“L’adozione è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità”: l’ha detto oggi Francesco nell’udienza generale, continuando il ciclo di catechesi su San Giuseppe e parlandone come di un padre adottivo. Nel segnalare le deviazioni di questa “epoca di orfanezza” il Papa ha criticato, come già altre volte, la preferenza che tanti danno al prendere in casa cani e gatti piuttosto che all’adottare bambini. Riporto il brano delle sue parole, spontanee e sapienti, e riporto anche la calda preghiera a San Giuseppe con la quale le ha concluse.
Francesco loda l’adozione e scherza sulla moda di prendere in casa due cani e due gatti
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Prendere cura della vita di un altro. Udienza 1. Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde). Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza. E oggi, anche, con l’orfanezza, c’è un certo egoismo.
Paternità è pienezza di vita. Udienza 2. L’altro giorno, parlavo sull’inverno demografico che c’è oggi: la gente non vuole avere figli, o soltanto uno e niente di più. E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti … Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità. E così la civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità. E soffre la Patria, che non ha figli e – come diceva uno un po’ umoristicamente – “e adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione, che non ci sono figli? Chi si farà carico di me?”: rideva, ma è la verità. Io chiedo a San Giuseppe la grazia di svegliare le coscienze e pensare a questo: ad avere figli. La paternità e la maternità sono la pienezza della vita di una persona. Pensate a questo. È vero, c’è la paternità spirituale per chi si consacra a Dio e la maternità spirituale; ma chi vive nel mondo e si sposa, deve pensare ad avere figli, a dare la vita, perché saranno loro che gli chiuderanno gli occhi, che penseranno al suo futuro. E anche, se non potete avere figli, pensate all’adozione.
Semplificare l’adozione. Udienza 3. È un rischio, sì: avere un figlio sempre è un rischio, sia naturale sia d’adozione. Ma più rischioso è non averne. Più rischioso è negare la paternità, negare la maternità, sia la reale sia la spirituale. Un uomo e una donna che volontariamente non sviluppano il senso della paternità e della maternità, mancano qualcosa di principale, di importante. Pensate a questo, per favore. Auspico che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare in questo senso dell’adozione, vigilando con serietà ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore. Tempo fa ho sentito la testimonianza di una persona, un dottore – importante il suo mestiere – non aveva figli e con la moglie hanno deciso di adottarne uno. E quando è arrivato il momento, ne hanno offerto loro uno e hanno detto: “Ma, non sappiamo come andrà la salute di questo. Forse può avere qualche malattia”. E lui disse – lo aveva visto – disse: “Se lei mi avesse domandato questo prima di entrare, forse avrei detto di no. Ma l’ho visto: me lo porto”. Questa è la voglia di essere padre, di essere madre anche nell’adozione. Non abbiate paura di questo.
Preghiera a San Giuseppe. Udienza 4. Prego perché nessuno si senta privo di un legame di amore paterno. E coloro che sono ammalati di orfanezza vadano avanti senza questo sentimento così brutto. Possa San Giuseppe esercitare la sua protezione e il suo aiuto sugli orfani; e interceda per le coppie che desiderano avere un figlio. Per questo preghiamo insieme:
San Giuseppe,
tu che hai amato Gesù con amore di padre,
sii vicino a tanti bambini che non hanno famiglia
e desiderano un papà e una mamma.
Sostieni i coniugi che non riescono ad avere figli,
aiutali a scoprire, attraverso questa sofferenza, un progetto più grande.
Fa’ che a nessuno manchi una casa, un legame,
una persona che si prenda cura di lui o di lei;
e guarisci l’egoismo di chi si chiude alla vita,
perché spalanchi il cuore all’amore.
Si mettiamo tutto nel cuore di Dio con l’intercessione di Maria Giuseppe tutto il cielo e chiunque voglia unirsi in preghiera
https://gpcentofanti.altervista.org/preghiera/
Bellissima e decisiva omelia del papa per l’Epifania. Sete di luce, oltre di Dio, ascoltare i magi! Ecco la vera via per aiutare davvero anche i poveri. Non sarà un mero omologante svuotante fare a smuovere la società. Favorire, nei tempi e nei modi adeguati, fin dalla scuola l’autentica maturazione di ciascuno nella luce che lo illumina, nella identità liberamente cercata e nel solo allora autentico scambio con gli altri. L’identità spinge a crescere, lo scambio a liberarsi dalle disumanita’. Si esce tendenzialmente dal razionalismo, dal tecnicismo a tutto campo, vera piaga di questi secoli. Si torna al cuore nella luce ora gradualmente scoperta serena, a misura.
https://gpcentofanti.altervista.org/lascolto-di-maria/
Illuminans Altissimus ,Inno Ambrosiano per la Santa Epifania .
https://youtu.be/msnn7pvwxDE
La melodia originale e’ attribuita a Sant’ Ambrogio.
Nella Liturgia Ambrosiana l’ Epifania e’ festa solennissima perche’ come nella Chiesa Ortodossa, oltre che dell’Adorazione dei Magi si dà memoria anche delle altre epifanie di Nostro Signore Gesu’ Cristo: il Battesimo bel fiume Giordano, le Nozze di Cana.
1. Illuminans Altissimus
micantium astrorum globos,
pax, vita, lumen, veritas,
Jesu, fave precantibus.
(O Altissimo, che illumini
i globi degli astri lucenti,
pace, vita, luce e verità,
o Gesù, sii favorevole a chi ti prega,)
2. Seu mystico baptismate
fluenta Jordanis retro
conversa quondam tertio,
præsente sacraris die;
(Sia con un mistico battesimo
la corrente del Giordano a ritroso,
cambiata un tempo per tre volte,
tu in questo giorno consacrasti);
3. Seu stella partum Virginis
cœlo micans signaveris;
et hac adoratum die
præsepe Magos duxeris;
(sia la stella il parto della Vergine
rifulgendo in cielo segnalasti
e in questo giorno ad adorare
la mangiatoia i Magi guidasti)
4. Vel hydriis plenis aquæ
vini saporem infuderis;
hausit minister conscius,
quod ipse non impleverat;
(o ancora, alle idrie piene d’acqua
infondesti il sapore del vino:
ne attinse il servo, ben conscio
di non averle riempite lui,)
5. Aquas colorari videns,
inebriare flumina;
mutata elementa stupent,
transire in usus alteros.
(vedendo le acque colorarsi
e le correnti inebriare;
gli elementi mutati stupiscono
di passare ad altri usi)
Ringrazio Maria Cristina Venturi per averci fatto conoscere questo inno ambrosiano rutilante di luci e di colori – specie l’incipit: micantium astrorum globos e ancora di più l’ultima strofe: Aquas colorari videns…
A proposito di questo intervento del Papa, che condivido pienamente, voglio raccontare la mia sperienza – anche se un po’ datata. Sposato da oltre dieci anni e risultato afflitto da una. “quasi sterilità “ pervicace e refrattaria alle cure disponibili all’epoca, d’accordo con mia moglie, superate le riserve in merito, ci siamo indirizzati verso la adozione. Dopo essere stati sottoposti a una ricognizione sull’appartamento dove vivevamo e a sedute psicologiche individuali e di coppia tese ad accertare le motivazioni della nostra richiesta di adozione – che ancora ricordo come molto spiacevoli – fummo dichiarati idonei ad adottare – ma solo per bambini già grandicelli ( mi pare ci fosse all’epoca una differenza di età di max trenta anni ) . Per neonati o infanti avremmo dovuto rivolgerci alla adozione internazionale. Abbiamo intrapreso quella strada tranne doverci fermare perché avremmo dovuto recarci per qualche tempo all’estero e le nostre condizioni economiche e lavorative non ce lo permettevano. Il tutto è durato circa due anni. La via della adozione è stata poi superata da un evento inaspettato: sono improvvisamente “ guarito “ dalla mia “quasi sterilità “ e ho generato quattro gravidanze per un totale di tre figli.
Oggi risiedo in Francia . Qui la situazione indicata dal Papa è evidente : il numero di famiglie ( o di single ) in età fertile che preferiscono cani e gatti – che costano si ma assai meno di un bambino – rispetto ai figli ( se si eccettuano gli islamici ) è nettamente preponderante.
Sull’ allarme sulla denatalita’ veramente verrebbe da dire : chiudere le stalle quando ormai i buoi sono scappati.
E’ dagli anni settanta in poi che sistematicamente e’ stata smantellata l’ idea reazionaria di farsi una famiglia , che e’ stata messa out ,fuori moda, la famiglia tradizionale quella “madre, padre e vari figli.” Nella Chiesa nessuno ha fatto o detto nulla. Anzi le voci critiche sono state proprio quelle dei cattolici progressisti pro-pianificazione delle nascite , quelli che hanno crocifisso Paolo VI alla sua enciclica contro la contraccezione. Ricordo che a Milano negli anni 80 quando si diceva di uno che aveva quattro – cinque figli , con un sorrisetto di compatimento si chiedeva ma a cose e’ ciellino ? il sorrisetto di compatimento veniva da cattolici adulti
non da atei. Siamo arrivati poi a un papa che papale papale ha detto ” non fate figli come conigli”. I cattolici ” conigli” con tanti figli hanno avuto la loro bella reprimenda. Gente medioevale, reazionaria bigotta ,da disprezzare.
E ora ,all’ improvviso, dopo anni di menefreghismo dello Stato e della Chiesa, di famiglie lasciate sole a cercare di fare quadrare il bilancio, di disinteresse generale per le madri di famiglie numerose,magari casalinghe, che venivano compatite come femmine di serie B rispetto alle ” donne in carriera” , ora CONTRORDINE COMPAGNI? Come in Cina .Ma le cose non cambiano dall’ oggi al domani. Non basta una predica del papa : fate figli. Non e’ che di colpo le cose cambiano . Sulle macerie della distruzione della famiglia ci vorranno decenni per riedificare qualcosa. Se potra’ essere riedificato . Facile distruggere ,piu’ difficile ricostruire.
Ma veramente pensiamo che qualcuno, cattolici in testa, faccia un figlio o meno a seconda di quello che dice il papa?
O della correzione della imposizione fiscale?
Bella roba.
Certo che i ragazzi non li fanno più, i figli.
Concordo con Lorenzo Cuffini che la decisione di avere deifigli non dipenda dalle dichiarazioni del papa o dalla imposizione fiscale ma sia un fatto “ culturale “ . Ma la “ cultura “ è fatta ANCHE dalle dichiarazioni del papa e dalla imposizione fiscale. Entrambe non sono risolutive ma certamente non inutili.
Rif. 6 gennaio, ore 13 – Liturgia (e denatalità)
Anche il rito romano vigente (di Paolo VI) ha vari passaggi che ricordano, il 6 gennaio, le tre Epifanie (Magi, Battesimo, Cana) della grande tradizione liturgica occidentale e orientale. Occorre pure aggiungere che il rito ambrosiano oggi celebra ogni anno, nelle due domeniche successive all’Epifania, il Battesimo e le nozze di Cana. Nel rito romano le nozze di Cana, la domenica dopo il battesimo di Gesù, sono ricordate solo nel ciclo C.
A proposito di denatalità, p. Gheddo diceva 30 anni fa e più che nel Kerale indiano, cattolico, il numero medio dei figli per famiglia di fede cristiana era di 4, contro il doppio e più delle altre famiglie. La modernità e libertà razionale introdotte dal cristianesimo nella storia hanno portato a questa evoluzione.
Tra “conigli e gattini” oggi si tratta di scegliere tra scostamenti di una o poche unità. La media di due figli in Italia, rispetto a 1,…di oggi, comporterebbe già un grande rivolgimento.
Da persona che non firma ricevo questo messaggio:
Riguardo alla questione del “fare figli” non si tratta di essere progressisti o tradizionalisti. C’è al fondo una complessità su cui è bene ragionare.
Nei tempi passati se ne facevano nidiate (di figli) proprio perché la Chiesa subordinava l’amore sessuale di coppia alla procreazione, altrimenti niente sesso o peccato. Molte donne devotissime ( e paurose) sottostavano, dunque, alle frequenti “voglie” dei mariti, anche senza aver piacere di farlo. Al momento della confessione si sentivano dire dal prete che le mogli (poverette!) avevano il DOVERE di accontentare TUTTE LE VOLTE i loro compagni. Del resto, non era stato sant’Agostino a parlare di sesso matrimoniale come “remedium concupiscentiae”?
E allora giù col fare figli e figli( “come conigli”) anche non cercati, non voluti, nonostante le miserie economiche che ne rendevano difficile il mantenimento. Tanto “a ogni bambino il suo cestino”. Chi non lo sa? Benedetta incoscienza!
La “humanae vitae” di Paolo VI fu un errore grave, disapprovato anche da molti ecclesiastici di spicco, e su cui lo stesso pontefice un po’ più in là fece qualche timido passo indietro.
Lasciando perdere il progressismo e il tradizionalismo, dagli anni settanta in poi c’è stato un certo ridimensionamento nel numero delle nascite. Credo che si preferisse dare ascolto alla voce della propria coscienza, il cui primato fu attestato dal Vaticano II. Perché ignorarlo?
Poi è vero che negli ultimi tempi non si è andati più in là di uno o due figli o tre al massimo. Un po’ per egoismo, certo, ma anche perché sono sorti vari problemi sociali allarmanti che prima non c’erano. Le droghe diffuse, per esempio. Chi ha il coraggio di mettere al mondo un figlio avendo paura che potrebbe un giorno esserne impigliato nella rete?
Oppure la consapevolezza di non avere un lavoro sicuro che potrebbe mettere a repentaglio il sostentamento solo decoroso dell’intera famiglia. Non sono argomenti da poco su cui possa essere lecito o doveroso soprassedere.
Abbiamo la ragione per usarla, non per metterla disinvoltamente sotto i tacchi.
Poi è anche vero che esistono persone, ma sono in minoranza, che amano circondarsi di molti figli. Buon per loro se gli sta bene. Facciamo loro tanti auguri.
Mettere sù famiglia è una faccenda seria, che a parer mio richiede un buon grado di responsabilità.
Per quanto riguarda le adozioni, vale il medesimo discorso in linea di massima. In più si deve dire che molto spesso riesce abbastanza difficile adottare.
Conosco da vicino una persona di agiate condizioni economiche, che anni fa, non potendo avere figli, decise di adottarne almeno uno. Trovò, qui in Italia, tante di quelle difficoltà che ogni volta che veniva chiamata ( col marito) per essere sottoposta ad esame per l’approvazione, si sentiva male, letteralmente. Eppure era giovane e poteva mantenere bene anche più di un figlio. Ma veniva sempre scartata e non capiva il perché, e soffriva.
Dopo varie peripezie finalmente riuscì ad adottare un bimbetto (Marco) e ne fu felice.
Lascio ad altri le considerazioni in proposito.
Il collegamento tra numero di figli e Fede che è alla base della Humanae Vitae di Paolo VI (che il lettore anonimo sbrigativamente definisce uno sbaglio ) è assai più stretto di quanto si pensi.
Con tutte le aleatorietà del mondo chi può ragionevolmente dire di essere certo di poter assicurare alla propria prole un avvenire tranquillo? Un lavoro garantito per sempre chi può dire di averlo? Una buona salute che permetta di lavorare chi può dire di averla garantita per tutta la vita? Chi può dirsi certo di non avre qualche incidente invalidante? Nanche un robusto conto in banca o una forte dotazione di beni materiali sono veramente sicuri. È la fiducia nella Provvidenza divina che permette di relativizzare tutte le incognite della vita. Un mio amico non credente diceva, anni fa, il migliore amico dei miei figli sono stato io che non li ho messi al mondo! Se poi si dovesse giudicare la quantità della prole in termini di costi/benefici ( anche solo affettivi ) non si andrebbe lontano.