“Davanti ai mali o ai problemi della Chiesa è inutile cercare soluzioni in conservatorismi e fondamentalismi, nella restaurazione di condotte e forme superate che neppure culturalmente hanno capacità di essere significative. La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo”: così il Papa stamane in Santa Maria del Fiore. Nei commenti altre parole da conservare.
La nostra dottrina ha carne tenera e si chiama Gesù
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Ossessione del potere. L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria “dignità”, la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio, e questa non coincide con la nostra […]. Non dobbiamo essere ossessionati dal “potere”, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso […]. Che Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro. La povertà evangelica è creativa, accoglie, sostiene ed è ricca di speranza.
Mai in difensiva. La riforma della Chiesa poi – e la Chiesa è semper reformanda – non si esaurisce nell’ennesimo piano per cambiare le strutture. Significa invece innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito. Allora tutto sarà possibile con genio e creatività. La Chiesa italiana si lasci portare dal suo soffio potente e per questo, a volte, inquietante […]. Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa.
Non tra cattolici. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia. Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. E senza paura di compiere l’esodo necessario ad ogni autentico dialogo. Altrimenti non è possibile comprendere le ragioni dell’altro, né capire fino in fondo che il fratello conta più delle posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze. E’ fratello.
Credenti e cittadini. Ma la Chiesa sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini.
Liberi di vivere i cambiamenti. Giovani, superate l’apatia. Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni.
Cambiamento d’epoca. Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo.
Innovate con libertà. Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà.
Modo sinodale. Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della “Evangelii gaudium”, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.
Il Papa ha fatto un discorso memorabile, Luigi.
E mi è piaciuto molto anche il discorso del giovane prete.
Sono felice di aver assistito ad una pagina così esaltante della storia della Chiesa.
Joseph Ratzinger dixit:
“Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.” http://ow.ly/UtpTd
Bevo vino vecchio, che so che sapore ha e che effetto fa.
Hai voglia a insistere …
E’ partita la “fase due”.
Accattoli da una mano …
Ubi che tu possa pensare di fare una campagna antipapale dichiarata attraverso il mio blog e senza firmarti è di una ingenuità commovente. Sono due mesi e qualcosa che cerco di segnalartelo. Vedi di realizzare il concetto. Non è difficile. Ti firmi e scrivi quello che vuoi. Se non ti firmi le tue parole vanno sul mio conto e io ne divento l’arbitro. Del resto tu hai un blog e sono sicuro che i tuoi visitatori saranno felici della tua campagna sulla “fase due”, che in un commento al post precedente hai avviato accusando Francesco di condurre una “sconfessione programmatica e aperta” del predecessore: http://www.luigiaccattoli.it/blog/2015/11/09/a-tv2000-per-il-papa-a-firenze-un-sinodo-per-litalia/#comment-148385
Dice il Papa : “La riforma della Chiesa poi – e la Chiesa è semper reformanda – non si esaurisce nell’ennesimo piano per cambiare le strutture. Significa invece innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito.”
Perfetto. Aspettiamo la riforma.
Naturalmente leggendo Nuzzi e Fittipaldi, ( tra l’altro 2 tomi pesantissimi, ma ormai quello che scrivono non sono certo una novità ), sembra di avere a che fare con “qualcosa” di abbastanza irriformabile, o meglio ancora sembra la cronistoria di una delle tante società multinazionali o peggio un manuale di ragioneria.
Andiamo avanti comunque nel cammino di fede, facendo esclusivamente riferimento alla parola e all’opera di N.S. Gesù Cristo. Il resto è tutto transeunte.
Veramente Ubi non sta facendo una campagna antipapale. Sta solo confrontando le parole di Francesco e quelle di Benedetto. Ormai e‘proibito anche questo? La Pravda era piu‘pluralista!
Mi sembrano, quelle di Papa Francesco, parole forti e chiare.
Di quelle parole che non possono restare tali, ma che devono poi essere tradotte in qualcosa di concreto.
Faccio solo un esempio per spiegarmi: nell’Atto di Fede si recita:
Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere.
Questo è ancora valido nella “dottrina carne tenera che ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa”? E quello che era “vero” ieri può non esserlo oggi o domani?
Perdonate la mia ignoranza, ma sono queste le domande che mi pongo.
Giorgio, impari l’ arte della pazienza.
E preghi per la Chiesa.
Discepolo, quello là sta proprio facendo una campagna antipapale. E lei idem. E la fate da quel di’.
L’unica differenza fra voi due è che lei, discepolo, è sempre stata sulla stessa linea, lui, invece, va ondeggiando come canna al vento.
Io ad esempio ritengo un “argomento” e non una “campagna antipapale” dire, ad esempio che nell’ “ospedale da campo” di cui si parla nel Discorso del papa, io penso, suppongo che Gesù avrebbe proposto “amputazioni”:
“E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te …”
Io lo ritengo argomento con a base il Vangelo, altri liberi di ritenerlo quel che vogliono…
Sì, Fides, io perdono la tua ignoranza, ma ti invito a leggere con più attenzione i post di chi scrive.
La Chiesa va con i tempi, bello mio. Non è un’ Istituzione cristallizzata.
Quando fu scritto quell’ atto di fede–e fu scritto da uomini di Chiesa–, erano i tempi in cui l’ Istituzione si autoincensava e voleva l’ obbedienza assoluta.
Oggi non è che non si voglia obbedire alla Chiesa, ma quel che lei dice non lo si prende più come verità assoluta a prescindere. Perché anche gli uomini di chiesa possono ” fallare”.
Oggi, per esempio, quell’ atto di dolore che recita: ” …ho meritato i tuoi castighi” è superatissimo, perché oggi si è andati avanti con l’ idea di Dio, il quale non castiga manco per niente. È l’ uomo, caso mai, che si castiga da sé.
Chiaro il concetto?
Vai anche tu a seguire un corso di catechesi per adulti; credo che ne abbia bisogno. Oppure leggi libri di esegeti moderni e guarda trasmissioni che parlano di queste cose. O vai in giro per il web a cercare siti religiosi
molto interessanti ed istruttivi.
…avrebbe proposto “amputazioni”:
“E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te …”
Guardi, era meglio Gioab. Mi creda.
Come ad esempio ritengo un “argomento” e non una “campagna antipapale” dire che una certa “forma e condotta superata” -di cui nessuno più parla- ha condotto Maria Goretti alla santità (e che andrebbe cattolicamente e culturalmente “recuperata”).
Idem per la “forma e condotta superata” da sacerdote di San Pio da Pietrelcina.
E potrei continuare con infiniti esempi, ma basta dire che con quella “forma e condotta superata” si sono santificati i santi fino ad oggi.
Ci si può santificare in modo nuovo? Preferisco il vecchio, che vado sul sicuro…
L’Atto di fede e quello di dolore sono obsoleti!
Ohibò, Marilisa, ma dove l’ha letto?
Fides
Già negli anni 70 l’atto di dolore era ritenuto da grandi liturgisti come padre falsini superato nel linguaggio e nel contenuto ed era stato sostituito con una preghiera del penitente. In molte diocesi dopo la confessione si viene invitati a recitare invece dell’atto di dolore un salmo. A me è successo dopo essermi confessata nel duomo di Milano questa primavera.
Per quanto riguarda la dottrina non tutte le verità di fede hanno la stessa importanza, esiste una gerarchia, non tutta la dottrina è fissa e immutabile.
In questi tempi è essenziale una rievangelizzazione di massa. Le persone si sono allontanate da Dio e, cosa più triste e complicata, non ne sentono la mancanza e il bisogno nel loro cuore; Dio, e quindi la fede in Lui, vengono percepiti come qualcosa di totalmente inutile, addirittura come una sofferenza, una “fonte di guai”. In queste condizioni è vitale e imprescindibile partire dal cuore della fede cristiana: Gesù Cristo. Mostrare che Egli ti conosce e ti è sempre accanto, che ha donato con grande sofferenza la Sua vita per te, perché ti Ama; che sei prezioso ai suoi occhi, che sei degno d’essere amato; che, anche se tua mamma si dimenticasse di te, Dio non ti abbandonerà mai. In sostanza, seguire l’esempio di Gesù con Zaccheo, con la donna adultera, con Matteo, con Simon Pietro. Non dobbiamo inventarci nuove strategie di evangelizzazione, sappiamo come fare; fare come faceva Gesù: avvicinarci, noi, a fratelli lontani da Dio; far sperimentare loro che Dio li chiama da sempre e li ama da sempre, dobbiamo aiutarli a dire SÌ al loro Salvatore; dobbiamo far vedere loro quanto sia bello seguire Gesù.
Una volta conosciuto il Signore, inizieranno il percorso della santità e , con la forza dello Spirito Santo che avranno ricevuto, comprenderanno la verità, la necessità, la grazia e la bellezza dei comandamenti di Dio e degli insegnamenti della Chiesa. E con l’aiuto dello Spirito riusciranno a metterli in pratica. Papa Francesco ci sta indicando questa strada per guadagnare a Dio tutti i suoi figli.
“Ohibò, Marilisa, ma dove l’ha letto?”
Non sono obsoleti quegli atti, Fides, ma il modo in cui sono formulati.
Quando ti deciderai a leggere bene? O vuoi un interprete anche tu?
Suvvia, dai, l’Atto di Dolore è stato sostituito per i fanciulli con la Preghiera “O Gesù d’amore acceso […]” e per gli adulti con la recita di “due/tre versi del Salmo 50”.
(Poi, Sacramenti Riconciliazione in cui si recita l’Atto di Dolore ci sono ancora chiaramente).
Non credo che il lemma “Riforma” equivalga a “rivoluzione”, Riforma non vuol dire disfare, rigettare, rovesciare violentemente con spirito fanatico. Riformare (Ri-formare , restituire forma a ciò che si è De-formato) vuol dire anche preservare quanto di buono c’è stato, in attenta continuità storica.
In questi 2000 anni non c’è stata pietra, né luogo dell’edificio che non abbia avuto bisogno di Riforme (ecclesia semper reformanda) e questo non è avvenuto semplicemente per contingenza , ma per una Verità Evangelica: ” Se dunque qualcuno è in Cristo, è una nuova creatura, ciò che è vecchio è scomparso ecco, è diventato nuovo”. (2Corinzi 5,17)
Se è vero, come dice il CC,8 che “La chiesa santa e insieme sempre bisognosa di purificazione (semper purificanda) mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento (poenitentiam et rinnovamento) ,ed è vera anche l’esortazione che lo Spirito Santo fa dire all’Apostolo :” Non vi conformate al mondo presente, ma riformatevi con un rinnovamento del giudizio, affinché possiate DISCERNERE qual’è la volontà di Dio, ciò che è bene, gradito e perfetto” (Rom 12,2, Rf 4,25-24; Col.3,10) Questo dice il Vangelo, non possiamo inventarci noi la religione.
E non ci si illuda pensando che la “fallibilità” dei suoi rappresentanti, preti vescovi ecc…renda meno efficace la presenza di Dio. Tutt’altro, non è la fallibilità, ma l’Obbedienza la parola chiave: finché La Chiesa si mantiene obbediente partecipa alla Verità di Dio il quale né inganna né si fa ingannare “Deus revelans, qui nec falli nec fallere potest” e perciò la Verità non sarà mai abolita dai singoli errori.
E infine, penso che ” la carne tenera” di cui parla il papa siamo noi. Noi “La Chiesa” noi: corpo e le membra vive di Nostro Signore, non “La dottrina”. La Dottrina, senza una fede granitica nel Dio Rivelato nelle Sacre Scritture si riduce ad una serie di proposizioni vere o false soggette all’arbitrarietà soggettivistica.
Non so più l’atto di dolore; per me andrebbe bene: O Gesù d’amore acceso. Tra le carte della diocesi è stata comunque ritrovata la lettera di un prete alla madre superiora di un ospizio per orfani di guerra (1915): “I ragazzi x, y e z non possono essere assolti perché non sanno l’atto di dolore. Ho provato in tanti modi a insegnarlo, ma inutilmente. Ci provi lei, cara Madre, se ci riesce!”
Ciao, Clodine.
“Esistono dieci “versioni” dell’Atto di dolore ammesse dal Rito della Penitenza, nonostante la maggior parte delle persone ne usi una sola. Don Lello Ponticelli, decano del primo Decanato di Napoli, ha messo a disposizione una raccolta di tutte e dieci le versioni, che riproduciamo qui di seguito. Un utile sussidio per chi si accosta alla Confessioni e che la riscoprono. L’idea è che ognuno possa esprimere il suo pentimento con la formula più adatta alla sua sensibilità. “Meglio ancora – commenta don Ponticelli – sarebbe aiutare le persone a esprimere con parole proprie la richiesta di perdono, come la gioia della pace ritrovata e il desiderio di migliorare la vita alla luce del Vangelo””
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/confessione-dieci-versioni-per-atto-di-dolore.aspx
articolo di marzo 2015, è riportata anche la formula classica.
Grazie Luigi per la meritevole opera di divulgazione che svolgi della predicazione del Papa. Per chi come me non ha il tempo di leggere per intero le trascrizioni è molto importante poter leggere queste perle.
Peccato vi sia il solito controcanto proveniente dai soliti commentatori: non perché io non ami la polifonia, ma perché essi manifestano il dissenso ricorrendo all’usuale lamento del pericolo di una imminente distruzione della Chiesa. Avrei condiviso volentieri su facebook questa pagina, ma il timore che qualche “lontano” potesse leggere i commenti degli ospiti mi ha trattenuto dal farlo. Se alla predicazione del Papa non seguirà un movimento di Chiesa corrispondente, c’è il rischio che essa diventi vana. Non ci resta che sperare contro ogni speranza.
Grazie Alexandros dell’apprezzamento. A condurre un blog è necessaria la pazienza. Ringrazio i visitatori che sopportano le invadenze e danno una mano.
In virtù del Battesimo ricevuto faccio parte della Chiesa.
Facendone parte sono soggetto alle sue leggi che rispetto.
La legge canonica al Canone 212 recita:
§2. I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri.
§3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona.
E io in modo argomentato faccio presente. E sempre col dovuto rispetto: mai i miei interventi hanno contestato la persona, ma sempre gli argomenti. Questi i fatti.
Nell’articolo postato da Sara (ma quanto è brava?) fra le tante formule dell’Atto di Dolore c’è anche quella classica con i castighi meritati a causa dei peccati.
Quindi mi pare di poter affermare che al 5 marzo 2015 questo non fosse ancora superato.
E’ successo qualcosa in seguito?
Catechismo Chiesa Cattolica:
1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, « il fuoco eterno ».
1863 Il peccato veniale indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per dei beni creati; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene temporali.
Pene = Castighi. Non è stato abolito niente.
Pure.
Ma Marilisa, che maternamente mi ha invitato a colmare la mia ignoranza partecipando a una Catechesi per Adulti sostiene che:
è superatissimo, perché oggi si è andati avanti con l’ idea di Dio, il quale non castiga manco per niente. È l’ uomo, caso mai, che si castiga da sé.
E non parlate di relativismo, eh?
Le suore francescane dell’Immacolata sono commissariate. Su questo vorrei dire la mia opinione ai nostri pastori. E spero che le commissarie si accorgano che hanno molto da imparare da loro.
Ubi accusare un Papa di attuare una “sconfessione programmatica e aperta” del predecessore [http://www.luigiaccattoli.it/blog/2015/11/09/a-tv2000-per-il-papa-a-firenze-un-sinodo-per-litalia/#comment-148385] e muovere quell’accusa da anonimo non rientra nella previsione dei canoni da te citati. Ma io non ho interesse a discutere di ciò, né rivendico competenza in materia: io dico che non lo puoi fare nel mio blog. E qui la mia competenza è sicura. O ti firmi, o ti comporti da ospite nei limiti consentiti dall’anonimato.
Fides, a quanto pare ti piace leggere solo i miei post e non quelli di altri che hanno detto più o meno ciò che ho detto io.
È evidente il dispetto che ti provocano.
Ripeto: certe formulazioni di preghiere sono superatissime eccetto per chi guarda sempre all’ indietro.
Come te, appunto.
Rinnovo il consiglio di seguire catechesi di oggi, ortodosse eppure moderne, dato che si sono imposte nuove conoscenze su Dio. Come è giusto che sia.
Se a te piace il retrodatato, affari tuoi.
Ma lascia perdere il relativismo, per favore. Anche questo termine molto ambiguo è ormai retrodatato. Oggi più che mai, alla luce della catechesi quotidiana (santa Marta) di un Papa che sta mettendo in soffitta il vecchiume.
PS
Altro piccolo consiglio:
salta a piè pari i miei commenti e va’ dritto a quelli di chi ti entusiasma perché ha gli occhi sulla nuca e recita il Credo con sommo pudore.
Aspetto ancora, per esempio, che si cambi il “non indurci in tentazione” del Padre nostro.
Da anni e anni si va dicendo che sarà cambiato in ” non abbandonarci alla tentazione”, ma fino ad ora non se n’ è fatto niente.
Sempre lunghissimi i tempi della Chiesa.
Non sono i tuoi post a indispettirmi, Marilisa, ma le inesattezze che vuoi far passare come oro colato.
Io sto con Francesco, al cento per certo, e lo incito a perseverare sulla strada dell’innovazione che spero saprà portare in porto.
Sono contro ogni sorta di aberrazione e falsificazione.
Marilisa, la traduzione esatta del testo greco del Padre nostro è : Non ci mettere alla prova.
http://www.controapologetica.info/testi.php?sottotitolo=%27Non ci indurre in tentazione%27
Una vecchissima questione
Questo il link esatto all’articolo proposto da Giorgio sulla traduzione del Padre nostro relativo al “non ci indurre in tentazione“.
Una vecchissima questione come giustamente dice Giorgio; una questione per gli amanti dei “nuovismi” aggiungo io.
http://ow.ly/Uw5jr
Secondo me, è meglio lasciare il testo come è, come tutti lo conoscono, e dare solo le opportune spiegazioni.
Nella Bibbia della Cei 2008 questa è la traduzione del Padre Nostro che è in Matteo 6:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
E questa è la traduzione del Padre Nostro com’è in Luca 11:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione.
Come è possibile, Luigi, che un “abbandonare a” sia stato tradotto in “indurre in”?
E’ proprio vero che “tradurre” deriva da “tradire”….
Antonella, ti ringrazio per la traduzione dal greco.
Faccio notare che “prova” e “tentazione” non hanno esattamente lo stesso significato.
In ogni caso non va bene lasciare quella antica formulazione.
Infatti molte persone, fra cui io stessa fin da giovanissima, associano la tentazione all’ opera del demonio, e trovano scandaloso che Dio, l’ infinitamente buono, porti in tentazione l’ uomo.
Dunque, capisco che ci sia stata una questione annosa su questa espressione che è senza dubbio un controsenso rispetto alla infinita bontà di Dio.
Infatti san Giacomo scrisse: nessuno dica che viene tentato dal Padre, etc…
Ora il punto è: che cosa si aspetta a far passare la versione della Bibbia della CEI 2008?
http://www.famigliacristiana.it/blogpost/non-indurci-in-tentazione.aspx
Qui una spiegazione di Ravasi.
“Non sono i tuoi post a indispettirmi, Marilisa, ma le inesattezze che vuoi far passare come oro colato.”
Sbagli di grosso, Fides.
Io non voglio far passare per oro colato niente di nulla, tanto meno inesattezze o falsità. Non è nel mio stile. Mai stato.
Inesattezze, le mie, sono agli occhi dei clericali incalliti che non fanno funzionare il cervello almeno qualche volta.
Tu ci stai dentro, e per di più da sempre ti danno fastidio i miei post.
Il che non mi importa, ovviamente.
Ma almeno guarda quelli che confermano ciò che io dico.
Oppure chiediti se io abbia ragione o no.
Provaci qualche volta( se vuoi) prima di spiattellarmi sulla faccia il solito abusato “relativismo” e bla bla bla….
” Pregando il Padre di «non indurci in tentazione», in ultima analisi si riconosce la sua signoria suprema, ma gli si chiede anche di non permettere che entriamo nel cerchio attraente del peccato, di non abbandonarci alle reti della “tentazione-insidia”, di “liberarci dal male” come spiega poi la successiva invocazione. Certo è che in questa domanda del Padre nostro sono coinvolti temi teologici capitali come la libertà e la grazia, la fedeltà e il peccato, il bene e il male.”
Nella lettera ai romani c’è un versetto simile volendo:
“Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole” ( e infatti le tematiche che solleva sono le stesse)
p.s. scusate lo avevo postato per sbaglio al piano di sotto quindi è doppio. Chiedo perdono.
Io sono cosciente e conosco le ragioni teologiche della vecchia traduzione, che il Card. Ravasi spiega nell’articolo linkato da Sara.
E quindi continuo a dire il Pater Noster vecchia maniera.
Suggerisco di recitarlo in Latino cosi si evitano difformità durante la recita, tra la veccia e nuova versione. Lo recito e insegno a recitarlo “a mani giunte”.
Non solo Dio castiga, ma lascia anche che veniamo tentati….come lo è stato Nostro Signore.
La Parola di Dio -e basterebbe averne dimestichezza- è piena di riferimenti in cui una tentazione, sotto la spinta di corcostanze esterno, si affacciano nella percorso della nostra vita di fede, tali da influenzare la nostra volontà. Il libro di Giona narra di un verme che distrusse il ricino in cui il profeta si nascondeva per sottrarsi all’ordine imposto da Dio: recarsi a Ninive. Chi c’era dietro il verme se non Dio stesso? Così Egli permettere, anzi, ci sottopone alla prova – il test sulla fede degli Apostoli riportato nei sinottici per cui a domanda: “le folle che dicono che io sia” segue :” E voi che dite che io sia”. Solo a Pietro, che lo ha riconosciuto ha dato il primato, dopo averlo sottoposto a verifica.
Altre volte può essere Satana ad incitare gli uomini contro i figli di Dio, oppure ad influenzare le loro circostanze….Dio ci lascia liberi di essere perfino indotti ad essere tentati..
A me vanno bene entrambe le traduzioni, anche quella nuova va benissimo.
“Le tentazioni che ci vengono inflitte dalla verga spirituale di Dio per il nostro progresso e la nostra crescita, sono quelle in cui l’anima si esercita, è messa alla prova e combatte.”
(San) Isacco di Ninive
http://ow.ly/UwqVQ
Se un’anima vuole civettare con il male, ebbene, Dio permette che l’anima civetti con il male…Se rifiuta Dio e cede terreno al nemico… ne subisce le conseguenze…L’anima si rende conto che Dio proibisce di compiere una certa azione, d’intrattenersi su quel dubbio, di fomentare quel pensiero o di alimentare quel desiderio. Non vuole disobbedire a Dio, però sta perdendo tempo ricordando che non deve fare questo.
Nel peccato c’è sempre piena avvertenza e deliberato consenso…e Dio permette che veniamo anche indotti al peccato…certo: libero arbitrio.
Clodine, ma-cosa-mi-dici-mai?
Dio castiga? Attenta al rogo.
Vade retro(datata) 😉
Non siamo creature semplicemente “carnali”, abbiamo un’anima e uno spirito. Ma non basta l’ anima, anche gli animli hanno l’anima [ani-mali).
In noi, contrariamente alle bestie [ani-mali) c’è lo spirito, o soffio vitale di Dio – ecco: basterà “camminare secondo lo spirito”…
“Egli disse ancora: «Nessuno, se non tentato, può entrare nel regno dei cieli; di fatto – dice – togli le tentazioni, e nessuno si salva.”
http://www.padrideldeserto.net/antonio-il-grande-5/
eh già, caro Fides, sento, come l’Azucena del Trovatore, la fimma che divampa sbruciacchiandomi i peli delle gambe…giusto giusto non avevo fatto la ceretta !?
Cara Clodine, sulle tentazioni di Gesù, la parola di un “magno” della teologia e dell’omiletica:
“Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?
Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere… Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei. Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita.”
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2013/documents/hf_ben-xvi_aud_20130213.html
E’ veramente sconfortante vedere come ogni concetto su Dio, il peccato, le tentazioni, La Grazia, La Chiesa, la fede, viaggi su un piano purmente orizzontale, immanente. Sconfortante e doloroso osservare come le Verità trascendenti, la distanza che separa Dio dalle creature non è neppure contemplata: tutto è dovuto, Dio fosse alla nostra mercé, il nostro servo prondo ad assecondare i nostri desideri di perdono, per questo non si capisce che è proprio della Giustizia il senso autentico di Misericordia…
Pregando il Padre di «non indurci in tentazione», in ultima analisi si riconosce la sua signoria suprema, ma gli si chiede anche di non permettere che entriamo nel cerchio attraente del peccato, di non abbandonarci alle reti della “tentazione-insidia”, di “liberarci dal male” come spiega poi la successiva invocazione. Certo è che in questa domanda del Padre nostro sono coinvolti temi teologici capitali come la libertà e la grazia, la fedeltà e il peccato, il bene e il male. (Ravasi)
Mi sembra che, l’ultima capoverso sia dirimente : non c’è di niente di più importante ed assoluto in questa invocazione al Padre che “ci liberi dai mali”.
Per Clodine (semi O.T.).
Per te che senti la mancanza del piano “verticale”, dai una sguardo qui:
https://twitter.com/DettiDeiPadri
Ti ringrazio UBI…ho molta nostalgia di Dio…
di Lui ha sete l’anima mia, a Lui anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua. Così nel santuario L’ho cercato, per contemplare la Sua potenza e la Sua gloria. Poiché la Sua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la Sua lode.
Il salmo 62! Sublime!
Cara Clodine, se da cattolico romano qual sono, non conoscessi il prezzo dell’abiura (l’Inferno) mi mi sarei fatto Ortodosso.
Cmq mi piace respirare ogni tanto col loro “polmone”, come a loro -te ne sarai accorta sfogliando il link- piace respirare a volte col nostro.
Il bello dell’Ortodossia è che”non bada a chi l’ha detto, ma a ciò che è stato detto”.
Avrai ben visto la venerazione che hanno per le parole sante dei santi che noi veneriamo.
La dimensione verticale nell’Ortodossia è tenuta più che nel giusto conto!
Anche nel protestantesimo c’è questa dimensione verticale, in Barth è così accentuata da dare le vertigini.
Una rondine non fa primavera cara Sara.
E oramai il protestantesimo è su un “piano orizzontale” al di sotto del livello del mare.
Il protestantesimo classico è molto molto verticale, Lutero è più mistico che teologo, anzi disprezza la filosofia e la ragione umana.
Il protestantesimo orizzontale è quello ottocentesco, da Harnack in poi, lo stesso Barth poi si ribellerà a questa teologia troppo liberale attingendo nuovamente alle fonti della riforma. (lui è più calvinista).
La teologia di Barth è molto molto bella, però se non la conosci dà appunto queste vertigini. (è bella per quello anche se noi cattolici infondo siamo più da mezze altezze).
Ubi anche l’attacco frontale al protestantesimo andrebbe firmato. Lo dico in nome degli amici protestanti che frequento da una vita e dai quali sempre imparo. Figurati questa situazione: siamo un gruppetto, nel pianerottolo della mia casa, e ci scambiamo opinioni; ci sono anche degli evangelici; entra uno e dice “i protestanti sono merdacce”; un altro gli chiede “scusi chi è lei”; e quello risponde “non te lo dico”. Il mio – Ubi – è un richiamo al principio di realtà: sottoscrivi con nome e cognome le tue opinioni, quando vieni in questo blog; e io difenderò il tuo diritto di esprimerle. Assumere la responsabilità di quello che si afferma è da uomini, sparlare nascondendosi è da quacquaracquà.
Mi dispiace. Eviterò da oggi in poi di parlare di protestantesimo e di citare il Catechismo Maggiore di San Pio X.
Ne riparlerò solo se si farà un Ordinariato come è stato fatto x gli Anglicani.