“I 12 a cui il Papa ha lavato i piedi sono persone con disabilità, età e provenienza differenti. Con i suoi 16 anni il più giovane di loro è Osvaldinho, originario di Capo Verde, costretto su una sedie a rotelle dopo un tuffo in mare, la scorsa estate. I più anziani Pietro e Angelica, 86 anni. Poi c’è Walter affetto da sindrome di down. E ancora Giordana, originaria dell’Etiopia, affetta da tetra paresi spastica, Stefano e Daria con problemi di spasticità e paresi, e Orietta colpita da encefalite in tenera età così come Samuele segnato dalla poliomelite a tre anni e che al centro “Santa Maria della Pace” ha trovato non solo cure, ma anche formazione professionale, un lavoro e persino una sposa. E Marco, 19 anni, a cui nell’ottobre scorso è stata diagnostica una neoplasia cerebrale. Gianluca operato più volte per meningiomi. E Hamed, 75 anni, musulmano, originario della Libia, che in seguito ad un incidente stradale ha riportato seri danni neurologici”: così la Radio Vaticana ha presentato i dodici del Papa.
Francesco lava i piedi ad Hamed e altri 11
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Segue dal post. Nella mia parrocchia romana il parroco don Francesco ha lavato i piedi a nove donne (tra le quali due suore) e tre uomini. “Ringraziamo – ha detto – le dodici persone che hanno avuto l’umiltà di accettare questo gesto evangelico. Invochiamo l’aiuto del Signore su quanti hanno il dono di lavare i piedi al prossimo e su quanti hanno quello di accettare che vengano lavati loro i piedi”.
I tempi sono così cambiati che ora uno si sente umile se accetta di farsi lavare i piedi, mentre ai tempi di Gesù era il contrario….
Mi ha colpito il commento di Papa Francesco: lavare i piedi, dice, era un gesto da schiavi, e ciò rende ancora più forte e sconcertante il gesto di Gesù e la sorpresa di Pietro e dei discepoli. In questo senso, credo, il papa cerca di restituire ai nostri occhi quel capovolgimento scegliendo ogni anno persone ferite o emarginate in qualche modo dalla vita corrente. Mi piace anche che lo faccia recandosi personalmente nel luogo dove vivono queste persone, ricreando una dimensione più autentica, familiare e personale del gesto, evitando una celebrazione “pomposa” in Vaticano che lo ridurrebbe a uno spettacolo. Grazie ai media noi lo veniamo a sapere ugualmente, ma la mediazione in questo caso preserva il valore invece di banalizzarlo.
Don Francesco ha detto una cosa molto vera.
Non è da tutti ” accettare ” ( non subire) di farsi lavare i piedi.
Ci sono ” servizi ” che è enormemente piu’ semplice fare che ricevere. Che accettare di ricevere. Se ti capita di incrociare quella accettazione in una persona,
è davvero un incrocio che ti impressiona.
Bello, Giuseppe S., molto bello.