Come già in altre occasioni, recupero con due giorni di ritardo qualche passaggio del colloquio che Francesco ha avuto con i Gesuiti dell’America Centrale il 26 gennaio alla Nunziatura di Panama. La trascrizione del colloquio è stata pubblicata dalla Civiltà Cattolica venerdì 15. Intitolo sul racconto, direi divertito, di quando il cardinale Müller gli portò Gutierrez e insieme concelebrarono. Ma nel colloquio vi sono molti temi tratti tutti con buon piglio, e citazioni di persone e di letture, che ci danno un’idea combattiva del nostro Papa che ha compiuto gli 82 e che sa per compiere i sei di Pontificato. Questi i temi che ho scelto: la teologia della liberazione in prospettiva storica, il martirio di Rutilio Grande, l’aiuto della storia a intendere situazioni e persone, ciò che non si deve perdere nel rinnovamento della Compagnia di Gesù, la sfida dell’inculturazione.
Francesco: quando Müller mi portò Gutierrez
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Gutierrez il peruviano. E oggi noi vecchi ridiamo per quanto ci eravamo preoccupati riguardo alla teologia della liberazione. Quello che allora mancava era la comunicazione all’esterno di come le cose stavano per davvero. C’erano molti modi di interpretarla. Certo, alcuni sono scaduti nell’analisi marxista. Ma vi racconto una cosa divertente: il grande perseguitato, Gustavo Gutiérrez, il peruviano, ha concelebrato la Messa con me e con l’allora prefetto della Dottrina della Fede, il card. Müller. Ed è successo perché proprio Müller me lo portò come suo amico. Se qualcuno a quell’epoca avesse detto che un giorno il prefetto della Dottrina della Fede avrebbe portato Gutiérrez a concelebrare con il Papa, lo avrebbero preso per ubriaco.
Leggete il Pastor e Martina. La storia è maestra della vita. Si va imparando. Una delle cose che mi hanno fatto molto bene in un momento della mia esistenza è stato leggere la Storia dei Papi di Ludwig von Pastor… un po’ lunghetta, 37 tomi! Vi ho scoperto soprattutto l’epoca dell’espulsione della Compagnia, ma non solo quella. La storia ci insegna. Senza andare molto lontani, vi consiglio di leggere i quattro volumi di Giacomo Martina, grande professore della Gregoriana, sulla storia della Chiesa da Lutero ai giorni nostri. È una lettura piacevole, perché aveva un’ottima prosa. Vi farà orientare tra i problemi del modernismo… Ricorrere alla storia per capire le situazioni. Senza condannare le persone e senza santificarle in anticipo. Non so se ti ho risposto.
Rutilio il profeta. Voglio molto bene a Rutilio Grande [gesuita del Salvador assassinato nel 1977: Romero lo sarà nel 1980]. Nell’ingresso della mia stanza c’è una cornice che contiene un pezzo di tela insanguinata di Romero e gli appunti di una catechesi di Rutilio. Sono stato molto devoto a Rutilio anche prima di aver conosciuto bene la figura di Romero. Quando ero in Argentina, la sua vita mi ha colpito, la sua morte mi ha toccato. Secondo le ultime notizie che ho da persone informate, la dichiarazione di martirio sta andando bene. Ed è un onore… Uomini di questo genere… Rutilio, inoltre, è stato il profeta. Ha «convertito» Romero.
Minima gesuitica. Il maestro dei novizi non dev’essere una persona timorosa. Dev’essere aperto, molto aperto, non deve spaventarsi di niente, non deve temere niente, e invece dev’essere acuto, capace di dire: «Attento a questo, guarda che questa cosa che mi dici è pericolosa; questa è una grazia, va’ avanti così». Deve saper discernere. Un uomo che non si spaventa, un uomo di discernimento […]. E’ la chiarezza di coscienza che ci fa Gesuiti […]. Il fratello (gesuita non sacerdote) è quello che ha il carisma più puro della Compagnia […]. Questa vocazione non deve andare perduta […]. I voti sono perpetui e su questo non si scherza. Se qualcuno non si sente bene, non li faccia, si prenda altro tempo. Sono perpetui, per tutta la vita. Giocarsi la vita: è una delle cose più arrischiate che ci siano oggi […]. E a volte la vita non ti tratta bene, ti tratta come un delinquente. E se tu ami Colui che è stato trattato come un delinquente, non puoi fare altro che sopportare […]. Il che implica chiedere di essere umiliati, di subire umiliazioni, per amore di Cristo, senza averne dato motivo.
Matteo Ricci e il padre Lombardi. Ciascuno deve conservare la cultura da cui proviene, perché la santità che vuole raggiungere si deve basare su quella cultura, non su un’altra. Tu che vieni da quelle culture [sta rispondendo a un gesuita di etnia maya], non ti inamidare l’anima, per favore! Sii maya fino alla fine. Gesuita e maya. L’altro giorno p. Lombardi mi diceva che stava lavorando alla causa di beatificazione di Matteo Ricci e mi parlava dell’importanza della sua amicizia con Xu Guangqi, il laico cinese che lo accompagnava e che restò laico e cinese, santificandosi da cinese e non da italiano com’era Ricci. Questo è mantenere la propria cultura […]. Una volta andai a Roma per qualche faccenda e feci visita alla Congregazione per il culto divino. Uno dei periti che lavoravano là, parlando di inculturazione, mi disse: «Abbiamo permesso ai giapponesi di fare una riverenza all’altare, invece di baciarlo. Perché per loro baciarlo non significa niente». Tutta qui la grande inculturazione di un ufficio della Curia? Così non serve a niente!
Caro Luigi,
forse semplifico un po’ troppo e il commento potrà sembrare allo stesso tempo “sempliciotto”: devo dirti che il card. Muller mi sta proprio simpatico.
Ho cominciato ad averlo in simpatia (se così si può dire) dopo la lettura di questo testo che rileggo (tempo a disposizione permettendo) durante ogni Settimana Santa:
https://ares.mi.it/it/prodotti/teologia/la-croce-%C3%A8-vita
E’ molto amico di Gutierrez, ma nello stesso tempo sembra essere il vessillo degli “anti Bergoglio”.
Si dice sia stato allontanato dalla Congregazione della Dottrina della Fede per volere dello stesso Pontefice ma ne ha preso del medesimo con decisione le difese durante l'”affaire Viganò”.
Difende Amoris Laetitia e successivamente esce un manifesto dottrinale che dagli oppositori dell’esortazione Apostolica viene subito arruolato.
https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/muller-amoris-laetitia-ortodossa-in-linea-con-dottrina-e-tradizione
https://www.corrispondenzaromana.it/cardinale-g-muller-manifesto-della-fede-non-sia-turbato-il-vostro-cuore-gv-141/
Non sono ironico, mi sta proprio simpatico: è un pochino come me (se mi è concesso il paragone; sono infatti io solo un laico e ho compiuto studi giuridici, non teologici).
Cattocomunista come più volte mi hanno additato su questo Blog, ma amante del rito tridentino.
Seguii la linea Ruini sul Referendum sulla Fecondazione assistita, (astensione) ma poi ho sempre votato quel partito relativista ( adire di alcuni) che è il PD.
Altri esempi potrei fare, ma mi fermo qui.
Concludo: ad oggi tutto possiamo dire di Santa Madre Chiesa, ma che non ci sia libertà proprio no.
Un caro saluto.
Rif. 13.04 di ieri – Múller e Gutierrez
Prima lettura della messa ambrosiana (rito vigente) di ieri: Isaia 56.
“Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: certo mi escluderà il Signore dal suo popolo. Non dica l’eunuco: ecco io sono un albero secco”.
Stranieri, eunuchi, teologi della liberazione: anche in riferimento a loro Gesù ha detto “gli ultimi saranno i primi”.
A proposito di teologia della liberazione e teologi
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-02/papa-toglie-sanzioni-canoniche-padre-ernesto-cardenal.html?fbclid=IwAR2ZS-32FJmec72LsJBUd-7iPDIEGOTOLtsDTbIk3yYvjCgsvkZI7dc2Gp0
Cristina Vicquery
Fabrizio condivido buona parte delle tue parole. Quel libretto del cardinale [“La Croce è Vita. Meditazioni sulla Passione e sulla Pasqua di Gesù”] lo segnalai qui il 30 marzo 2015 e tu commentasti: “Vado a comprare il libretto del card. Mueller”.
http://www.luigiaccattoli.it/blog/un-bel-pomeriggio-con-borromini-mueller-cavalleri/
Tu e io vogliamo bene sia a Mueller sia a Francesco. Questo amore è complicato.
Rif. 17.38 di ieri – “in articulo mortis”
Bel gesto del papa riguardo a Ernesto Cardenal. Ma non è niente di più di quanto da sempre “prescrivono” la dottrina e la prassi della Chiesa, per la quale “suprema lex est salus animarum”. In “articulo mortis” tutto viene sospeso – a ragionevoli condizioni – e a pro del reo e a pro di coloro cui può essere utile o necessario il ministero del reo. “…Sed tantum dic verbo et sanabitur”.
Un bel ricordo! Grazie mille Luigi
A padre Amigoni e a Cristina Vicquery. Può aiutare il ricordo di quanto nel 2014 avvenne con il padre D’Escoto, che poi morì nel 2017. Così la decisione di Francesco era stata annunciata dalla Radio Vaticana:
Papa Francesco ha dato il suo assenso perché sia revocata la “sospensione a divinis” di padre Miguel d’Escoto Brockmann, 81 anni, della Congregazione di Maryknoll. Il religioso era incorso nella pena canonica negli anni ’80 per il suo coinvolgimento nel governo sandinista del Nicaragua: pena da lui accettata fin dall’inizio, pur rimanendo membro della propria società missionaria, senza svolgere alcuna attività pastorale. Da qualche anno il sacerdote aveva abbandonato l’impegno politico. Padre d’Escoto ha scritto una lettera al Papa, manifestando il desiderio di “ritornare a celebrare la Santa Eucaristia”, “prima di morire”. Papa Francesco, rispondendo affermativamente alla sua richiesta, ha lasciato al superiore generale dell’Istituto di seguire il confratello nel processo di reintegrazione al ministero sacerdotale.
http://www.radiovaticana.va/proxy/radiogiornale/ore14/2014/agosto/14_08_04.htm
In merito, faccio mie le parole del Beato Paolo VI, il quale, in uno dei suoi colloqui che ebbe dal 1950 al 1977 col filosofo Jean Guitton, così si espresse:
“Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».
Forse, non so, farò parte di quel piccolo gregge di dissidenti di cui parlava il beato Paolo VI però, mi sembra che nel presente contesto tutto scivoli liscio come olio. Quasi che il cardinale Mullèr, oggi pacificato con quel Gutierrez il quale: promotore di un movimento ideologico che a margine del consiglio episcopale di Medellìn (1968) prima, e a seguito della pubblicazione dell’omonimo saggio “Teologia della Liberazione” poi, secondo la quale detto “ìmpegno sociale” richiesto al cristiano dovesse essere determinato da principi marxisti. Che vedeva la soluzione ad ogni problema riguardante le disuguaglianze sociali e la povertà esercitando la lotta, anche armata. Che ebbe tra i promotori – oltre al già citato Gutierrez, oggi novantenne- una nutrita schiera di seguaci sparsi tra i diversi ordini religiosi alcuni dei quali, come il francescano L. Boff finito dinnanzi al tribunale ecclesiastico, costretti ad abbandonare i rispettivi ordini.
Sostenere, dicevo, che i due Prelati, oggi riconciliati a seguito di una revisione di quel periodo storico, conclusasi nel 2004 con un deciso cambio di paradigma in quanto da una “Teologia della liberazione ” di impronta tutta “Gutierreziana” con chiare derive marxiste, si è passati ad una ben più mitigata :” Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” di chiara impronta Mulleriana, voglio dire, ce ne passa.
Che tra i due non ci fossero frizioni in passato, che portarono anche a condanne aspre da parte di colui che oggi rappresenta il garante della fede, Muller, è quanto meno antistorico.
Diciamo allora che è cambiata la prospettiva, perché, vedete, basterà dire un paio di cose: un cristiano può essere anche socialista (contro la destra), ma non è obbligato ad esserlo (contro la sinistra), in altre parole: un cristiano può avere diverse opzioni politiche. Può anche prendere pienamente sul serio il dovere di lottare per la giustizia sociale senza per questo essere obbligato a vedere realizzata la soluzione del problema (i poveri li avrete sempre con voi Gv 12,1-11) tipico appannaggio del socialismo comunismo o cattocomunismo in senso stretto. Come cristiano potrebbe anche essere favorevole ad una economia di mercato, perché no!
Solo da una cosa non può prescindere colui o colei che dice di essere veramente cristiano: che in questioni di lotta di classe, uso della violenza,, terrore, pace, giustizia, amore, ebbene, il referente, l’ autorità ultima e decisiva non sia Marx, Lenin, o Mao Tse Tung, ma Nostro Signore Gesù Cristo, padrone e Signore del tempo e della storia ora e sempre..
Rif. 14.45 – Garante de che?
Confesso la mia incapacità di tenere dietro a un discorso cosiffatto.
Leggo (bene?) di un “garante della fede” che sarebbe Müller. Müller chi?
Rif. 23;21
sull’incapacità, dubbi, non ne ebbi mai…
Ineccepibile Amigoni, di cui non si puo’ non condividere lo sconcerto.
(Tra l’altro, perché mai il povero Montini risulta -reiteratamente – ancora al “vecchio rango” di beato?)
Rif 9:30
Rif 14:45
Come vedi, Luigi, gli insultanti scriventi ricicciano sempre, sono come i tromboni nel giardino delle primizie!
Nessun irriverenza nel chiamare un Santo Beato,in quanto, prima di essere Santo lo fu, e prima ancora fu anche Venerabile. Pertanto un Santo è : Santo Beato e Venerabile. I titoli attribuiti ai Santi non decadono.
Così come non decade in un Cardinale della Chiesa Cattolica – qualunque sia il Dicastero assegnato- il farsi promotore e garante della fede. Superflua domanda ad un chiarissimo riferimento: Gerhard Ludwig Müller teutonico e Cardinale ” Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede”.
Se due puntini mancanti sulla seconda consonante la gettano in così tale sconforto, me ne dolgo per lei. Assuma un po’ di Gerovital forte, le farà bene!
Ad maiora
Rif. 14.43 del 20 febbraio – “ad educatiora”
Il gerovital non è argomento che innalza il livello delle proprie ragioni.
Rif. 20:42
Non la prenda male, un po’ di autoironia non guasta.
“Chi sa ridere è padrone del mondo”, diceva Giacomo Leopardi.
In fondo era solo un consiglio!
Un caro saluto