“Grazie a Dio possiamo ritrovarci di nuovo in questa piazza per l’appuntamento domenicale e festivo. Vi dico una cosa: mi manca la piazza quando devo fare l’Angelus in Biblioteca. Sono contento, grazie a Dio! E grazie a voi per la vostra presenza”: così ieri il Papa ha parlato dalla finestra al termine della preghiera di mezzogiorno. Nei commenti alcuni brani del suo ottimo commento al Vangelo del giorno (Luca 24, 35-48), nel quale Gesù risorto mangia una porzione di pesce davanti ai discepoli per assicurarli che non è un fantasma. L’esclamazione festosa di Francesco che ritrova il contatto con la piazza si sposa bene con il contenuto della breve catechesi, al centro della quale troviamo l’affermazione “non esiste un cristianesimo a distanza”.
Francesco: “Mi manca la piazza”
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Tre verbi dell’amore. Regina Coeli 1. Questa pagina evangelica è caratterizzata da tre verbi molto concreti, che riflettono in un certo senso la nostra vita personale e comunitaria: guardare, toccare e mangiare. Tre azioni che possono dare la gioia di un vero incontro con Gesù vivo.
Guardare. “Guardate le mie mani e i miei piedi” – dice Gesù. Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte, davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare. Io vedo o guardo Gesù?
Non esiste un cristianesimo a distanza. Regina Coeli 2. Il secondo verbo è toccare. Invitando i discepoli a toccarlo, per constatare che non è un fantasma – toccatemi! –, Gesù indica a loro e a noi che la relazione con Lui e con i nostri fratelli non può rimanere “a distanza”, non esiste un cristianesimo a distanza, non esiste un cristianesimo soltanto sul piano dello sguardo. L’amore chiede il guardare e chiede anche la vicinanza, chiede il contatto, la condivisione della vita. Il buon samaritano non si è limitato a guardare quell’uomo che ha trovato mezzo morto lungo la strada: si è fermato, si è chinato, gli ha medicato le ferite, lo ha toccato, lo ha caricato sulla sua cavalcatura e l’ha portato alla locanda. E così con Gesù stesso: amarlo significa entrare in una comunione di vita, una comunione con Lui.
E veniamo allora al terzo verbo, mangiare, che esprime bene la nostra umanità nella sua più naturale indigenza, cioè il nostro bisogno di nutrirci per vivere. Ma il mangiare, quando lo facciamo insieme, in famiglia o tra amici, diventa pure espressione di amore, espressione di comunione, di festa… Quante volte i Vangeli ci presentano Gesù che vive questa dimensione conviviale! Anche da Risorto, con i suoi discepoli. Al punto che il Convito eucaristico è diventato il segno emblematico della comunità cristiana. Mangiare insieme il corpo di Cristo: questo è il centro della vita cristiana.
Lo guardiano lo tocchiamo ci nutriamo di lui. Regina Coeli 3. Fratelli e sorelle, questa pagina evangelica ci dice che Gesù non è un “fantasma”, ma una Persona viva; che Gesù quando si avvicina a noi ci riempie di gioia, al punto di non credere, e ci lascia stupefatti, con quello stupore che soltanto la presenza di Dio dà, perché Gesù è una Persona viva. Essere cristiani non è prima di tutto una dottrina o un ideale morale, è la relazione viva con Lui, con il Signore Risorto: lo guardiamo, lo tocchiamo, ci nutriamo di Lui e, trasformati dal suo Amore, guardiamo, tocchiamo e nutriamo gli altri come fratelli e sorelle.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/04/18/0233/00510.html
Proprio per questi motivi la fede orienta a stare personalmente e comunitariamente con Gesù ed in lui e con lui partecipare con amore attento alla vita di ogni specifica persona e del mondo. https://gpcentofanti.altervista.org/la-fiat-la-superlega-ed-altri-passaggi/
Il pastore cerca il suo gregge!