Francesco restringe le facoltà concesse da Benedetto ai cultori del Vetus Ordo

Con due documenti pubblicati oggi – il motu proprio Traditionis Custodes e una lettera di accompagnamento indirizzata ai vescovi – Francesco promulga nuove regole sull’uso della liturgia romana anteriore al 1970: restringe le facoltà concesse dal predecessore, attribuisce un maggiore ruolo ai vescovi nelle decisioni in materia, blocca la costituzione di nuove “parrocchie personali” per cultori della vecchia liturgia. Nell’insieme di questi ritocchi e nel linguaggio con cui li propone sembra fare proprie le critiche di alcuni episcopati alle decisioni di Benedetto XVI contenute nel motu proprio del 2007 “Summorum Pontificum”. Nei commenti un’occhiata ai due testi e una mia nota.

35 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ruolo dei vescovi. Francesco con i due documenti pubblicati oggi stabilisce che “I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”. La responsabilità di regolare la celebrazione secondo il rito preconciliare torna al vescovo, moderatore della vita liturgica diocesana: “è sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica”. Il vescovo dovrà accertare che gruppi che già celebrano con il messale antico “non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Sommi Pontefici”.
    Le messe con il rito antico non si terranno più nelle chiese parrocchiali, il vescovo stabilirà la chiesa e i giorni di celebrazioni. Le letture dovranno essere “in lingua vernacola” usando le traduzioni approvate dalle Conferenze episcopali. Il celebrante sarà un sacerdote delegato dal vescovo. A quest’ultimo spetta anche di verificare l’opportunità di mantenere o meno le celebrazioni secondo il messale antico, verificandone la “effettiva utilità per la crescita spirituale”. E “avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi”.

    16 Luglio, 2021 - 17:47
  2. maria cristina venturi

    Non ha neppure aspettato che Benedetto sia morto per dargli questo schiaffo….

    16 Luglio, 2021 - 17:48
  3. Luigi Accattoli

    No all’uso parallelo dei due messali. I preti ordinati dopo la pubblicazione dell’odierno Motu proprio, che intendono celebrare con il messale preconciliare, “devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano il quale prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica”. Mentre quelli che già lo fanno dovranno chiedere al vescovo diocesano l’autorizzazione per continuare a usarlo. Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, “a suo tempo eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei” passano sotto la competenza della Congregazione per i Religiosi. I Dicasteri del Culto, e dei Religiosi vigileranno sull’osservanza di queste nuove disposizioni.
    Nella lettera di accompagnamento al documento, Papa Francesco spiega che le concessioni stabilite dai suoi predecessori per l’uso del messale antico erano soprattutto motivate “dalla volontà di favorire la ricomposizione dello scisma con il movimento guidato da Mons. Lefebvre”. La richiesta, rivolta ai vescovi, di accogliere con generosità le “giuste aspirazioni” dei fedeli che domandavano l’uso di quel messale, “aveva dunque una ragione ecclesiale di ricomposizione dell’unità della Chiesa”. Quella facoltà, osserva Francesco, “venne interpretata da molti dentro la Chiesa come la possibilità di usare liberamente il Messale Romano promulgato da san Pio V, determinando un uso parallelo al Messale Romano promulgato da san Paolo VI”.
    Il Papa ricorda che la decisione di Benedetto XVI con il motu proprio “Summorum Pontificum” (2007) era sostenuta dalla “convinzione che il tale provvedimento non avrebbe messo in dubbio una delle decisioni essenziali del Concilio Vaticano II, intaccandone in tal modo l’autorità”. Papa Ratzinger quattordici anni fa dichiarava infondato il timore di spaccature nelle comunità parrocchiali, perché, scriveva, “le due forme dell’uso del Rito Romano avrebbero potuto arricchirsi a vicenda”. Ma il sondaggio recentemente promosso dalla Congregazione per la dottrina della fede tra i vescovi ha portato risposte che rivelano, scrive Francesco, “una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire”, in quanto il desiderio di unità è stato “gravemente disatteso”, e le concessioni offerte con magnanimità sono state usate “per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni”.

    16 Luglio, 2021 - 17:48
  4. Luigi Accattoli

    Crescente rifiuto del Vaticano II. Il Papa si dice addolorato per gli abusi nelle celebrazioni liturgiche “da una parte e dall’altra”, ma si dice pure rattristato per “un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la ‘vera Chiesa’ ”. Dubitare del Concilio, spiega Francesco, “significa dubitare delle intenzioni stesse dei Padri, i quali hanno esercitato la loro potestà collegiale in modo solenne cum Petro et sub Petro nel Concilio ecumenico, e, in ultima analisi, dubitare dello stesso Spirito Santo che guida la Chiesa”.
    Francesco aggiunge infine un’ultima ragione per la sua decisione di modificare le concessioni del passato: “è sempre più evidente nelle parole e negli atteggiamenti di molti la stretta relazione tra la scelta delle celebrazioni secondo i libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II e il rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che essi giudicano la ‘vera Chiesa’. Si tratta di un comportamento che contraddice la comunione, alimentando quella spinta alla divisione… contro cui ha reagito fermamente l’Apostolo Paolo. È per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori”.

    16 Luglio, 2021 - 17:48
  5. Luigi Accattoli

    Lettera Apostolica in forma di Motu «Proprio» del Sommo Pontefice Francesco «Traditionis Custodes» sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970
    https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/07/16/0469/01014.html

    Lettera del Santo Padre Francesco ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu Proprio «Traditionis Custodes» sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970
    https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/07/16/0469/01015.html

    16 Luglio, 2021 - 18:07
  6. Luigi Accattoli

    Mia nota. Non dubito che il Papa abbia vagliato ogni aspetto della questione e abbia deciso in conformità a quanto gli è stato prospettato dall’insieme dei vescovi di tutto il mondo. Mi è noto che gli ambienti tradizionalisti legati al vecchio Ordo sono venuti irrigidendo le loro posizioni di condanna della riforma liturgica di Paolo VI e dell’intero Vaticano II. Ne ho continuo riscontro sia dai testi della Fraternità di San Pio X sia da conversazioni con esponenti di quel mondo: l’irrigidimento era già conclamato sotto Benedetto XVI, tant’è che la fine del negoziato per il ristabilimento della piena comunione si era interrotto un anno prima della elezione di Francesco. Tuttavia dico sinceramente che la decisione annunciata oggi mi addolora: non ne discuto la necessità, ma la vedo come un’amara medicina. Festeggio quando si afferma la pluralità delle forme di vita interne alla Chiesa e quando si accrescono le libertà. Mi addoloro quando si va a restringimenti, anche se resi necessari da innegabili irrigidimenti di gruppi che contestano l’ultimo Concilio e gli ultimi Papi.

    16 Luglio, 2021 - 18:50
  7. solito non sto ne con gli ideologi del tradizionalismo ne con quelli del modernismo: tutti uniti dalla stessa matrice, il razionalismo.
    Cerco il discernere del cuore divino e umano di Gesù. Mi pare che al vescovo vada riconosciuta nella giusta misura autorità a tutto campo e che lo stesso vescovo si possa avviare a far partecipare molto di più il popolo che cammina nella fede, anche sui media. Perché questo possa avvenire sempre più profondamente finché la scuola è questa del falsamente neutro razionalismo si può cercare tra l’altro ogni via perché i genitori dialoghino con i figli sui loro studi scolastici alla luce di una libera ricerca identitaria e di un solo allora autentico scambio.
    Cercare anche ogni altra concreta via di sblocco di una vissuta, non intellettualistica, sinodalità.
    https://gpcentofanti.altervista.org/la-dittatura-impedisce-la-maturazione/

    16 Luglio, 2021 - 20:01
  8. Fabrizio Scarpino

    Caro Luigi.
    Decisione odierna da parte di papa Francesco indubbiamente molto, molto dura.
    Io ne sono dispiaciuto e amareggiato: aver conosciuto e aver partecipato ad alcune Messe celebrate in Vetus Ordo o rito straordinario è sempre stato per me motivo di grande giovamento spirituale, non ultima la Veglia Pasquale 2021.
    Ovviamente la mia adesione e la mia partecipazione alla Santa Messa secondo il Messale di San Paolo VI sono fuori discussione.
    Io non vorrei però che il Motu Proprio del papa possa sortire un effetto contrario, ovvero di aumento delle divisioni: non si può negare infatti che essa sia un restringimento delle libertà. Difficilmente un vescovo concederà autorizzazioni, ma su questo posso sbagliarmi.
    A mio parere, una delle cause di questa scelta di limitazione è nella presenza massiccia nel Web di colui che si comporta da “antipapa”. Questo pastore non si è in alcun modo autoproclamato tale, ciò è bene sottolinearlo, ma le pagine più dure e di grande asprezza verso il CVII, la liturgia Novus Ordo e l’attuale pontefice sono giunte da lui. Ci hanno “provato a fermarlo” all’interno dello stesso mondo tradizionalista, ma ormai era troppo tardi: parlo ovviamente di Mons. Carlo Maria Viganò.

    Quanto alla Fraternità di San Pio X, ci sono pochissime possibilità di rientro: come sappiamo tutti non accettano Dignitatis Humanae, non c’è verso.

    Concludo: oggi è la memoria liturgica della Beata Vergine del Carmelo. Alla nostra Madre rinnoviamo la preghiera per la Chiesa, per papa Francesco, i vescovi, i sacerdoti e se posso permettermi, per tutti noi.

    16 Luglio, 2021 - 21:19
  9. maria cristina venturi

    Che bell’esempio di continuita’ e di rispetto colvetdo il papa precedente! Che bell’esempio di armonia e di continuita’ nella Chiesa! Quattordici anni fa Benedetto XVI emanava il Motu Proprio Summorum Pontificum , .quattordici anni dopo il suo successore praticamente glielo annulla come goss carta straccia.
    A questo punto cosa potrebbe impedire ai successori di Francesco di fare lo stesso scherzo con lui? Abolire i suoi Motu Proprio mettere in ridicolo le sue decisioni, ribaltarle?
    Questa mossa di papa Francesco non e’come si pensa semplicemente una ferita ai tradizionalisti ma una ferita al papato e alla cintinuita’ della Chiesa cattolica. D’ora in poi ogni pontefice potra’fare o sostenere cose opposte al suo predecessore. E questo cosa significa? Che la Chi sa e’in balia delle onde mutevoli delle personalita’ e delle idiosincrasie antipatie o simpatie personali di ciascun pontefice: uno ama la liturgia tradizionale e la permette l’altro invece la detesta e la priobisce.. Cosi’si distrugge la Chiesa. Altro che armonia e Continuita’ Altro che rispetto everso i predecessori. Siamo all’: iconoclastia. Siamo al caos.

    16 Luglio, 2021 - 22:15
  10. Amigoni p. Luigi

    Rif. 18.07 – Traditionis custodes
    Plaudo convintamente alla decisione del papa. Con la “Summorum pontificum”, si era esagerato rispetto a quanto prudentemente concesso da Giovanni Paolo II.

    16 Luglio, 2021 - 22:35
  11. picchio

    “Il motu proprio dispone autorevolmente la fine di ogni concessione che possa anche solo lontanamente far pensare che ci possa essere una chiesa dove chiunque è autorizzato a scegliersi il ‘suo’ papa, il ‘suo ‘rito’, il ‘suo’ catechismo. E persino il ‘suo’ Cristo” (P. Sequeri)
    Articolo su Avvenire
    Cristina Vicquery

    17 Luglio, 2021 - 11:19
  12. maria cristina venturi

    Faccio rispettosamente presente che il Rito Vetus Ordo non d’un “suo rito” che ogni fedele si fa a capoccia sua. E’invece il Rito che per centinaia di anni ha nutrito generazioni di santi e di cattolici da Teresa d:Avila a Padre Pio.Piuttosto la Chiesa che permette a ciascuno “suo rito” e’ quella che spinge l’inculturazione Gino a portare sull’altare idoli andini come la Pachamama.
    Capisco che la “Cancel Culture” sia di moda oggi anche nella Chiesa: si vuole cancellare tutto quello che ci:e’stato prima del Concilio Vaticano II
    All’ora ditelo apertamente:la Chiesa inizia solo col CVII tutto quello c’era prima va cancellato e condannato alla damnatio memoriae.
    Poveto Benedetto XVI! Lui che tanto di età sforzato nell’ermeneutica della continuita’!
    Con un gesto di mostruiso clericalismo ( la Chiesa sono io !) Bergoglio si conferma non il Custode ma il proprietario della Chiesa cattolica. Ma niente paura ,l’Antico Venerabile Rito non sara’spazzato via dai preti. I fedeli continueranno ad essergli fedeli. La Bellezza non svanira’.

    17 Luglio, 2021 - 12:38
  13. maria cristina venturi

    Non siamo schiavi, ma liberi .Ci ha liberato Cristo, non ci metteranno in schiavitu’i preti modernisti ,seguiti ormai da quattro gatti.

    17 Luglio, 2021 - 12:39
  14. Per fortuna le mie suore in Inghilterra hanno un vescovo che le protegge.

    17 Luglio, 2021 - 19:20
  15. Lorenzo Cuffini

    Gran tempesta in un bicchier d’acqua.
    Il ” restringimento” era un atto ormai dovuto.
    Lo spiega benissimo papa Bergoglio nella sua lettera d’accompagnamento al motu proprio, molto precisa e molto chiara. Con questo atto, perfettamente nelle sue prerogative, e dopo una consultzione worldwide, si comporta semplicemente da papa, esattamente come da papa si erano comportati GPII e BXVI innovando ben prima di lui sullo stesso argomento ( GPII assai più prudentemente, in verità).
    Le intenzioni dei due sant’uomini, il primo dei due pure santo certificato, erano certamente ottime ed “inclusive”. Nei fatti, sono state, specie quelle di Ratzinger “tradite, mortificate, strumentalizzate” per usare le espressioni di Sequeri.
    E non solo e non tanto al di fuori della Chiesa, nel gruppetto dei ribelli ufficiali “scismatici” e coerenti, ma , pure dai ribellotti prudentini, quelli dell’ interno , gli anticonciliari sempre più frustrati e sempre più campati per aria, quando defunti sostituiti da tardi epigoni antistorici. Costoro, che han fatto ? Hanno immaginato, prima, poveretti, di trasformare due campioni del Concilio come Woytjla e Ratzinger in due pupazzi da caricaturare in chiave “revisionista” e poi, presi in perfetto contropiede dalle dimissioni di Benedetto, una volta scelto ed eletto Bergoglio (non dai ” preti modernisti” evocati stolidamente qui sopra, ma dal conclave della Chiesa Cattolica di Roma,che se lo è voluto , scelto e nominato come Papa ben sapendo chi era e per cosa fare) hanno iniziato ad accarezzare il progetto sempre più esplicito ( e sempre più delirante) della “spallata” al papa pampero.
    E siamo all’oggi.
    La spallata l’hanno sì data, e ripetuta e gioconda, ma a se stessi, come tanti tragici Tafazzi: e ora, molto semplicemente, ne incassano il conto.

    18 Luglio, 2021 - 1:33
  16. maria cristina venturi

    La mannaia del papa. Cosi’intitola il giornale il Foglio un articolo ieri in prima pagina .
    Bergoglio cancella Ratzinger . Cosi’riasdumono la situazione vari vaticanisti
    Dopo anni di invito al “dialogo” , di invito ad apprezzare e a non stigmatizzare le ” diversita’” , a includerle e non escluderle’ “, ora arriva la mannaia sul capo dinuna minoranza fedeli cattolici colpevoli solo di preferire il rito antico a quello moderno. Minoranza che Benedetto XVI con magnanimita’ incluse nella Chiesa cattolica invece di spedirli nella riserva indiana della FSSPX .
    Fratelli tutti si’, meno i tradizionalisti.

    18 Luglio, 2021 - 8:09
  17. Amigoni p. Luigi

    Rif. 8.09 – Unico rito
    Non c’è un rito antico e un rito moderno. C’è, sempre, un unico rito che conserva, integra, esalta, recupera, magari purifica,ciò che è passato. L’ordinario e lo straordinario (nel rito) è stato un escamotage lessicale di papa Ratzinger, contro ogni tradizione e contro ogni logica liturgica. Era un vulnus teologico e pastorale che è stato sanato molto in ritardo. E poi: sì, fratelli tutti, anche i tradizionalisti; basta che lo vogliano essere.

    18 Luglio, 2021 - 17:21
  18. maria cristina venturi

    Caro padre Amigoni se lei vuole essere mio fratello non cominci con l’impedirmi ingiustamente di partecipare alla Santa Messa Romana Vetus Ordo in nome di una non ben precisata “Unita’” ( però i neocatecumenali fanno i loro riti diversi dai normali senza alcun permesso…pero’ per celebrare una Messa vestito da clown non c’e’bisogno di permesso …chiunque puo’inventarsi quello che vuole durante le nuove litugie…solo i tradizionalisti rompono l’Unita’?)
    La prima cosa per essere fratelli e’ che il fratello che ha piu’ potere non diventi un prevaricatore. Anche se con parole untuose e ipocrite . Lì conosciamo bene quelli che dicono di farlo “per il tuo bene” e intanto ti tolgono la liberta’ . Ipocriti.
    E poi fuori i risultati del Questionario inviato alle parrocchie?Il questionario non doveva essere reso pubblico,? Nella mia parrocchia nessuno l’ha visto questo questionario e tanto meno le risposte. Si fa un questionario e si tiene segreto? E sono davvero stati interpellati tutti i vescovi e i parroci anche i favorevoli al Summorum Pontificum o solo quelli contrari? Bella democrazia! ?
    Autoritarismo, mancanza di trasparenza ,paternalismo,” lo facciamo per il vostro bene” ipocrisia: il clericalismo e’tornato di gran moda!

    19 Luglio, 2021 - 9:35
  19. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi, una delle persone migliori che frequentavano un tempo questo tuo luogo si firmava, se ben ricordo, Sumpontcura. Non ho più saputo niente di lui, ma ti pregherei, qualora tu fossi ancora in contatto con lui, di mandargli il mio più cordiale e affettuoso saluto.

    19 Luglio, 2021 - 11:28
  20. Andrea Sanguinetti

    A mio avviso è sempre un dispiacere quando vengono presi provvedimenti che denunciano una divisione all’interno della Chiesa. Sono d’accordo con l’affermazione che alcuni (non saprei dire quanti) hanno sfruttato l’apertura di Papa Benedetto per dei fini non propriamente limpidi. E questo è molto doloroso. Devo però dire che anche da parte di chi si proclama un giorno sì e l’altro pure strenuo difensore del CVII ho spesso notato una dose considerevole di pregiudizi e di chiusure. A prescindere dalla querelle nuovo rito/vecchio rito, faccio un esempio personale. Mi sono formato per molto tempo assieme ad amici, e con un ottimo maestro, nel canto gregoriano. Ora, il canto gregoriano è ancor oggi proclamato dalla costituzione (conciliare!) Sacrosanctum Concilium, “il canto proprio della liturgia romana; a parità di condizioni (ma l’originale latino dice altro: «ceteris paribus» gli si riservi il posto principale” (n. 116); tanto che si propugnava (n. 117) la realizzazione di edizioni aggiornate dei libri di canto (in alcuni casi felicemente realizzate). Bene, sapete cosa succede quando si propone oggi a un sacerdote “difensore del Concilio” di animare una liturgia (col messale nuovo, badate bene, mica con il messale preconciliare) con il canto gregoriano? Si ricevono, non necessariamente nell’ordine, le seguenti risposte:
    – il canto gregoriano è roba vecchia; ci vuole roba nuova;
    – il canto gregoriano divide (sic)
    – il latino non lo capisce più nessuno (come se l’unica cosa che conta fosse la comprensione intellettuale del significato delle parole; come se non fosse cosa assai facile procurare delle traduzioni dei canti in latino; come se gli stessi sacerdoti non ammettessero nelle proprie parrocchie canti – come ad es. quelli eccellenti di Taizé – in lingue come spagnolo, tedesco, portoghese, francese, sloveno ecc.);
    – ma così la comunità non partecipa, come se l’unico modo di partecipare (partem capere: prendere la parte di eredità che ci spetta e che la liturgia è chiamata ad anticipare in modo profetico, almeno secondo me) fosse quello di cantare tutto tutti, spesso in modo, ahimè, sguaiato quando non indecente.
    Insomma la faccio breve: se tu proponessi di sfilare nudo nella navata centrale o di sputare sul tabernacolo si mostrerebbero meno scandalizzati.
    Al di là delle provocazioni, io credo che il rispetto della pluralità delle idee nella chiesa richieda uno sforzo da parte di tutti; richieda la purezza di cuore (cioè non avere secondi fini), e la convinzione che nessuno di noi possiede la verità tutta intera.

    19 Luglio, 2021 - 15:53
  21. maria cristina venturi

    Papa Francesco, grazie per avermi fatto diventare una persona normale (almeno dal punto di vista religioso). Due anni fa ero un cattolico praticante, dunque un cattolico minoritario, oggi virus cinese e diktat argentini mi tengono lontano dalle chiese ed eccomi cattolico culturale, dunque un cattolico come tanti. Il violento, ideologico divieto della messa in latino (motu proprio “Traditionis custodes”) è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ un insulto a Papa Benedetto che il messale di San Pio V eroicamente difese, alla tradizione falsamente, gesuiticamente onorata nel titolo del documento, a Padre Pio che morente si rifiutò di celebrare in lingua locale, a noi poveri cristiani disgustati dalla messa cattoprotestante quando si abbina (è quasi inevitabile) a omelie mondane e schitarrate dissacranti… Papa Francesco, riconosco che come odiatore sei abbastanza ecumenico, capace di distruggere comunità di tendenza preconciliare (francescani dell’Immacolata) così come post (monastero di Bose), ma sono otto anni che mi respingi e offendi ciò che amo (Dio che non sarebbe cattolico, la Madonna sostituita da statuette pagane…). Mi hai costretto al cristianesimo privato. Lo scelgono in tanti, è comodo, fluido… Se rivedrò un Papa cattolico tornerò sui miei passi, ma intanto grazie Papa Francesco per avermi modernizzato!

    Camillo Langone ,Il Foglio

    20 Luglio, 2021 - 12:43
  22. Amigoni p. Luigi

    Rif. 12.43 – Dio è cattolico
    Sono grato al teologo del Foglio, ex cristiano pubblico, perchè finalmente mi ha permesso di capire Esodo 3, 14. “Io sono colui che sono” vuol dire: Io sono cattolico. Nessuno c’era arrivato, finora.

    20 Luglio, 2021 - 20:29
  23. alphiton

    Camillo Langone circa 10 anni fa pubblicò una guida alle Messe in cui le celebrazioni eucaristiche di alcune parrocchie di varie città italiane venivano valutate con una, due o tre candele. Giusto per far capire la consapevolezza della liturgia che questo signore ha. Se lui ed altri vogliono uscire dalla comunione ecclesiale a causa del motu proprio di Francesco, il problema diventa loro.

    Alberto Farina

    20 Luglio, 2021 - 21:19
  24. Lorenzo Cuffini

    Ricordo anch’io la bella pensata della “guida michelin” delle Messe a firma di Langone, che la diceva lunga, anzi lunghissima, sull’idea balzana e assolutamente egocentrica per cui chiesa e mensa eucaristica potessero venir valutati alla stregua di un ristorante più’ o meno a la page. Ragion per cui “l’outing” odierno del Fogliante era prevedibile, scontatissimo, sempre nel segno di un bell’ ( si fa per dire) Egone piazzato al centro, che si fa metro e misura di tutte le cose di Chiesa & Fede.
    Di gocce che fanno traboccare il vaso, per Langone, ce ne sono state praticamente cotidie, e il suo vaso, per altro, era già bello traboccato da un pezzo.

    21 Luglio, 2021 - 9:58
  25. Giuco

    Mi sembra che le sottolineature di questi giorni sulla necessità di un’unica “lex orandi”, ora ribadita dal motu proprio “Traditionis custodes”, in ragione della fedeltà al Concilio, rischino di farci dimenticare che non esiste solo la Chiesa Latina (che oltretutto comprende in sè anche la Chiesa Ambrosiana, che non segue il rito romano), ma nella Chiesa Cattolica ci sono anche, con pari dignità, le Chiese Orientali Cattoliche, ciascuna con proprie tradizioni e riti liturgici. Sono infedeli al Concilio perché non seguono il rito romano riformato da San Paolo VI? Il Concilio Vaticano II stesso, nel Decreto sulle Chiese Orientali cattoliche, ci insegna che la tradizione non cammina con un unico rito e che quindi all’unica “lex credendi” della Chiesa corrisponde una pluralità, non solo diacronica, ma anche sincronica, di leges orandi: “la varietà nella Chiesa non solo non nuoce alla sua unità, ma anzi la manifesta” (Orientalium Ecclesiarum, n. 2)

    22 Luglio, 2021 - 0:00
  26. picchio

    Giunco rif. 0.00
    ma il problema non sono certo i riti diversi, da sempre esistiti nella Chiesa , il problema è la finzione adottata da Benedetto nel suo SP di asserire che nel rito romano coesistevano due forme dello stesso rito romano, cosa mai successa nella storia della Chies, in questo senso il principio della ” lex orandi” era venuto meno per decisione di Benedetto.
    Cristina Vicquery

    24 Luglio, 2021 - 16:37
  27. Giuco

    Picchio rif. 16:37
    Non sono d’accordo.
    Benedetto XVI non era di certo uno sprovveduto in ambito liturgico e non ha adottato alcuna finzione, bensì ha individuato una soluzione coerente con la storia della Chiesa. Chi ha un minimo di conoscenza della storia della liturgia, sa benissimo che si può trovare una pluralità di “leges orandi” non solo nella Chiesa universale, ma anche all’interno del medesimo rito, soprattutto in ragione di consuetudini diversificate: e, in diritto canonico, la consuetudine – a determinate condizioni – ha la stessa forza della legge. Questo vale non solo per i riti orientali (dove hanno ancora più spazio le consuetudini), ma anche per il rito romano. Basti pensare che la Commissione di Vescovi nominata dal Concilio di Trento per la riforma dei libri liturgici (presieduta da Leonardo Marini, arcivescovo di Lanciano) si trovò divisa sul criterio da adottare nella riforma: se cioè esigere una uniformità assoluta da tutte le Chiese, oppure autorizzare il mantenimento dei loro usi particolari. Sarà Pio V ad imporre a tutte le Chiese il Messale Romano da lui promulgato nel 1570, facendo però espressamente salvo il diritto di continuare ad usare quelli che fossero già in uso da almeno 200 anni (cfr. M. Righetti, Storia liturgica, vol. I, Milano, ed. Ancora 1964, p. 342).

    25 Luglio, 2021 - 14:22
  28. alphiton

    Ringrazio Cristina per il suo opportuno chiarimento. Il VO doveva risolversi nel NO senza che di esso restasse più traccia, cosa sostenuta, per esempio, da Von Bahaltasar. Altra cosa sono riti antichi, che hanno delle loro specificità, ma che poco lo differenziano da quello romano. Vivendo a Milano normalmente partecipo a Messe celebrate secondo il rito ambrosiano e quando mi capita di essere fuori diocesi le celebrazioni in rito romano poco divergono da quelle a cui sono abituato e non su aspetti sostanziali.
    Ma la cosa che maggiormente mi preme sottolineare è che la ricchezza teologica, simbolica, eucologica e rituale del NO non è comparabile con quella del VO: il CVII, infatti, recependo gli stimoli del “movimento liturgico”, volle offrire al popolo cristiano una forma celebrativa che presentasse la ricchezza che la liturgia aveva perduto sotto molti punti di vista. Questo aspetto viene facilmente eluso, ma è qualificante rispetto alla questione.

    Alberto Farina

    25 Luglio, 2021 - 18:45

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