio del cuore, il desiderio che l’Europa torni ad essere il sogno dei Padri fondatori.
Quanti begli spunti! Domani penserò a come commentare.n
Bello l’elogio di Benedetto XVI e la confidenza tra i due.