Parlando in aereo con i giornalisti, ieri sera al rientro dal viaggio in Bulgaria e in Macedonia del Nord, Francesco ha lodato il patriarca Neofit come “uomo di Dio” ed ha esteso l’elogio ai tanti patriarchi ortodossi che ha conosciuto fino a oggi. Intitolo su questo la mia antologia della conferenza stampa, con titoletti anche su Jean Vanier che è morto ieri, sulla fatica dei viaggi, sulla canonizzazione di Stepinac, sul diaconato femminile.
Francesco in aereo: nei patriarchi ho trovato dei santi
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Patriarchi uomini di Dio. Il colloquio con il patriarca Neofit è stato di una bellezza… è un uomo di Dio! Mi ha edificato tanto, un grande uomo di Dio […]. Posso dirvi sinceramente che ho incontrato tra i Patriarchi degli uomini di Dio. Quello che io porto nel cuore – una preferenza – è Elia II, della Georgia: è un uomo di Dio che a me fa tanto bene. Bartolomeo è un uomo di Dio. Kirill è un uomo di Dio… Sono i grandi Patriarchi, che danno testimonianza. Lei potrà dirmi: ma questo ha questo difetto, è troppo politico, quello ha un altro difetto… Ma tutti ne abbiamo, anch’io. Ma io nei Patriarchi ho trovato dei fratelli; e in alcuni davvero, non voglio esagerare, ma vorrei dire la parola, dei santi. E questo è molto importante. Poi ci sono cose storiche, cose storiche delle nostre Chiese, alcune vecchie […]. Ma siamo fratelli e non possiamo adorare la Santa Trinità senza le mani unite di fratelli. Questa è una convinzione non solo mia, anche dei Patriarchi, tutti. Questa è una grande cosa.
Jean Vanier testimone. Sapevo della malattia di Jean Vanier, suor Geneviève mi teneva informato. Una settimana fa l’ho chiamato al telefono, mi ha ascoltato, ma a malapena poteva parlare. Io vorrei esprimere la mia gratitudine per questa testimonianza: un uomo che ha saputo leggere l’efficacia [la fecondità] cristiana nel mistero della morte, della croce, della malattia, nel mistero di coloro che sono disprezzati e scartati nel mondo. Ha lavorato non solo per gli ultimi ma anche per coloro che, prima di nascere, rischiano di essere condannati a morte. La sua vita si è spenta così. Semplicemente grazie a lui e grazie a Dio per averci dato quest’uomo con la sua grande testimonianza.
Nei viaggi non mi stanco. Santità, ma Lei dove trova forza nel suo corpo, nel suo spirito [per un viaggio come questo]? Prima di tutto vorrei dirti che non vado dalla strega! Non so, davvero. È un dono del Signore. Quando io sono in un Paese mi dimentico di tutto, ma non perché io voglia dimenticarmi, mi viene spontaneo dimenticarmi, e sono soltanto lì. E poi questo mi dà perseveranza. Io nei viaggi non mi stanco. Poi mi stanco, dopo. Ma da dove prendo la forza? Credo che il Signore me la dia. Non c’è spiegazione. Io chiedo al Signore di essere fedele, di servirlo in questo lavoro dei viaggi, che i viaggi non siano turismo, lo chiedo. E il resto è grazia che viene da Lui. Non mi viene da dirti un’altra cosa… Ma poi… non faccio tanto lavoro!
Canonizzazione di Stepinac. Stepinac è un uomo virtuoso, per questo la Chiesa l’ha dichiarato beato. Ma a un certo momento del processo di canonizzazione ci sono stati punti non chiariti, punti storici. Io, che devo firmare la canonizzazione con la mia responsabilità, ho pregato, ho riflettuto, ho chiesto consiglio e ho visto che dovevo chiedere aiuto al Patriarca serbo Ireneo, un grande Patriarca. E Ireneo ha dato l’aiuto, abbiamo fatto una commissione storica insieme e abbiamo lavorato insieme, perché sia a Ireneo che a me l’unica cosa che interessa è la verità, non sbagliare […]. E si sta studiando. Prima di tutto è stata fatta la commissione, hanno dato il loro parere. Ma adesso si stanno studiando altri punti, approfondendo alcuni punti perché la verità sia chiara. Io non ho paura della verità, non ho paura. Ho paura soltanto del giudizio di Dio.
Diaconato femminile. È stata fatta la commissione, ha lavorato per quasi due anni. Erano tutti diversi, tutti “rospi di diversi pozzi”, ma hanno lavorato insieme e si sono messi d’accordo fino a un certo punto […]. C’è un modo di concepirlo non con la stessa visione del diaconato maschile. Per esempio, le formule di ordinazione diaconale trovate fino adesso non sono le stesse dell’ordinazione diaconale maschile, e assomigliano più a quella che oggi sarebbe la benedizione di una abbadessa […]. C’erano delle diaconesse all’inizio. Ma era ordinazione sacramentale o no? Su questo si discute e non si vede chiaro […]. In quell’epoca c’erano tante sacerdotesse pagane, il sacerdozio femminile nei culti pagani era all’ordine del giorno. E come si spiega che, essendoci questo sacerdozio femminile, sacerdozio pagano, alle donne non si desse nel cristianesimo? Anche questa è una cosa che si sta studiando. Ognuno dei membri sta studiando secondo la sua tesi. Questo è buono. Varietas delectat.
Ancora su Jean Vanier. Ieri all’udienza generale Francesco ha ricordato di nuovo Jean Vanier, durante il saluto ai francesi. Parole di fratello, che conviene leggere insieme a quelle improvvisate in aereo, che avevo riportato sopra, al secondo commento:
Vorrei dedicare un pensiero a un grande uomo di Chiesa che si è spento ieri, Jean Vanier. Lui ha lavorato per i più poveri, per i più scartati, anche per coloro che nel grembo della mamma erano condannati a morte – a volte si cerca di convincere i genitori a mandarli via e non farli nascere. Lui li ha accolti e ha dato la vita. Che Jean Vanier rimanga un esempio per tutti noi, che ci aiuti dal cielo
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2019/documents/papa-francesco_20190508_udienza-generale.html
Mio spunto su Jean Vanier. Avendo conosciuto Jean Vanier e la sua creativa passione per il riscatto dei disabili mentali, sono doppiamente riconoscente a Francesco per le parole che gli ha dedicato.
Jean Vanier come Madre Teresa. Come Raul Follerau. Come Albert Schweitzer.
Esploratore alle frontiere dell’umano.
Invito i visitatori che non lo conoscono a leggere la calamitante narrazione della scelta di vita che lo condusse alla fondazione dell’Arche [l’Arca: è il nome della 154 comunità per disabili psichici di cui è stato animatore e diffusore nel mondo] che fa nel volume “Il sapore della felicità. Alle basi della morale con Aristotele”, EDB 2002: Nel 1963 conobbi la condizione di persone con grave disabilità. Un sacerdote mi fece mettere a contatto diretto con ragazzi che non erano studenti assetati di “studio”, ma si chiedevano ‘chi sono, perché sono così, perché nessuno mi crede, perché i miei genitori non sono felici che io esisto?’. Persone desiderose di sapere chi le vuole veramente bene.
Il richiamo ad Aristotele è sul concetto di felicità, che Vanier riprende dal grande filosofo e cristianamente completa.
Chi non ha tempo per leggere un intero libro, legga questa intervista:
http://www.vita.it/it/article/2019/05/07/addio-a-jean-vanier-che-ci-ha-insegnato-ad-amare-la-fragilita/151481/