“Quando la società è organizzata in modo che non tutti hanno la possibilità di lavorare, quella società non va bene: non è giusta! Non pagare il giusto, non dare lavoro, perché soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell’impresa: quello va contro Dio! Un titolo che mi ha colpito tanto il giorno della tragedia del Bangladesh, ‘Vivere con 38 euro al mese’: questo era il pagamento di queste persone che sono morte. E questo si chiama ‘lavoro schiavo!’. Le persone sono meno importanti delle cose che danno profitto a quelli che hanno il potere politico, sociale, economico. Oggi ci fa bene riascoltare la voce di Dio, quando si rivolgeva a Caino dicendogli: ‘dov’è tuo fratello?’. Oggi, invece, sentiamo questa voce: dov’è tuo fratello che non ha lavoro? Dov’è tuo fratello che è sotto il lavoro schiavo?”: così il Papa stamane nell’omelia al Santa Marta. Un appello “contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo” Francesco l’ha rivolto anche a conclusione dell’udienza generale.
Francesco: dov’è tuo fratello che è sotto il lavoro schiavo?
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In molte parti del mondo
oggi, 1° maggio, ricorre la “festa dei lavoratori”.
Al di là della giusta commemorazione di tale data per ricordare che l’uomo che lavora è una persona titolare, prima di tutto, del “diritto alla vita”, mi (e vi) chiedo:
– Cosa intendiamo oggi per “lavoro”?
– Chi sono i “lavoratori” e in quale modo devono essere “tutelati”?
– Quali sono i “nemici” contro i quali devono combattere oggi i “lavoratori”? Con quali armi si può (e si deve) “combattere” contro i “nemici” dei lavoratori?
Vi confesso che le mie idee sull’argomento “lavoro”, oggi, sono “poche ma canfuse”…
“Il lavoro ci dà la dignità! Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano non hanno questa dignità.”
Verissimo! Ma è bene distinguere. La dignità è propria di chi lavora non solo per il guadagno ma per il servizio.
Invece molti (troppi) lavorano solo in funzione dei soldi, e molti altri lavorano male e controvoglia, o fanno solo finta di lavorare.
In questi casi la parola “dignità” è del tutto priva di senso, a mio parere.
È la coscienza di una persona che ne conforma e ne sostanzia la vera dignità. Il lavoro da solo non basta.
[…] post originale qui http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=11538 […]
Poco dopo …nello stesso giorno sempre a Roma al Concertone per festeggiare la cosiddetta “festa dei lavoratori ” un cosiddetto ” cantante “ha alzato al cielo un profilattico, come nel gesto della consacrazione dell’Ostia e ha detto ” Questo togli le malattie del mondo, prendete e usatelo tutti, fate questo, sentite a me” e poi si è tolto il cappuccio per far vedere la chierica rasata come San Francesco.
Il video lo potete trovare su qualsiasi sito di notizie.
Ogni commento è superfluo , ognuno lo faccia in cuor suo.
per chi sta a Roma però oserei proporre qualche preghiera di “riparazione”
nella piazza dove è stato compiuto questo gesto sacrilego.
Anche la preghiera ha la sua dignità non solo il lavoro…
Condivido la riflessione e l’amarezza di discepolo.
OT Ringrazio Luigi e tutto il pianerottolo per avermi fatto conoscere una amca splendida come Clodine. E naturalmente tutti gli altri amici.
Qualche tempo fa su questo blog, un amico negava che vi fosse un atteggiamento anti-cristiano nel mondo cd. occidentale.
Ieri, come giustamente notato dalla dott.ssa Discepolo, durante il concerto del Primo Maggio, un tizio ha alzato con entrambe le mani un preservativo mimando la consacrazione dell’ostia. E ha detto: “Prendete e usate e tutti” prima di intonare la sua canzone (molto brutta, per la verità).
Così, per ottenere cinque minuti di celebrità, che non riesce ad avere con la sua musica, il tizio ha pensato bene di insultare ciò che i cristiani celebrano ogni domenica, l’eucaristia.
Ovviamente, come sempre avviene dopo, già oggi è prevedibile che scenderanno in campo le sirene della libertà di espressione, di satira, etc.
Non voglio fare stupide comparazioni con realtà sociali e politiche molto diverse, però è innegabile che anche da noi sia in auge un sentimento anti-cristiano, anti-cattolico ed anti-ecclesiastico, una sorta di odio atavico che ad ondate salta fuori con violenza mischiata ad una confusa ideologia nichilista ed anarcoide.
Ricordo che nel 2007, sempre al concertine-concertino del 1 maggio, era stato un conduttori a polemizzare con Benedetto XVI: “Il Papa ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Sono d’accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta… Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco … È giusto così… assieme a Gesù Cristo non c’erano due malati di Sla, ma c’erano due ladroni”.
Ovviamente solo stupidaggini, dovute a preconcetti e disinformazione: la Chiesa non nega a nessuno il funerale; in quel caso fu il povero Welby a non voler essere portato in Chiesa e se uno non vuole, non vuole!
Io voglio solo dire che non è corretto rispondere con l’offesa all’offesa: tutti devono darsi da fare per disinnescare le tensioni e per ricreare le condizioni per un dialogo sereno nella nostra società.
In questo senso è bene che quella che in realtà è stata una evidente sciocchezza ed un’offesa gratuita non diventi una tragedia, e non sia occasione per un riaccendersi di sproporzionati conflitti.
Certo tenere alta la guardia, ma non lasciarsi coinvolgere in questa misera gara a chi offende più forte!
Dio (e la Sua Chiesa) è più grande di ogni miseria umana!
Ed infine mi permetto di citare discepolo: “Anche la preghiera ha la sua dignità non solo il lavoro”.
Luca73, solo per amore di verità: a Piergiorgio Welby i funerali furono negati dal vicariato di Roma. Con una semplice googlata, puoi leggere le parole di Ruini.
Se vi dicessi
che col termine “lavoro” si può intendere “un’attività umana (manuale – intellettuale – artigianale – industriale – orientata a produrre beni e servizi” vi potrebbe andar bene?
Ho volutamente tralasciato le (cosiddette) attività animali o vegetali le quali, anche se orietate a “produrre beni” lo fanno a livello istintivo, quindi non razionale come è (o dovrebbe essere) nella caratteristica “umana”…
Scusa Nicoletta, io sapevo che fosse stato lo stesso Welby a non volere il funerale in Chiesa. Chiedo venia se mi sono sbagliato.
Ovviamente, il mio errore non diminuisce la stupidità e la meschinità della sparata contro il papa, nel concertino-concertone di qualche anno fa.
Eppoi strumentalizzare per fini anti-ecclesiali le convinzioni di Piergiorgio (in tema di religione o altro) e il dolore patito dallo stesso Piergiorgio – e dalla sua famiglia – mi pare francamente troppo.
Non credi?
Io penso che il silenzio di fronte al dolore sia la scelta più umana e più rispettosa dell’altro.
Il silenzio e la preghiera.
Sono d’accordo con te, Luca: di fronte a qualunque strumentalizzazione, meglio il silenzio.
Lorenzo non ha sbagliato di molto.
Nella “googlata” suggerita da Nicoletta si legge una dichiarazione del Vicariato di Roma:
« In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325) »
La famiglia Welby sapeva che perseverando nella propria battaglia pubblica a favore dell’eutanasia questo rifiuto poteva arrivare ed anzi era probabile che arrivasse.
Libertà è responsabilità e, in questo caso, anche l’accettare le estreme conseguenze delle proprie libere scelte, sebbene possano essere conseguenze dolorose e non volute. Non si può pretendere di tenere un comportamento pubblico apertamente contrario alla morale cattolica fino all’ultimo (è il tema dell’impenitenza e della morte degli impenitenti) e avere un funerale religioso come se niente fosse, come se ci fosse stato un pentimento o una confessione (e chiaramente non poteva esserci, altrimenti tutta la battaglia proeutanasica di Welby sarebbe stata vanificata). Naturalmente accadde che invece di meravigliarsi della richiesta della vedova e di pensare all’ennesima “forzatura” da parte dei sostenitori dell’eutanasia, si giudicò severamente la decisione del Card. Ruini (o di chi per lui al Vicariato di Roma) e ci fu chi parlò a sproposito di mancanza di misericordia.
Di fronte a tutto questo e considerando che si parla di un tema ancora molto attuale, non credo che sia “meglio il silenzio”. La strumentalizzazione si supera con la verità, non con un comodo silenzio.
Di Welby e del suo doloroso commiato qui si parlò molto a suo tempo. Segnalo alcuni post:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=305
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=311
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=312
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=319
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=330
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=497
Grazie, Luigi, di aver segnalato questi post. Seguo questo blog da poco e dunque non li conoscevo. Li ho letti con grande interesse e sono grata e commossa per l’umanità, la pacatezza e la compassione con le quali hai (avete) seguito e accompagnato la vicenda di Welby.