Sul volo di ritorno dal Bahrein, Francesco ha parlato oggi pomeriggio dell’amicizia con il Grande Imam di Al-Azhar, dell’importanza di dare diritti e uguaglianza alle donne, ha invitato i giornalisti a farsi pacifisti, ha fatto gli auguri al nuovo governo italiano e ai cattolici tedeschi ha detto: “La Germania ha già una grande Chiesa evangelica, non ne vorrei un’altra”
Francesco in aereo fa gli auguri alla Meloni e dice ai media: “Siate pacifisti”
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Santo Padre, dalla firma del «Documento sulla Fratellanza umana», tre anni fa, alla visita a Baghdad e poi anche recentemente in Kazakhstan: è un cammino che secondo Lei sta dando dei frutti tangibili?
Io ho pensato tanto in questi giorni – e ne abbiamo parlato col Grande Imam – a come è venuta l’idea del Documento di Abu Dhabi, quel Documento che abbiamo fatto insieme, il primo. Lui era venuto in Vaticano per una visita di cortesia: dopo che si è svolto il nostro incontro protocollare, era quasi l’ora di pranzo e lui se ne stava andando, e mentre io lo accompagnavo per congedarlo, gli domandai: “Ma dove va a pranzare lei?”. Non so che cosa mi ha detto. “Ma venga, pranziamo insieme”. È stata una cosa venuta da dentro. Poi, seduti a tavola, lui, il suo segretario, due consiglieri, io, il mio segretario, il mio consigliere, abbiamo preso il pane, lo abbiamo spezzato e lo abbiamo dato uno all’altro. Un gesto di amicizia, offrire il pane. E verso la fine, non so a chi è venuta l’idea, ci siamo detti: ma perché non facciamo uno scritto su questo incontro? Così è nato il Documento di Abu Dhabi. Si sono messi a lavorare i due segretari, con una bozza che andava e una bozza che tornava, e alla fine abbiamo approfittato dell’incontro di Abu Dhabi per pubblicarlo. È stata una cosa di Dio, non si può capire altrimenti, perché nessuno di noi aveva in mente questo. È emerso durante un pranzo amichevole, e questa è una cosa grande. Poi io ho continuato a pensare, e il Documento di Abu Dhabi è stata la base della “Fratelli tutti”; quello che io ho scritto sull’amicizia umana nella “Fratelli tutti” è basato sul Documento di Abu Dhabi. Io credo che non si possa pensare a una strada del genere senza pensare a una speciale benedizione del Signore in questo cammino. Io voglio dirlo per giustizia, mi sembra giusto che voi sappiate come il Signore ha ispirato questa strada.
Data la situazione qui vicino in Iran con le proteste scatenate da alcune donne e da tanti giovani che vogliono più libertà, lei appoggia questo impegno delle donne e degli uomini che chiedono di avere diritti fondamentali che si trovano anche nel documento della fraternità umana?
La lotta per i diritti della donna è una lotta continua. Perché in alcuni posti la donna arriva ad avere una uguaglianza con gli uomini. Ma in altri posti non si arriva. Io ricordo negli anni ‘50 nel mio Paese, quando c’è stata la lotta per i diritti civici delle donne: perché le donne potessero votare. Ma perché – mi domando – la donna deve lottare così per mantenere i suoi diritti? I diritti sono fondamentali: ma come mai oggi nel mondo non possiamo fermare la tragedia della infibulazione alle ragazzine? Ma è terribile questo. Oggi. Che ci sia questa pratica, che l’umanità non riesca a fermare questo che è un crimine, un atto criminale! L’uguaglianza tra uomini e donne ancora non si trova universalmente, e ci sono questi episodi: che le donne sono di seconda classe o di meno. Dobbiamo continuare a lottare per questo, perché le donne sono un dono. Dio non ha creato l’uomo e poi gli ha dato un cagnolino per divertirsi. No. Li ha creati due, uguali, uomo e donna. E quello che Paolo ha scritto in una delle sue lettere sul rapporto uomo-donna, che oggi ci sembra antiquato, in quel momento è stato così rivoluzionario da scandalizzare sulla fedeltà fra uomo e donna. (Ha detto): l’uomo si prenda cura della donna come della propria carne. Tutti i diritti della donna vengono da questa uguaglianza. E una società che non è capace di mettere la donna al suo posto non va avanti. Perché [le donne] hanno un dono diverso. Sanno gestire le cose in un altro modo, che non è inferiore, è complementare. La donna per risolvere un problema ha una strada propria, che non è quella dell’uomo. E ambedue le strade devono lavorare insieme: la donna uguale all’uomo lavora per il bene comune con quella intuizione che hanno le donne. Ho visto che in Vaticano ogni volta che una donna entra a fare un lavoro, le cose migliorano […]. Ma c’è questo maschilismo. Io vengo da un popolo maschilista. Gli argentini siamo maschilisti, sempre. E questo è brutto. Grazie di avermi dato l’opportunità di dire questo, che è (una cosa che) porto tanto nel cuore.
Santo Padre, l’unica volta che in questo viaggio lei ha parlato a braccio è stato per riferirsi alla “martoriata Ucraina” e ai “negoziati di pace”…
[…] Voi che siete giornalisti, per favore, siate pacifisti, parlate contro le guerre, lottate contro la guerra. Ve lo chiedo come un fratello. Grazie.
Che impressione, che giudizio ha sul nuovo governo italiano, che per la prima volta è guidato da una donna?
È una sfida, è una sfida. Il nuovo governo incomincia adesso, io sono qui: gli auguro il meglio. Io sempre auguro il meglio ad un governo perché il governo è per tutti e gli auguro il meglio perché possa portare l’Italia avanti e a tutti gli altri che sono contrari al partito vincitore che collaborino con la criticità, con l’aiuto, ma un governo di collaborazione, non un governo dove ti muovono il viso, ti fanno cadere se non ti piace una cosa o l’altra. Per favore io su questo chiamo alla responsabilità. Dimmi è giusto che dall’inizio del secolo fino ad ora l’Italia abbia avuto 20 governi? Finiamola con questi scherzi…
In Bahrein abbiamo visto una Chiesa piccola, un piccolo gregge, una Chiesa povera, con tante tante restrizioni eccetera, però una Chiesa vivace, piena di speranza, che cresce. In Germania, invece abbiamo una Chiesa grande, con grandi tradizioni; ricca, con teologia, soldi e tutto quanto, che però perde ogni anno trecentomila credenti…
La Germania ha una vecchia storia religiosa. Citando Hoelderlin io dirò: “Tante cose hanno vissuto, tante”. La vostra storia religiosa è grande e complicata, di lotte. Io ai cattolici tedeschi dico: la Germania ha una grande e bella Chiesa Evangelica; io non ne vorrei un’altra, che non sarà (mai) tanto buona come quella; ma la voglio Cattolica, alla cattolica, in fratellanza con la Evangelica. Alle volte si perde il senso religioso del popolo, del Santo popolo fedele di Dio, e cadiamo nelle discussioni eticiste, nelle discussioni di congiuntura, nelle discussioni che sono conseguenze teologiche, ma non sono il nocciolo della teologia. Cosa pensa il Santo popolo fedele di Dio? Come sente il Santo popolo di Dio? Andare lì a cercare come sente, quella religiosità semplice, che tu la trovi nei nonni. Non dico di tornare indietro, no; ma alla fonte di ispirazione nelle radici. Tutti noi abbiamo una storia di radici della fede; anche i popoli l’hanno: ritrovarla! Mi viene in mente quella frase di Hoelderlin per la nostra età: “L’uomo vecchio dovrebbe mantenere quello che ha promesso da fanciullo”. Noi nella nostra fanciullezza… abbiamo promesso tante cose, tante cose. Adesso ci mettiamo in discussioni etiche, in discussioni congiunturalistiche, ma la radice della religione è lo schiaffo che ti dà il Vangelo, l’incontro con Gesù Cristo vivo: e da lì le conseguenze, tutte; da lì il coraggio apostolico, da lì andare alle periferie, anche alle periferie morali della gente per aiutare; ma dall’incontro con Gesù Cristo. Se non c’è l’incontro con Gesù Cristo ci sarà un eticismo travestito da cristianesimo. Questo volevo dire, ma dal cuore. Grazie.
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