“Una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà, come ha fatto Lincoln; quando promuove una cultura che consenta alla gente di “sognare” pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare; quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro, frutto di una fede che diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo di Thomas Merton”: così ha parlato questo pomeriggio Francesco al Congresso degli USA. Nei commenti riporto alcune delle parole che ha detto, facendole seguire da brani del discorso che aveva tenuto ieri ai vescovi cattolici del paese.
Francesco s’appella a Lincoln, King, Day e Merton
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Voce della fede. È importante che oggi, come nel passato, la voce della fede continui ad essere ascoltata, perché è una voce di fraternità e di amore, che cerca di far emergere il meglio in ogni persona e in ogni società. Tale cooperazione è una potente risorsa nella battaglia per eliminare le nuove forme globali di schiavitù, nate da gravi ingiustizie le quali possono essere superate solo grazie a nuove politiche e a nuove forme di consenso sociale.
Paura degli stranieri. Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati. Tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati. Per quei popoli e le loro nazioni, dal cuore della democrazia americana, desidero riaffermare la mia più profonda stima e considerazione. Quei primi contatti sono stati spesso turbolenti e violenti, ma è difficile giudicare il passato con i criteri del presente. Tuttavia, quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato. Dobbiamo decidere ora di vivere il più nobilmente e giustamente possibile, così come educhiamo le nuove generazioni a non voltare le spalle al loro “prossimo” e a tutto quanto ci circonda. Costruire una nazione ci chiede di riconoscere che dobbiamo costantemente relazionarci agli altri, rifiutando una mentalità di ostilità per poterne adottare una di reciproca sussidiarietà, in uno sforzo costante di fare del nostro meglio. Ho fiducia che possiamo farlo.
Verso il Nord. Il nostro mondo sta fronteggiando una crisi di rifugiati di proporzioni tali che non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Questa realtà ci pone davanti grandi sfide e molte dure decisioni. Anche in questo continente, migliaia di persone sono spinte a viaggiare verso il Nord in cerca di migliori opportunità. Non è ciò che volevamo per i nostri figli? Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno. Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico. Ricordiamo la Regola d’Oro: «Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te» (Mt 7,12).
Pena di morte. La Regola d’Oro ci mette anche di fronte alla nostra responsabilità di proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo. Questa convinzione mi ha portato, fin dall’inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini. Recentemente i miei fratelli Vescovi qui negli Stati Uniti hanno rinnovato il loro appello per l’abolizione della pena di morte. Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione.
Commercio delle armi. Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi.
Famiglia minacciata. Non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia. Io posso solo riproporre l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare. In particolare, vorrei richiamare l’attenzione su quei membri della famiglia che sono i più vulnerabili, i giovani.
Aspro e bellicoso. Ieri ai vescovi 1. Al Vescovo è necessaria la lucida percezione della battaglia tra la luce e le tenebre che si combatte in questo mondo. Guai a noi, però, se facciamo della Croce un vessillo di lotte mondane, dimenticando che la condizione della vittoria duratura è lasciarsi trafiggere e svuotare di sé stessi (Fil 2,1-11) […]. Il linguaggio aspro e bellicoso della divisione non si addice alle labbra del Pastore, non ha diritto di cittadinanza nel suo cuore e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente.
Esodo del dialogo. Ieri ai vescovi 2. Tanto più è ricco il patrimonio, che con parresia avete da condividere, tanto più sia eloquente l’umiltà con la quale lo dovete offrire. Non abbiate paura di compiere l’esodo necessario ad ogni autentico dialogo. Altrimenti non è possibile comprendere le ragioni dell’altro né capire fino in fondo che il fratello da raggiungere e riscattare, con la forza e la prossimità dell’amore, conta più di quanto contano le posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze.
Vittime dell’aborto. Ieri ai vescovi 3. Le vittime innocenti dell’aborto, i bambini che muoiono di fame o sotto le bombe, gli immigrati che annegano alla ricerca di un domani, gli anziani o i malati dei quali si vorrebbe far a meno, le vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza e del narcotraffico, l’ambiente devastato da una predatoria relazione dell’uomo con la natura, in tutto ciò è sempre in gioco il dono di Dio, del quale siamo amministratori nobili, ma non padroni. Non è lecito pertanto evadere da tali questioni o metterle a tacere.
Umiltà della verità. Ieri ai vescovi 4. Di non minore importanza è l’annuncio del Vangelo della famiglia che, nell’imminente Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia, avrò modo di proclamare con forza insieme a voi e a tutta la Chiesa. Questi aspetti irrinunciabili della missione della Chiesa appartengono al nucleo di quanto ci è stato trasmesso dal Signore. Abbiamo perciò il dovere di custodirli e comunicarli, anche quando la mentalità del tempo si rende impermeabile e ostile a tale messaggio (cfr Evangelii gaudium, 34-39). Vi incoraggio ad offrire, con gli strumenti e la creatività dell’amore e con l’umiltà della verità, tale testimonianza.
Come grande sostenitore di amnesty e come credente sono sempre stato contrario alla pena di morte. Non andrebbe mai evocata anche di fronte a situazioni che potrebbero istintivamente renderla accettabile. e’ un demone da non evocare e mi pare che Bergoglio sia molto chiaro in questo.
http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/landing/2015/pena-di-morte-2015/Condanne-esecuzioni-2014.pdf
“Il linguaggio aspro e bellicoso della divisione non si addice alle labbra del Pastore, non ha diritto di cittadinanza nel suo cuore e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente.”
Queste sono parole ispirate dallo Spirito Santo. L’amore espresso nel Vangelo vince le tenebre senza lottare. Cristo ha fermato Pietro quando alla sua cattura ha estratto il pugnale per difenderlo. Sapeva che Dio avrebbe trovato il modo di vincere la partita senza spargimento di sangue e senza guerra.
E infatti l’amore di Dio ha trionfato nella resurrezione. La verità dell’amore vince. Questa è per tutti quelli che credono di dover difendere le prerogative di Dio a tutti i costi. La verità si difende da sola quando è tale e soprattutto quando davvero c’è l’amore disinteressato sotto.
Mentre ascoltavo la “diretta”
pensavo a come fosse difficile per Accattoli
scegliere
tra le tante e tante “note”
date
da Francesco al Congresso USA
🙂
Saluto benedicente del Papa dal balcone del Campidoglio alla folla riunita nell’area del National Mall: “Buon giorno a tutti. Vi ringrazio per la vostra accoglienza e per la vostra presenza. Ringrazio le persone più importanti che sono qui, i bambini. Voglio chiedere a Dio che vi benedica. Signore, Padre di tutti, benedici questo Popolo, benedici ognuno di loro, benedici le loro famiglie, dà loro ciò di cui hanno bisogno. Chiedo per favore a tutti voi di pregare per me. E se tra di voi c’è qualcuno che non crede o non può pregare, gli chiedo per favore che mi auguri cose buone. Grazie mille. Dio benedica l’America!”.
Non conoscevo la storia di Dorothy Day.
Lieto di averla appresa.
Ciao fabri 🙂
Conoscevo già e ammiravo dorothy day ( probabilmente è una questione di età 🙂 ) e sono molto contenta che il papa l’abbia citata.
Un abbraccio <b<picchio.
Ciao.
«Thnomas Merton
era anche stato rimosso dal Catechismo per adulti preparato per noi Cattolici USA,
perchè “nessuno lo leggeva più.” Tranne il Papa»
(James Martin sj)
“nessuno lo leggeva più.”
Ogni tanto i bauli impolverati piacciono anche a voi allora..
Un viaggio storico e un coraggioso appello all’abolizione della pena di morte e contro il commercio delle armi, nel parlamento della nazione piu’ potente della terra. Magari non otterra’ nulla comunque il seme e’ stato gettato.
Merton non lo leggeva nessuno ? E chi lo dice ? La sua “Montagna dalle sette balze” e’ in buona posizione nella mia biblioteca personale. Ed e’ stata di aiuto per consolidare la fede.
L’esempio di Francesco
incoraggia un giovane in discernimento a diventare Gesuita:
http://www.newsday.com/opinion/commentary/pope-francis-visit/pope-francis-st-ignatius-carved-my-way-to-the-priesthood-1.10882778
«Sei sicuro che i peccatori sono benvenuti?»
Ho chiesto …
«”Io non sono una perfetta cattolica”.
…”Sei esattamente ciò che stiamo cercando”»
🙂
__________________
Mi ricorda
quando io ragazzino,
sentii un monaco dire ad un giovane,
«Mio caro,
ma anche sul letame crescono i fiori»
Mi è rimasto sempre impresso….
🙂
Giorgio
ma quanti libri abbiamo in comune,
“noi che gli anni ’80….”
Il commento di p. James
era di 9 ore fa
«Mio caro,
ma anche sul letame crescono i fiori»
O il suo amico ha ispirato De Andrè o si è ispirato da lui:
https://www.youtube.com/watch?v=EEH7bSeSL84
Cara Sara,
dubito che quel vecchio monaco negli anni ’60 conoscesse de Andrè,
nè De Andrè viceversa.
Era detto da saggezza popolare
passata sia nella spiritualità di un vecchio monaco in vecchi tempi,
sia recepita dal grande poeta De Andrè.
Se le dà fastidio
lo ritenga come meglio crede.
Non mi dà problema
Che la laetitia venga dal laetamen, non ci sono dubbi! 🙂
« Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior »
E’ una canzone del ’67 gli anni erano quelli, il mio parroco ha ancora un disco con l’autografo di De Andrè, mi sembrava logico pensare venisse da lì.
Mi ha toccato il riferimento del Papa agli immigrati, riferito a sè e rivolgendosi a molti americani con la stessa storia.
Mi ha dato l’idea delle culture diverse, fatte di singoli che si sono trapiantati,che popolano il nuovo mondo.
Sono cose che si studiano, ma dette così dal Papa le senti vicine.
In fondo lui è emigrato due volte, una per storia familiare, l’altra dopo la elezione a Papa.
Monaco o Cracovia sono molto più vicine.