“E quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. E la Chiesa non è una ong. E’ una storia d’amore … Ma ci sono quelli dello Ior … scusatemi, eh! .. tutto è necessario, gli uffici sono necessari … eh, va bè! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”. – Parole di Papa Francesco dette stamane durante l’omelia nella messa del mattino al Santa Marta, alla quale erano presenti anche dipendenti dello Ior. Attendevo queste parole: leggi qui: Serve una banca vaticana?
Francesco: “Lo Ior è necessario? Fino a un certo punto”
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Altre parole utili dette dal Papa stamane:
“E allora, si vede che la Chiesa incomincia là, nel cuore del Padre, che ha avuto questa idea … Non so se ha avuto un’idea, il Padre: il Padre ha avuto amore. E ha incominciato questa storia di amore, questa storia di amore tanto lunga nei tempi e che ancora non è finita. Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d’amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d’amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa (…) che non cresce con la forza umana; poi, alcuni cristiani hanno sbagliato per ragioni storiche, hanno sbagliato la strada, hanno fatto eserciti, hanno fatto guerre di religione: quella è un’altra storia, che non è questa storia d’amore. Anche noi impariamo con i nostri sbagli come va la storia d’amore. Ma come cresce? Ma Gesù l’ha detto semplicemente: come il seme della senape, cresce come il lievito nella farina, senza rumore”.
Illuminante l’esperienza con gli studenti, vero Luigi?
Ho insegnato cinque anni religione in un liceo. La fatica più grande era giustificare il rapporto della chiesa gerarchica con il denaro.
L’ostacolo maggiore all’evangelizzazione, per la mia esperienza.
Più grande (sembra assurdo) del problema della pedofilia, sentito in genere come una deviazione (terribile, scandalosa) di un gruppo di persone, non come male della chiesa tutta.
Io a volte pensavo che fosse perchè tutti i miei ragazzi avevano esperienza di rapporto con i preti, nelle parrocchie, e nessuno di loro poteva raccontare episodi di pedofilia, ma tutti potevano chiedere conto dell’uso del denaro, a Roma e non solo.
Io mi ero attrezzata, e rispondevo con statistiche e filmati sulle opere di bene e di sostegno ai poveri in tutto il mondo, chiedendo quale altra realtà esistesse capace di fare tanto per gli altri, senza pretendere in cambio il loro petrolio, o le loro materie prime…
Loro acconsentivano, ma obiettavano anche: “però si potrebbe fare ancora di più”.
Nell’omelia a San Paolo fuori le mura, papa Francesco citava san Francesco ricordando che egli raccomandava ai suoi frati:
“Evangelizzate sempre, se occorre anche con le parole”.
E’ incredibile pensare che questo “tipetto” potrebbe far fuori (o rivoluzionare) lo IOR, annunciando la cosa con un “eh va be’”.
La storia d’amore, amore indefettibile di Dio di cui parla papa Francesco, s’infrange, ahinoi,contro quella “ferita” -che possiamo anche chiamare “peccato”,male, maligno, diavolo in noi e/o fuori di noi- che ci trasforma in cristiani piepidi, calcolatori, pigri, accidiosi, orgogliosi, ripieni di falsa umiltà, amanti del quieto vivere dell’avarizia e dell’’attaccamento ai beni, al prestigio, al carrierismo, ma soprattutto ipocriti tanto da fare il buono e il cattivo tempo quando conviene -per non attirarsi nemici – e scendere a compromessi, a patti, con i nemici di Dio. La Scrittura è chiara in proposito, dice che: “militia est vita hominis super terram”, ovvero: la vita dell’uomo sulla terra è un combattimento. Purtroppo dentro la Chiesa e dunque all’interno, nel cuore stesso del cristianesimo, si è viaggiato sul doppio binario: quello degli uomini che va a senso unico e quello di Dio a doppio senso con delle implicazioni non accolte, eluse, proprio perchè fuori dalla logica umana.
E’ sbagliato, a mio sommesso avviso, far indossare al cristianesimo un abito che non le appartiene, impregnato di arrendevolezza, pacifismo imbelle naturale e soprannaturale che è nemico unicamente dello spirito combattivo contro quel mondo che è in mano al prinicpe di questo mondo: il demonio, tanto da vivere come se questo spirito non esistesse. Si avverte un indebolimento del cristianesimo, una sorta di accidia che è un cancro per la vita animica nostra e della Chiesa.Emblematico a questo proposito un affresco nel monastero di Subiaco, che rappresenta S. Benedetto curare i monaci che si sottraggono al loro dovere con la cinghia, a scudisciate sulle “ciappe” . Papa Francesco credo, abbia voluto ammonirci dal non deviare quel binario che ci conduce al Dio amore, e non lasciarci al contempo scoraggiare dagli insuccessi: Gesù ne ebbe, eppure proprio con quella croce -in latino “cruciari” essere tormentati- ci ha redenti. La Chiesa e dunque noi tutti che la formiamo saremo sempre tormentati dai dubbi e dall’incapacità di accogliere veramente quel Dio d’amore.
Un cristiano pusillanime non lo si capisce. Al centro dell’omelia del Papa di questa mattina – 25 aprile – era il brano del Vangelo di San Marco in cui si racconta l’Ascensione di Gesù. Il Signore, prima di salire al Cielo, invia gli apostoli ad annunciare il Vangelo: “fino alla fine del mondo” – dice – non soltanto a Gerusalemme o in Galilea: “No: in tutto il mondo. L’orizzonte … l’orizzonte grande … E come si può vedere, questa è la missionarietà della Chiesa. La Chiesa va avanti con questa predicazione a tutti, a tutto il mondo. Ma non va avanti da sola: va con Gesù. ‘Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro’. Il Signore lavora con tutti coloro che predicano il Vangelo. Questa è la magnanimità che i cristiani devono avere. Un cristiano pusillanime non lo si capisce: è proprio della vocazione cristiana, questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre avanti”.
“che rappresenta S. Benedetto curare i monaci che si sottraggono al loro dovere con la cinghia, a
scudisciate sulle “ciappe”
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Che gusto c’è a falsificare,
che gusto c’è a dare interpretazioni menzognere ?
Ti prego di ritornare al Sacro Speco, rivederti l’affresco,
magari chiedi a p.Carlo, o a p.Antonio,
chiedi di loro al negozietto,
e fatti spiegare la rappresentazione.
Ti prego di non inventare.
Per una volta che volevo andarci “leggera” mi becco l’epiteto di “falsificatrice”. Insomma, come ti muovi ti muovi male su questo blog! E allora se vuoi proprio che te la dica tutta Matteo te la dico. Quelle vergate che il Santo eremita assesta al monaco, sono indirizzate a me, a te a ciascun cristiano, consacrati compresi, quando si fermano nel cammino, trovano faticosa la sequela, stressante il pregare, il digiunare, l’obbedire . Una via, quella della sequela Christi e dell’apostolato costellata di spine, di sacrifici. Mangiare spine è la via della missione sia che la si pratichi in un eremo o meno: questo è!
Anche noi, sai, proprio come il monaco scudisciato, ci arrendiamo pigri, dissipiamo il “sale” diventiamo insipidi. Anzi di più, ci affezioniamo addirittura ai nostri peccati, alla nostra accidia:flaccidi, insulsi dal punto di vista animico e spirituale. Ecco il senso dell’affresco famoso: un’ azione, quella del santo, che obbliga il monaco agli uffici di comunità, ai quali si sottrae sovente..
Bravo papa:
“Un cristiano pusillanime non lo si capisce: è proprio della vocazione cristiana, questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre avanti”. Purtroppo le abitudini che scandiscono il nostro quotidiano, il ripetersi delle stese azioni, rischia di farci addormentare o peggio, soccombere e cadere vittime di mali oscuri e d’abbattimento. Un rischio cui tutti siamo esposti, nessuno escluso!
A questo punto urge una dotta disquisizione su se sia meglio bastonare gli erranti con la ferula di Paolo VI o con il pastorale di Pio IX.
Il pastorale di Pio IX mi sembra più pesante e quindi più adatto all’uso.
: ))
bravo Marcello, e brava Sara1 , straordinaria intuizione!
Mi spiace Clodine,
ritorna al Sacro Speco,
e guarda meglio !
S. Benedetto,
non sta curando proprio nulla.
Cara Sara,
il pastorale usato da B16 negli ultimi tempi e ripreso da Francesco,
è
copia di quella di Pio ix,
manufatto molto leggero,
donato a B16,
per non spossarsi.
Ergo vedete che volete farne,
se vi aggrada particolarmente…..
Credo dovresti guardare meglio tu, Matteo. Poi, sono punti di vista.
Non mi sembra di aver detto che San Benedetto sverza per curare, certo è che lo fa, e lo fa per “sorcizzare”, far venir fuori quel male al quale faccio riferimento. Quel malessere interiore -opera del maligno che nulla può contro la volontà ma molto sulle suggestini- che trova il suo ventre molle nell’accidia, nella pigrizia spirituale radice di ogni vizio, insipienza e ogni sorta di “malia” spirituale che rende flaccidi, privi di fortezza e dunque inclini ai vizi, i peggiori….non c’è bisogno di entrare nello specifico.
Poi , se ci sono altre spiegazioni, felice di ascoltare…ci mancherebbe. Sono tutt’orecchi e occhi, accetto di buon grado anche altre intuizioni compresa la tua , Matteo .
esorcizzare.
Era una battuta Matteo!!
cara Clodine,
sarebbe più semplice se rimanessi fedele al racconto di Gregorio Magno
Peccato: sorcizzare ci stava così bene
AH AH AH….AH ….è vero.
Il commento di Gregorio su quell’affresco -non l’ho letto – ma, ammesso ci sia, non credo disti molto dal senso che ha, ed è quello che ho scritto…
Scienza infusa, immagino 🙂 my god
Cara Clodine,
saprai certamente,
che senza il II Libro dei dialoghi di Gregorio Magno (+604),
non esisterebbe l’affresco al Sacro Speco (sec. XV),
come
non esisterebbe nemmeno il santo Benedetto.
Vista la unicità della testimonianza di papa Gregorio I,
la figura di s. Benedetto potrebbe anche non essere storica.
Invero,
vi sono piu’ testimonianze sulla storicità di Gesù,
di quanto non ne abbia la figura di Benedetto,
il cui unico appoggio è solo Gregorio.
e per questo….
Brano tratto dal libro II dei “Dialoghi ” di San Gregorio .
“Vita di San Benedetto”
Correzione del monaco dissipato.
“In uno di quei monasteri che aveva costruito nei dintorni c’era un monaco che non era mai capace di stare alla preghiera: tutte le volte che i fratelli si radunavano per fare orazione quello prendeva la via dell’uscita e con la mente svagata si occupava in faccenduole materiali di nessuna importanza. Il suo abate l’aveva già richiamato diverse volte: alla fine lo condusse dall’uomo di Dio, il quale pure lo rimproverò assai aspramente di tanta leggerezza. Ritornò al monastero, ma l’ammonizione fece presa su di lui a mala pena per un paio di giorni; il terzo giorno, ritornato alle vecchie abitudini, ripigliò nuovamente a gironzolare durante il tempo della preghiera. L’abate riferì nuovamente la cosa al servo di Dio. Questi rispose: “Adesso vengo, e ci penserò io stesso a mettergli giudizio”.
Vedi Matteo, io non lo avevo letto questo brano, o quanto meno non lo ricordavo in dettaglio,ma conosco gli affreschi e il loro significato.
Ora, se vuoi, rileggiti quello che ho scritto e dimmi se ci trovi discrepanze, o errori. Non ci sono! Allora…perchè hai sempre questo spirito di contestazione…anche quando non serve…così, gratuitamente….mah!
Brava Clodine.
Con Google si trova tutto…
Ma… non si trova l’esperienza personale…
Perché vendere lana per seta ?
Il testo di papa Gregorio
non rivela nessuna “cura” da parte di Benedetto con un farmaco di cinghiate sul culo,
come vuoi far intendere, e come io ti ho continuamente avvisato che stavi errando.
Gregorio, vuole mettere in luce, la difficoltà del pregare, esplicitamente,
e in quella difficoltà,
la presenza di un demonio,
che non si vede.
E’ questo che rappresenta l’affresco specuense.
Assolutamente nulla a che vedere con quello che scrivi, in 25 aprile 2013 @ 10:05.
Se tu Clodine, credi di avere ragione,
allora scusa,
mi sono sbagliato,
sono il solito imbecille contestatore,
che periodicamente va allo Speco
e a passeggiare nei dintorni
per il solo gusto di masturbarsi,
perché nel silenzio,
riesce tanto bene…..
Hai proprio ragione,
hai sempre ragione.
Grazie
Certo che ho trovato su google il brano, certo, NOn feci mistero del fatto che NON avevo letto il passo che pretendevi io dovessi per forza sapere altrimenti stavo “inventado”. Come vedi non ho inventato un bel niente, e, mio caro….non serve andare sul sito per fare quello che dici di fare tu per conoscere le bellezze del nostro patrimonio artistico ben descritto sui testi di storia dell’arte e a lungo studiato. La sottoscritta non improvvisa né inventa, sta’tranquillo. Sapevo perfettamente che nell’affresco c’era la presenza di un demonio ma non volevo, né desideravo aggiungere più di quanto già detto, volutamente, per non dover sempre appesantire ed allungare ogni intervento, sempre e ad ogni costo. Era una aggiunta semplicemente fuori tema, non opportuna in quel contesto.Tutto qui. Non era necessario che ironizzassi andando sempre a puntualizzare…
Matteo 25 aprile 2013 @ 23:33
“Scienza infusa, immagino my god”
nessuna “scienza infusa”….quella appartenne ad Adamo ..purtroppo da lui in poi i cretini sono la maggioranza!
Affermi che s. Benedetto curasse con le cinghiate sul culo ???
e dici che io vado a puntualizzare ?????
Generalmente quando sbaglio lo riconosco.
Già, ma io sono un emerito cretino,
di quelli della maggioranza.
…la minoranza, sta a qui a dissertar di fantasiose teologie
eh certo…la verga non è la cinghia…eh…che errore insopportabile, madornale!
Ma smettila…falla finita Matte’…
….è proprio vero che quando si sa più cosa dire ci si attacca anche al fumo della pipa!
Proposta di mediazione tra Matteo e Clodine e lancio di un diversivo.
Vai al commento seguente, che riporta il brano dei “Dialoghi” di Gregorio Magno nel quale si dice combinatamente del tentatore e delle percosse.
Giunse Benedetto in quel monastero. Nell’ora stabilita, proprio mentre i monaci, finita la recita dei salmi, si applicavano alla meditazione, egli osservò che una specie di fanciulletto, piccolo e nero, traeva fuori quel monaco che non era capace di stare in preghiera, tirandolo per il lembo del vestito. Domandò allora sottovoce all’abate del monastero che si chiamava Pompeiano e al servo di Dio Mauro: “Vi siete mica accorti chi è che tira fuori questo monaco?”. Risposero: “No, Padre”. Egli soggiunse: “Preghiamo, perché anche voi possiate vedere a chi egli vada dietro”. Dopo due giorni di preghiera il monaco Mauro lo vide, Pompeiano invece non vide niente. Il giorno dopo, uscito dall’oratorio al termine della preghiera, il servo di Dio incontrò il monaco che stava fuori; allora lo frustò aspramente con una verga: era l’unico rimedio per la leggerezza di quella mente! Da quel giorno in poi non fu mai più influenzato dalla suggestione del piccolo negro, ma perseverò fermo e raccolto nell’orazione. E l’antico nemico non osò più influenzare sul suo pensiero, come se quelle frustate le avesse subite personalmente lui. Vai al commento seguente.
Dunque nella parabola narrata da Papa Gregorio ci sono sia le vergate sia il tentatore. Opino che quelle vergate siano insieme esorcismo (come vuole Matteo) e salutare correzione (come vuole Clodine). Vai al commento seguente.
E ora il diversivo, sperando che funzioni: voi che la sapete lunga, mi sapreste dire come è detto in latino, da Gregorio, il “fanciulletto piccolo e nero”, nonché il “piccolo negro” delle righe seguenti? E’ una domanda per sapere, non per polemizzare. Ho in casa i “Dialoghi” ma solo in traduzione. Chi li ha nell’originale latino potrebbe soddisfare la mia curiosità? Nel Medio Evo immaginavano il diavolo come un “negro”… ma oggi – si sa – nessuno più la pensa così…
Caro Luigi,
non ho versione latina.
Non ho nemmeno sadomaso nostalgie
da ricorrere a s. Benedetto,
per giustificare la sacralità delle cinghiate sul culo.
Appropriare al padre Benedetto
la teoria della cura con le cinghiate,
mi pare fuori da ogni grazia.
Fortunatamente,
oggi chi ha di queste voglie se la vedrebbe con le Forze dell’ordine.
Capisco che scusarsi, per il qui pro quo è troppo per la personale dignità.
Io quando sbaglio chiedo scusa,
in fondo,
non ho dignità.
Per fortuna !
Comunque,
Clodine
riuscirà a trovare la versione latina con google.
Scusami Luigi.
Questo è uno dei miei rari casi incontrovertibili,
non basabili su soggettive teologie.
Sono familiare ai monasteri sublacensi dall’età di 4 anni a tutt’oggi,
ogni monaco soprattutto quelli in riposo al sepolcreto,
sono parte della mia storia.
Che pizza, Matteo!
Ci sarebbe molto di più oggi a cui dedicare tempo che non a simili banalità.
La regola di Benedetto mi pare fosse “ora et labora”.
Invece tu passi il tempo a chiacchierare sul nulla.
La cosa che inquieta, a questo punto, è vedere, cara elsa, come continua a sfrugugliare, e sul niente totale… un criceto dentro la ruota! Quasi provo un senso di tenerezza sai?
Il testo latino non lo possiedo né esiste su google, men che meno m’interessa andarlo a cercare, tranquillo!…
Smatteo scrive,
26 aprile 2013 @ 16:31
ono familiare ai monasteri sublacensi dall’età di 4 anni a tutt’oggi,
ogni monaco soprattutto quelli in riposo al sepolcreto,
sono parte della mia storia.”
Appunto per questo, non capisco cosa minchia vuoi. Per un accenno a quell’affresco ne è uscita la divina commedia Matteo, ma sei esaurito davvero!? Ma Che cosa vai cercando, che cosa vai contestando, che vuoi da me..!?? Ma chi ti cerca…!!
Perchè ho scritto verga anzichè cinghia? E questo? E’ questo il problema? dove sarebbero questi errori d’interpretazione fammi sentire….dove li rilevi …l’analisi di quell’affresco è perfettamente in linea con il significato che ho descritto, non ho nessun bisogno di chiere a tizio o a caio a Don Nicola o Don Antonio è chiaro? volevi un chiarimento e te l’ho dato….quali scuse vai cercando…szt: ma fatti un giro va’…prendi una boccata d’aria…ridicolo!
ma la scema sono io che ti rispondo…
E comunque non più possibile entrare in questo blog. Mi dispiace per te Luigi ma….è impossibile…
No, Clodine, non è vero.
E’ Matteo che si è comportato da vero Stalker!
Vergogna!
Carissima Elsa,
sei in grado di dirmi quante volte hoi commentato in questi 7 giorni ?
Sei capace veramente di contare ?
Immagino che posso ritornare fra un mese e tu con il tuo bravo odio per quelli che non ti piacciono,
staresti sempre ancora a scrivere,
che io vengo a passare il tempo a chiacchierare sul nulla.
Ed ecco la amata Clodine,
che scrive della sua teologia di sempre, ogni giorno,
uno non le dice nulla,
ma
per una volta che le si dice che ha torto,
a indicare s.Benedetto, come un educatore sadomaso,
che non ha capito un tubo dell’affresco,
va su tutte le furie…..
Non mi frega nulla della tua amata cinghia,
ma non far sospettare di Benedetto quello che non ha mai pensato.
Daiiii non ti preoccupare,
nelle omelitiche e nella apologetica motu tua sei bravissima.
Per non amarla più vuò andar lontano
ma lontano non posso rimanere
e vuò il suo bacio che mi rende insano
la sua perfidia che mi fa piacere
e quando mi divincolo ribelle a questo amore
qualcosa mi si annoda in fondo al cuore
Di Benedetto non so, però ricordo di aver letto una biografia di Pietro il Venerabile di Jean Leclercq in cui accenna all’uso di punizioni corporali tra i monaci.
http://books.google.it/books?id=dqpEdlP9ZFIC&pg=PA54&dq=pietro+il+venerabile+frustate&hl=it&sa=X&ei=Jb96UeSpKuGq4AS2nICIBA&ved=0CDQQ6AEwAA#v=onepage&q=pietro%20il%20venerabile%20frustate&f=false
Resta che fortunatamente questi metodi sono stati abbandonati e ad essere sinceri non mi pare che Gesù li caldeggiasse per la salute delle anime.
🙂
sulle furie ci sei e continui ad esserci proprio tu, superlativo Matteo, io non di certo, ma neppure sono scalfita dai tuoi insulti, veramente esagerati, reiterati dei quali comincio ad everne piene le tasche. Se hai dei problemini, risolvili altrove caro perché, veramente…oh!! Ma, dico, ma … ma ti stai rendendo conto che hai montato “un caso”, il caso “Sacro Speco di Subiaco”, lontano mille miglia dal contesto in cui ho maledettamente osato un mezzo riferimento, non avessi mai accennato a quell’affresco citato così,di sguincio, un piccolo diversivo sul tema della preghiera e tu c’ hai montato su l’Apocalisse. Non ho parole …qui…siamo veramente al “delirium tremens”!!!!
Luigi mio, per carità! Da ora in avanti prima di mettere il piedino dentro al blog tuo ci penserò molto, molto bene, è pericoloso!! Ci sono i pazzi…abbi pazienza eh..
lascia perdere Sara1, non ti conviene “rischiare”…altrimenti ti accusa di volermi “difendere”…e chissà di cos’altro!!!
Tra l’altro, se Pietro il Venerabile puniva corporalmente, San Benedetto stabilisce addirittura una scala graduale di pene che inizia con l’ammonizione e termina con la flagellazione…E se il signorino Matteo si vuole informare, troverà quanto detto ai Capitoli XXIII – XXX della regola Benedettina…
E’ anche vero Clodine che proprio papa Francesco in uno dei libri intervista sottolinea come la sensibilità moderna fortunatamente ci faccia scandalizzare di alcuni fatti del passato.
Credo che le frustate siano tra questi sinceramente.
Sdrammatizziamo…
lasciamo perdere la fustigazione. C’è un metodo alternativo molto efficace:
procurarsi della carbonella ridotta in polvere fine, e cospargersi il viso, l’operazione va fatta nelle vicinanze di uno specchio ma senza riflettersi (e magari arruffiamoci quanto più è possibile i capelli. Terminata l’operazione, specchiarsi di botto.
L’ho fatto tanti, ma tanti anni fa, ero un ragazzino.
L’effetto è impressionante… peggio delle frustate!
….peggio delle frustate… o di una spinta all’improvviso ; )))
Per Luigi sul “fanciulletto piccolo e nero”, le frasi in latino “incriminate” :
“Cumque vir Dei venisset ad idem monasterium, et constituta hora, expleta psalmodia sese fratres in orationem dedissent, aspexit quod eumdem monachum qui in oratione manere non poterat, quidam NIGER PUERULUS per vestimenti fimbriam foras traheret.”
“Die igitur alia, expleta oratione vir Dei oratorium egressus, stantem foris monachum reperit, quem pro caecitate cordis sui virga percussit: qui ex illo die nil persuasionis ulterius a NIGRO JAM PUERULO PERTULIT, sed ad orationis studium immobilis permansit: sicque antiquus hostis dominari non ausus est in ejus cogitatione, ac si ipse percussus fuisset ex verbere.”
Non le ho prese da google, ma dai benedettini di Subiaco direttamente, scrivendo loro, scambiando mail, domandando anche di quell’affresco e la risposta, devo dire, che mi ha riempita di “vibrante soddisfazione” tie’.
Un “niger” dunque un “negher”… lo supponevo…
I Padri del Deserto solitamente usavano per il demonio la figura di “uomo nero”, un “etiope”.
Beh, Ubi,Luigi, voi ci scherzate [si fa per dire], ma voglio raccontarvi un aneddoto: sapete che io avevo una nonna veggente? nel senso che vedeva cose a noi occulte, le vedeva raramente ma quando succedeva si avverravano puntalmente tutte le premonizioni e tutte le visioni che il Signore le dava di avere. Aveva il carisma, il dono. Già guardandola lo si poteva intuire dal colore degli occhi e dallo sguardo enigmatico. Ebbene, una notte, mentre mio nonno dormiva (quel nonno del quale spesso mi capitò citare in questo blog, il quale si professava Ateo, ma di quell’ateismo combattente teso più a sfidare quel Dio a lui nascosto che non annullarlo. Talmente certo dei suoi dubbi da dubitare delle sue stesse convinzioni) disse di vedere un personaggio sospeso sopra la testa del marito. Era piccolo, nero, con una codina biforcuta. Rimase immobile , quel piccolo nero appunto, sopra il dormiente per quanche minuto prima di scomparire. Era convinta si trattasse del diavolo, e per tutta la vita ci mise in guardia da quella sinistra entità invitandoci a pregare…
Tipo mia zia con i suoi esorcismi la chiaroveggenza non è appannaggio di pochi quando ci si convince.
mia nonna paterna non faceva esorcismi,e non era neppure molto praticante, ma pregava tantissimo. Aveva il dono della veggenza, semplicemente…. Pensa che qualche tempo prima della disgrazia di mio fratello, ebbe una visione: vide la mia nonna materna, morta a settembre, stringeva tra le braccia mio fratello, vestito con il grembiule di scuola e il nastro discinto. Mio fratello morì a Novembre dello stesso anno e lo stesso giorno della morte di nostra nonna materna…
Mia sorella ha reditato lo stesso dono. Ma è un dono, semplicemente: nessuna paura dei doni…
Io non “scherzo” su queste cose Clodine.
Il “nemico” è una cosa seria. C’è anche se per la maggior parte non si vede, ma c’è purtroppo.
(Il grosso di quando si vede è “sotto mentite spoglie”, a volte avvenenti, a volte dimesse; ecc.)
Questa faccenda di guardare male ai neri dev’essere tipica dei cristiani, o comunque del Medioevo, perché l’antichità li ammirava. Erodoto nel libro terzo delle Storie al paragrafo 20: “Questi etiopi ai quali Cambise mandava l’ambasceria si dice che siano i più grandi e i più belli tra tutti gli uomini”.
..e aveva il grembiule di scuola e il nastro discinto…perché morì improvvisamente, di shok anafilattico a seguito di un vaccino…un comune vaccino antitenatico praticato nelle scuole, come si usava un tempo…..
Tu le chiami “suggestioni” io li chiamo doni. Ben disse a proposito San padre Pio:” suggestionati di essre un bue e vedi se ti spuntano le corna!”
Antonella Lignani dicci qualcosa sui negher visti dall’antica Roma.
si si..Antonella dicci !
Luigi, meglio specificare “dei primi albori del Medioevo”, poichè non tutti hanno la concezione corretta di quando inizi e quando termini il Medioevo stesso (e infatti lo fanno coincidere spesso con il periodo prossimo proprio al suo termine…).
Beh , Luigi…ma abbiamo un resoconto straordinario della regina di Saba, etipe e nerissima come l’ebano, di una bellezza sconvolgente tanto da far sgragionare Salomone…e gli diede anche un figlio Menelik il “figlio dell’uomo saggio”, c’è una formella stupenda sul portale del battistero di Firenze che racconta questo “coup de foudre” tra i due…
Sarà Clodine ma io sono sempre stata scettica su queste cose, sarà che le ho vissute in prima persona sono stata vaccinata nei secoli dei secoli.
E non mi sento a mio agio nemmeno con questo sentire “popolare” della spiritualità del nuovo Papa, non mi piace che si metta sempre da parte l’aspetto razionale e intellettivo nella fede.
Da Erodoto e dalla Regina di Saba a Larillo de Tormes [XVI secolo]: “Mia madre, ormai vedova, finì per conoscere un moro, uno di quelli che badavano alle bestie. Lui a volte veniva a casa nostra e se ne andava il mattino dopo. All’inizio, quando cominciarono questi traffici, mi sentivo molto infelice e avevo paura di lui, vedendo il colore della sua pelle e il brutto aspetto che aveva. Ma quando mi accorsi che con la sua presenza miglioravano i pasti mi andai affezionando a lui, perché portava sempre pane e pezzi di carne, e in inverno legna con cui ci scaldavamo. Di modo che, continuando ospitalità e visite, mia madre finì per darmi un negretto molto carino, che facevo saltare sulle ginocchia e di cui mi prendevo cura. E mi ricordo di una volta che il mio nero patrigno stava giocherellando con il ragazzino: siccome il piccolo vedeva mia madre e me bianchi e lui no, fuggì via da lui impaurito, verso mia madre, e, puntandogli il dito contro, diceva: “Madre, babau!”. Lui, ridendo, rispose: “Figlio di puttana!”. Io, benchè fossi ancora un bambino, notai quella parola del mio fratellino e dissi tra me e me: “Quanti ce ne devono essere al mondo che fuggono dagli altri perché non vedono se stessi!”.
C’è anche la sposa del Cantico dei Cantici: “Sono nera ma bella”. E tutta la musica che ha diretto: “Nigra sum sede formosa”.
Il sentire “popolare”anche serve ad alimentare la fede, che va sempre incoraggiata a prescindere. Poi, è ovvio che interviene la Grazia a seconda di come ci si dispone a riceverLa…in base alle caratteristiche spirituali in primis,e -solo secondariamente bada bene- intellettive di ciascuno. Certamente è, che non basta la fede se la ragione , poi, non interviene a rendere profonda e radicata la certezza che Dio esiste, che c’é ed è perfino dimostrabile. Ovvio che se si vuole dissipare quel velo che rende difficile la fede dei dubbiosi occorre ll’intelligenza capace di mostrare l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la correttezza dei ragionamenti anche teologici e il loro vero significato conoscitivo che si basa sul valore del linguaggio -come direbbe san Tommaso- che è analogico….non è un percorso facile…non lo è…
Ma per fortuna a Dio piacque rivelare tutte “queste cose ai piccoli e nasconderle ai sapienti e ai dotti”….
“Nera ma bella” sembra dire bella nonostante sia nera.
Clodine non mi pare che secondo la Chiesa si possano prevedere le morti onestamente, vorrebbe dire che il futuro è già deterministicamente scritto senza che si possa far nulla per cambiarlo.
Nel caso ad esempio di una morte violenta io prevedo che Tizio sarà ucciso da Caio, ma così nego la responsabilità di Caio che fino all’ultimo potrebbe dire di no di alla possibilità di compiere il male.
Obiezione che mi viene in mente di primo acchito.
“Nigra sum sede formosa”…avevo in mente questo brano del Cantico Luigi, mi hai preceduto: BELLO !!! bellissimooo….”Nera sono” – e aggiunge quasi con un senso di infiorità- “MA bella”…quella particella avversativa dice tutto, ma proprio tutto!
hai ragione sara1, però esiste anche la premonizione….è un fatto inspiegabile …incomprensibile…ma è così. Non so dirti altro!
Approposito dello sproposito… di IOR.
Apprendo che padre Lombardi si è affrettato a smentire la notizia secondo cui papa Francesco avrebbe chiesto l’elenco nominativo dei correntisti dello IOR.
Della serie: “dormite tranquilli” (biunivoco)…
@Sara
a proposito di fede ‘popolare’ vs aspetto razionale, io la vedo così: data la prossimità della sua esperienza pastorale (diversa da quella prevalentemente curiale di Benedetto) il papa ha ben presente la reale situazione del popolo di Dio verso la fede. In altre parole, gli è ben chiaro che la maggioranza delle persone ha bisogno proprio di primo annuncio, delle poche, essenziali linee fondamentali, degli elementi per innamorarsi di Cristo.
La ricomposizione razionale viene dopo, è come in una relazione di coppia, prima di solito ti innamori (ciecamente, dicono), poi la relazione ti porta a conoscere, riflettere, costruire, giustificare…
Lo stesso avveniva nei primissimi secoli: “Vi ho trasmesso INNANZITUTTO quello che anch’io ho ricevuto, che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3).
Non credo che la sua sia una rinuncia all’aspetto razionale, credo che ne sia la (divenuta di nuovo) indispensabile premessa.
Poi l’enfatizzazione mediatica è enorme.
Ma io credo che possiamo aspettare confidenti sviluppi di vario tenore.
Con questo non intendo affatto sminuire la grandezza di Benedetto, lo sottolineo per evitare equivoci.
Solo che ho avuto spesso l’impressione, incontrando tanta gente, che ci fosse bisogno di un aiuto di carattere comunicativo per mediare i messaggi di Benedetto, cosa di cui certo lui non ha goduto, anzi è stato piuttosto ostacolato, travisato, frainteso.
Francesco è diretto e immediato. Non c’è nessuno che possa fare da velo, impedire alle parole che dice di essere comprese.
Oggi è un grande vantaggio.
e’ vero Nico e infatti sento vicino a me grande entusiasmo, diciamo che sono cresciuta in un ambiente di pietà popolare e so che può anche essere “soffocante” per certe cose, inoltre il sentimento può essere molto netto, bianco e nero, si e no, dentro o fuori.
Per questo amo la mediazione della ragione.
Lo Spirito Santo manda sempre il freddo secondo i panni!
Brava nico, e brava anche sara1
Un abbraccio.
Buon week end a tutti
Un saluto e un abbraccio alla mia cara elsa.
Un saluto anche a te, Clo.
Buona domenica.
Sui “negher” vedi qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=2033
vedo vedo…vedo anche la stramaledettissima “deformazione” professionale [che spero togliermi ma, la vedo dura], quella di trovare buona ogni occasione per attaccare il solito “pippone” sull’arte … rimprovero che mi viene dai ragazzi che seguo, ai quali faccio sempre na’ capa tanta! Ed hanno ragione, poveri…!!