“Con questa mia visita seguo le orme dei miei Predecessori. Papa Giovanni Paolo II venne qui trent’anni fa, il 13 aprile 1986; e Papa Benedetto XVI è stato tra voi sei anni or sono. Giovanni Paolo II, in quella occasione, coniò la bella espressione ‘fratelli maggiori’, e infatti voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede. Tutti quanti apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo. Mi auguro che crescano sempre più la vicinanza, la reciproca conoscenza e la stima tra le nostre due comunità di fede”: così ha parlato Francesco questo pomeriggio nella Sinagoga di Roma. Nei commenti altre parole del Papa e mie.
Francesco in visita ai “fratelli maggiori”
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Irrevocabilità dell’Alleanza. Papa in Sinagoga: I cristiani, per comprendere sé stessi, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche, e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele.
Non uccidere. Ancora il Papa in Sinagoga: La violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche. La vita è sacra, quale dono di Dio. Il quinto comandamento del Decalogo dice: «Non uccidere» (Es 20,13). Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso.
Ricordarli col cuore. Sempre il Papa in Sinagoga: Il 16 ottobre 1943, oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Oggi desidero ricordarli col cuore, in modo particolare: le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate. E il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente in difesa della dignità umana e della pace. Vorrei esprimere la mia vicinanza ad ogni testimone della Shoah ancora vivente; e rivolgo il mio saluto particolare a coloro – a voi, che siete oggi qui presenti.
Salutate e baciate. Tra i presenti insieme ad altri testimoni della Shoah c’erano due donne che da bambine furono deportate, Andra e Tatiana Bucci, finite ad Auschwitz a 4 e 6 anni: il Papa le aveva salutate e baciate entrando nella Sinagoga. Quel “saluto particolare” è stato il momento più vivo della visita.
Scrivo da Faenza dove sono per la Giornata della Memoria, ospite delle Clarisse e del Comune. Ho avuto un incontro in serata, nel Monastero Santa Chiara, con il rabbino ferrarese Luciano Caro sulla “Decima Parola” del Decalogo:
Non desiderare la casa dal tuo prossimo,
non desiderare la moglie dal tuo prossimo,
né il suo schiavo né la sua schiava,
né il suo bue né il suo asino,
né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo
Esodo 20, 1.17
In camera con il Carducci. Nel pomeriggio, per seguire la diretta del Papa in Sinagoga, dato che le Clarisse non hanno televisori neanche nella foresteria (dove ora sto scrivendo prima di mettermi a letto), il Comune mi ha procurato per due ore una camera dell’Hotel Vittoria, la 109, sulla porta della quale è una targa: “Nel 1869 il poeta Giosuè Carducci presenziò ad un banchetto imbandito in suo onore da illustri faentini, pernottando poi in questa camera”. Se capitate al Vittora, chiedete la 109. Due ore con Giosuè e il Papa, straordinario.
La cura del creato patrimonio comune (biblico) di ebrei e cristiani nelle visite di papa Bendetto XVI e papa Francesco alla Sinagoga di Roma.
Papa Benedetto XVI (Domenica, 17 gennaio 2010):
Numerose possono essere le implicazioni che derivano dalla comune eredità tratta dalla Legge e dai Profeti. Vorrei ricordarne alcune: (…) l’impegno per preparare o realizzare il Regno dell’Altissimo nella “cura del creato” affidato da Dio all’uomo perché lo coltivi e lo custodisca responsabilmente (cfr Gen 2,15).
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2010/january/documents/hf_ben-xvi_spe_20100117_sinagoga.html
Papa Francesco (Domenica, 17 gennaio 2010):
(…) dobbiamo offrire all’umanità intera il messaggio della Bibbia circa la cura del creato.
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/january/documents/papa-francesco_20160117_sinagoga.html
Da un visitatore di nome Lazzaro ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, noto come, giustamente, metti in evidenza quello che dice e fa Papa Francesco a favore di coloro che soffrono, raccomandando nel contempo la vicinanza ad essi. Io sono presidente di un coro polifonico che da qualche anno fa dei concerti natalizi (canti a quattro voci dispari). In occasione del Natale appena trascorso, e nello spirito dell’anno giubilare della misericordia, ho avuto l’idea di tenere, oltre ad altri, un concerto in un carcere e un altro in una casa di riposo per anziani. Non ti dico l’emozione con gli anziani che applaudivano sorridenti dalle loro carrozzelle. Ma dove l’emozione è traboccata nel pianto è successo nel carcere. Piangevano i carcerati e di più i coristi. Un’esperienza indimenticabile che ha fatto scrivere a una corista che “cantare per i detenuti, vedere alcuni di loro particolarmente commossi, commuoversi insieme a loro, ridere con loro, ha dato un senso diverso a questo Natale…o meglio, ha dato il senso VERO a questo Natale”.
Alla fine del concerto nella casa di riposo, io, che in quelle occasioni mi presto a fare anche il presentatore, citando quanto detto da Papa Francesco in Africa in occasione della visita a una Casa della Carità, e cioè che “Gesù ha detto che sempre sarà presente tra i poveri, gli ammalati, i carcerati, i diseredati, quelli che soffrono. Qui c’è Gesù”, ho ardito chiudere il concerto dicendo, anche con una vena scherzosa, a quei così teneri vecchietti, così: “E allora oso pensare che oggi ad applaudirci insieme a voi c’era anche, sebbene non visto, una persona molto speciale: Gesù!” Sono seguiti applausi molto festosi e l’invito a ritornare.
Perché ti scrivo queste cose? Per dire che ognuno nel suo ambiente e secondo le sue possibilità può tradurre nella pratica l’invito del Papa alle opere di misericordia.
Grazie Lazzaro per quello che avete fatto e grazie per avercelo raccontato tramite Luigi. 🙂 🙂
picchio sarai contenta che papa Francesco per “PAR CONDICIO” farà una visita anche alla Moschea Blu . infatti non sarebbe stato giusto ! se gli ebrei sono i “fratelli maggiori” i musulmani sono i “cugini prossimi”
le tre “grandi religioni monoteiste ” che si vogliono così bene!!! . veramente fra fratelli maggiori e cugini prossimi volano coltelli, ma non importa..
spero poi che vada anche al tempio della Dea Kalì, la “Grande Madre “sempre per par condicio, e magari vada anche in qualche tempio buddista.
perchè infatti dimenticare l’indimenticabile Budda?
🙂 🙂
https://www.youtube.com/watch?v=l6nW-pE6hTY
http://www.lastampa.it/2016/01/18/vaticaninsider/ita/vaticano/il-papa-verso-una-visita-in-moschea-da-lui-una-delegazione-islamica-V7mgzpI8MBY7S136v0pe2N/pagina.html
Davvero mi dispiace per Budda. perchè queste discriminazioni?
inoltre molto interessante è anche il culto zoroastrano che ancora sopravvive in qualche zone della Persia. Gli ebrei dell’antico testamento hanno preso molto da Zoroastro e dai persiani SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA L’ANGELOLOGIA.
se gli Ebri sono i nostri fralelli maggiori i persiani furono i fratelli maggiori degli ebrei. E gli egiziani con il loro culro della Dea Iside furono i fratelli maggiori dei persiani.
ma prima di tutti vennero gli indi, coi loro libri sacri in SANSCRITO con le loro UPAHANISAD. iL MASSIMO DELLA SPIRITUALITA’!
la storia comparata delle religioni è meravigliosa!
La fede si decide sul Gesù Crocifisso, posto da Dio “pietra d’inciampo”, sulla quale vengono a cadere tutti quelli che cercano giustizia dalla propria prestazione religiosa. Noi crediamo in Gesù, l’amato, che salva chiunque pone in Lui la fiducia, crediamo che alla giustizia proveniente dalle opere, segue quella derivante dalla fede; alla prestazione come merito, la fede senza merito,all’autoglorificazione la Gloria di Dio..
Mi sembra di percepire tra le righe che invece a te il dialogo religioso non piaccia, Maria Cristina.
C. Vicquery
La Persia è la vera culla dell’umanità.
Multietnica e multiculturale ,al tempo del Re Dario si parlavano ben settanta lingue diverse. Erodoto racconta che il grande Re nell’inviare nelle città elleniche di Egina e Atene i suoi emissari – “cercando di sondare le intenzioni dei Greci, se volevano fargli guerra oppure arrendersi”- fa la richiesta di due doni di una semplicità quasi imbarazzante: una brocca d’acqua e una ciotola di terra. Increduli da tanta semplicità, i due regni si affrettano ad accogliere le richieste di Dario per ingraziarsi l’amicizia ai soli fini militari ignorando significato intrinseco della richieste: un rituale che stipulava un tacito atto di sottomissione…poi, la storia che seguì, secondo Erodoto, è storia di fuoco e di morte. Tutta un’altra storia insomma…
Mi sono chiesta se i fratelli maggiori recitano ancora la diciottesima preghiera detta “Shemoneh Esrei”. Noo! Niente di che, una semplicissima invocazione a Dio affinché eretici e nazzareni scompaiano (si nebulizzino insomma) nel giro di un istante ipso facto, una cosuccia di poco conto insomma…
Giovanni XXIII su questo versante fece un passo indietro di grande valore storico sopprimendo da ogni rito il termine “perfidiamhe” in riferimento, per sanare alla radice eventuali equivoci generati non per un difetto della preghiera latina ma per la scorrettezza delle traduzioni volgari tagliando così di netto la questione in vista di una stretta di mano da buoni amici sinceri.
Mi domandavo, alla luce di questo progressivo avvicinamento, se ai nazzareni sia ancora vivamente augurata la dissoluzione istantanea…
Forse pochi sanno che mentre noi formuliamo questo : “Preghiamo anche per gli Ebrei, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori, in modo che essi pure con noi riconoscano Gesù Cristo Signor Nostro. Preghiamo. O Dio onnipotente ed eterno, che non rigetti dalla tua misericordia neppure gli Ebrei, esaudisci le suppliche che ti rivolgiamo per questo popolo accecato, affinché ammetta che il Cristo è la luce della tua verità, ed esca così dalle tenebre”. (versione Messale Romano 1962) e modificata nel 70 con testuale : “Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza”. Gli Ebrei nell’orazione della liturgia giudaica, rivolgona a Dio la seguente suplica: “Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell’orgoglio; e periscano in un istante i nazareni (ndr. i giudeo-cristiani) e gli eretici: siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu che pieghi i superbi”.
Ah però!
Dunque, come diceva Pasolini “scandalizzarsi è sempre banale” , il fatto che i fratelli maggiori si adombrino perché i cristiani innalzano a Dio preghiere per lro fa quasi specie , quando dovrebbero iniziare ad agire per modificare la loro, visto che nella prima forma e anche in quella del Talmud babilonese non è stata ma tolta questa atroce invettiva, o meglio, maledizione di Dio nei confronti dei cristiani, la qual cosa non solo è brutta parecchio, ma soprattutto mal si concilia con l’universalità dell’amore di Dio…
Clodine-Claudia.F.Leo che dici di questa intervista di Riccardo di Segni che tratta delle possibili valenze anticristiane della preghiera quotidiana degli ebrei? Io la trovo chiarificatrice e chiedo a te e ad altri visitatori che ne sanno di più di fornire analoghi elementi di buona informazione. Grazie anticipate.
http://www.30giorni.it/articoli_id_20400_l1.htm
Per prima cosa mi piace ricordare che la comunità ebraica è presente nella Urbe dal II secolo avanti l’Era Volgare, perciò memoria storica e parte integrante del tessuto sociale.
Mi piace anche sottolineare, in riferimento all’intervista che avverto molto equilibrata sulla quale concordo in diversi punti, che sono lontani ormai i tempi in cui si consideravano gli ebrei “popolo rigettato da Dio”, che di passi se ne sono stati fatti, e tanti ,grazie anche ad una lunga gestazione da parte della Chiesa Cattolica Romana, con risultati mediocri talvolta circa la
Qui non si vuole far bere con l’imbuto la fede in Cristo Signore, ci mancherebbe altro, ma dico anche che non si può viaggiare su un unico binario perché le convergenze paralelle, come nella geometria euclidea, continuano ad essere un paradosso.
A margine di questa breve riflessione e prendendo spunto dal riferimento del Di Segni sulla preghiera “incriminata”, il rabbino capo -come diciamo noi romani- la sa lunga, ma non la sa raccontare. Ora, se la preghiera, nel testo dell’intervista, dice :” «Noi dobbiamo lodare il padrone del tutto e riconoscere grandezza all’autore della creazione perché non ci ha fatto uguali ai popoli idolatri e non ci ha costituiti come le famiglie dei pagani, poiché essi si prostrano davanti al nulla e alla vanità e invocano dei che non possono soccorrerli», beh, potremmo a buon titolo ribattere, dal nostro sommesso punto di vista, che tale presunzione giudeizzante è infondata e che proprio grazie e in virtù del rifiuto del popolo ebraico se i pagani ebbero la salvezza, e la ebbero per pura Grazia. Ricordare “che se alcuni dei rami furono strappati, e se tu, olivo selvatico qual eri, fosti innestato tra essi e fatto partecipe della linfa della radice e del pingue succo dell’olivo, non ti insuperbire, sappi, che non sei tu a reggere la radice, ma è la radice che regge te”.
Umilmente, cum grano salis, aggiungerei ,che come a quei pagani che ora credono è data ancora una possibilità di rifiutare Nostro Signore, così agli ebrei che oggi non credono è aperta la porta della salvezza…come ultima possibilità, perché tutti saremo sottoposti a giudizio: cristiani, islamici, atei,ebrei, tutti possiamo essere strappati via !
sorry @ con risultati mediocri talvolta circa l’ eventuale risposta sul versante teologico …per quanto non la si pretenda…
La Comunità ebraica in fondo continua ad esiste per sé stessa, contrariamente alla Chiesa che esiste per ebrei, pagani, e per chiunque voglia accogliere l’Evangelo di Gesù Cristo.
Scrive l’ebreo Martin Buber :” Ho sentito Gesù fin dalla mia giovinezza come mio grande fratello. Che la cristianità lo abbia considerato e lo consideri come Dio e salvatore, mi è sempre apparso un fatto di massima serietà, che io devo cercare di afferrare in se stesso e nel suo significato per me…Personalmente il mio rapporto fraterno e aperto di fronte a Lui è diventato per me sempre più forte e puto, e io lo vedo con uno sguardo più forte e più puro che mai…”
Chiedo venia per i refusi e le interruzioni, il piccolo dispositivo mobile in uso non mi consente una digitazione agevole e precisa.
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e a margine, sottolineare, che non è il negazionismo , rivendicato dal Rabbino Di Segni e messo a punto da altri ebrei -Gad Lerner et emuli – a mettersi di traverso , ma la Pietra Angolare. Bisogna avere il coraggio ,apertis verbis, della verità storica che non può essere fatta oggetto di strumentalizzazioni…